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La splendida cittadina rinascimentale di Pienza, incastonata tra le colline della Toscana e della Valdorcia e dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità, rappresenta il primo esempio di città ideale rinascimentale.[0] Pienza è probabilmente il centro più rinomato e di maggiore importanza artistica di tutta la Val d'Orcia di cui fa parte. È non molto distante dalla strada statale Cassia e dagli altri due importanti centri della valle, San Quirico d'Orcia e Castiglione d'Orcia. Il centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità nel 1996.
La storia di Pienza, al contrario di quella dei comuni vicini, non è caratterizzata da lunghi periodi di vicende medievali e guerre. La città infatti altro non era che un piccolo borgo fino al 1462, conosciuto col nome di Corsignano. L'evento che cambiò le sorti di Pienza fu la nascita nel 1405 di Enea Silvio Piccolomini che 53 anni dopo divenne Papa Pio II. Proprio un viaggio del pontefice verso Mantova lo portò ad attraversare il luogo di nascita e il degrado che trovò lo portò a decidere la costruzione sopra l'antico borgo, affidandone il progetto all'architetto Bernardo Rossellino: costruzione che durò circa quattro anni e portò alla luce una cittadina armoniosa e con forme tipicamente quattrocentesche. La morte prematura di papa Pio II chiuse anche la storia del comune che da allora è rimasta pressoché invariata.
Pienza è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.
Per la bellezza del suo centro storico rinascimentale nel 1996 Pienza è entrata a far parte dei Patrimoni naturali, artistici, culturali dell'UNESCO, seguita poi nel 2004 dalla stessa zona valliva in cui sorge: la Val d'Orcia.
Storia naturale: nel 2003, nella riserva naturale di Lucciola Bella, sono riemersi i resti fossili di un Etruridelphis giulii (mammifero marino simile ad un delfino) vissuto nella zona oltre 4,5 milioni di anni fa, in un periodo in cui gli attuali calanchi erano il fondale del mare tirrenico. Il fossile è stato considerato dagli studiosi di grande valore scientifico perché si tratta del reperto più completo della specie esistente al mondo. [3]
Il Museo Diocesano, allestito nei locali del Palazzo Borgia, che ospita una delle raccolte di tavole dipinte più prestigiose della provincia di Siena (P. Lorenzetti, il Vecchietta, L. Signorelli, Fra' Bartolomeo etc.), arazzi fiamminghi del '400 e '500, codici miniati di Sano di Pietro, argenteria ma soprattutto lo straordinario Piviale di Pio II, istoriato di fabbricazione inglese, impressionante per la qualità tecnica ed iconografica dei particolari.
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1 Cattedrale dell'Assunta
2 Palazzo Piccolomini
3 Museo della Cattedrale
4 Palazzo Comunale
5 Palazzo Ammanati
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Monumenti e luoghi d'interesse
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Gran parte del rilevante patrimonio storico-artistico di Pienza si concentra nella suggestiva Piazza Pio II (Piazza Spagna), la piazza dedicata al pontefice Pio II, personalità che tanto ha dato alla cittadina, cercando di farne la sua "città ideale" del Rinascimento. I suoi progetti, affidati a Bernardo Rossellino, vennero completati solo parzialmente, ma restano tutt'oggi uno degli esempi più significanti di progettazione urbanistica razionale del Rinascimento italiano. Isolata e ben visibile è subito la rinascimentale Cattedrale; di fronte, il Palazzo Comunale e accanto Palazzo Borgia e Palazzo Piccolomini. Il Romitorio è un complesso di locali scavati nell'arenaria da monaci eremiti e si trova nei pressi di Pienza. Curiosa, in una grotta, è la scultura di una Madonna con sei dita.
Pienza è considerata la città ideale rinascimentale. Fu merito di Papa Pio II, nato qui nel 1405 da genitori membri della nobile famiglia senese, se nel 1459 fu trasformato il borgo medievale di Corsignano secondo i progetti di Leon Battista Alberti.
La Piazza Pio II (Piazza Spagna), con la sua particolare forma trapezoidale e la sua caratteristica pavimentazione a spina di pesce, è il centro movimentato e animato di Pienza. Questa piazza fu realizzata secondo degli schemi ben precisi, per soddisfare le nascenti rappresentazioni umaniste della società rinascimentale. Qui spiccano la Cattedrale, il palazzo Piccolomini e il Palazzo comunale. Davanti al palazzo Piccolomini noterete un meraviglioso pozzo, eseguito su progetto del Rossellino nel 1462.
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Pienza, Pozzo dei Cani, Piazza Pio II
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La Cattedrale di Pienza
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La concattedrale di Santa Maria Assunta è il Duomo di Pienza, in provincia di Siena, diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza.
Il complesso, che sorge sul luogo dell'antica pieve di Santa Maria, ma orientato in modo diverso, fu pensato per essere inserito scenograficamente nella piazza principale della cittadina e fu realizzato per volontà di papa Pio II Piccolomini tra il 1459 e il 1462 da Bernardo Rossellino.
Pur essendo uno dei monumenti più importanti del Rinascimento italiano, per alcuni particolari come il tetto a due spioventi e l'occhio centrale ricorda le chiese gotiche francescane, ma anche le Hallenkirchen tedesche che Pio II aveva visto nei suoi numerosi viaggi (soprattutto per l'estrema luminosità delle vetrate); l’insieme è però rinascimentale e risente dell'influenza di Leon Battista Alberti, oggi ritenuto il reale ispiratore di Pienza e del Duomo.
La facciata tripartita in travertino fu progettata dal Rossellino. Quattro paraste la dividono in tre zone corrispondenti alle navate interne. Una cornice marcapiano divide la facciata in due zone; in quella inferiore ci sono le tre porte d'ingresso, in quella superiore tre arconi sorretti da colonne. Sotto gli archi laterali sono state create nicchie di reminiscenza classica, in quello centrale si apre un oculo.
Sul timpano della facciata domina lo stemma con l'emblema della Santa Sede di Pio II Piccolomini. Le pareti esterne della chiesa e l'abside recano finestre gotiche che permettono una grande e suggestiva luminosità interna. Il campanile molto slanciato fu danneggiato dal terremoto del 1545 e ripristinato nel 1570.
L'interno, ancora strutturalmente legato allo stile gotico, è diviso in tre navate tutte della stessa altezza, la navata mediana è solo più larga delle laterali. Due file di pilastri con semicolonne addossate e capitelli decorati, rialzati rispetto ai pilastri, dividono le navate.
L'abside è divisa in tre cappelle, la maggiore accoglie il coro.
Altre due cappelle sono formate dai bracci della crociera, ognuna è dotata di un finestrone. Tutta questa parte ha subito un cedimento a causa delle condizioni del terreno su cui sorgono i muri perimetrali dell'abside fin dalla sua costruzione.
Il tempio è arricchito da dipinti, eseguiti su commissione di Pio II dai più noti artisti dell'epoca.
Palazzo Piccolomini
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Palazzo Piccolomini si trova nel centro di Pienza, accanto al Duomo
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Il Palazzo Piccolomini si trova accanto al Duomo. Il palazzo venne commissionato da Enea Piccolomini, ovvero papa Pio II, a Bernardo Rossellino, nell'ambito del progetto della ricostruzione di Pienza come città ideale. Progettato nella seconda metà del XV secolo (dopo il 1459), per la sua realizzazione il Rossellino si ispirò al Palazzo Rucellai di Firenze, opera del suo maestro Leon Battista Alberti. Il palazzo è uno dei primissimi esempi di architettura rinascimentale.
Il palazzo è a pianta quadrata, sviluppato su tre piani, realizzato in pietra viva lavorata finemente in un leggero bugnato, dal basso fino alla sommità. Al primo e secondo piano presenta due ordini di finestre di notevole ampiezza, equidistanti l’una dall’altra, con lesene e profilature con i conci sporgenti. Ciascuna finestra è divisa in due parti da una sottile colonna. Al di sotto delle finestre, come ad evidenziare i solai interni, una cornice corre tutt'intorno al palazzo. Agli angoli e tra alcune finestre fanno bella mostra gli stemmi di famiglia, in pietra, con le insegne apostoliche in oro e argento. Sulla facciata nord si trova il grandissimo portale che costituisce l’entrata principale del palazzo.
All'interno il palazzo racchiude una corte anch'essa rettangolare con un loggiato sostenuto da colonne di pietra.
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Palazzo Piccolomini, accanto al Duomo |
Il giardino, che occupa lo spazio nel lato sud dell'edificio, è piccolo, ma rappresenta una parte integrante del progetto.
La piccola area terrazzata domina l'intera Val d'Orcia, mantenendo, nonostante recenti elaborazioni, le caratteristiche proprie dei giardini del Rinascimento. È circondato su tre lati da alti muri in pietra ricoperti d'edera, mentre sul lato prospiciente al Palazzo è delimitato da una loggia a tre ordini d'arcate. Un elaborato sistema di condotti di scolo impedisce che l'acqua piovana penetri negli ambienti sottostanti coperti da volte, al cui interno erano un tempo ricavate le stalle.
Le aiuole di forma rettangolare, circondate da doppie siepi di bosso potate, delimitano due viottoli ricoperti di ghiaia, che s'incrociano perpendicolarmente. Nel loro punto d'incontro è posta una fontana, mentre nei quattro angoli d'ogni aiuola sono piantati alberi d'alloro a forma d'ombrello.
Alcune aiuole rettangolari decorate con alberi da frutto e cespugli fioriti si trovano lungo i muri perimetrali. Un grande pozzo ottagonale decorato con la mezzaluna, le chiavi e la tiara dello stemma Piccolomini e una fontana ornata con ghirlande di frutti, sono i due elementi scultorei presenti nel giardino risalenti alla fine del Quattrocento. Il panorama della Val d'Orcia, che si può ammirare dalle tre arcate che si aprono sul muro di fondo, assume un ruolo primario nell'ideazione di questo giardino, che diventa luogo d'incontro tra architettura e natura.
Gardens in Tuscany | Palazzo Piccolomini Garden in Pienza
Orari
16 OTTOBRE - 14 MARZO
dal martedì alla domenica 10,00-16,30
Ultimo ingresso ore 16,00
Aperto i lunedì festivi
15 MARZO - 15 OTTOBRE
dal martedì alla domenica 10,00-18,30
Ultimo ingresso ore 18,00
Aperto i lunedì festivi
25 Dicembre e 1 Gennaio
apertura 14.00 18.00
Ultimo ingresso ore 17,30
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Giardino Palazzo Piccolomini
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La facciata sul giardino
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Pienza, Palazzo Piccolomini, cortile |
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Il Palazzo Vescovile di Pienza si trova sul lato sinistro della Piazza Pio II di fronte a Palazzo Piccolomini. L'antico palazzo gotico fu donato da Papa Pio II al cardinale Rodrigo Borgia (futuro papa Alessandro VI) che all'epoca era il suo più stretto collaboratore con la carica di Vicancelliere della Chiesa Cattolica; questi lo ristrutturò nel corso del Quattrocento per farne la propria residenza.
La sobria facciata si caratterizza per lo slanciato portale e due ordini di finestre a croce guelfa. Sullo spigolo prospiciente il Corso del Rossellino si può notare lo stemma della famiglia Borgia.
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Piazza Pio II: Palazzo Comunale e Palazzo Vescovile, Pienza
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Il museo diocesano
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Nel 1997 il Palazzo divenne sede del nuovo Museo diocesano, nato dal riallestimento del Museo della Cattedrale istituito nel 1901 all'interno della Casa dei canonici con materiale artistico rimosso dal Duomo di Pienza, con l'aggiunta di opere d'arte provenienti dalle chiese del territorio della ex diocesi.
Fra le opere principali si possono annoverare realizzazioni dei più importanti autori della scuola senese fra XII e XVI secolo: la Croce di Segna di Bonaventura, la Madonna e i santi Giacomo e Giovanni della bottega di Duccio di Buoninsegna, Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti, Madonna col Bambino e Santi del Vecchietta e Madonna col Bambino di Francesco di Giorgio Martini. Due sculture lignee di San Leonardo e San Regolo sono invece esempi dell'arte scultorea di Domenico di Niccolò. Un graduale miniato di scuola umbra è un raro esempio di manoscritto musicale del XIII secolo. Le opere più notevoli sono però doni di Pio II alla sua città, una pisside senese di foggia architettonica del '300 con splendidi smalti di Limoges, tre arazzi di manifattura fiamminga (rappresentanti la guarigione dell'emorriossa, la crocifissione e l'apoteosi della Chiesa) otto graduali commissionati appositamentedal papa e ornati da Sano di Pietro, vari paramenti (casule e mitrie) e un pastorale d'argento usati personalmente dal papa.
Il capolavoro assoluto del museo è però il cosiddetto Piviale di Pio II, opera rarissima sia in Italia che nel mondo, fu donata al papa dal Despota di Morea Tommaso Paleologo e da questi alla Cattedrale pientina nel 1462; risalente al XIII sec. è realizzato con un sistema di ricamo decorativo chiamato opus anglicanum in seta policroma e argento, raffigura entro edicole gotiche scene della vita di Maria, di Santa Margherita di Antiochia e Santa Caterina d'Alessadria, per un totale di oltre 150 figure. Il disegno dell'opera è associato dai critici all'ambiente culturale o alla mano stessa del miniatore della cosiddetta Bibbia di Holkam, conservata al British Museum di Londra.[5]
Un ultimo gioiello legato alla memoria di papa Pio, ma entrato nel museo solo recentemente, è il reliquiario della testa di Sant'Andrea, opera del fiorentino Simone di Giovanni Ghini (1463), donato da papa Paolo VI nel 1964. Questo dono fu fatto in riparazione della perdita del reliquiario bizantino della testa che, donato da Pio II con la mandibola del santo alla Cattedrale di Pienza, fu poi usato per la restituzione della reliquia della testa alla città di Patrasso quale gesto di fraternità di papa Paolo VI alle chiese ortodosse. Il busto qui esposto, fino a quella data ha custodito la testa a Roma nel pilastro di Sant'Andrea nella basilica di San Pietro.
Arte in Toscana | Pietro Lorenzetti | Polittico di Monticchiello
Di fronte alla Cattedrale si leva il Palazzo Pubblico, tutto in travertino, con loggia al pianterreno Sul loggiato a tre arcate è poggiato un ordine che s'apre in allungate e leggere bifore di travertino. Sul lato destro una torre in mattoni a due piani merlati e facciata decorata a graffito, progettato dal Rossellino sembra che sia stato da Pietro Paolo da Porrina e Puccio di Paolo, ma lo stato odierno è frutto di restauri tardo ottocenteschi. II palazzo, attualmente sede dell’Amministrazione Comunale, conserva all’interno della Sala del Consiglio un affresco di scuola senese del ‘400 raffigurante la Madonna col bambino e i patroni di Pienza.
Altre case ed altri palazzi furono poi costruiti attorno agli edifici principali e sparsi per le strade di Pienza, fabbricati con gusto e materiale affini alle costruzioni del Rossellino, sotto la sorveglianza dell'architetto Pietro Paolo del Porrina, senese. Le costruzioni hanno uno stile di derivazione albertiana, frammisto a motivi di gusto più antico. Ricordiamo i palazzi che appartennero ai Cardinali della corte papale. Sito ad angolo tra la Piazza Pio II e il Corso Rossellino, il Palazzo degli Ammannati è stato recentemente restaurato e fa mostra di numerosi stemmi papali che fregiano le sue pareti. Le superfici lisce sono segnate da cornici sottili e aggettanti, le finestre sono a croce guelfa. Degni di nota il Palazzo Jouffroy, il Palazzo Atrebatense, il Palazzo Salomone Piccolomini e del Cardinale Gonzaga, che completano un tessuto urbano di grande fascino.
Chiesa di San Francesco
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Luca Signorelli, Madonna della Misericordia tra San Sebastiano e San Bernardino, (1490 ca.), Museo Diocesano, Pienza
(provenienza: dalla Chiesa di San Francesco a Pienza)
Madonna di Monticchiello)
Il Piviale di Pio II, preziosissimo manufatto tessile in opus anglicanum, ricamato agli inizi del Trecento e donato da papa Piccolomini alla Cattedrale di Pienza nel 1462.
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La Chiesa di San Francesco è di origine duecentesca. E’ uno degli edifici francescani più antichi d'Italia ed è l’unico monumento di rilievo rimasto dell’antico borgo di Corsignano.
La chiesa, risale alla fine del XIII secolo, presenta una semplice facciata a capanna e ha una sola porta sormontata da un oculo. L’interno è ad una sola navata e, come nella tradizione delle chiese dell'Ordine francescano, è coperta a cavalletti. Nelle pareti del coro è narrata la leggenda francescana; questi affreschi sono stati attribuiti da alcuni studiosi al senese Cristofano di Bindoccio, detto Malabarba, di cui si hanno notizie tra il 1361 e il 1401. Il bel crocefisso su tavola dipinto è attribuito ad un maestro affine a Segna di Buonaventura, allievo di Duccio. Nell'altare sinistro la Madonna della Misericordia e i Santi Sebastiano e Bernardino, della bottega di Luca Signorelli.
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Interno della chiesa di San Francesco[6] |
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Porta al Prato o Porta al Murello
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L’affresco di Porta al Murello (o porta al Prato), opera di Aleardo Paolucci del 1954
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La porta originale trecentesca fu distrutta il 15 giugno 1944 durante la seconda guerra mondiale. La porta attuale è una ricostruzione inagurata ad ottobre 1955.
Usciti da Porta al Prato si scende verso Corsignano e la Valdorcia. Una passeggiata di circa 15 minuti da porta al Prato conduce alla pieve di Conignano.Vicino alla chiesa di S. Caterina (da porta al Prato) si trovano le grotte degli Eremìtì, suggestivi ambienti dell'antichissimo romitorio scavato nell'arenaria e abitato dal x al XVlD secolo (visite a richiesta); conservano sculture rupestri, cappelle di culto e locali organizzati per la vita quotidiana.
Il Romitorio di Pienza è un luogo sacro che si trova poco distante dal centro storico della città.
Un'epigrafe trovata incisa in una pietra sepolcrale fa risalire al 1344 la più antica memoria della caverna scavata nella scarpata tufacea. Vi si accede da una ripida scala a metà della quale si trova una piccola cappella dove sulla parete di fondo c'è un rilievo forse del XV secolo raffigurante la Madonna del latte il cui culto, legato al tema della fertilità, risale probabilmente a tempi molto antichi. È composto da una serie di vani con finestre che guardano la Val d'Orcia. Rimangono all'interno tracce di sculture rupestri probabilmente del XIV-XV secolo; riconoscibile è il motivo della sirena bicaudata che si ritrova nella pieve di Corsignano.
Visitare l'antico Romitorio di Pienza è forse una delle esperienze più suggestive e particolari che si possano fare al di fuori di classici itinerari turistici della zona: una porta segreta su pagine di storia etrusca e romana, un luogo in cui ci ritrova immersi in un'atmosfera mitica, remota, inquietante.
PODERE SAN GREGORIO
Via San Gregorio 14, 53026 Pienza (SI)
Tel.: +39 0578 748378
Cell.: +39 339 3714498 - 339 6640060
Email: info@poderesangregorio.it
Pievi in Toscana | Il Romitorio di Pienza
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Porta al Prato
Romitorio di Pienza
Romitorio di Pienza
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Pieve di Corsignano
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La pieve dei Santi Vito e Modesto a Corsignano (nota più semplicemente come pieve di Corsignano) è una costruzione romanica a tre navate spartite da pilastri quadrangolari. Le arcate della parte destra appaiono di una fase più tarda. La parte terminale è oggi priva delle absidi. Più antica è la torre campanaria cilindrica.
La facciata presenta un portale leggermente risaltato, nella cui strombatura sono due colonnette sulle quali si incontra un arco decorato a zig-zag, che ne contiene un altro con motivi vegetali. Sopra il portale si apre una bifora con una figura muliebre a sostegno del capitello a gruccia. Un altro portale sul lato destro appare di più semplice fattura ma riccamente decorato; nel suo architrave sono raffigurati il Viaggio dei Magi e la Natività. Sotto la navata destra si conserva una piccola cripta absidata.
Altre immagini Pienza e la pieve di Corsignano
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Pieve di Corsignano
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Pienza |
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Pieve dei Santi Vito e Modesto a Corsignano
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Pieve Corsignano interno
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Portale d'ingresso della Pieve dei Santi Vito e Modesto a Corsignano, Pienza
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Portale laterale |
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Servizi
WAIPA: Internet nelle piazze | www.telecentro-amiatavaldorcia.org/waipa-internet-nelle-piazze
Il Telecentro Amiata Val d’Orcia ha messo in atto, per la Comunità Montana Amiata Val d’Orcia, il progetto WAIPA (Wireless Access Information Public Administration).
Da oggi sarà infatti possibile connettersi ad Internet, mediante dispositivi Wi-Fi, dalle principali piazze dei paesi della Comunità Montana Amiata Val d’Orcia.
Un servizio semplice e totalmente gratuito a disposizione dei cittadini e dei turisti.
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Maraviglioso Boccaccio
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Maraviglioso Boccaccio è un film del 2015, diretto da Paolo e Vittorio Taviani. Il film è basato sul Decameron di Giovanni Boccaccio. Il film è stato girato in Toscana (Pistoia,Castello di Spedaletto e Torre Tarugi a Pienza, Montepulciano) e nel Lazio (Basilica Sant'Ilia e Castello di Montecalvello); è uscito nelle sale cinematografiche il 26 febbraio 2015.
Lo sfondo è quello della Firenze trecentesca colpita dalla peste, che spinge dieci giovani a rifugiarsi in campagna e a impiegare il tempo raccontandosi delle brevi storie.
La Toscana e il cinema | Maraviglioso Boccaccio, (Paolo and Vittorio Taviani, 2015)
Maraviglioso Boccaccio, (Paolo and Vittorio Taviani, 2015) è stato girato tra la Toscana e il Lazio, in alcuni dei luoghi più suggestivi del Centro Italia. "Abbiamo trovato una Toscana quasi nuova, si è rivelata straordinaria, bellissima", hanno detto i Taviani.
Tra le location, in Toscana spiccano il Castello di Spedaletto e Torre Tarugi a Pienza, i millenari Castello del Potentino, nel grossetano, e Badia a Settimo nel comune di Scandicci, Castello Romitorio a Montalcino e Palazzo Nobili-Tarugi (attribuito a Antonio da Sangallo il Vecchio) a Montepulciano, fino a Villa La Sfacciata, che si erge sopra Firenze con una vista spettacolare.
Nel Lazio sono stati scelti luoghi come il Castello Odescalchi a Bassano Romano, il Castello di Montecalvello, costruito dal longobardo Re Desiderio e reso famoso da Balthus, l'Abbazia di Sant'Andrea in Flumine, la benedettina Basilica di Sant'Elia.
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Castelmuzio è una frazione di Trequanda, vicino a Pienza. Le origini di Castelmuzio sono da trovarsi nell'epoca etrusco-romana: infatti, nelle sue vicinanze, sono stati ritrovati i resti di un tempo dedicato alla dea Iside, sacra agli Etruschi.
Il primo documento in assoluto in cui si parla di Castelmuzio è uno del 1213, in cui viene descritto come la fortificazione di Castel-Mozzo, proprietà degli Scialenga di Asciano, già signorotti di Montisi. Castelmuzio, o meglio "Castel Mozzo", dopo esser passato nel 1270 alla Repubblica di Siena, divenne di proprietà dello Spedale di Santa Maria della Scala della suddetta città, che ne esercitò il suo potere sino al 1470, quando il castello fu acquistato da Andrea Piccolomini.
Quando, nel 1559, decadde la Repubblica di Siena, Castel Mozzo, che nel frattempo era diventato "Castelmuzio", divenne parte del Granducato di Toscana e, dopo l'Unità d'Italia, frazione di Trequanda.
La Pieve di San Stefano si trova nei pressi di Castelmuzio. La chiesa romanica fu costruita nel Medioevo, nel 1285 (infatti è coeva alla Pieve di Montisi). Nel XVI sec. fu aggiunto il campaniletto a vela, nel Settecento l'altar maggiore barocco. Attualmente la chiesa, officiata la domenica, è sede, in estate, di concerti di clavicembalo.
La facciata ha un semplice profilo a capanna, dove si staglia il portale goticizzante, risaltato rispetto al prospetto e sormontato da un'alta monofora con la vetrata policroma raffigurante Santo Stefano.
La parte absidale mostra, nei coronamenti ad arcatelle pensili, un carattere più decisamente romanico. Sopra la parete di fondo si trova il campaniletto a vela con doppia finestrella per le campane.
Sul fianco destro una finestrella reca nello strombo una ghiera a sezione circolare e le figure affrontate di un uomo e di un'aquila.
All'interno, la chiesa presenta un impianto basilicale a tre navate concluse da absidi, ma solo la parte terminale mostra l'assetto originale: l'ultima coppia di pilastri sorregge gli archi, che si appoggiano alla parete di fondo, e tre archeggiature trasversali, che scandiscono il presbiterio. Infatti nello spazio riservato ai fedeli solo dei pilastri rettangolari sorreggono il soffitto. Nell'abside maggiore si trova l'altare barocco. Davanti ad esso, separato da una balaustra lignea, si trova il moderno altare post-conciliare in legno di noce.
L'oratorio della confraternita della Santissima Trinità e di San Bernardino è legato alla figura di san Bernardino da Siena che, negli anni compresi tra il 1405 ed il 1410 si sarebbe recato più volte a Castelmuzio. Nel suo peregrinare egli usava riposarsi su una grande pietra nelle vicinanze del paese; nel corso del 1600 la pietra venne divisa in due parti: una venne inserita nel monumento all'ingresso del paese, l'altra sotto la mensa dell'altare dell'oratorio. Dal 1973 la chiesa ed i locali adiacenti ad essa sono sede del Museo di arte sacra.
L'esterno è denotato da un campanile a torre in mattoni collocato a lato del portale architravato, posto lungo il fianco destro della chiesa. L'interno è ad unica navata divisa in tre campate da paraste rilevate su cui si impostano archi a tutto sesto sorreggenti volte a vela. Sull'altare maggiore si trova la grande tela La santissima Trinità ed i santi Bartolomeo e Bernardino da Siena.
Nella chiesa sono conservate tele e pale d'altare:
Madonna con Bambino e i santi Bernardino, Sebastiano, Nicola e Bonaventura di Matteo di Giovanni, proveniente dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta,
San Bernardino da Siena di Giovanni di Paolo,
Madonna col Bambino della scuola di Duccio di Buoninsegna,
Santissima Trinità con i santi Bernardino e Bartolomeo, di autore ignoto, posta sull'altar maggiore della chiesetta,
Stalli lignei ottocenteschi, lungo le pareti laterali,
due Angeli tedofori che affiancano il tronetto delle reliquie di san Bernardino da Siena.
L'Accademia delle Crete Senesi
l'Accademia delle Crete Senesi, nata per iniziativa di Philippe Herreweghe, direttore d'orchestra belga e grande amante dell'Italia, e di un gruppo di musicisti dell'Orchestre des Champs-Elysées e del Collegium Vocale Gent, si terrà tra Castelmuzio, Asciano e Pienza.
Concepito come contrappunto dell'intensa attività musicale della stagione, questo festival annuale, che si svolge a sud di Siena, offre ai musicisti e al pubblico uno spazio incomparabile di creatività, d'ispirazione e d'incontri.
“I concerti hanno luogo in piccole ma magnifiche chiese antiche che appartengono ad abbazie o a parrocchie e vengono scelte, in funzione dei programmi, per la qualità della loro acustica - spiega Philippe Herreweghe -. Con luoghi da sogno come Castelmuzio, Sant'Anna in Camprena (Pienza) o Asciano, la regione delle Crete Senesi si rivela a tutti i partecipanti come une delle più belle e meglio conservate d'Europa. Il livello eccezionale dei concerti, così come la relazione tra lo splendore dei paesaggi e la ricchezza di una cultura che risale agli Etruschi, fanno di questo festival un evento unico per il pubblico italiano e internazionale.[4]
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Castelmuzio
Pieve di Santo Stefano a Cennano
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Il monastero di Sant'Anna in Camprena è un edificio sacro che si trova in località Camprena, nel comune di Pienza, in provincia di Siena, diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza.
Fondato nel 1324-1334 da san Bernardo Tolomei come luogo di romitaggio legato all'ordine dei Benedettini della regola olivetana, fu radicalmente modificato fra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento e poi alla fine del Settecento e ai primi del XIX secolo. La costruzione della chiesa venne ultimata nel 1517.
Importanti nel refettorio sono gli affreschi del Sodoma, realizzati tra il 1502 e il 1503: Approvazione della Regola olivetana del Tolomei da parte di Guido Tarlati vescovo d'Arezzo; Deposizione; Madonna col Bambino, Sant'Anna e due monaci; tre episodi della Moltiplicazione dei pani, e una decorazione a grisaille con Storie della vita di sant'Anna, circondate da grottesche.
Monastero di Sant'Anna in Camprena
Località Sant'Anna in Camprena, 53026 Pienza
Album Santa Anna in Camprena
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Sant’Anna in Camprena |
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Monastero di Sant'Anna in Camprena
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Monastero di Sant'Anna in Camprena, monastero
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Sant'Anna in Camprena - Il refettorio affrescato dal Sodoma
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Il comune Trequanda è stato insignito del prestigioso riconoscimento Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.
La Chiesa dei Santi Pietro e Andrea fu costruitaa partire dal 1327 in stile romanico-gotico. Nel corso dei secoli subì vari rifacimenti. Tra i più importanti si ricorda quello del XV sec. che le donò l'attuale aspetto interno rinascimentale. Nel Settecento furono costruiti l'altar maggiore ed i laterali e fu eretto il campanile a pianta quadrata.
La chiesa è a navata unica con transetto, abside quadrangolare e torre campanaria presso il transetto destro.
La facciata, con la parte centrale risaltata per ospitare il portale e il coronamento ad archetti pensili delle specchiature laterali, è caratterizzata dall'effetto bicromo "a scacchiera" ottenuto alternando conci di tufo e travertino. Sul transetto destro si eleva il campanile settecentesco in blocchi di pietra con finestrelle ogivali.
L'unica navata della chiesa è coperta da volta a botte ribassata. All'interno, due affreschi: una Ascensione riferita al Sodoma e una Madonna col Bambino e Santi di Bartolomeo da Miranda; la cinquecentesca urna lignea intagliata, che conserva il corpo della Beata Bonizzella; e una Madonna col Bambino, in terracotta, attribuita ad Andrea Sansovino. Sotto l'arco absidale si trova l'altar maggiore settecentesco con una Madonna col Bambino e Santi di Giovanni di Paolo. Questo trittico su sfondo oro nasconde parzialmente la cantoria che si trova sulla parete fondale dell'abside. Sopra di questa c'è un piccolo organo positivo.
La chiesa della Madonna del Sodo è un oratorio dedicato alla santa Maria della Neve, è posto appena fuori dalle mura del paese di Trequanda. La chiesa del Sodo deve il suo nome alla povertà delle rendite che aveva in passato: esse costituivano un sodo, cioè un appezzamento di terra ritenuto di poco valore perché poco produttivo. Risalente probabilmente al XV secolo, presenta una forma a croce di Malta e il suo aspetto attuale è il risultato di vari interventi sparsi in epoche diverse; la parte più antica è quella relativa al presbiterio, il quale custodisce l'affresco della Madonna col Bambino, dipinto durante il quattrocento. Nella parte superiore si legge, traducendo dal latino, "Regina dei cieli, Salve, Signora degli Angeli". Un recente restauro ha portato alla luce l'estensione dell'affresco quattrocentesco, rendendo riconoscibili la capanna che incornicia il trono e quattro figure, tra cui san Pietro e sant'Andrea, che assistono alla scena.
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Trequanda,
Trequanda, la facciata della chiesa parrocchiale dei Santi Pietro ed Andrea
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Il Castello di Spedaletto sorge nel cuore della Val d’Orcia, tra i vigneti rinomati di Montalcino e Montepulciano. Costruito nel XII secolo da un religioso come luogo di accoglienza per i viandanti ed i pellegrini lungo la Via Francigena, lo Spedale ospitò anche illustri ed eminenti viaggiatori quali Carlo II e Papa Pio II.
Ampliato nel XV secolo, il castello dalla pianta architettonica quadrata vanta pittoresche torri merlate, una splendida porta di accesso fortificata ed un poderoso mastio a sua difesa. Nel cortile interno si scorge una chiesetta gotica con magnifica facciata impreziosita da un rosone ed un portale a sesto acuto.
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Il Castello di Spedaletto
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Il monastero e la chiesa di Santa Maria a Sicille risalgono al 1263 d.c. e furono luogo di permanenza dei Templari.
Costruita nel 1263, la chiesa ha la facciata a bugne regolari di pietra con il portale architravato sormontato da un arco acuto. I salienti del tetto a capanna sono decorati da cornici dentellate a mattoni; il campanile a vela è settecentesco.
Sull'architrave è un'iscrizione racchiusa da due Croci di Malta - l'antico simbolo dei Templari -, mentre l'occhio è sormontato dallo stemma olivetano perché dopo la soppressione dell'ordine cavalleresco la Badia passò ai Monaci Olivetani.
Nell'interno, ad aula unica rettangolare con tetto a capriate lignee, si trovano due affreschi quattrocenteschi rappresentanti la "Madonna col Bambino e i Santi Pietro e Paolo e San Girolamo in trono e i Santi Sebastiano e Benedetto".
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Abbadia a Sicile
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Sorto su un sito etrusco-romano, Petroio è stato quasi interamente costruito in pietra arenaria.
L'origine del nome potrebbe ritrovarsi in Pretorio (dal latino Praetorium), come si trova citato per la prima volta in una bolla concistoriale degli annali Camaldolesi del 1180. Ma c'è un'altra probabile ipotesi che farebbe risalire il nome all'etrusco Petruni.
Fu feudo dei Cacciaconti della Scialenga, sottoposto, come Trequanda, all'autorità del Comune di Siena. Verso la fine del trecento il Castello diverrà un dominio dei Salimbeni e poi dei Piccolomini Bandini per tornare sotto la giurisdizione della Repubblica senese e restarvi fino al 1552 e passare infine al Granducato di Toscana.
Il visitatore attento non potrà fare a meno di immergersi nella bellezza silente del borgo antico, ammantato da boschi ed arricchito da edifici di notevole pregio storico ed artistico.
A Petroio è legato il nome di Brandano, al secolo Bartolomeo Carosi. Singolare asceta, predicatore e profeta del XV secolo, percorse la sua terra con un teschio, un crocefisso e un sacco, ripetendo motti e profezie ancora citati dalla nostra gente.
La cappella della Madonna del Parto è situato tra le frazioni di Petroio e Castelmuzio, nel comune di Trequanda. Di recente restaurazione ad opera dell'Amministrazione comunale, vi sono stati rinvenuti affreschi attribuibili alla scuola senese del XV secolo. Tali affreschi sono state ricondotte allo stile della scuola di Sano di Pietro.
Montisi
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Petroio |
Teatro della Grancia | Festival Solo Belcanto - Montisi 22-30 Agosto 2014
Nel cuore della Toscana un piccolissimo teatro ospita la prima edizione di una rassegna dedicata alla vocalità, Solo Belcanto. Il Festival che nasce dalla passione per la musica, per l’opera, per il belcanto appunto.
Eventi in Toscana | Festival Solo Belcanto - Montisi (Siena)
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Montisi
Montisi, Teatro della Grancia
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Monticchiello, già in epoca etrusca e romana fu luogo di incontro di vie che collegavano centri e comunità della zona. Conserva ancora i tratti austeri delle fortezze medievali, contrastando decisamente il quadro rinascimentale offertoci da Pienza. La robusta cinta muraria e la torre del cassero che svetta sulla collina sono i segni dell'intenso passato del borgo, baluardo del sistema difensivo della Repubblica di Siena. E' proprio con il passaggio sotto la protezione di Siena che ha inizio la storia di Monticchiello di cui, in realtà, si hanno notizie che risalgono a molto prima dell'epoca comunale, come dimostra il fatto che il suo nome vien fatto risalire alla gens romana Clelia. Dal 1200 il borgo assunse le forme attuali con le mura, il cassero e la chiesa, e si instaurarono istituzioni tipicamente comunali, tutte previste e regolamentate da Statuti in lingua volgare. Fu poi con la caduta della Repubblica senese nel 1559 che Monticchiello cadde sotto i Medici e sempre più perse il ruolo e l'importanza che aveva avuto. Nel 1777 entrò a far parte della giurisdizione comunale di Pienza. La chiesa propositurale dei Santi Leonardo e Cristoforo rimane ancora oggi a testimonianza del periodo di massimo splendore della fortezza medievale, conservando molti affreschi di scuola senese risalenti al XIV e XV secolo.
Un esempio raro di autonomia culturale e di impegno collettivo caratterizza infine Monticchiello e i suoi abitanti : il "Teatro Povero". Esso nasce e si sviluppa a Monticchiello molto prima della precisa data del suo inizio (1967). L'esperienza teatrale è una componente strettamente legata alla vita ed alla storia della comunità fin dal passato. Gli spettacoli sono uno spaccato di vita borghigiana che propone un approfondimento dei problemi di attualità traendo spunto dalla storia locale e riproponendo le forme, ormai in disuso, della civiltà contadina. E' una sorta di teatro-vita scritto dagli stessi personaggi, cioè dalla gente di Monticchiello che, recitando se stessa, testimonia la propria realtà presentandosi con le sue autentiche situazioni esistenziali e sociali. Eventi collaterali come mostre e convegni accompagnano tutto l'anno l'attività teatrale che ha il suo culmine nel periodo estivo (da metà luglio a metà agosto, spettacoli tutte le sere tranne i Lunedì).
La pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo venne rinnovata in forme gotiche nella seconda metà del XIII secolo. Ha un'ampia navata che si apre in un transetto e si conclude con una scarsella. La facciata è spartita in due parti da una cornice orizzontale dentellata. Nella parte inferiore si apre un portale gotico con l'architrave sorretto da mensolette; in alto un rosone.
All'interno, importanti sono gli Episodi della vita di santa Caterina d'Alessandria, affreschi di un pittore senese trecentesco, autore probabilmente anche delle storie della vita del Beato Gherardo da Villamagna. Da segnalare anche un piccolo ciborio scolpito, a forma di elegante portale gotico, con una grata di ferro battuto di Pietruccio di Betto (1340), e un Crocifisso della seconda metà del Quattrocento.
Abbazia di San Pietro in Campo
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Monticchiello
Storie della Vita di San Gherardo di Villamagna, affresco del XIV secolo posto nella Pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo a Monticchiello (Pienza)
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L'edificio conserva, soprattutto nella parte absidale, le più evidenti tracce della sua origine romanica.
La chiesa attuale è quanto rimane di uno dei più importanti monasteri della zona, ricordato fin dal XI sec.
L'abbazia di San Pietro in Campo, oggi chiesa dell'Ascensione di Gesù, è un edificio sacro che si trova nella località omonima a Pienza, in provincia di Siena, diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza.
Le prime memorie risalgono al 1031. Dai Benedettini passò ai Camaldolesi nel 1147.
Attualmente dell'antico complesso, molto rimaneggiato, rimangono alcuni resti.
L'ingresso dell'abbazia, che dal prospetto appare di tipo basilicale, è stato chiuso e ne è stato aperto un altro lateralmente.
L'interno ha subito notevoli trasformazioni: sono stati tamponati in particolare due dei tre arconi di sostegno della struttura per ricavare locali adibiti ad altri usi.
Attualmente, oltre alla facciata, della struttura originaria rimane l'abside semicircolare con archetti pensili spartiti da semicolonne del XII secolo, alcune formelle decorate e la porta del Morto posta lateralmente e oggi tamponata.
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Villa La Foce
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La villa, nata come osteria, fu acquistata dalla famiglia Origo nel 1927. La marchesa Iris Origo commissionò il giardino al noto paesaggista Cecil Pinsent con l'intento di conferire alla dimora un ruolo d'abitazione patrizia. Il giardino, che si compone di tre settori distinti posti a diversi livelli, venne realizzato tra il 1927 e il 1939 in fasi differenziate senza perdere la sua unitarietà compositiva. La parte adiacente alla villa è sistemata su due livelli: quello inferiore, più semplice, è racchiuso tra alte siepi di alloro e decorato da piedistalli porta-limoni; quello superiore, è caratterizzato da doppie aiuole di bosso, che si compongono in un ottagono, al cui centro è ubicata una fontana in travertino raffigurante due pesci che con la coda reggono una vasca. Sui due lati, che coincidono con l'edificio, è posto un pergolato di glicine sorretto da colonne in pietra, mentre in posizione diametralmente opposta è collocata una grotta vegetale con essenze miste d'alloro e leccio. Da questo primo settore si accede, tramite uno stretto passaggio tra pilastri sormontati da due vasi buccellati simili a quelli che si trovano lungo il muro di cinta, al giardino dei limoni (iniziato nel 1933). Questa parte sfrutta la morfologia del terreno, e si sviluppa in terrazzamenti trasversali verso la collina ribaltando il classico schema dei terrazzamenti digradanti lungo un asse di simmetria. Aiuole, bordate da compatte siepi di bosso modellato con semisfere negli angoli e ornate da vasi di limoni, seguono l'andamento del terreno. Un elemento architettonico, se si esclude il piccolo pergolato addossato al muro dello stretto giardino di rose, è la scala che conduce al vialetto di glicine e prosegue fino ad un viale di cipressi che termina nel bosco. Il giardino di rose, composto da piccole aiuole con disegni geometrici, è delimitato da due bordure di cui una di lavanda e una di perenni. Nel 1938 venne realizzata l'ultima parte del giardino collegata a quello dei limoni tramite uno scenografico scalone in travertino. Sotto lo scalone, ornato da vasi, obelischi e da una balaustra pilastrata, si apre al centro una grotta, denominata "grotta azzurra", all'interno della quale si trovano sette nicchie. Questo giardino formale, racchiuso da una quinta di cipressi, è composto da aiuole bordate da siepi di bosso. Le aiuole convergono verso una vasca alle cui spalle è collocata una panchina, in travertino di Rapolano, ornata da una statua che rappresenta la Natura che porta sulle spalle i doni della terra. Al margine del bosco è situato un piccolo cimitero, all'interno del quale è posta una piccola cappella in travertino abbellita da una serliana. [Fonte: www.eutoscana.itl] Giardini in Toscana | Villa La Foce
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La strada verso Monticchiello disegnata negli anni '30 dall'architetto della famiglia Origo, Cecil Pinsent
Il giardino e la vista spettacolare sull'incantevole Val d'Orcia, con vedute del Monte Amiata sullo sfondo
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La pieve di Santa Maria dello Spino, che si trova anché in località Monticchiello, appartenne alla diocesi di Chiusi fino alla creazione di quella di Pienza nel 1462.
Nel 1500 era cadente, e fu ricostruita, come attesta una lapide nella facciata, dalla famiglia Saracini nel 1570.
Attualmente viene officiata una volta all'anno in occasione della festa del Corpus Domini. Si presenta con la facciata in pietra arenaria e piccolo campanile a vela.
Ad unica navata, ha subito probabilmente restauri nel XVIII secolo, come dimostra l'unico altare di forme barocche.
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Pieve di Santa Maria dello Spino
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Bagno Vignoni è un minuscolo ed affascinante borgo del comune di San Quirico d'Orcia raccolto attorno alla grande vasca che costituiva l'antica struttura termale. Questa singolarità urbanistica pone anziché la piazza lo specchio d'acqua al centro del paese, rendendolo davvero unico. Introno a questo elemento si sviluppa il centro del villaggio, ricalcando alcuni aspetti propri degli impianti termali romani. Di fianco alle abitazioni e alle locande fu edificata in un secondo tempo la chiesa di San Giovanni Battista dove attualmente è possibile vedere il frammento restaurato dell’affresco raffigurante Cristo risorto attribuito a Ventura Salimbeni, originariamente situato nella cappella di santa Caterina. Dalla vasca, oltrepassato un ponte porticato, le acque raggiungevano le terme e poi andavano ad alimentare una serie di mulini disposti sul ripido ciglio degradante verso il fiume.
Bagno Vignoni nasce come stazione termale nel medioevo, anche se le sorgenti calde furono sfruttate anche in età romana, come ci conferma il ritrovamento di una epigrafe dedicatoria in latino. Il nome deriva dal castello di Vignoni eretto su una vicina altura nel XI secolo. Nel XII secolo il “Bagno” era di proprietà della famiglia Tignosi, signori di Tintinnano, ora Rocca d’ Orcia, sotto la cui signoria rimase fino alla fine del ‘200. All’inizio del ‘300 passò in possesso della famiglia senese dei Salimbeni insieme ai castelli e ai borghi circostanti, a cui rimase fino al 1417 quando il secondo marito di Antonia Salimbeni, Attendolo Sforza, lo vendette al comune di Siena. Le cronache dell'epoca riportano che Caterina da Siena soggiornò più volte a Bagno Vìgnoni, portata dalla madre che intendeva distoglierla dal proposito di farsi monaca. Ma sono molti i personaggi illustri che con la loro presenza attestano la fortuna delle terme, come papa Pio II Piccolomini e Lorenzo il Magnifico, che vi trascorse un periodo nel 1490. Nel ‘500 il dotto senese Lattanzio Tolomei dettò un'iscrizione votiva dedicata alle Ninfe con versi in greco scolpiti su una lapide tuttora visibile su uno dei pilastri del loggiato di santa Caterina.
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Bagno Vignoni
Bagno Vignoni, fonte
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Bagni San Filippo è una piccola stazione termale del comune di Castiglione d'Orcia immersa nel verde dei boschi del Monte Amiata in una zona di grande interesse naturalistico celebre per i suoi numerosi alberi monumentali. Il paesaggio si caratterizza per i depositi calcarei formati dalle acque che sgorgano dalle rocce e che creano concrezioni abbondanti lungo il torrente Rondinaia, detto Fosso Bianco. La più imponente ci appare come una cascata solidificata ed è conosciuta come la Balena Bianca.
Aticamente le acque termali del borgo erano già note ai romani, come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici. Furono frequentate nel 1485 da Lorenzo il Magnifico e nel 1635 dal Granduca Ferdinando II, nel tentativo di liberarsi da un persistente "mal di capo". I Bagni, ristrutturati nel 1566 per volontà di Cosimo I de' Medici, raggiunsero fama e prestigio grazie alla citazione di Machiavelli nell’opera la "Mandragola". Alla fine del Settecento Giorgio Santi effettuò una prima analisi chimica delle acque e nell'Ottocento Antonio Targioni Tozzetti le studiò accuratamente, mentre Giuseppe Giuli dopo averne steso una descrizione chimica ne valutò le proprietà terapeutiche.
Comune in Toacana | Castiglione d'Orcia
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Bagni San Filippo, Balena Bianca |
Album Val d'Orcia
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Sant'Antimo
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Sant'Angelo in Colle |
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Pienza, Duomo |
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Bagno Vignoni |
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San Quirico d'Orcia, Capella della Madonna di Vitaleta
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Comuni confinanti: Castiglione d'Orcia, Chianciano Terme, Montepulciano, Radicofani, San Giovanni d'Asso, San Quirico d'Orcia, Sarteano, Torrita di Siena, Trequanda.
Frazioni :Cosona (9,12 km), La Foce (12,64 km), Monticchiello (5,41 km) and Spedaletto (5,38 km).
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Visualizzazione ingrandita della mappa |
Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia
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Santa Fiora |
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Podere Santa Pia |
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Podere Santa Pia, giardino |
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Val d'Orcia" tra Montalcino Pienza e San Quirico d’Orcia. |
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Buenconvento
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Massa Marittima |
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Podere Santa Pia, immersa nella fertile campagna maremmana, è situato in una splendida posizione panoramica,
a pochi chilometri da Montalcino e Abbazzia Sant' Antimo.
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Il Monte Amiata
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Il Monte Amiata è una presenza inconfondibile nel panorama della Maremma: unica vera montagna della Toscana meridionale, è con i suoi 1736 metri il più elevato tra i vulcani spenti italiani. Noto per i suoi centri medievali, per la sua gastronomia e per le sue piste da sci, è rivestito a partire dagli 800 metri da una magnifica foresta che alterna il castagno all'abete e al faggio. Affacciato a nord-est sui dolci paesaggi della Val d'Orcia, l'Amiata chiude verso oriente il panorama della Maremma, ed è a portata di mano dalle colline di Grosseto.
Chi s'interessa alla storia ha a disposizione i centri storici di Arcidosso, Castel del Piano, Santa Fiora e Seggiano e numerosi monumenti isolati. Le Riserve Naturali Provinciali del Monte Labbro e del Monte Penna, che si estendono intorno ai due più importanti satelliti del Monte Amiata e l'Oasi WWF del Bosco Rocconi, base per i progetti di reintroduzione del capovaccaio in Maremma.
L'Anello della Montagna
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 24 km
10/11 Vivo d’Orcia – Rifugio Forestale – Abbadia San Salvatore | Mappa
Lunghezza: 11 Km - Percorr.: 3.30 ore
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Amiata a piedi | www.amiataturismo.it
L’antico e ormai spento vulcano del Monte Amiata è situato tra le province di Siena e Grosseto ed è il rilievo vulcanico più settentrionale d’Italia. Il suo profilo a cono, tipico di tutti i vulcani, è la conseguenza di numerose eruzioni avvenute tra i 280 e i 180 milioni di anni fa. Da qui deriva la formazione di enormi ammassi rocciosi di pietra lavica che rendono il paesaggio particolarmente suggestivo. Fino a pochi anni fa questo territorio era molto importante per i suoi giacimenti di minerali come il cinabro e il mercurio: fonti essenziali per l’economia amiatina. Anche sorgenti di acqua termale come quelle di Bagni San Filippo e Bagno Vignoni e i gas naturali che fuoriescono nelle zone di Santa Fiora e Piancastagnaio e che vengono usati come fonti di energia, dimostrano l’origine vulcanica di questa montagna. Il Monte Amiata raggiunge il suo punto più alto a 1.738 metri. Adiacente ad esso, a sud-ovest, si osserva la Montagnola (1.571), mentre in direzione sud si erigono il Monte Labbro (1.193), il Monte Civitella (1.107) e il Monte Penna (1.086). I fiumi Albegna, Fiora e Paglia nascono direttamente dall’Amiata. Il fiume Orcia trova la sua via nel lato nord della montagna e dà il nome alla meravigliosa Val d’Orcia.
Da Montalcino a Sant'Antimo | Anello – Abbazia di Sant’Antimo
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L'Abbazia Sant'Antimo sorge in una piccola valle poco distante da Montalcino e la si raggiunge tramite un breve tratto di strada sterrata
Sant'Antimo, sorge nella solitaria Valle Starcia; è uno dei monumenti più belli di stile romanico, probabilmente cistercense, con evidenti richiami ai modelli lombardi. Secondo una antica leggenda l'Abbazia è sorta per volontà dell'imperatore Carlo Magno nel 781. Si racconta che l'Imperatore ed il suo seguito di ritorno da Roma, nel transitare lungo la via Francigena, corse il rischio di essere colpito come molti dei suoi soldati dall'epidemia di peste che imperversava nelle zone situate alle pendici del monte Amiata; l'Imperatore, in prossimità del fiume Starcia, fece un voto chiedendo grazia per se stesso e per la sua gente a che il potente flagello cessasse; per la grazia ricevuta fonda l'Abbazia di Sant'Antimo.
L'attuale chiesa ha sostituito, nel 1118, la basilica preromanica come attestano le iscrizioni incise nei gradini dell'altare maggiore, le quali recano anche il none del donatore, Bernardo degli Ardengheschi, e in una colonna del deambulatorio (corridoio che gira intorno all'abside). La costruzione della chiesa e del convento richiese un impegno costruttivo al di sopra delle possibilità economiche dei monaci benedettini e questo non consentì di ultimare nè la facciata, nè parte dei locali di servizio dei frati. Il periodo di decadenza, che seguì, portò alla sostituzione dei Benedettini con i Guglielmiti nel 1291. Nel 1462 l'Abbazia fu soppressa da Pa-pa Piccolomini (Pio II) e incorporata alla diocesi di Montalcino. Successivamente, in una parte del matroneo (galleria riservata alle donne, disposta sulle navati laterali, che si affaccia sulla navata centrale) venne costruito l'appartamento del Vescovo.
Montalcino, dall'alto dei suoi 567 metri, domina tutta la campagna circostante, arroccato su un colle sul quale campeggia la possente Fortezza trecentesca. Nel dedalo dei vicoli, tra botteghe artigiane, piccoli caffè e rivendite di prodotti alimentari tipici (oltre al vino famosi sono il miele e i biscotti locali, detti "ossi di morto"), da vedere sono il bel Palazzo Comunale, il Palazzo Vescovile che ospita i musei di Montalcino (il diocesano, il civico e l'archeologico, con opere di importanti autori senesi del XIII-XVI secolo, tra i quali Bartalo di Fredi, il Sodoma, Bartolomeo Neroni), l'antico Crocefisso di Sant'Antimo, risalente alla metà del 1100 e le chiese di Sant'Agostino, Sant'Egidio e San Francesco tutte costruite tra il XIII e il XIV secolo, oltre al santuario della Madonna del Soccorso.
Poco fuori città, presso Castelnuovo dell'Abate, nella valle dello Starcia, troviamo l'abbazia romanica di Sant'Antimo, intimo e impressionante tempio avvolto in un'atmosfera quasi fatata, fondato da Carlo Magno nel 781. Numerosi infine i castelli del territorio di Montalcino: tra tutti merita una menzione quello di Poggio alle Mura, di origine longobarda.
Montalcino vive indubbiamente di molte anime. Simbolo della senesità fin da quando, nel 1555, offrì al governo repubblicano l'ultimo rifugio contro gli imperiali di Carlo V, rappresenta, di contro, anche l'estrema propaggine del suolo senese prima dei boschi maremmani e le erte amiatine e non si può tacere dell'anima enoica di Montalcino, patria di quel Brunello che è stato definito il migliore e più celebre vino italiano.
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Da Montalcino a Sant'Antimo | Suggestiva passeggiata nel cuore della Toscana attraverso le terre del Brunello di Montalcino.
Montalcino - Villa a Tolli - Abbazia di Sant'Antimo - [Km 9.5, tempo di percorrenza 3 ore].
Un itinerario facile, su strade bianche, che offre splendide vedute sulla Val d'Orcia, terra dichiarata patrimonio mondiale dall'Unesco, l'Amiata e la Maremma. Punto di arrivo l'Abbazia di Sant'Antimo, bellissima chiesa in stile romanico. Nel monastero, in parte ricostruito, vivono i canonici di San Norberto che ancora celebrano le funzioni con canti gregoriani.
Il punto di partenza è un insediamento etrusco del VI secolo a.C. , unico nel suo genere, situato sulla sommità di un colle che domina la Val D’orcia, la Val d’Arbia e la Valle dell’Ombrone. Da qui, procedendo attraverso boschi e vigneti, respirando un’aria ricca di storia e con viste panoramiche mozzafiato si giunge alla splendida Abbazia di S. Antimo, gioiello romanico, fondata secondo la leggenda da un ex-voto di Carlo Magno durante il suo cammino sulla Via Francigena.
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Anello – Abbazia di Sant’Antimo
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Lasciati i mezzi nel parcheggio presso l’Abbazia (318 mslm), si prende il sentiero che si snoda perpendicolarmente alla sua sinistra, salendo in leggere ma decisa salita verso Villa a Tolli (532 mslm). Abbiamo raggiunto la metà del percorso. Volgiamo quindi verso Ventolaio e Poggio D’arna (583 mslm) e massima altezza della giornata. Il percorso riporta una ripida discesa da Poggio d’Arna. La discesa è difficoltosa e occorre molta attenzione. In alternativa noi vi suggeriamo di procedere dopo Ventolaio rimanendo sempre sulla stradella bianca che con un ampio giro vi conduce a Colombaiolo riportandovi per breve tratto sulla strada percorsa all’andata. In entrambi i casi si ha una magnifica vista sulla valle e sull’Abbazia dall’alto. Non vi scordate infine di visitare la Chiesa prima di ripartire, è un notevole e raro esempio di gotico alla francese in terra toscana.
[Fonte:Percorsi Trekking in Toscana | www.caivaldarnosuperiore.it]
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Da Sant'Antimo a Bagno Vignoni
Sant'Antimo - Castello di Ripa d'Orcia - Bagno Vignoni - [Km 18, tempo di percorrenza 6 ore e 30].
E' un percorso piuttosto impegnativo ma regala panorami stupendi su tutta la Val d'Orcia, costellata di Rocche e paesi fortificati: questa era terra di confine tra la Repubblica di Siena e lo Stato Pontificio. Il trekking finisce a Bagno Vignoni, il piccolo paese conosciuto da secoli per la sua piazza costituita da una piscina termale, dove, nei secoli, si sono "curati" personaggi illustri quali Santa Caterina.
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Partendo da Pienza, s’imbocca una carrareccia sino ad arrivare al paese di Montichiello, borgo celebre per aver conservato magnificamente le sue vestigia medioevali e per dar vita al “Teatro Povero”, una forma di rappresentazione teatrale recitata dai contadini del posto. Da Montichiello, si domina non solo la Val d’Orcia, ma anche l’Amiata e la stessa Pienza.
Lungo una panoramica carrareccia posta su un crinale e a metà strada tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, si prosegue verso Montepulciano, la città “Perla del Cinquecento”, passando attraverso i vigneti del Nobile, e inoltrandoci dentro boschi di querce e macchia mediterranea.
L’arrivo è vicino ad una fila di stupendi cipressi, presso il Tempio di San Biagio, opera dell’illustre Antonio da San Gallo Il Vecchio.
Mappa
Walking in Tuscany | Walk around Pienza | Montepulciano - Pienza
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Anello di Pienza | 6 km, 3 ore di cammino (soste escluse)
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Il sentiero parte da Pienza, tocca l’antica Pieve di Corsignano e ci permette poi di gustare appieno il tipico paesaggio della Valdorcia con i suoi campi di grano, spaziando con l’occhio fino al Monte Amiata.
E’ possibile, dopo la passeggiata, visitare Pienza e degustare i prodotti tipici.
Mappa |
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Mappe: Multigraphic Val d'Orcia, Kompass nr. 662; Lago trasimeno and Kompass nr. 653 Pienza-Montalcino-Monte Amiata. |
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L'anello di Bagno Vignoni | Da Bagno Vignoni, un'immersione nella Val d'Orcia
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PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: Bagno Vignoni (Ufficio Turistico all’entrata del paese), parcheggio disponibile. (Percorso circolare). LUNGHEZZA: circa 12 Km. DURATA: 4 ore circa.
Il percorso inizia dall’ufficio turistico situato all’entrata di Bagno Vignoni. Imboccare la strada asfaltata in direzione degli agriturismi indicati dal cartello. La strada asfaltata sfocia subito in quella sterrata e arriva a Vignoni Alto dopo circa 40 minuti di salita tra oliveti e vigneti. Ci si lascia Vignoni Alto sulla destra e si prosegue a dritto. Davanti al podere Bellaria c’è un bivio al quale bisogna girare a sinistra in direzione Castello di Ripa d’Orcia. Ora si passa davanti all’azienda agricola Poggio Grande, agli agriturismi Savino e Poderuccio, sempre in direzione Castello di Ripa d’Orcia. Alla fine si giunge davanti a una fonte di acqua potabile: andando a destra si arriva al Castello di Ripa d’Orcia. (È possibile vedere il castello da fuori, in quanto, essendo una struttura ricettiva e quindi proprietà privata, non è aperto alle visite.) Dalla fonte d’acqua il sentiero prosegue: imboccare la strada di sinistra in direzione Bagno Vignoni. Poco dopo si giunge a un altro bivio al quale bisogna mantenersi sulla sinistra e scendere attraverso la macchia lungo un viottolo ghiaioso. Orientarsi con i segnali rossi e bianchi. Una volta giunti a valle bisogna attraversare un ruscello. (Il ponte sospeso alla nostra destra che attraverserebbe il fiume Orcia, deve essere restaurato.) Il nostro percorso prosegue a dritto per la strada principale e ora va in salita. Si giunge poi a un campo. Qui si può prendere la direzione del fiume fino ad arrivare a un altro campo. Qui proseguire per la strada a destra. Continuare a seguire i segni rossi e bianchi fino ad arrivare davanti a una cava di pietra. Attraversata l’ex zona industriale si giunge subito alle cascate di acqua termale di Bagno Vignoni. Salire la scalinata sul pendio per raggiungere il paese e quindi il parcheggio.
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Bagno Vignini, fonte |
Dal Vivo d'Orcia all'Eremo e all'Ermicciolo fino alle sorgenti del Vivo
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PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: Vivo d’Orcia (sentiero circolare). LUNGHEZZA: 10 Km circa.
DURATA: 3 ore circa.
L’escursione inizia dall’ufficio postale nel centro di Vivo d’Orcia. Seguire l’indicazione “Contea del Vivo/Eremo” e percorrere la “Via Amiata” che diventa “Via dell’Eremo” e che conduce fuori dal paese. La strada asfaltata finisce in una abetina e immediatamente ci si trova presso un ponte di pietra molto romantico (a sinistra). Attraversare il ponte e quindi il torrente del Vivo e raggiungere la “Contea del Vivo”. Sulla destra si erge l’imponente castello “Contea” della famiglia Cervini, ad oggi ancora abitato dalla famiglia stessa. (Nel corso della passeggiata si può ancora notare, da una certa distanza, una costruzione del tardo medioevo). Passare sotto l’arco e raggiungere il meraviglioso borgo dell’Eremo. Prima della chiesa girare a sinistra attraversando la fila di case e proseguire su un sentiero di rena che conduce fuori dal piccolo Borgo. Al primo bivio prendere la strada a destra. (Eventualmente se il recinto è chiuso, lo si può aprire per passare). Fino ai mesi estivi, qui sul sentiero si intersecano due o tre ruscelli. La strada è in salita e dopo circa 40 minuti si giunge a una strada a sterro. Qui girare a sinistra e proseguire per un breve tratto fino a raggiungere la strada asfaltata (SP 129). Attraversare la strada e prendere il sentiero, che va su nel bosco, tra le indicazioni per Vivo d’Orcia/Abbadia San Salvatore e il segnale di confine delle province di Siena e Grosseto. (Qui inizia una salita di circa 40 minuti). Al bivio tenersi sulla destra e camminare lungo il confine delle province. (Per orientarsi servirsi dell’insegna ATC dell’autorità preposta alla caccia delle province di Siena e Grosseto). All’incrocio seguente dopo circa 20 metri, di fronte a un frammento di roccia che si trova sulla destra del sentiero, andare in alto a sinistra. (Il punto di questo incrocio non è molto chiaro da riconoscere perchè ...FINO ALLA SORGENTE DEL VIVO l’indicazione potrebbe essere coperta da cespugli e ramoscelli!) La strada si biforca ancora una volta e bisogna tenersi sulla sinistra (notare i segni rossi e bianchi su un faggio). La salita finisce definitivamente in un’ ampia strada sterrata, sulla quale si prosegue verso sinistra. (...)
[Fonte: www.amiataturismo.it]
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Borgo dell'Eremo
e la Chiesa di San Marcello |
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Montefalco |
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Arcidosso |
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Abbadia Sant'Antimo |
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