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N L        E N G    Prato

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"M'affaccio alla finestra, e sporgendomi un po' di lato, m'appare la fronte marmorea del Duomo, a strisce bianche e verdi, il Pergamo di Michelozzo e di Donatello, appeso come un nido all'angolo della facciata, e il bel campanile che servì da modello al campanile di Giotto, ma più di quello è semplice, snello, e schietto: di pietra tagliata, di buona e liscia pietra pratese".

Curzio Malaparte, Maledetti toscani


   
   
 

Prato è a seconda città della Toscana e la terza dell'Italia Centrale.
La piana pratese fu abitata fin dall'epoca etrusca, ma la nascita della città vera e propria si fa risalire, generalmente, al X secolo, quando si hanno notizie di due centri abitati contigui ma distinti, Borgo al Cornio e Castrum Prati, che si fusero durante il secolo successivo.

Nell'economia pratese la produzione tessile ha sempre svolto un ruolo di primissimo piano fin dall'epoca medievale, come testimoniano i documenti del famoso mercante Francesco Datini, ma è nell'Ottocento che Prato vide un impetuoso sviluppo industriale, tanto da essere definita "la Manchester della Toscana". Ma dietro questo aspetto predominante, Prato è a tutt'oggi una delle capitali tessili europee, la città vanta attrattive storico-artistiche di grande rilievo con un itinerario culturale che dal Medioevo arriva all'Avanguardia.

Prato vanta molteplici monumenti di grande interesse storico ed artistico. Molti edifici, soprattutto quelli medievali, sono caratterizzati dall'uso di materiali reperiti localmente. In particolare sono stati usati spesso due tipi di marmi, di diverso colore, che hanno dato luogo ad una bicromia negli edifici ecclesiastici, caratteristica tra le più rilevanti del Romanico non solo locale, ma anche di quello definito "pisano-lucchese" sia in Toscana che in Sardegna, ad Amalfi e in Puglia. Le pietre che sono usate sono la Pietra alberese della Retaia (bianco) e il Serpentino del Monteferrato (verde).


Palazzo Pretorio

Palazzo Pretorio è l'antico palazzo comunale di Prato, situato in piazza del Comune davanti all'attuale Palazzo Comunale. È sede del Museo di Palazzo Pretorio.
Il palazzo, nelle sue forme attuali, nacque a cavallo del XIII e XIV secolo dalla fusione di tre palazzi distinti, dalla cui trasformazione vennero creati i locali per ospitare le sedi del Podestà, della magistratura locale e delle prigioni. I diversi materiali da costruzione usati nei distinti edifici ci permettono ancora oggi di distinguere le sagome delle torri primitive. La parte più antica è la casa-torre ancora distinguibile a destra (XIII secolo), già appartenuta alla famiglia dei Pipini, con un porticato al pian terreno con pilastri di pietra alberese poi tamponata ma ancora visibile, e acquistata nel 1284 dal capitano del popolo Fresco dei Frescobaldi per insediarvi il governo comunale. La parte sinistra invece risale al XIV secolo e presenta otto eleganti bifore e un tabernacolo dove fino almeno al 1799 veniva conservata una statua trecentesca di Roberto d'Angiò, già tributato come patrono cittadino, il quale però non ricambiò la devozione vendendo Prato ai fiorentini alla prima occasione. Dal portale a piano terreno si accede ad una serie di ambienti in parte affrescati (Bettino di Corsino, 1307; Pietro e Antonio di Miniato, 1425), mentre l'ampio scalone esterno conduce al piano principale.

 

 


 

Palazzo Pretorio
Palazzo Pretorio

 

Pietro e Antonio di Miniato, I Santi Stefano e Giovanni Battista che presentano a Cristo la città di Prato,
affresco al piano terra di Palazzo Pretorio

 

Al piano terreno si trovano due ampie sale, una trecentesca con volta a crociera su pilastro centrale, l’altra cinquecentesca con volta decorata nel primo Novecento in stile neogotico. In particolare, vi si possono ammirare due splendidi affreschi: il primo, eseguito nel 1307 probabilmente da Bettino di Corsino, rappresenta la Madonna col Bambino e i Santi Giovanni evangelista e Stefano; il secondo, eseguito verso il 1415 da Pietro e Antonio di Miniato raffigura I Santi Stefano e Giovanni Battista che presentano a Cristo la città di Prato. Nella pregevole vista della città si notano anche Palazzo Pretorio e Palazzo Datini.[0]

Il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena nel 1788 espresse l'intento di creare una scuola del gusto per i futuri artisti, che sfociò nella creazione nel 1858 di una prima collezione ospitata inizialmente nel vicino Palazzo Comunale.
Dal 1912 nelle stanze di Palazzo Pretorio è ospitato il Museo di Palazzo Pretorio (Museo civico), che raccoglie molte opere d'arte che spaziano dal Medioevo all'Ottocento
Nel 1998 le opere del Museo lasciano temporaneamente l'edificio per l'avvio di una complessiva operazione di restauro e adeguamento funzionale. La grande mostra 'Da Donatello a Lippi. Officina pratese' coincide con la fine dei lavori e inaugurerà la tanto attesa riapertura del Museo, con un allestimento flessibile e innovativo, capace di valorizzare la bellezza dei suoi saloni e dei suoi affreschi, e i capolavori delle collezioni d'arte della città (opere di Filippo e Filippino Lippi, i grandi polittici di Andrea di Giusto e Giovanni da Milano, le opere di Daddi, Donatello, Luca Signorelli).

Museo Palazzo Pretorio Orari
10.30 - 13.30
16.00 - 20.00
10.00 - 20.00
10.30 - 00.00
Chiuso Martedì

 

Il Duomo di Prato | La Basilica Cattedrale di Santo Stefano

Duomo, dedicato a santo Stefano: la chiesa, a tre navate, è costruita in marmo bianco e verde. Risale molto probabilmente al VI secolo. È uno degli esempi più importanti dell'architettura religiosa tra il XII secolo e il XV secolo nella regione, con un elegante passaggio al suo interno tra le ampie arcate romanico-lombarde e lo slancio del gotico nel transetto, progettato molto probabilmente dal celebre Giovanni Pisano, che al suo interno realizzerà un crocifisso ligneo e il suo ultimo capolavoro, la Madonna della Cintola, nel 1317. Vi è conservata la reliquia della sacra Cintola.


Ppulpitto, Donatello e Michelozzo

 

   
   

Le opere più importanti sono il pulpito esterno (costruito da Michelozzo e decorato da Donatello), il pulpito interno di Mino da Fiesole e Antonio Rossellino del 1472, la Madonna dell'Ulivo, unica opera realizzata insieme dai celebri fratelli Da Maiano, Giovanni, Benedetto e Giuliano. Nel transetto invece vi sono gli affreschi di Filippo Lippi (nella Cappella Maggiore), una delle massime espressioni del Rinascimento italiano, gli affreschi di Paolo Uccello (nella Cappella dell'Assunta), e di Agnolo Gaddi (nella Cappella della sacra Cintola), all'interno di una cancellata bronzea realizzata da alcuni dei più importanti orafi del XV secolo.


 


Donatello, Pulpito per l’ostensione della Sacra Cintola - Prato, Museo dell’Opera del Duomo.
Donatello, realizzando in collaborazione con Michelozzo l’originalissimo pulpito esterno della Cattedrale (1428-1438), aprì la città alle novità della più aggiornata cultura rinascimentale.


La Cappella Maggiore è decorata dal celebre ciclo di affreschi con Storie dei Santi Stefano e Giovanni Battista, opera fra le più significative di Filippo Lippi. Realizzati tra il 1452 e il 1465, gli affreschi presentano una concezione monumentale delle figure e una disposizione secondo una tipologia affermatasi nel Medioevo, con la narrazione che incomincia a destra dell’altare con la Vita del Battista nella lunetta in alto. Benché resti tradizionale nell’impostazione, Lippi si presenta innovativo nei contenuti delle scene. La madre santa Elisabetta non è mostrata anziana secondo il racconto del Vangelo, ma giovane e bella e il miracolo del concepimento lascia nella figurazione il posto alla rappresentazione del destino del santo: una donna, infatti, regge il bambino sospeso su una bacinella  bacinella della forma di una fonte battesimale, prefigurazione del ruolo di Giovanni. Nella fascia centrale troviamo il gruppo con San Giovanni che lascia i genitori per ritirarsi nel deserto - il Santo in preghiera - il Santo benedicente - la Predicazione del Battista. Seguono le scene forse più famose e certamente più ricche: la Decollazione del Battista, la Danza di Salomè, e la Presentazione della testa ad Erodiade. La parete sinistra è invece dedicata alle Storie di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, cui è intitolato il culto della Cattedrale: la lunetta mostra la nascita del santo e la sua sostituzione con un diavoletto ad opera di un demonio; sulla parte destra una cerva salva il piccolo Stefano allattandolo, finché non viene trovato da una donna che lo affida al vescovo Giuliano. La fascia centrale presenta, a partire da sinistra, Stefano che si congeda dal vescovo Giuliano per iniziare la sua missione in Cilicia. L’episodio successivo presenta un uomo che descrive al Santo la tremenda condizione del figlio indemoniato, a cui segue la sequenza in cui Stefano libera dal diavolo il giovane, sopra al quale aleggia l’ombra scura del demonio. Vi sono quindi l’episodio della Disputa con il Santo che predica il proprio credo davanti a un gruppo di scettici e, sulla destra, La Lapidazione di Stefano, episodio che prosegue anche sulla parete di fondo. Il ciclo pittorico, che insieme a quelli di Piero della Francesca ad Arezzo e di Andrea Mantegna a Padova fu il più importante dell’epoca, si caratterizza per la luminosità e la leggerezza che contraddistinguono lo stile di Lippi e che si colgono in sommo grado nella Danza di Salomé. La bella vetrata della cappella venne realizzata nel 1459 da Lorenzo da Pelago su disegno dello stesso Lippi. [1]

Arte in Toscana
| Filippo Lippi | Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista a Prato


Capella Cintola


 


View of the left (north) wall
of the main chapel

 



   

Il Sacro Cingolo

 

   
La Cappella del Sacro Cingolo

Prato da molti secoli ha la fortuna di ospitare, in una splendida cappella affrescata da Agnolo Gaddi e situata all'interno della Basilica Cattedrale di Santo Stefano, il sacro cingolo mariano.

Il Sacro Cingolo divenne uno dei tesori più preziosi tesori della città, tanto che la sua Ostensione venne regolata dagli statuti del Comune, al quale spetta ancora oggi la custodia di due delle tre chiavi necessarie per estrarre la Cintola dall'altare. Dal 1395 la reliquia è collocata nella Cappella a sinistra dell'ingresso principale della Basilica Cattedrale di Santo Stefano affrescata con Storie della Vergine e della Cintola(1392-95), opera di Agnolo Gaddi con sopraffina tecnica e luminosi colori. La Cappella fu poi racchiusa da una splendida cancellata rinascimentale in bronzo, opera di Maso di Bartolomeo. Sull'altare è posta una preziosa statua della Madonna col Bambino, capolavoro del primo Trecento di Giovanni Pisano.

Riconosciuta dal Vaticano(è la seconda reliquia più importante al mondo, dopo la Sacra Sindone), la Cintola viene mostrata ai fedeli cinque volte l'anno (8 settembre, Natale, Pasqua, primo maggio, 15 agosto) dal Pulpito di Donatello appositamente costruito sull'angolo destro della facciata della Cattedrale. [2]

Arte in Toscana | La Sacra Cintola e la Madonna della Cintola

Eventi in Toscana | La Sacra Cintola


   
     

 

 
   
   
[0] [Fonte: www.palazzopretorio.prato.it]
[1] [Fonte: Affreschi di Filippo Lippi nella Cattedraledi Santo Stefano, Prato | www.beniculturali.it]
[2] Come narra un antichissimo testo apocrifo risalente al V-VI secolo, dopo la morte della Madonna San Tommaso contemplò la Vergine mentre veniva assunta in cielo ed ebbe da lei in dono la Cintola. La Cintola fu poi consegnata ad un sacerdote e conservata per secoli dai suoi discendenti. Dopo la prima crociata un mercante e pellegrino pratese, Michele, a Gerusalemme si innamorò di una ragazza, Maria, figlia di un sacerdote orientale e la sposò in segreto contro il volere del padre di lei. Michele ricevette in dote la Cintola. Tornato a Prato intorno al 1141, Michele non parlò a nessuno della Cintola e solo in punto di morte, circa trenta anni dopo, la donò al preposto della Pieve di Santo Stefano. La Sacra Cintola, dopo il verificarsi di numerosi prodigi, divenne oggetto di culto e meta di pellegrinaggi. Oltre a grandi folle di fedeli, la Cintola fu venerata da molti illustri personaggi: fra questi si annoverano San Francesco (nel 1212), Alessandro V e il Re Luigi d'Angiò (nel 1409), San Bernardino (nel 1424), il Papa Eugenio IV e l'Imperatore bizantino Giovanni Paleologo (nel 1439), Giovanna d'Austria (nel 1565 e Maria de' Medici (nel 1600).

Bibliografia

Antonio Paolucci, Filippo Lippi, Giunti Editore 2007

Agnolo Gaddi e la Cappella della Cintola. La storia, l’arte, il restauro,a cura di Isabella Lapi Ballerini Polistampa 2009,
ISBN: 978-88-596-0686-4

Gloria Fossi, Filippo Lippi, Scala 1989

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0

Rylands, Philip, "Palma Vecchio's 'Assumption of the Virgin'", The Burlington Magazine, Vol. 119, No. 889, (Apr., 1977), pp. 244–250, JSTOR

Scoville, Chester Norman, Saints And The Audience In Middle English Biblical Drama, 2004, University of Toronto Press, ISBN 0802089445google books

Borsook, Eve, "Fra Filippo Lippi and the Murals for Prato Cathedral", Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, Vol. 19, No. 1 (1975), pp. 1–148, XXXII, Kunsthistorisches Institut in Florenz, Max-Planck-Institut, JSTOR

Cadogan, Jean K., "The Chapel of the Holy Belt in Prato: Piety and Politics in Fourteenth-Century Tuscany", Artibus et Historiae, Vol. 30, No. 60 (2009), pp. 107–137, IRSA s.c., JSTOR

Cassidy (1988)": Cassidy, Brendan, "The Assumption of the Virgin on the Tabernacle of Orsanmichele", Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, Vol. 51, (1988), pp. 174–180, The Warburg Institute, JSTOR

Cassidy (1991)": Cassidy, Brendan, "A Relic, Some Pictures and the Mothers of Florence in the Late Fourteenth Century", Gesta, Vol. 30, No. 2 (1991), pp. 91–99, The University of Chicago Press on behalf of the International Center of Medieval Art, JSTOR

Rylands, Philip, "Palma Vecchio's 'Assumption of the Virgin'", The Burlington Magazine, Vol. 119, No. 889, (Apr., 1977), pp. 244–250, JSTOR

Scoville, Chester Norman, Saints And The Audience In Middle English Biblical Drama, 2004, University of Toronto Press, ISBN 0802089445google books


 

Autoritratto di Filippo Lippi, dettaglio dell'Incoronazione della Vergine, 1441-1447 circa

 

 

Fra Filippo Lippi, The Funeral of St Stephen (detail), 1460, fresco, Prato Cathedral
Fra Filippo Lippi, The Funeral of St Stephen (detail), 1460, fresco, Prato Cathedral


Museo dell’Opera del Duomo | Learn more about the Museo dell’Opera del Duomo, visit the website www.diocesiprato.it

Arte in Toscana | Filippo Lippi | Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista a Prato

Palazzo Datini | Per saperne di più : www.museocasadatini.it
Francesco di Marco Datini, L'originario Palazzo Datini, quale risultava alla morte del mercante, era assai diverso da quello che vediamo oggi. In quel palazzo e nei suoi annessi Francesco Datini aveva investito molte risorse economiche, ma anche intellettuali ed emotive, trasformando un intero isolato e i suoi annessi in un segno forte della sua personalità, impresso nel cuore della città che gli aveva dato le origini e dalla quale era partito per costruire la sua fortuna.

           
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Vacanze in Maremma | I migliori siti vacanze in Toscana | Podere Santa Pia


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YouTube | Da Donatello a Lippi. Officina Pratese

Il filmato, visibile all'ingresso della mostra, introduce alla visita di "Da
Donatello a Lippi. Officina Pratese" spiegando, in breve, il legame fra le opere
e la città. Al suo interno un intervento di Sandro Veronesi sottolinea la
necessità di valorizzare il patrimonio artistico di Prato, ancora non
adeguatamente conosciuto.
Sandro Veronesi (Prato, 1º aprile 1959) è uno scrittore italiano, fratello del regista Giovanni Veronesi.