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Castelnuovo Berardenga, Abbazia d'Ombrone


Walking trails in Tuscany Travel guide for Tuscany
       
   

Castelnuovo Berardenga


   
   

Castelnuovo Berardenga
è il comune più meridionale del Chianti, là dove il paesaggio collinare e selvoso tende a mutarsi in quello delle Crete Senesi. Il paese di Castelnuovo si trova a circa 20 chilometri da Siena, nell’alta valle del fiume Ombrone.

Il nome Berardenga deriva dal conte Berardo di stirpe franca, vissuto nella seconda meta del X secolo.
Al centro del paese si trova lo splendido vicolo dell'Arco, caratterizzato da ripide scale in pietra e sormontato da un arco timpanato con un elegante bassorilievo. Vicino si trova la Chiesa di San Giusto e Clemente costruita a metà dell'Ottocento in stile neoclassico. All'interno è conservata una Madonna con Bambino e angeli di un artista senese del Rinascimento.

Poco distante c'è la Chiesa della Madonna del Patrocinio che conserva una venerata Madonna in terracotta invetriata del XIV secolo, ritrovata tra le rovine del castello dove oggi sorge il Vicolo dell'Arco. Un'altra attrazione di Castelnuovo Berardenga è certamente la Villa Chigi Saracini, costruita alla metà dell'Ottocento e circondata da un giardino all'italiana e da un parco all'inglese. La villa fu voluta dal conte Guido Saracini, grande cultore della musica e fondatore dell'Accademia Musicale Chigiana di Siena.
Ma forse ciò che rende Castelnuovo Berardenga una meta turistica sono i suoi splendidi dintorni, costellati di castelli e borghi fortificati, ville e chiese. Tra i più famosi e meritevoli il borgo di San Gusmè, la Certosa di Pontignano, il Castello di Montalto e Villa Arceno, per citare alcuni.[1]
Il territorio comunale è punteggiato da numerose ville di pregio, costruite da aristocratici della vicina Siena:
Villa Arceno, Villa di Catignano o Villa Sergardi, Villa Chigi Lucarini Saracini, Villa di Geggiano o Villa Bianchi-Bandinelli, Villa di Monaciano, Villa Pagliaia, Villa di Sestano, Villa di Fagnano o Villa Terrosi Vagnoli e la Villa Avanzati.
La Villa di GeggIano, dove Bernardo Bertoluccci ha girato le scene della festa del suo film lo ballo da Sola, g


Storia

Le origini medioevali


Sotto nome di territorio o distretto della Berardenga si sottintendeva anche nei tempi della Repubblica senese la porzione di quello stato compresa tra le sorgenti del torrente Bozzone e quelle dell'Ambra, fra il Chianti alto e il fiume Biena sino alle Taverne d'Arbia.

Il nome deriva dalla Contea dei Berardenghi, che prese il nome da uno dei figli del conte Wuinigi (Giunigi) di Ranieri, appartenente alla popolazione dei Franchi Salii, sceso in Italia in qualità di Legato dell'Imperatore Ludovico il Pio (865), poi divenuto Governatore politico di Siena (867-881) e di Roselle (868). Egli si chiamava Berardo e questo nome, ripetuto costantemente dai discendenti, diede poi il nome anche al territorio.

Lo stipite, donde ebbe nome la Contea Berardenga, parte senza dubbio da quel Castelnuovo, fondato dalla Repubblica di Siena, come punto di sorveglianza del confine verso Firenze e Arezzo, dopo una delibera datata 26 luglio 1366. In quest'epoca la parte superiore del colle venne circondata di mura affidandone la direzione a Mino Dei di Siena (1373-1374). Contemporaneamente alla fondazione fu dato a Castelnuovo uno statuto comunitativo aggregando al suo distretto i comunelli di Guistrigona, Pacina, Sestano, Ripalta, S. Giusto fuori di Castelnuovo, S. Quirico, Curina, Cerro grosso, Arceno, Orgiale, Nebbina, Vacchereccia, e Valcortese. Del castello si conserva oggi una torre e poco più.

L'antica chiesa parrocchiale di San Giusto, situata poco lontano da Castelnuovo è rammentata molto tempo prima che fosse edificato il castello, tra le filiali della vicina antichissima pieve di Pacina, nota per le prime contese fra i senesi e gli aretini sui confini diocesani risalenti al secolo VII.

Poco dopo il completamento delle mura del castello, Giovanni Acuto, alla testa di un esercito fiorentino, sopraggiunse nel 1382 assalendolo senza però successo. Di nuovo nel 1478 e 1479 il castello venne assediato dai fiorentini nel tentativo di strapparlo ai senesi.

Fu tentato altre volte (1478 e 1479) di sorprendere e togliere ai senesi questo baluardo dall'oste fiorentino; tali eventi ed altre circostanze obbligarono i governanti della Repubblica di Siena ad aumentare le fortificazioni, che vennero messe in opera sul cadere del XV secolo, con un nuovo giro di mura, corroborate da sette torri, una sola delle quali sussiste tuttora.
L'età moderna

Nel 1511 Castelnuovo fu ceduto a Belisario Bulgarini, sotto il titolo di Potestà, al quale subentrò un individuo della famiglia Bellarmati, che tenne il castello fino al 1526, quando tornò sotto il dominio diretto di Siena.

Nel 1554 Castelnuovo Berardenga subì la sorte della madrepatria, incorporata al dominio assoluto del primo Granduca di Toscana.[2]

La battaglia di Montaperti fu combattuta a Montaperti, pochi chilometri a sud-est di Siena, il 4 settembre 1260, tra le truppe guelfe capeggiate da Firenze e quelle ghibelline capeggiate da Siena.

La vittoria dei senesi e dei loro alleati segnò, per un breve periodo, il dominio della fazione ghibellina sulla Toscana, con ripercussioni anche sui precari equilibri del resto d'Italia.


Villa Arceno, Castelnuovo Berardenga, raggiungibile dalla villa attraverso un viale di cipressi

 

   
   

Monumenti e luoghi di interesse



 

Torre Civica o dell'orologio

La torre civica dell'orologio, faceva parte originariamente del sistema difensivo di
Castelnuovo.
Situato al centro dei vasti ossessi degli Ugurgieri della Berardenga, il luogo venne fortificato dalla Repubblica di Siena a partire dal 23 luglio 1366 affidandone i lavori a Mino Dei, senese, il quale cinse di mura la parte più alta del colle.

Per le visite
Domenica e festivi: ore 9 – 12, da aprile a settembre, e ore 10 – 13, da ottobre a marzo

Numerose chiesette romaniche, sparse per il territorio, ricordano il grande sviluppo economico e demografico nel XII e XIII secolo.
Della più antica organizzazione territoriale ne sono testimonianze, ancora evidenti, la Pieve di Asciata e quelle di San Felice in Pincis e di Pacina.

Chiesa dei SS. Giusto e Clemente

   
La Propositura dei Santi Giusto e Clemente si trova a Castelnuovo Berardenga.
La neoclassica chiesa fu progettata da Agostino Fantastici ed eretta nel 1843-1846 su commissione del conte Alessandro Lucarini Saracini.
A croce greca con abside, è preceduta da un pronao composto da quattro colonne con capitelli ionici sorreggenti il frontone.
All'interno, coperto a volte, una Madonna col Bambino e angeli, scomparto centrale di un polittico di Giovanni di Paolo (1426); alla sua sinistra è un Riposo nella fuga in Egitto, copia da Correggio forse di mano di Francesco Nasini. Si conservano anche la Madonna col Bambino di Andrea di Niccolò, una Sacra famiglia con Santa Caterina da Siena attribuita ad Arcangelo Salimbeni, e due copie seicentesche della Deposizione di Alessandro Casolani e della Crocifissione di Ventura Salimbeni.


Mercato Settimanale
di Castelnuovo Berardenga
Piazza Matteott, il giovedì
Dalle 8,30 alle 13,00

Ufficio Turistico Comunale | Via del Chianti, 61

Trekking in Toscana | Castelnuovo Berardenga, tra il Chianti e le Crete Senesi | Anello delle Biancane di Leonina

Comune Castelnuovo Berardenga

 

 
Il territorio della Berardenga è inoltre territorio di borghi medievali, pievi e castelli, testimonianze di un’antica civiltà: San Gusmè, Villa a Sesta, San Felice, Cetamura, Castell’in Villa, Bossi, Pieve a Pacina, Montalto, Badia d’Ombrone, Monastero d’Ombrone, Pievasciata, Vagliagli ed altri ancora. Significativa è la presenza di ville e giardini storici: Villa Chigi-Saracini in particolare, situata nel centro del capoluogo, ma anche Arceno, La Pagliaia, Pontignano, Catignano, Sestano e Geggiano. La moda dei parchi romantici è ottocentesca ed ha in Agostino Fantastici, architetto senese, il più famoso degli artefici.

La Villa Chigi Saracini si trova nel centro di Castelnuovo Berardenga.
La realizzazione della villa, progettata agli inizi del XIX secolo dal proprietario Galgano Lucarini Saracini, portò uno stravolgimento all'assetto urbanistico del paese, con l'abbattimento della cinta muraria del castello, sostituita da un muro di contenimento.
L'edificio, a pianta rettangolare, si sviluppa su tre piani di cui quello a terreno è rivestito a bugnato mentre i superiori sono intonacati. Sui prospetti principali si aprono due portoni d'accesso ad arco a tutto sesto, fiancheggiati da doppie lesene terminanti con mensole che sostengono i balconi di coronamento.

Su ogni facciata principale è posto uno stemma, sul prospetto nord quello dei Chigi Della Rovere, sul prospetto sud quello dei Saracini Marescotti.
Il parco, ispirato al tipo romantico, fu progettato da Agostino Fantastici nel 1834 così come le strutture architettoniche d'arredo, il ponte carrabile a tre arcate, che collega la villa alla collina di San Quirico e il Kaffeehaus.

La parte anteriore della villa, quella dove il Fantastici è intervenuto maggiormente, è composta da un prato dove si trova un laghetto circondato da muschi e spugne di forma quasi circolare, di fronte al quale si attesta il Kaffeehaus. Questo, d'ispirazione neoclassica, divide il parco dal piccolo giardino all'italiana, posto nel piazzale antistante la villa e caratterizzato da geometriche siepi in bosso adornate da aiuole di fiori. L'edificio, a forma di parallelepipedo, ha un prospetto scandito da quattro colonne doriche in travertino, che sostengono una trabeazione, ai cui lati si aprono due nicchie semicircolari che ospitano le statue in terracotta di Flora e Artemide; è collegato al giardino superiore da una doppia scala con ringhiera.

Il parco ricco di alberi e arbusti raggruppati secondo le diverse tonalità di verde delle piante quali platani, faggi, tigli, cedri, lecci e allori, tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, fu oggetto d'integrazioni e modifiche per iniziativa del conte Guido Lucarini Saracini, musicista e fondatore dell'Accademia Musicale Chigiana, il quale vi collocò una serie di statue dedicate ai grandi musicisti.

Nel piazzale, di forma circolare, venne posta una colonna monumento a Michelangelo Buonarroti, opera dello scultore senese Tito Sarrocchi, che dette il nome al piazzale stesso. In un altro piazzale, ornato di fiori e situato tra il ponte e il cancello d'ingresso al parco, fu collocata una grande fontana in marmo, a due tazze, opera anch'essa del Sarrocchi.

Al di sotto del piazzale d'accesso, lungo il viale che conduce alla fontana del Sarrocchi, vi è un piccolo ninfeo di forma semicircolare raggiungibile attraverso alcuni gradini in travertino. Elemento importante del parco è la viabilità realizzata dai vialetti e sentieri tortuosi che salgono e scendono.

Gardens in Tuscany | Villa Chigi Saracini

Indirrizzo: Castelnuovo Berardenga, Via delle Crete Senesi
Orario di apertura: domenica e festivi inverno 10.00-17.00 estate 10.00-20.00


 

Villa Chigi Saracini

 

Villa Chigi Saracini

 

 

La Pieve di Santa Maria a Pacina si trova a Pàcina nel Comune di Castelnuovo Berardenga.
La chiesa, di antiche origini, a tre navate concluse da tre absidi (ma quella destra è andata perduta), appare oggi nelle vesti di un rifacimento del XVIII secolo, che ha determinato anche il suo allungamento fino al campanile.

In origine aveva un minore sviluppo, con il campanile cilindrico contrapposto alla facciata, denunciando una notevole arcaicità, provata non solo dalla forma della torre campanaria, ma anche dal rozzo paramento murario della parte terminale della chiesa e dal coronamento con rudimentali archetti pensili delle pareti di sopraelevazione della navata centrale.

All'interno, tela di Giovanni Bruni (metà XIX secolo) con San Domenico e Santa Caterina, contenente una Madonna col Bambino di Andrea di Niccolò.

 

Pieve di Santa Maria a Pacina

La Villa di Geggiano


Villa di Geggiano o Villa Bianchi Bandinelli


La Villa di Geggiano, dal 1527 di proprietà della famiglia Bianchi Bandinelli, si trova nel comune di Castelnuovo Berardenga. L'edificio, di proprietà della famiglia Bianchi Bandinelli fin dal 1530, era originariamente un casolare che venne trasformato nel 1768 in una grande villa con cappella e giardino, in occasione del matrimonio di Anton Domenico Bianchi Bandinelli con Cecilia Chigi.


Architettura

La villa, a pianta rettangolare, si sviluppa su tre piani con una attico centrale che si eleva per un altro piano. Ai fianchi dell'edificio sono addossati due corpi, di cui quello a destra, contiene la cappella gentilizia, dedicata alla Madonna del Rosario. La facciata, estremamente semplice, è rivolta verso il giardino, al cui centro si apre un portone sormontato da un balcone, ed è appena ritmata da piatte lesene e cornici marcapiano.

L'interno della villa è impreziosito un rarissimo caso di arredamento settecentesco rimasto intatto sin dall'ultima sistemazione avvenuta tra il 1768 e il 1779. Sina dal vestibolo colpiscono gli affreschi delle scene delle stagioni e i ritratti della famiglia e dei conoscenti amici, opera del tirolese Ignazio Moder. Lo spirito cosmopolita di Mario Bianchi Bandinelli si manifesta anche in altre scelte esotiche, come le carte da parati parigine, i panni con le cineserie ed altri arredi eccentrici ma di buon gusto.

Al primo piano si è anche conservata la camera con letto a baldacchino dove dormì Vittorio Alfieri, ospite della villa.


Il parco


I giardini

Un lungo viale alberato, di cipressi nel primo tratto e di lecci nel secondo, termina al cancello d'ingresso, posto parallelamente al teatro di verzura, sul lato sud del giardino.

All'interno del giardino sono riconoscibili due zone: una antistante la villa nota come il Piazzone, l'altra l'orto-giardino. La prima è impostata, rispetto alla facciata su un asse di simmetria, ai cui lati si trovano grandi aiuole a prato contornate da basse siepi di bosso, e si conclude, a sud, con il settecentesco teatro di verzura. Questo, leggermente sopraelevato è circondato da alte siepi di alloro e da un proscenio, composto da due arcate gemelle, sormontate da trionfali frontoni in cui sono inseriti gli stemmi delle famiglie Bianchi Bandinelli e Chigi Zondadari. Le arcate sono ornate da nicchie contenenti le statue della Tragedia e della Commedia, scolpite dallo scultore maltese Bosio.

Qui l'Alfieri mise in scena una delle sue tragedie (non sappiamo quale, forse la Mirra), quando nel 1783 si stampò a Siena la prima edizione delle sue opere teatrali: pare che indispettito dal dilettantismo degli attori egli stesso recitò una parte.

Tutto il giardino è cinto da un alto muro ove si aprono sei cancelli, fiancheggiati da monumentali pilastri coronati da vasi e statue di scimmiette in terracotta. Le aperture si trovano due a sud, ai lati del teatro, due ad ovest, per l'accesso all'orto, una ad est, verso la campagna e un'altra a nord, a fianco della villa. L'orto-giardino, che occupa una porzione quadrata di terreno ad ovest, culmina con una peschiera in muratura di forma semicircolare ed è organizzato secondo il tipo all'italiana, con geometriche aiuole disposte attorno ad un pozzo.

Gli interni e gli esterni della villa, compresa la parte anteriore della facciata, sono stati utilizzati per girare alcune scene del film di Bernardo Bertolucci Io ballo da sola del 1996.

Cinema | Film in Toscana | (Io ballo da sola (Stealing Beauty) (Bernardo Bertolucci, 1996)

Musica Reale presenta i membri della Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam in variazioni di ensemble da camera per diverse composizioni.

www.musica-reale.com

Villa di Geggiano
53019 Pianella (Siena) Italia
Tel. 0577 356 879
www.villadigeggiano.com

 



Il Castello di Montalto

   
Il Castello di Montalto (o di Montalto Palmieri) si trova nel comune di Castelnuovo Berardenga, ad est di Siena, in una zona conosciuta come “la Berardenga” [1], un vasto territorio nella regione del Chianti in Toscana.

La maggior parte del castello è di origine medievale, con alcune parti precedenti all'anno mille. Il fortilizio ebbe grande importanza strategica dal XIII al XV secolo per la sua posizione sul confine fra Siena e Firenze. [0] Varie opere di restauro furono eseguite nel 1500 e nel 1800.
Montalto si innalza su una collina sovrastante il fiume Ambra. Oltrepassando un grande arco sormontato da una torre con caditoie si accede al cortile interno con al centro un pozzo. Sulla destra si erge la chiesa dedicata a San Martino di Tours, e sulla facciata interna della torre d’ingresso si trova un grande affresco che ritrae la famosa scena del Santo che offre il proprio mantello ad un mendicante.

Sul lato sinistro del cortile si apre un loggiato con quattro archi, dal quale si accede alla grande Sala d’Armi caratterizzata da un grande camino e da una ricca collezione di lance, armature e armi sia bianche che da fuoco provenienti dal XIV secolo in avanti. Negli spazi tra i capitelli che sorreggono le grandi travi di legno del soffitto si osservano pitture che raffigurano stemmi gentilizi, scene di vita quotidiana (caccia, agricoltura) e i poderi che erano legati al castello nel XVI secolo.

I merli e le feritoie della torre di guardia con base a scarpa attestano al suo ruolo di fortezza difensiva sul confine fra le perenni rivali Siena e Firenze. Sei altri edifici completano il piccolo villaggio, ed il complesso è circondato da una cinta di mura in pietra e mattoni che nel corso dei secoli hanno subito numerosi rifacimenti.²

Castello di Montalto
Strada di Montalto, 16 - Castelnuovo Berardenga
tel. (+39) 0577 355675
Sito web: www.montalto.it


 
Il Giardino della Villa di Monaciano è ancora oggi il cuore di una grande azienda agricola situata a 5 chilometri dal centro di Siena, sulla stada statale n.408 dei castelli del Chianti Classico.
La villa è documentata fin dal secolo XVIII, ma l’impianto attuale è il risultato di un progetto unitario di trasformazione del complesso avvenuto nella seconda metà dell’ottocento, ad opera del proprietario Alessandro Pucci Sansedoni, nobile senese, uomo di cultura, anche botanica, vissuto a Firenze nel periodo di trasformazione della città in capitale d’Italia. Non si sa chi sia stato il progettista che, per la cultura architettonica che esprime, sembra lontano dalla tradizione senese, avvicinandosi invece tipologicamente all’architettura fiorentina realizzata in quegli anni dall’arch. Giuseppe Poggi.

Il Sansedoni, nello spirito di rinnovamento del gusto che imperava nella Firenze dell’epoca, costruì un complesso di villa e giardino innovativo, spostando la strada di accesso, demolendo le vecchie mura che circondavano il giardino e creando un parco romantico nello stile di quelli che a Firenze si andavano costruendo sotto la guida dell’architetto Poggi e della famiglia dei giardinieri Pucci.

Il giardino che si estende per circa tre ettari, occupa uno spazio degradante dalla villa verso la campagna ed è diviso in due parti sostanzialmente molto diverse.

Gardens in Tuscany | Villa di Monaciano


 

Villa di Monaciano

La Certosa di Pontignano

   
La Certosa di San Pietro, detta anche Certosa di Pontignano, si trova a Pontignano.
La certosa di san Pietro a Pontignano era una delle tre sorte nel territorio senese insieme a quella di Maggiano e a quella, oggi scomparsa di Belriguardo. Venne fondata nel 1343 da Bindo di Falcone Petroni il quale assegnò per il mantenimento anche dei beni posti nei comunelli di Cellole e Misciano.
Del complesso monastico di epoca medievale rimangono solo parte delle strutture, soprattutto in corrispondenza della chiesa.

La chiesa, dedicata a San Pietro, sebbene notevolmente trasformata e arricchita all'interno è la struttura che principalmente lascia intravedere i caratteri originari.

La Certosa di Pontignano è il Centro Congressi dell'Università degli Studi di Siena con annessa foresteria.
Da anni è una prestigiosa sede che si occupa di turismo congressuale, anche se l'accesso è riservato agli ospiti dell'Università degli Studi di Siena, il target dei congressi e convegni che vi vengono organizzati ha raggiunto dei livelli molto elevati.

Gardens in Tuscany | La Certosa di Pontignano


 

Certosa di Pontignano

Mappa pił grande

 

 


La pieve di Santa Maria a Spaltenna

 
La pieve di Santa Maria a Spaltenna è un edificio religioso che si trova nel comune di Gaiole in Chianti.
La località di Spaltenna è ricordata fino dal 1030 in alcune pergamene della Badia di Coltibuono. A Spaltenna fu trasferita la pieve di San Pietro in Avenano (1102-1110), che prese il nome di Santa Maria a Spaltenna e fu trasformata in pieve "munita". La chiesa di San Pietro in Avenano mantenne questo nome fino al 1153 quando, nella bolla di Anastasio IV al vescovo di Fiesole, essa veniva citata dal papa come pieve di Santa Maria a Spaltenna.
È una chiesa romanica, con tre navate ed un'abside. Le sue mura e la torre campanaria sono costituite da filaretti di alberese di colore cinerino. La facciata ha un'apertura rettangolare.
A fianco della pieve c'è la fattoria, ristrutturata . La fattoria con i locali monastici, beni posseduti da molte chiese, era un beneficio ambito dalle famiglie più ricche dell'epoca, che cercavano di averne il possesso: Santa Maria a Spaltenna divenne proprietà dei Ricasoli, già proprietari anche dei terreni e della fattoria della Pieve di San Polo in Rosso.


Monastero d'Ombrone

 

La Pieve di Santa Maria a Spaltenna

Il Monastero di San Salvatore si trova a Badia Monastero nel comune di Castelnuovo Berardenga. Badia Monastero, detta anche Baia Berardenga o Badia d’Ombrone, attualmente e' una villa fattoria situata nel comune di Castelnuovo Berardenga, ma un tempo era un grande complesso formato da abbazia e chiesa: nei primi del Novecento le antiche strutture sono state interessate da un intervento radicale, volto alla completa ridefinizione dei prospetti secondo un gusto eclettico di forme neogotiche e neorinascimentali.

Di fondazione longobarda, nel XIX secolo fu trasformato in villa.
La chiesa presenta un impianto a croce latina, con una navata di breve sviluppo, perché accorciata per creare un accesso diretto al chiostro.

In origine la facciata si attestava all'alta torre campanaria, una delle più belle del Senese. La parte presbiteriale conserva i caratteri romanici, con i bracci del transetto coperti con crociere, l'abside semicircolare e la cupola ellittica protetta esternamente da un tiburio ottagonale. La plastica dei capitelli, la decorazione esterna ad arcate cieche, la presenza di rombi e di tondi scorniciati, un accenno di bicromia denunciano un'influenza pisana.
Più antica della chiesa appare la cripta, appartenuta a un edificio precedente.

Gardens in Tuscany | Badia Monastero


 

Abbazia d'Ombrone
La fortezza di Montegiachi è stata costruita in tale località per volere di Antonio Maria di Checco Cinughi, antenato degli attuali proprietari e costituisce una delle tante proprietà dei conti Cinughi nel territorio di Castelnuovo. La costruzione risale sicuramente a prima del 1522, anno in cui, a seguito di testamento, Antonio Maria lasciava la villa ai figli Valerio e Alessandro. Nel 1827 fu eseguito un attento rilievo alla villa ed annessi a cui seguì una ristrutturazione di alcune parti dell’edificio.

   
La Villa di Catignano si trova in località Catignano. Risalente alla seconda metà del XVI secolo, essa deve il suo aspetto attuale ad una ristrutturazione tardo seicentesca, voluta da Claudio Sergardi.
L'accesso avviene attraverso un bel cancello in ferro battuto, sostenuto da due pilastri in travertino, che immette in un cortile trapezoidale in cui si affacciano l'edificio padronale, la tinaia, la fattoria, le scuderie e la cappella, quest'ultima costruita nel 1697 su progetto dello scultore e architetto senese Jacopo Franchini.

La villa, costituita da un blocco di forma rettangolare, non presenta elementi decorativi di pregio, l'unica particolarità esterna è l'angolo sud-est completamente smussato sul quale è murato il blasone della famiglia Sergardi. La villa, oggi di proprietà di un discendente della famiglia Sergardi, dopo essere stata restaurata nella prima metà del XX secolo, è adibita a residence turistico.
Parte della Villa di Catignano, costruita alla fine del XVII secolo per volere di Quinto Settano, cultore di lettere ed arti ed avo degli attuali proprietari, è oggi destinata alla accoglienza degli ospiti che amino armonie di memorie ed antichi decori: la dimora gentilizia, che guarda Siena e le statue delle Quattro Stagioni poste ad ornamento del giardino all'italiana.

Gardens in Tuscany | Villa di Catignano
Fattoria di Catignano | Località Catignano - 53010 Pianella, Siena


 

Villa di Catignano

Vagliaglii, antico borgo del XIII secolo, è situato a 511 metri di altitudine, lungo la strada provinciale che conduce a Radda in Chianti. La prima citazione del villaggio di Vagliagli risale al 1226 e riguarda la chiesa locale, di origine romanica, di cui rimane traccia nel campanile dalle linee classiche. A lato della chiesa si possono intravedere i resti di un edificio in filaretto di alberese (un tipo di calcare argilloso di colore grigio o giallognolo) con tracce del portale ad arco acuto.

Situato al centro di una splendida conca dalla quale si gode una vastissima veduta, Vagliagli è una delle località più frequentate dai turisti chiantigiani per la bellezza del borgo e la magnifica posizione paesaggistica. A fine settembre, ogni anno, gli abitanti di Vagliagli organizzano la Festa dell'Uva per festeggiare la vendemmia.

La chiesa di San Cristoforo a Vagliagli, è attestata fin dal 1226, ma l'edificio attuale, con facciata di gusto neomedievale, risale alla fine del XIX - inizio del XX secolo. L'interno ad unica navata conserva opere di notevole interesse tra cui un affresco della Scuola Senese del XVI secolo, raffigurante San Cristoforo, San Bernardino e San Sebastiano.

Nel fianco sinistro si apre la cappella della Compagnia, ove ricordiamo un trittico a fondo oro datato 1940 di Icilio Federico Joni.
Una curiosità sull'etimologia del toponimo: Vagliagli significa letteralmente valle degli agli. L’aglio selvatico appare anche nello stemma del paese: una mano che stringe un mazzo di agli.


 

Sicuro morì ai Ponticini

Questo proverbio toscano prende origine dalla frazione di San Giovanni a Cerreto. Luigi Brogi, soprannominato "Sicuro", era un mercante che, nei primi del 1900, si recava da San Giovanni a Siena tutti i giorni per vendere le proprie merci. La mattina del 18 Aprile 1923 fu assalito, derubato e ucciso da due briganti nei pressi dei "Ponticini", un centinaio di metri distanti da San Giovanni. Nel luogo della morte si erge una lapide in suo onore.

 

Lapide di Luigi Brogi (San Giovanni a Cerreto)
Lapide di Luigi Brogi (San Giovanni a Cerreto)

Pievasciata

 
Il Parco Sculture del Chianti è una mostra permanente all'aperto di installazioni e sculture.
Numerosi artisti di pregio internazionale, provenienti dai cinque continenti, hanno messo alla prova la propria creatività ed il proprio stile, realizzando imponenti opere d'arte contemporanea.
Nei mesi di Giugno, Luglio ed Agosto, concerti di musica classica, jazz, opera, tango ed altri generi musicali hanno luogo in una cornice molto suggestiva: l’Anfiteatro

Loc. La Fornace S.P. 9 53010 Pievasciata (Siena)

Orari

Da Aprile ad Ottobre dalle 10:00 al tramonto
Da Novembre a Marzo si consiglia di telefonare prima della visita 0577-35.71.51

www.chiantisculpturepark.it


 
San Gusmè è una frazione del comune di Castelnuovo Berardenga, situata a nord rispetto al capoluogo. È ubicato all'inizio della strada provinciale che collega la statale 484 al valdarno, sul crinale di una collina.
Si tratta di un piccolo agglomerato ancora conservato dalle sue mura circolari ancora quasi totalmente integre. All'interno delle mura stesse trovano posto la chiesa parrocchiale, intitolata ai Santi Cosma e Damiano, e la chiesa della Compagnia, intitolata alla Santissima Annunziata, che ospita una tela attribuita a Pietro Sorri ed adornata dal tipico campanile.

Appena fuori dal paese sono ubicate le sorgenti del fiume Ombrone.
La Pieve dei Santi Cosma e Damiano si trova a San Gusmè, una frazione di Castelnuovo Berardenga. È nota fin dall'867, ma l'attuale edificio in stile neoromanico, con facciata a capanna ornata di una bifora, risale al XX secolo.
All'interno del borgo fortificato si trova anche la chiesa della Compagnia della Santissima Annunziata, dallo svettante campanile neomedievale edificato tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo.

San Gusmè viene citato per la prima volta in un atto di vendita del febbraio 867 in cui il conte senese Winigi di Ranieri dona al Monastero di San Salvatore della Berardenga tutti i suoi beni compresi nei dintorni della chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Nel XII secolo il paese era un feudo della famiglia Ricasoli; feudo confermato dall' imperatore Arrigo VI nel 1187. Nel 1478 le truppe di re Alfonso di Aragona occuparono il castello. Durante la guerra di Siena il 25 febbraio 1554 si tenne uno scontro militare tra gli Imperiali e i Senesi mentre il 13 maggio 1554 l'esercito imperiale saccheggiò e bruciò il paese. San Gusmè fu anche la sede di una comunità autonoma che venne riunita al comune di Castelnuovo Berardenga il 2 giugno 1777.

Nelle immediate vicinanze sono la settecentesca Villa di Arceno, con il suo grande parco romantico aperto al pubblico dall'alba al tramonto, Cetamura, antico insediamento etrusco presso le sorgenti del fiume Ombrone e, dal XII secolo, sede fortificata della linea difensiva senese, e Sestaccia, altra importante fortificazione della quale esistono ancora i resti di una torre quadrangolare e un bastione un tempo a difesa della porta di accesso.


 

San Gusmè piazza
Il Castello di Brolio Castello di Brolio si trova in località Brolio a Gaiole in Chianti, sul dorso di un poggio che si stacca da uno sprone occidentale dei monti del Chianti alto fra Monte Fienali e Monte Luco Berardenga, fiancheggiato dai torrenti Malena e Dudda tributari dell'Arbia.

Il Castello di Brolio è uno dei luoghi più interessanti del Chianti Classico per la sua importanza storica, architettonica e la suggestiva imponenza. l suo nome deriva dal germanico “broilo” che significa “orto” e ci testimonia che già al tempo del ducato longobardo di Tuscia esisteva qui uno stanziamento. Dal 1141 il castello appartiene alla famiglia Ricasoli.

 
Castello Brolio
Castello Brolio

Bucine | Rapale e il Castello di Rapale

   

Rapale è un piccolo centro del Comune di Bucine, che conserva ancora oggi il tipico aspetto del castello medievale.

L‘antico nucleo fortificato di Rapale costituisce uno dei luoghi più panoramici di tutta la zona. Sulle mura superstiti dell‘antico castello è interessante notare l‘abbondanza di piante di cappero, ciuffi di rosmarino e violacciocche, paritarie ed elicrisi.
Cenni storici
Trovandosi molto vicino a Siena il castello di Rapale fu sede di intense lotte tra Firenze e Siena. La Repubblica Fiorentina ne divenne proprietaria nel 1404, ma anche dopo questo nel 1430 fu conquistata dai Senesi fino al 1433 quando tornò sotto il dominio di Firenze. Passò sotto il comune di Bucine come tutti gli altri castelli della zona alla fine del‘700.
Portandosi sulla strada sterrata che conduce a Sogna, si incontra un piccolo edificio di probabile origine settecentesca, oggi adibito a capanna, con interessanti incisioni (…Aprile 1717…). Poco oltre, una piccola cappella racchiude una Madonna con Bambino in gesso, che sostituisce l‘originale in ceramica recentemente trafugato. Dopo un primo tratto del percorso, si incontra una stradella che, a destra, scende in basso verso le rovine del Mulin della Buca, sul borro di Lusignana.

www.comune.bucine.ar.it

 

 



 
   

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Nel comune di Castelnuovo si trovano i piccoli centri urbani di Montaperti, celebre per la famosa battaglia medievale tra guelfi e ghibellini, Casetta, Pianella, Ponte a Bozzone (dove è situata la Villa di Geggiano), Quercegrossa, che ha dato i natali al famoso scultore Jacopo della Quercia, San Gusmè, Vagliagli, e San Giovanni a Cerreto, e i nuclei abitati di Abbazia Monastero, Barca, Bivio Santo Stefano, Bossi, Campi, Castell'In Villa, Catignano, Chieci, Cignano, Colonna del Grillo, Corsignano, Curina, Geggiano, Guistrigona, La Ripa, Monaciano, Monastero d'Ombrone, Pacina, Petroio, Pievasciata, Poggiarello-La Ripa, Pontignanello, Pontignano, Rosennano, San Felice, San Giovanni, San Piero, San Vito, Santa Chiara, Santa Margherita-La Suvera, Santa Maria a Dofana, Sestano, Stellino, Villa a Sesta, Villa d'Arceno, e Vitignano.


[1] Fonte: Chianti:Guida alla Scoperta dell'Area dei Vini in Toscana | www.chianti.com
[2] Castello di Montalto in Chianti | Storia

Prime notizie

La torre fu probabilmente eretta dai Longobardi nel VI o VII secolo, ma la parte principale del castello fu costruita verso la fine del primo millennio dai discendenti di Winigi, primo conte salico di Siena sotto i Franchi nel IX secolo, e di suo figlio Berardo dal quale la zona della Berardenga prende il nome. Troviamo frequenti riferimenti alla famiglia dei Berardeschi (discendenti di Berardo) nei vari documenti relativi a Montalto e alla zona circostante, e in particolare al vicino Monastero di San Salvatore a Fontebona che fu fondato da Winigi nel 867 e in seguito ampliato dai suoi figli Ranieri e Berardo.[2].

La notizia più antica che abbiamo sul castello risale all’XI secolo[3], e suggerisce che a quel punto Montalto era già una comunità ben stabilita. Un censimento del 1202[4] conta più di 40 famiglie abitanti in quella corte (la quale includeva non solo il castello ma anche i terreni che vi appartenevano); ma numerosi documenti rogati a Montalto in un lasso di tempo di oltre un secolo, dal 1104 al 1212[5], registrano inizialmente donazioni e in seguito vendite di beni fondiari ad altri (incluso il Monastero), forse segnali di difficoltà economiche per i Berardeschi signori di Montalto, indotti ad alienare beni per ottenere denaro liquido.
La battaglia di Montalto [modifica]

Montalto dominava un'importante strada medievale che permetteva ad Arezzo e i suoi territori l’accesso al Mediterraneo[6], ed era di grande importanza strategica per Siena per via della sua posizione proprio sul confine fra i territori di Siena e quelli di Firenze ed i suoi alleati.

I Fiorentini intendevano portare l’intera Toscana sotto al loro dominio; Siena da parte sua non solo voleva ritenere la sua indipendenza, ma sperava anche di annettere il paese di Montepulciano che sovrastava la via Francigena, la grande arteria commerciale che dalla Francia conduceva a Roma. Di conseguenza, dal 1201 al 1553 Siena e Firenze furono perennemente in guerra, ed il castello di Montalto si trovava spesso coinvolto.

Di particolare rilievo è la cosiddetta Battaglia di Montalto che ebbe luogo nel Giugno 1208. I cronisti ci offrono rapporti a volte incongrui sulle cause iniziali della battaglia: uno storico[7] narra che Siena aveva posto Montepulciano sotto assedio, e Firenze, intendendo venire all’aiuto della città assediata, attaccò Montalto che era l’avamposto principale di Siena nella zona, spingendo Siena a correre all’aiuto del castello. Un altro[8] asserisce che le truppe di Siena erano in cammino verso Montepulciano quando vennero sorprese e attaccate dai Fiorentini nella zona di Montalto. Altri ancora raccontano semplicemente che le due città vennero alle armi a Montalto. Ad ogni modo, la cosa certa è che la conseguente battaglia fu feroce e devastante. Molti furono i caduti da entrambe le parti, ma Siena soffrì i danni peggiori; Firenze prese più di 1200 prigionieri, e il castello fu quasi interamente distrutto. Un cronista riferisce, tra le altre cose, anche le parole di scherno coniate dai Fiorentini dopo l’esito della battaglia: "“Est factum planum Mons Altum nomine vanum”".[9]

Il castello subì danni alquanti severi, e i Berardeschi fecero appello a Siena per aiuto nel ristorare e rinforzare le mura. Siena, riconoscendo l’importante posizione strategica di Montalto, consentì a un prestito.[10]
La guerra infinita fra Siena e Firenze [modifica]

Nel 1251 Firenze invase nuovamente il territorio di Siena. Siena inviò a Montalto e a due altre fortezze della zona una guarnigione di 200 uomini (fanti e cavalieri ma anche truppe mercenarie) e suppellettili per almeno 25 giorni, in preparazione per una ennesima campagna militare. A questo punto la famiglia dei Berardeschi erà già in declino, e il castello passò del tutto sotto il controllo di Siena.

Montalto fu al centro di varie altre battaglie, la maggior parte delle quali fra lo stato Fiorentino e la repubblica di Siena, ma molte anche alla mano di mercenari Inglesi e Tedeschi (sia indipendenti che al servizio di Firenze) e, più tardi, anche mercenari Francesi alleati col re di Napoli. In molti dei casi la zona della Berardenga non era l’oggetto diretto delle armate invadenti, ma era semplicemente un’altra occasione per il saccheggio lungo il percorso verso la loro ultima destinazione. Testimonianza di questi attacchi sono le ripetute richieste da parte degli abitanti di Montalto per il sostegno finanziario di Siena nella ricostruzione delle sue mura o altre fortificazioni.[11] [12]

Le condizioni sicure o meno nella zona venivano riflesse anche nell’oscillamento della popolazione del castello e delle sue terre. Un censimento condotto nel 1278 per determinare la tassazione dei beni trova a Montalto solo 24 famiglie[13], invece delle più di 40 indicate nel 1202. Nel 1320, secondo un nuovo censimento, Montalto contiene 63 “unità fiscali”, sebbene non sia molto chiaro se il termine si riferisce a famiglie o a terreni.[14] La peste nera del 1348 contribuì di nuovo allo spopolamento e al suo stato di abbandono, e un documento del 1422 indica solo 13 uomini ancora a Montalto; nel 1453 ce ne erano di nuovo 20.[15]

Oltre agli aiuti finanziari, Siena in più occasioni mandò a Montalto anche truppe e munizioni (come si vede da documenti del 1402, 1431, 1452, 1478).[16] Il castello fu capace di resistere a un assedio nel 1479[17], ma nel 1526 risulta nuovamente occupato dal nemico;[18] nel 1529 era sede di una guarnigione da Siena.[19] Queste ripetute battaglie e scambi di mano danneggiavano i raccolti e consumavano risorse, e nell’insieme furono causa di grandi perdite sia per il castello che per i suoi abitanti.

Lavori di restauro

Lo stemma della famiglia de' Medici, da un affresco sulla parte superiore delle pareti nella Sala d'Armi di Montalto.

L'affresco sulla torre d'ingresso, dalla parte interna alle mura, raffigura San Martino che dona il suo mantello ad un mendicante.

La pala d'altare della Chiesa di San Martino fu aggiunta nel 1853.

Nel 1546, con Siena e Firenze ancora alle armi, messer Giovanni Palmieri non ebbe grandi difficoltà nel convincere il governo di Siena a cedergli Montalto con la promessa di difenderlo a spese proprie. I costi di riabilitazione del castello sarebbero stati forti, certo, ma in cambio Palmieri otteneva una signoria indipendente.

Purtroppo la situazione non fu facile, almeno all’inizio. Nel 1553 Montalto fu preso dalle truppe dei Fiorentini e dell’imperatore Carlo V (alleato con Firenze), le quali lo diedero alle fiamme prima di proseguire verso San Gusmè.[20] Ma con la sconfitta di Siena nel 1554, le ostilità fra Siena e Firenze cessarono e il castello finalmente ebbe un po’ di tregua.

Montalto era gravemente danneggiato, ed anche i suoi vasti beni terrieri erano ormai inselvatichiti, incolti, e quasi del tutto abbandonati dai loro abitanti. Pure la chiesa di San Martino, secondo una visita pastorale effettuata dal vescovo di Arezzo nel 1567,[21] risulta spoglia e disadorna, e non è presente neanche il prete. Francesco e Scipione Palmieri (figli di Giovanni) cominciarono a restaurare il castello nel 1570-1572, e aggiunsero abbellimenti in stile rinascimentale come ad esempio il portico lungo la facciata sul cortile. Anche la cappella fu oggetto di restauri, e nel 1583 essa risulta intonacata e pavimentata (cosa, quest’ultima, alquanto rara al tempo), con un altare ben fornito di arredi sacri; ma ora non era più una parrocchia autonoma, perché annessa a quella del vicino monastero. Affreschi rappresentanti i vari poderi legati al castello e scene di vita quotidiana nella tenuta furono aggiunti al salone fra il 1570 e il 1587. Montalto divenne la residenza di campagna dei Palmieri, la cui dimora principale era ora a Siena.

Durante i seguenti due secoli e mezzo ci sono poche informazioni sul castello. Uno studio demografico[22] commissionato nel 1676 dal granduca di Toscana Cosimo III de' Medici vi trova 7 fuochi (famiglie) per complessivi 50 uomini di cui 32 maschi (esclusi gli stessi Palmieri). Il Catasto Leopoldino del 1830[23] registra a Montalto 5 poderi e vari appezzamenti di terreni dedicati a vigne, agricoltura e boschi.

Giuseppe Palmieri intraprese nuove opere di restauro nella metà del XIX secolo, nello stile neo-gotico che era popolare a quel tempo. Le mura di difesa furono ricostruite e la torre fu rialzata ad una altezza simile a quella originale. La cappella fu ricostruita all’interno delle mura e adornata nel 1853 da una pala d’altare in stile rinascimentale, ad opera dello stesso Giuseppe, che raffigura la Madonna con bambino affiancata da due santi e col castello di Montalto visibile nel sottofondo.

L’opera di ristrutturazione fu completata nel 1908 dal figlio Antonio, a cui si deve anche la realizzazione della torre d’ingresso, abbellita nella parte interna da un affresco sovrastante il tipico arco ribassato senese e raffigurante San Martino che dona il suo mantello a un “povero diavolo”.

[1] Dal nome di un'importante famiglia medievale di origine salica che dominò a lungo questi territori, i conti Berardenga detti anche Berardeschi.
[2] E. CASANOVA (a cura di), “Il cartulario della Berardenga”, 1927, anno 867, LIII, e anno 1003, II.]
[3] E. CASANOVA (a cura di), “Il cartulario della Berardenga”, 1927 (anno 1090, DXIII). Il documento registra la vendita nel 1090 di un appezzamento di terreno con vigna posto al di sotto del castello (subtus castro de Monte Alto), da parte di Berardo IV figlio di Ildebrando verso Enizello figlio di Ubaldino.
[4]“Il Caleffo vecchio del comune di Siena”, a cura di G. Cecchini, I-II, Firenze 1932-1934
[5] E. CASANOVA, op. cit.
[6] “Lo statuto dei viarii di Siena” a cura di D. Ciampoli e T. Szabo, Siena 1992.
[7] G. VILLANI, “Croniche di Messer Giovanni Villani cittadino fiorentino, nelle quali si tratta dell’origine di Firenze & e di tutti e fatti & guerre state fatte dai fiorentini nella Italia dal principio del mondo al tempo dell’autore”, in “Rerum Italicarum Scriptores”, Milano 1778, tomo XIII, cap. XXXIII, pag. 147.
[8] S. AMMIRATO, “Istorie fiorentine”, Firenze 1846, vol. I, pag. 128
[9] SANZANOME IUDICIS, “Gesta Florentinorum”, ed G. Milanesi in “Cronache dei secoli XII-XIV” (“Documenti di storia italiana”, VI) pag. 137-138.
[10] P. CAMMAROSANO, “La famiglia dei Berardenghi. Contributo alla storia della società senese nei secoli XI-XIII”, Spoleto, 1974, pag. 260.
[11] Archivio di Stato di Siena, Consiglio Generale 183 c.54v, 209 c.239r -239v, 340 c.14v, 211 c.23v-24r, 1669 c.115r, 2135 c. 80
[5] M. GINATEMPO, “Crisi di un territorio. Il popolamento della Toscana senese alla fine del medioevo”, Firenze 1988, pag. 615.
[5] A. GIORGI, “Aspetti del popolamento del contado di Siena tra l’inizio del duecento e i primi decenni del trecento” (estratto da “Demografia e società dell’Italia medioevale”, a cura di R. Comba e I. Naso, Cuneo 1994)
[5] Archivio di Stato di Siena, Estimo 76. Estimo 93, c 153
[5] Archivio di Stato di Siena, Consiglio Generale 209, c.239r-239v.; Consiglio Generale 229, cc.298v-299r; Concistoro 340, c.14v
[5] Archivio di Stato di Siena, Concistoro N° 260, c. 19 e 359, c.29v.
[5] A. ALLEGRETTI, “Ephemerides senenses 1450-1496” in “Rerum Italicarum Scriptores” a cura di L.A Muratori, vol. XXXIII, 1733, pag. 789.
[5] Archivio di Stato di Siena, Balia 596, n° 52.
[5] Archivio di Stato di Siena, Balia 596, n° 54; 14, c.47- 48. e Balia 401, c.93r.
[5] Archivio di Stato di Siena, Balia 763, c.11 e 17.
[5] Archivio Diocesano di Arezzo, Visite Pastorali, secc. XV-XX, regg.85.
[5] L. BONELLI CONENNA, “Castelnuovo Berardenga nel XVII secolo. La relazione Gherardini del 1676”, Biblioteca Comunale di Castelnuovo, Quaderno 7, 1987.
[] Archivio di Stato di Siena, Catasto Leopoldino, sez.L, f.25.

 

     
Podere Santa Pia, con una vista indimenticabile sulla Maremma Toscana.
La terrazza è esposta a Sud per cui dalla mattina al pomeriggio è sempre colpita dal sole, tuttavia ci sono zone ombreggiate grazie agli alberi circostanti.



Anello – Badia a Ruoti – Rapale

Da Badia a Ruoti( 269 mslm)si percorre una strada bianca pianeggiante,per proseguire in seguito su un sentiero boschivo in direzione Pod.Rimacini(295 mslm). Si raggiunge Pian di Rapale (329 mslm) e si imbocca il sentiero CAI 117A fino a Ponticelli. Lasciato il sentiero per Pod.Gerlino (337 mslm), si prosegue e si raggiunge il sentiero CAI117 fino a Rapale(487 mslm). Si segue quindi la traccia scendendo per Mulin della Buca (321 mslm) e si raggiunge la strada asfaltata che dovremo percorrere fino a Badia a Ruoti.
[Fonte: www.caivaldarnosuperiore.it]

Anello Gaiole – Vertine – Selvole – Monte Maione – Badia Coltibuono

Un percorso molto bello, panoramico e tipicamente chiantigiano, segnato dalla conformazione del territorio che è un continuo alternarsi della salita e della discesa. Anche le emergenze storiche ed artistiche sono di notevole interesse per una giornata che sarà certamente di impegno e di soddisfazione.
[Fonte: www.caivaldarnosuperiore.it]