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Sarteano


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Sarteano


   
   
Sarteano è un paese di importanza storica e naturalistica, collocato sui contrafforti della Val d'Orcia in un altopiano al confine con la Val di Chiana. Il passato medievale del paese è testimoniato dal castello, elemento principale del paesaggio architettonico, e da un grande numero di chiese. L'economia di Sarteano è diversificata, ma fondamentalmente si basa sull'agricoltura e sul turismo. I prodotti della terra sono olio d'oliva, vino e frumento.

Chiesa di San Martino in Foro

La chiesa dedicata a San Martino sorgeva nella piazza principale del paese, di fronte al palazzo comunale. Era una chiesa molto antica come dimostra un istrumento del 1195, actum Sartiani in Ecclesia S. Martini in foro. Dipese prima dai monaci dell'abbazia della Santissima Trinità di Spineta e poi dai Cistercensi del Cestello di Firenze. Forse al suo interno erano conservate le sepolture feudatarie dei conti Manenti di Sarteano, di origine longobarda, come risulta dalla pietra tombale con la scritta Sepulcrum Comitis Burgarucij MCCIC. Nel 1841, durante i lavori di demolizione dell'antica chiesa, la pietra tombale fu murata sotto il loggiato del palazzo comunale di Sarteano.

La chiesa presenta la facciata in travertino e cotto con pilastri e capitelli dorici.
Ad unica navata, conserva due dipinti su tavola di Jacopo di Mino del Pellicciaio, una Madonna col Bambino detta Madonna del Cardellino (1344), e un polittico intitolato alla Madonna delle Grazie; una tavola centinata di Andrea di Niccolò con la Madonna col Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano (seconda metà del XV secolo); la celebre Annunciazione di Sarteano di Domenico Beccafumi (1545 circa); la Visitazione della Vergine a santa Elisabetta di Matteo Rosselli (prima metà del XVII secolo|); la Madonna in gloria col Bambino e santi di Alessandro Casolani (ultimo quarto del XVI secolo).
Nel campanile a vela è una campana con scritta a caratteri gotici, datata 1282.

La chiesa di San Francesco, fondata nella prima metà del XIV secolo, è ornata da un'elegante facciata in travertino del 1480. Al di sopra dell'unico portale centinato è posto un grande oculo e, più in alto, lo stemma della famiglia Piccolomini, a ricordare il committente della chiesa, Francesco Todeschini Piccolomini, che fu papa col nome di Pio III. Il campanile è stato edificato nel Seicento.
Nell'interno, fortemente ripristinato a causa dei danni bellici, sono conservati alcuni affreschi staccati del XIV e XV secolo, provenienti dalla diruta chiesa di Santa Vittoria. L'antico convento è stato oggi suddiviso in varie abitazioni; resta però il chiostro, in stile gotico fiorito, e un loggiato del 1341.

La pieve di Santa Vittoria era la più antica di tutte le chiese di Sarteano, una delle tre pievi romaniche del paese, i cui ruderi sono visibili subito fuori le mura cittadine lungo la vecchia strada per Chiusi.
Si dice che in origine sia stata un tempio pagano; risulta già esistente nel secolo XI e fu completata nel 1205. Non più officiata, verso la fine del Settecento venne trasformata in cimitero. Attualmente si riconoscono i pilastri del portale scolpito, le absidi, i capitelli di arenaria. Alcuni affreschi e decorazioni musive sono conservate in San Francesco.

La Rocca di Sarteano

La fortezza, costruzione cinta da doppia cerchia di mura con il maschio quadrato e torri rotonde ai lati. Nel XIII secolo fu feudo dei conti Manenti e da questi ceduta al comune di Sarteano. Nel XVI secolo la rocca medievale, ormai cadente, venne modificata in una più moderna struttura militare secondo le tecniche di costruzione messe in atto in Toscana dall'architetto Baldassarre Peruzzi. Così Sarteano ebbe la sua "cittadella" capace di resistere agli attacchi delle nuove armi (bombarde ed archibugi) portate in Toscana nel 1454 dall'esercito di re Afonso di Napoli.[18] Il maschio della fortezza fu modificato e reso capace di ospitare stabilmente una guarnigione di soldati armati con armi da sparo; cunicoli sotterranei percorribili da soldati furono collegati con le porte di accesso dell'abitato. Fin dal 1590 i granduchi di Toscana concessero la proprietà della fortezza al capitano Eustachio Fanelli ed ai suoi eredi.[19] Oggi la fortezza è stata acquistata dal comune di Sarteano per essere usufruita dalla cittadinanza.

Il Giostra del Saracino si svolge il 15 agosto. La manifestazione ha tradizioni antichissime: il primo documento d'archivio risale al 1583, ma ha subito alcuni, anche lunghi, periodi d' interruzione; dal 1982 ha ripreso a svolgersi con regolarità. La Giostra fonda le sue radici nei tornei medievali, quando le attività equestri della caccia col falcone, cavalcate, quintane, e giostre costituivano il passatempo preferito dei cavalieri che con il gioco si mantenevano in esercizio per affrontare le più pericolose battaglie campali.[23] Cinque cavalieri si sfidano nella piazza principale del paese. Ognuno di questi cavalieri-giostratori rappresenta una delle cinque contrade in cui è suddiviso il paese: San Lorenzo, San Martino, San Bartolomeo, Santissima Trinità, Sant'Andrea. Imbracciata un'asta, i cavalieri devono infilare un anello posto sopra lo scudo di un busto girevole detto Buratto, rappresentante il Saraceno invasore, nemico "infedele" che pratica una religione contraria alla tradizione cristiana. Vince il giostratore che, dopo cinque batterie dette Carriere, ha preso più anelli. Suggestivo è il corteo che si snoda per le vie del paese nel primo pomeriggio, con abiti medievali molto eleganti. La storia che narra le origini del Slaracino parla dell'avanzata nemica dei Saraceni, i Sarteanesi chiamarono due maschi per ogni famiglia, (cioè le contrade )a combattere il nemico. Le stoccate sarebbero simbolo delle spade che trafiggono il nemico.

Eventi in Toscana | Giostra del Saracino

Comune di Sarteano



Storia

Preistoria


 


La Rocca di Sarteano




Giostra del Saracino, Sarteano

Scarse e incerte sono le testimonianze dell'uomo nel territorio di Sarteano nel Paleolitico. Le fasi successive, dal Neolitico all'età del bronzo sono invece ampiamente note grazie alla ricchissima documentazione archeologica proveniente dalla Grotta dell'Orso. Conosciuta fin dal 1954, questa ampia cavità carsica fu esplorata completamente dai componenti del Gruppo Speleologico di Sarteano. Fu indagata con scavi sistematici a partire dal 1960, prima da Guglielmo Maetzke poi dall'università di Pisa tra il 1960 e il 1963. La grotta, oggi non visitabile, è divisa in due parti comunicanti attraverso stretti cunicoli. In molte zone si rinvennero, generalmente in superficie, gruppi di vasi dell'età del bronzo, alcuni anche interi e contenenti cariossidi di grano, che lasciavano supporre deposizioni intenzionali legate a pratiche rituali, La stratigrafia ricavabile dal saggio principale indica la presenza dei seguenti aspetti culturali:
Neolitico a ceramica impressa
Neolitico a ceramica lineare
Neolitico ed età del bronzo
La frequentazione della grotta continua fino al XI secolo a.C. e si hanno infine tracce di epoca romana con frammenti di piatti e anforoni. Un'altra cavità carsica nel territorio di Sarteano è la Buca del Rospo posta sul versante occidentale del monte Cetona che ha restituito vasi dell'antica età del bronzo deposti per una raccolta rituale delle acque di stillicidio.

Periodo Etrusco e Romano


Proprio le tracce di un passato etrusco sono quelle che più hanno segnato il territorio intorno a Sarteano, dal IX al I secolo a.C. I primi insediamenti occuparono le zone collinari più elevate, vicino alla necropoli di Sferracavalli, lungo la strada che conduce a Radicofani e poi, soprattutto nel corso del VII secolo a.C., nella zona verso Castiglioncello del Trinoro dove la sterminata necropoli di Solaia-Macchiapiana, con le sue numerose sepolture entro canopi (vasi cinerari a testa umana tipici di questo territorio), dimostra la presenza nelle vicinanze di un centro abitativo densamente popolato soprattutto nel periodo tardo-orientalizzante. Con il periodo Arcaico invece, ovvero con il VI secolo a.C., ci fu uno spostamento dell'area abitativa su colline meno elevate, poco sopra i 500 m., per avvicinarsi a quello che all'epoca era il centro politico egemone, ovvero il polo urbano di Chiusi che viveva in quella fase il suo periodo più florido, come dimostrano sul finire del secolo le imprese del lucumone Porsenna. Così le necropoli di maggior rilievo di quel periodo sono proprio quella della Palazzina, posta lungo una delle vie Cupe, ovvero i tracciati viari che conducevano verso Chiusi, e la necropoli delle Pianacce. Quest'ultima, indagata a partire dal 2000 dal Museo civico archeologico di Sarteano e dal Gruppo Archeologico Etruria ha riservato negli anni una serie di straordinarie scoperte, oltre ad essere ubicata in una zona di grande suggestione paesaggistica con uno splendido affaccio sulla Val di Chiana a controllo di quello che era anche in antico il fondamentale asse viario nord-sud tra Orvieto e Arezzo. In primo luogo l'eccezionale Tomba della quadriga infernale, con pitture uniche e dai colori vivacissimi della seconda metà del IV secolo a.C. in cui è raffigurato un demone dai capelli rossi alla guida di un carro trainato da due leoni e due grifi, probabilmente Charun – il Caronte etrusco - nella sua unica raffigurazione come auriga nello svolgimento del suo compito di accompagnatore delle anime verso l'Ade. Anche le altre scene (il banchetto di due figure maschili accompagnate da un servitore e un grande serpente a tre teste ed un ippocampo) sono ambientate nell'Ade e sono uno dei più fulgidi esempi del nuovo sentire degli Etruschi per un mondo funerario più tormentato e pauroso rispetto a quello di epoca Arcaica. Accanto alla tomba della Quadriga Infernale numerosi altri ipogei, databili tra la fine del VI e il I secolo a.C., mostrano una necropoli occupata da famiglie aristocratiche di un certo rango, così come di grande interesse è la struttura teatriforme collegata a tre di questi ipogei e adibita ai rituali funerari venuta alla luce nel 2007. Questo sito di straordinario interesse, visitabile, è solo una delle numerose realtà archeologiche del territorio. Quando nel periodo Ellenistico, cioè nel corso del III e II secolo a.C., il popolamento del territorio si diffuse “a macchia di leopardo” ci fu un'occupazione sparsa, ma capillare e in quella fase le necropoli interessarono numerosi siti tra cui quello di Molin Canale, dove alcuni esempi di tipologie tombali sono stati messi in luce e resi visitabili. In epoca romana si mantenne una diffusa occupazione dell'area, anche in virtù dello sfruttamento delle sorgenti termali e sicuramente due importanti aree insediative dovevano essere nella zona di Sant'Alberto e nell'altra, molto ampia, della Peschiera Giannini e delle aree limitrofe. Resti di questi edifici termali legati a villae rustiche, mostrano un notevole grado di raffinatezza, come dimostrano le lastre di tipo Campana da Colombaio e dalla Peschiera. Tutte le tracce di questo intenso e vitale passato, dai canopi Orientalizzanti, ai buccheri, alle ceramiche figurate sia etrusche che attiche, le straordinarie statue-cinerarie di pietra fetida rinvenute nel 2006, fino ai reperti Romani sono esposti nel Museo civico archeologico di Sarteano a testimonianza dell'alternarsi di tre civiltà dall'uomo dell'età del bronzo, agli Etruschi ai Romani.

Granducato di Toscana

La fedeltà del comune di Sarteano nei confronti del governo di Siena auspicata dalle parti contraenti nell'accomandigia già sottoscritta, durò fino alla sconfitta della repubblica senese in seguito alla quale quest' ultima venne annessa nel Granducato di Toscana. Nel mese di gennaio del 1503 Il duca Valentino, Signore di Romagna e braccio armato dello Stato Pontificio dopo aver espugnato Perugia, abbandonata dai Baglioni, con un esercito agguerrito si portò in Toscana con l'intento di estendervi la sua signoria ed assalì, pertanto, la rocca di Sarteano provocandogli gravi danni.[7] La morte contemporanea di papa Alessandro VI, padre del Valentino e la contrarietà del nuovo papa Giulio II, furono gli eventi che facilitarono il fallimento di quell'ambizioso progetto.[8]

Verso la metà del XVI secolo, tutto il territorio della Val di Chiana fu teatro del conflitto armato in atto tra le Repubbliche di Siena e Firenze. Il conflitto si concluse con la rotta dell ' esercito senese verificatasi durante la battaglia di Scannagallo. Nonostante la pesante sconfitta della città alleata, le comunità di Sarteano e Chiusi rimasero fedeli alla Repubblica di Siena riparata in Montalcino, dove i resti del suo esercito sconfitto condotto da Piero Strozzi, tentarono l'ultima disperata resistenza. Nella priavera del 1556, Sarteano venne conquistato dalle milizie del conte Mario Sforza di Santa Fiora, che non appena ricevuti i rinforzi dal duca Cosimo, dall'accampamento di Radicofani mosse l'artiglieria pesante alla conquista delle ultime rocche di Sarteano e Chiusi che, aggiungendosi ai precedenti comuni già facenti parte del dominio mediceo dello Stato Vecchio, vennero annessi nello Stato Nuovo del Granducato di Toscana.[9]
Nel 1228 Sarteano venne occupato dalle milizie orvietane comandate da Pietro Monaldeschi. Poco dopo i Senesi mossero la controffensiva e dopo aver preso Chianciano imprigionarono Pietro, figlio di Monaldo, capostipite del ramo dei " Monaldeschi della Cervara ". Pietro morì a Siena nel 1238.[10] Dopo successivi conflitti tra le città di Siena ed Orvieto con esiti alterni, verso la fine del XIII secolo le località di Sarteano e Chianciano furono elencate in appendice al catasto di Orvieto come:« dominii con obblighi speciali »[11] In quel periodo nel comune di Orvieto era in atto la feroce disputa per il potere tra la famiglia ghibellina dei Filippeschi e quella guelfa dei Monaldeschi, conclusasi con la sanguinosa sconfitta dei Filippeschi. Porta Monalda, sormontata dallo stemma dei Monaldeschi con incisione della data 1313 (MCCCXIII), posta in direzione di Siena, sembra voler ricordare ai Sarteanesi la « grande vittoria »[12] del condottiero Ermanno Monaldeschi. Il Monaldeschi aspirante al potere della signoria orvietana intraprese grandi lavori pubblici, tra questi la lunga strada selciata che partendo da Porta Monalda, attraversando la valle del Paglia raggiungeva Orvieto.[13] "....consiste questa terra la maggior parte in una strada lunga competentemente larga, parte selciata e parte mattonata che principia alla porta Monalda" L'opera si rese necessaria per facilitare la percorrenza dei pesanti carriaggi effettuati dalle maestranze che per conto dell'architetto Lorenzo Maitani, dalla cava posta nelle vicinanze di Camporsevoli estraevano il prezioso travertino impiegato nella composizione dei bassorilievi del Duomo d' Orvieto. Alla morte di Ermanno Monaldeschi avvenuta nel 1337, il controllo politico sul comune di Sarteano venne esercitato dalla città di Perugia quando, a seguito della battaglia di Torrita Perugia, stremata dalle ingenti spese, per porre fine alla lunga guerra contro Siena (1357-1359) fu costretta ad accettare il lodo del cardinale Egidio Albornoz che pose fine alle pretese egemoniche di Perugia su gran parte del territorio toscano.[14]

Il Castello nel XV secolo

Nel 1408, un poderoso esercito condotto da Ladislao di Durazzo, re di Napoli, nel tentativo di estendere i confini di quel regno si accampò in Val di Chiana nelle rocche di Ossaia e Valiano in attesa di portare a termine l'impresa con la conquista delle città di Siena e Firenze. Qui stanziò per oltre due anni compiendo devastazioni e razzie delle messi nelle campagne circostanti tali da meritarsi l'epiteto di re guastagrano, rimasto a lungo nella memoria di quelle popolazioni.[15] Nel mese di giugno 1409, le milizie di Ladislao mossero dagli accampamenti e dopo aver occupato Cortona assediarono il castello di Sarteano, ma i Sarteanesi riuscirono a respingerle impedendone l'espugazione.[16]

Balzana senese

Nel 1455 il Castello subì un nuovo assedio da parte dei mercenari della Compagnia di ventura condotta dal perugino Jacopo Piccinino che dal governo senese pretendeva il pagamento per allontanarsi con le sue masnade, liberando il territorio. Anche in questa occasione i Sarteanesi, seppero sconfiggere i mercenari del Piccinino e per celebrare la vittoria eressero un altare, di cui ancor oggi appare traccia nel cortile interno della rocca. Da allora il 29 giugno, giorno della ritirata del Piccinino, la popolazione tributò per lunghi anni nel passato una processione annuale di ringraziamento che, partendo dall'abitato sottostante il castello, risaliva fino alla porta interna.[17]. Nel 1467, il comune di Sarteano liberatosi delle passate difficoltà concluse con il governo senese contratto di accomandigia perpetua, contratto di protezione da parte della Repubblica di Siena con assoggettamento politico del Comune di Sarteano.



 
Sarteano, Pianacce Necropoli, (Tomba della Quadriga Infernale)

La Tomba della quadriga infernale si trova a Sarteano nella necropoli delle Pianacce ed è
una delle più significative testimonianze della pittura parietale etrusca del IV secolo a.C.



Il museo civico archeologico di Sarteano nasce nel 1997 ed è ospitato nelle sale del cinquecentesco palazzo Gabrielli.

Il piano inferiore del museo è dedicato ai sensazionali risultati degli scavi della necropoli delle Pianacce, che sono iniziati nel 2000 e hanno condotto alla scoperta di una tomba dipinta della seconda metà del IV sec. a.C. con scene uniche in Etruria. Si tratta della Tomba della Quadriga Infernale, sulle pareti della quale sono raffigurati il demone Charun che, alla guida del suo carro, una quadriga formata da due leoni e due grifi, abbandona l’Ade, due eleganti defunti a banchetto, un serpente a tre teste di dimensioni eccezionali e dai colori vivacissimi e un ippocampo sul frontone di fondo sopra l’imponente sarcofago di alabastro grigio - alabastro importato da Volterra ma lavorato localmente - con il defunto disteso sul coperchio, ultima dimora del proprietario della tomba.
La tomba, visitabile solo il sabato su prenotazione, è documentata attraverso la sua perfetta riproduzione in scala reale realizzata con una tecnica unica in Italia all’interno del museo dove si trova anche il relativo corredo ceramico.

Nelle altre sale spiccano, sempre dalla necropoli delle Pianacce, le sculture in pietra fetida tra cui i cippi figurati e lo straordinario gruppo cinerario con il defunto e Vanth esempio unico ritrovato nel suo contesto originale, oltre alle belle ceramiche attiche sia a figure nere che a figure rosse.

Il museo civico archeologico di Sarteano
Indirizzo
| via Roma 24, 53047 - Sarteano

La necropoli delle Pianacce si trova a meno di un chilometro dal centro dell'attuale paese, lungo la strada che porta alla vicina cittadina di Cetona.



Gallery of pictures | www.archart.it



Cetona


 

Face of the demon Charun.
Last decades of the 4th century B.C.
Sarteano, Pianacce Necropolis, Tomb of the Infernal Quadriga.
La naturalezza con cui la pietra delle architetture si fonde con la delicatezza quasi pittorica del paesaggio toscano, costituisce la meraviglia di Cetona.
La collegiata della Santissima Trinità sorta tra XII e XIII secolo, ebbe in origine una sola navata; quella laterale fu aggiunta nella seconda metà del XVI secolo.
Sul fianco destro si aprono tre finestre di stile gotico; sotto la prima si nota il portale romanico murato. Il bel portale della facciata, con lunetta, fu inserito in epoca rinascimentale.
All'interno, alcuni affreschi del tardo Quattrocento, tra cui una Madonna Assunta, attribuita al Pinturicchio, e una Madonna col Bambino e un santo di anonimo artista umbro - laziale. Da segnalare anche alcune tele sei - settecentesche, tra le quali un San Carlo Borromeo e una Madonna con santi.

Il convento di San Francesco venne edificato nel 1212 e si inserisce in una suggestiva cornice naturale. È sovrastato da un pianoro conosciuto come "Salto del diavolo", legato alla leggenda francescana. Il convento col tempo crebbe di importanza e sul finire del XIV secolo venne costruita una nuova chiesa, ad unica ampia navata con arcone che divide il presbiterio.
Il convento, soppresso in epoca napoleonica e ampiamente restaurato, ospita attualmente la comunità "Mondo X" per il recupero dei tossicodipendenti.
Vi si conservavano una Madonna col Bambino, detta Madonna del Soccorso, di Sano di Pietro, e una Madonna col Bambino di Girolamo di Benvenuto, esposte ora al museo di Chiusi. Sulla parete destra e sull'arcone sono visibili tracce di affreschi del XV secolo.

Comune di Cetona
 


Cetona

 

 

 

Il castello medioevale di Fighine in splendida posizione strategica domina la valle con le sue possenti mura.
Per raggiungerlo, è necessario uscire dalla SS321 e seguire una strada sterrata, nelle vicinanze di Piazze, seguendo le indicazioni stradali da Cetona o da San Casciano dei Bagni. La chiesa di San Michele Arcangelo si trova a Fighine, dentro le mura del castello verso est ed ha l'abside rivolta ad oriente. Ricordata già nel 1191, ebbe il titolo di Sant'Angelo nel 1591.
Presenta la facciata in pietra, il tetto a capanna e il campanile a vela con tre campane. L'interno è ad univa navata con transetto e due cappelle laterali con tracce di affreschi. Dietro l'altare maggiore si trovava una grande tela con "San Michele Arcangelo" di Francesco Bonichi, pittore di Lucignano Val di Chiana (1750).


Villa La Foce

 

Castello Fighine


Villa La Foce Estate | La Foce - 61, Strada della Vittoria -53042 Chianciano Terme - Siena | www.lafoce.com

Giardini in Toscane | Villa La Foce






La Foce giardino

 

 

 

   
Il Riserva naturale di Pietraporciana prende il suo nome dal poggio su cui si estende separando la Val d'Orcia dalla Val di Chiana. La sua faggeta, residuo di uno dei più grandi boschi di faggio, si sviluppa sul versante settentrionale della collina, dove il microclima si mantiene abbastanza fresco e umido; oltre ai faggi sono presenti alberi di cerro, carpino bianco e carpino nero, acero montano, ecc... I due tipi di arbusti principali portano i nomi di belladonna e "fusaggine maggiore", una specie tipica della zona mediterraneo-montana, mentre nella varietà floreale della riserva si distingue il bucaneve, la primula, l' anemone, ma soprattutto il giglio martagone, una rarissimo esemplare appartenente alla famiglia delle liliaceae.

Il podere di Pietraporciana faceva parte della vasta tenuta “La Foce”, di proprietà dei marchesi Origo. Dopo l’armistizio, nel 1943 i marchesi misero a disposizione della lotta partigiana alcuni poderi come basi logistiche e Pietraporciana divenne sede del comando partigiano della zona. il 27 giugno 1944, Pietraporciana fu luogo di battaglia che portò alla liberazione di Chianciano. Nel 1985 la marchesa Iris Origo dona al comune di Chianciano il podere.

Lungo i sentieri della riserva e’ possibile ammirare diverse grotte naturali usate dai partigiani come nascondigli durante la resistenza. Tra queste spicca per importanza la grotta di “bruco” situata nella parte più alta della riserva e da cui e’ possibile scorgere un meraviglioso panorama sulle valli circostanti.

Podere di Pietraporciana | www.abiesalba.com

 
La Riserva Naturale di Pietraporciana
Villa La Foce | Anello La Foce di Chianciano – Riserva di Lucciola Bella – Palazzone – Castelluccio

   

Trekking in Toscana | Anello La Foce di Chianciano – Riserva di Lucciola Bella – Palazzone – Castelluccio

 
Villa La Foce | Anello La Foce - Vetriana – Monte Cetona

   

Trekking in Toscana | Anello La Foce to Vetriana and Monte Cetona

 

Dal Vivo d'Orcia all'Eremo e all'Ermicciolo fino alle sorgenti del Vivo


   
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: Vivo d’Orcia (sentiero circolare). LUNGHEZZA: 10 Km circa.
DURATA: 3 ore circa.

Vivo d’Orcia e’ un piccolo borgo che si trova sulle pendici del monte Amiata a 870 m. s.l.m. ed e’ ricco di storia e di fascino: nel suo territorio si trovano le sorgenti del torrente Vivo d’Orcia che alimentano l’acquedotto di Siena. Già nel XII secolo San Romualdo aveva scelto la zona del Vivo per fondare l’Eremo, descrivendo questo luogo incantato come: “selvaggio e magnifico, una piccola altura protesa al limite fra il regno del faggio e quello del castagno, pochi metri pianeggianti presso una stretta sinuosa, improvvisa, dalla quale scaturivano con fragore di tuono due grosse e travolgenti polle d’acqua gelate”.
La zona delle sorgenti e’ detta dell’Ermicciolo perche’ vi sorge un antico e piccolo romitorio dedicato a San Benedetto, dipendente dall’Eremo che si trova subito sotto il borgo di Vivo e che e’ stato trasformato in Palazzo nel corso dei secoli. Il 22 marzo, in occasione della Festa delle Acque, e’ possibile vedere la sorgente del Vivo, che erompe dalle rocce.
Il sentiero che si snoda dall’Ermicciolo all’Eremo, lungo il percorso del fiume, ci permette di compiere una delle piu’ belle escursioni di tutto il comprensorio del monte Amiata: si possono osservare mulini, cartiere e ferriere costruiti lungo il corso del torrente; questi manufatti sono semicoperti dalla vegetazione, ma quello che s’intravede e’ ricco di fascino e suggestione.[21]

Trekking in Toscana | Dal Vivo d'Orcia all'Eremo e all'Ermicciolo fino alle sorgenti del Vivo

na |
Borgo dell'Eremo
e la Chiesa di San Marcello

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Walking and trekking in Tuscany | Walking in the Val d'Orcia

Tarquinia | The Necropolises of Tarquinia and Cerveteri

 

[1] Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
[2] AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani , Milano, GARZANTI, 1996, p. 606.
[3] Dato Istat all'1/1/2010.
[4] G. Bersotti, Chiusi " Guida storico-artistica" Ed. Gentilini, Chiusi, 1981, p.89.
[5] G. Bersotti, Ibidem p. 30.
[6] F. Liverani, Il Ducato e le antichità longobarde e Saliche di Chiusi Ed. A. Forni, 1978, pgg. 272-283
[7] L. Russo, Il Principe, Ed. Sansoni(FI). 1958, p.78.
[8] Ivi.
[9] S. Benci, Storia di Montepulciano Ed. Lessi, Montepulciano (SI) 1896. p. 134.
[10] G. Pardi, Comune e Signoria a Orvieto Ed Multigrafica, Roma 1974, p. 56-57.
[11] G. Pardi, Ibidem p16.
[12] G. Pardi, Ibidem p. 40.
[13] G. Pardi, Ibidem p.
[14] M. Borgogni, La guerra tra Siena e Perugia Ed. Cantagalli, Siena, 2003, pgg. 88-89
[15] G. B. Del Corto, Storia della Val di Chiana, ed. A. Forni, (BO) 1985, p. 78
[16] G. Mancini, Cortona nel Medioevo, Ed. Calosci, Cortona (AR), 1992, pgg.266-267.
[17] M. Marrocchi, Op, Cit, p. 26.
[18] M. Marrocchi, Op, Cit, p. 46.
[19] F. Valacchi, Storia di Siena, Ed. La Fenice, Milano, 1996. p. 44.
[20] M. Marrocchi, Op, Cit, p.51-52.
[15] Fonte: Vivo d’Orcia | www.abiesalba.com

Bibliografia

Spinello Benci, Storia di Montepulciano Ed. Lessi, Montepulciano (SI), 1886, pgg.312.

Luigi Russo, Niccolò Machiavelli-IL PRINCIPE- Ed. Sansoni, (FI), 1958, pgg. 272.

Giuseppe Pardi, Comune e Signoria a Orvieto, Ed. Multigrafica,(Roma), 1974, pgg.123.

Francesco Liverani, Il ducato e le antichità longobarde e saliche di Chiusi Ed. A. Forni (BO)1978, pgg. 301

Giacomo Bersotti, Chiusi Ed. Gentilini, Chiusi (SI), 1981, pgg.154.

Bruno Dozzini, Museo Archeologico nazionale dell'Umbria Ed. Utnam ( PG), 1983, pgg.202.

Giovan Battista Del Corto, Storia della Val di ChianaEd. A. Forni(BO), Ris.1985, pgg.439.

Girolamo Mancini, Cortona nel Medio Evo Ed. Etruria Cortona (AR), Ris. 1992, pgg.393.

Federico Valacchi, Siena Ed. La Fenice,(MI), 1994, pgg.92.

Mario Marrocchi, Sarteano Ed. Pieraldo, Roma, 1996, pgg. 85.

Edmond Pognon, Nell'Anno Mille Ed. Fabbri (MI), 1998, pgg. 303.

Massimo Borgogni, La guerra tra Siena e Perugia, Ed. Cantagalli (SI), 2003, pgg.80.

Renata Grifoni Cremonesi in "Museo Civico Archeologico di Sarteano" di Alessandra Minetti Ed. Protagon (Si), 2001, pgg. 18.

Alessandra Minetti, Museo Civico Archeologico di Sarteano - Siena, 1997.

Alessandra Minetti e Anna Rastrelli, La necropoli della Palazzina nel Museo Civico Archeologico di Sarteano - Siena, 2001.

I giardini di Toscana, a cura della Regione Toscana, Edifir, Firenze 2001.



   
   


L'abbazia e chiesa della Santissima Trinità di Spineta


L'Abbazia di Spineta


L'abbazia e chiesa della Santissima Trinità di Spineta, comunemente detta abbazia di Spineto, è un'abbazia cistercense fondata nel 1085 che si trova in località "Spineto" nel comune di Sarteano in provincia di Siena, sul versante sud-occidentale del Monte Cetona.

Fondata nel 1085 da Willa, vedova del conte Pepone Manenti di Sarteano nel 1112 l' Abbazia fu affidata ai monaci Vallombrosani di Coltibuono.
Successivamente il conte Manente, discendente di Willa, nelle vicinanze della fondazione ottenne a livello il terreno di Poggio Moiane «per edificarvi torri e case»; nel XIV secolo il centro fortificato di Poggio delle Moiane divenne libero comune.. Durante il Medioevo l'Abbazia di Spineto fu importante centro religioso per i fedeli residenti nella Val d'Orcia e nella confinante Val di Chiana. Nelle sue strutture ospitalizie l'Abbazia accolse i viandanti che dalla vicina Via Francigena transitavano in direzione di Roma per recarsi in pellegrinaggio presso la tomba di san Pietro.
Sul fiire del XV secolo iniziò il periodo della sua decadenza. L'Abbazia fu oggetto di numerose commende e nel 1627 passò ai Cistercensi che vi rimasero fino al 1784, anno della sua soppressione deliberata dal Granduca Leopoldo II. La fondazione già separata dal potere ecclesiastico fu amministrata dallo Spedale degli Innocenti che trasformò la sua struttura originaria in fattoria agricola. Nel 1831 iniziarono successivi passaggi a soggetti privati.
Negli anni recenti le strutture edilizie del complesso abbaziale hanno subito un accurato restauro ed oggi vengono utilizzate per importanti incontri culturali e cerimonie religiose.
Il 12 e 13 maggio 2013 si è svolto nell'abbazia il raduno informale dei ministri del governo Letta.

La chiesa romanica ha il tipico impianto vallombrosano: una navata con tetto in vista, ampio transetto con bracci coperti da volte a crociera e tre absidi inserite nella parete terminale sovrastate da eleganti lunette. All'incrocio tra navata e transetto è inserita una cupoletta, protetta esternamente da un tiburio quadrilatero. Il campanile a vela in mattoni, più recente, sovrasta la campata romanica.
La facciata, con un portale settecentesco, è rivestita in filaretto di calcare chiaro. Unici elementi decorativi sono una figura di quadrupede scolpita entro una lunetta del transetto e due animali a debole rilievo, scolpiti nella facciata.
All'interno, la tela con la Madonna del Buonconsiglio.

Bibliografia

Francesco Liverani, Il Ducato e le antichità longobarde e saliche di Chiusi, Siena 1875 (rist. anast. 1978), p. 301.

Mario Marrocchi, Sarteano, Roma 1996, p. 85. ISBN 88-85386-35-0

Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana

       
 
   

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Comuni confinanti sono Cetona, Chianciano Terme, Chiusi, Pienza, Radicofani e San Casciano dei Bagni.

Frazioni

Castiglioncello del Trinoro, adagiato su uno splendido balcone naturale permette ai visitatori la suggestiva visione della Val d'Orcia, dichiarata nel 2004 dall'Unesco, "Sito italiano del Patrimonio dell'umanità". Centro di origini etrusche attestato da numerosi reperti rinvenuti nella vicina necropoli di Solaia. La tradizione lo ricorda come, Castrum Trinum Latronum, "Castello dei tre Ladroni", pronti a taglieggiare pellegrini e viandanti di passaggio lungo la Via Francigena[18].

Il Castello fondato dai Conti Manenti, nel 1117 venne ceduto al monastero di Abbazia di San Pietro in Campo e nel tardo Medioevo fu possedimento degli eredi di Salimbene Salimbeni che in possesso di ampie porzioni di territorio senese della Val d'Orcia dalla Rocca di Tentennano esercitarono il dominio in quel territorio, costituendo uno stato nello stato, con alleanze alterne.[19]. A testimonianza del passato nel castello di Castiglioncello resta la romanica Chiesa di Sant' Andrea. Affreschi provenienti da questa chiesa sono conservati nella Chiesa del Suffragio di Sarteano.

Località

Fontevetriana
, piccola borgata sul Monte Cetona raggiungibile dalla via di Radicofani abitata da pochi residenti in condizioni di relativo isolamento. Le cantine ricavate nella roccia, i resti di tracce etrusche e medievali che si sovrappongono nei fabbricati più recenti, la presenza di una sorgente, formano un nucleo particolare e suggestivo. Fu uno dei luoghi nei quali, durante il periodo della Resistenza si verificarono cruenti episodi di combattimento.[20]

Fonterenza

Casabebi, sorge sulla pendice ovest del Monte Cetona a 708 m.s.l. Composto da tre agglomerati di edifici in pietra, di cui il principale conta 10 unità abitative. Centro ormai disabitato, fino al 1950 contava una popolazione di circa 50 abitanti dediti alla pastorizia ed all'agricoltura.

 

Restauranti in Sarteano

La Locanda dei Tintori, Piazza Bargagli, 26, Sarteano, 0578/267096
La Giara , Viale Europa, 2/4/6, Sarteano, 0578/265511 - 265698
Da Galliano , VIA ROMA, 5, Sarteano, 0578/268022
Il Saracino , Via di Fuori, 47, Sarteano, 0578/266322
Da Loriano , Via di Fuori, 55, Sarteano, 0578/265172
Carpe Diem , Via Campo dei Fiori, 12, Sarteano, 0578/265804
La Lanterna , Via Monte Bianco, 2, Sarteano, 0578/265300
La Torre ai Mari , Loc. Ai Mari, Sarteano, 0578/265370
Residenza Santa Chiara , Piazza Santa Chiara, 30, Sarteano, 0578/265412 - 266849
Taverna di Merlino , Via Di Fuori, 16, Sarteano, 0578/266746

Restauranti in Cetano

OSTERIA VECCHIA, Via Cherubini, 11, Cetona, 0578/239040 - Closed Tuesday
TRATTORIA DEL CONTADINO St. Pian delle Lamacce, 2, Cetona, 0578/238461 - Closed Monday
RISTORANTE SOBBORGO, Via Sobborgo 6/8, Ceton, 0578/239191 - Closed Monday
LA FRATERIA DI PADRE ELIGIO, Loc. Convento S. Francesco, Cetona, 0578/238015,
L'ANGOLO DEGLI ANTICHI SAPORI, Via Martiri della Libertà, Cetona, 0578/237066 Cell. 392-4199716 - Closed Monday
HOSTERIA LE NANE, Via Provinciale, 187 - Piazze, Cetona, 0578/245025 e 0578/770638 - Closed Thursday
RISTORANTE LA VIGNA, Via Provinciale, 123 Piazze, Cetona, 0578/244007 - Closed Tuesday
CANTINA LA FRASCA di Pimpolari Loretana, Via Roma, 13, Cetona, 0578-238682 Cell. 338-8480464
SPIRITO DI... VINO, Via Pavoncelli, 7, Cetona, 0578-238005 - Closed Tuesday
ARCO NATURALE - COUNTRY HOUSE, S. S. 321 Est, Cetona, 0578-21444

 


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