|
|
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose Sinalunga
|
|
|
La Collegiata di San Martino si trova a Sinalunga.
Eretta dal 1588, ha la facciata tripartita da quattro grandi lesene su cui si innesta il timpano triangolare, elementi decorativi realizzati a mattoni, come anche la parte terminale del campanile a torre e il tiburio ottagonale.
L'interno è a croce latina ad una navata, sui cui lati si aprono quattro cappelle.
Opere
Madonna col Bambino tra i Santi Martino e Sebastiano di Benvenuto di Giovanni.
Madonna col Bambino e Santi del Sodoma.
Sposalizio della Madonna di Rutilio Manetti, (1612).
Santa Caterina da Siena presenta Sant'Antonio da Padova col Bambino alla Madonna di Francesco Nasini, (1650).
Santi Caterina da Siena, Domenico, Martino, Francesco, Lucia e Caterina d'Alessandria di Giuseppe Nicola Nasini, (1697).
|
Pieve di Sinalunga
|
|
|
Pieve di San Pietro ad Mensulas
|
|
|
La parte bassa di Sinalunga viene chiamata Pieve di Sinalunga per la presenza della Pieve di San Pietro ad Mensulas, che risulta essere una delle sette Pievi fondate da San Donato intorno al 1300-1330.[2]
La costruzione si presenta con l'impianto basilicale d'età romanica, con le navate divise da pilastri quadrangolari e la copertura lignea, ma oggi una scarsella quadrilatera sostituisce l'abside originale della quale è ancora visibile l'arco interno d'imposta.
La facciata è stata oggetto di un ampio intervento ottocentesco. Nella navata sinistra è un affresco raffigurante la Madonna col Bambino e due santi di artista senese del tardo Quattrocento, mentre nel coro è un' Annunciazione dipinta su due tele separate.
Da segnalare un'altra tela di artista senese, datata 1634 e raffigurante la Consegna delle chiavi a San Pietro.
Opere
Madonna col Bambino e due santi di artista senese, (tardo Quattrocento) (navata di sinistra).
Annunciazione, dipinta su due tele separate (situata nel coro).
Consegna delle chiavi a San Pietro di artista senese, tela, (1634).
|
La Chiesa del Serraglio, a Pieve di Sinalunga, fu costruita con elemosine a seguito della donazione del terreno da parte dell'antica famiglia Serpretri.
La chiesa fu varie volte messa all'asta e si ridusse in pessimo stato (tetto e portico esterno). I pochi arredi sacri in pessimo stato, furono acquistati nel 1892.
La chiesa fu poi acquistata dalla Famiglia Grazzi (fratelli Antonio e Francesco del Vivente Federigo), e fu restaurata e intonacata all'esterno a loro spese. La Chiesa nello stesso anno fu poi benedetta dal Vescovo di Pienza Giacomo Bellucci.
|
Architetture civili | Fattorie storiche di Sinalunga
|
|
|
Palazzo Pretorio
|
|
|
Nel centro storico svetta la torre campanaria del medievale Palazzo Pretorio. Eretto tra il 1337 e il 1346 e restaurato nel XV secolo e XVII secolo, era la sede dell'autorità civile; nella facciata principale e nel lato orientale del palazzo sono presenti vari stemmi dei Podestà dell'epoca della Repubblica di Siena e quelli dell'epoca medicea. In particolare, nella parte destra del portale principale è presente una gogna dove i malviventi o presunti tali venivano posti al pubblico scherno.
|
Teatro Comunale Ciro Pinsuti
|
|
|
La vicenda del teatro riporta indietro nei secoli e, come per altri centri toscani, è strettamente legata a quel proliferare di accademie letterarie che caratterizzò la regione fra il '600 e '700 non solo nei suoi centri principali, ma anche in molte cittadine del suo territorio. Anche in questo comune della Valdichiana già dall'inizio del '600 esisteva uno spazio destinato allo spettacolo ed era stato ricavato nella sede occupata alla fine del '500 dalla Compagnia laicale della Santa Croce. Questi locali corrispondevano allo spazio occupato poi dalla platea e dal palcoscenico dell'attuale teatro.Tuttavia l'ulteriore sistemazione a spazio teatrale di questa sala è collegata all'Accademia degli Smantellati. Questa accademia di cittadini era sorta nel 1673 con la denominazione di Accademia dei Concordi e nel 1705 aveva assunto la nuova denominazione in ricordo della distruzione delle mura della cittadina effettuata dai senesi nel 1312. Questa accademia letteraria, che aveva precisato la sua attività in campo teatrale, decise nel 1772 di acquistare e restaurare il vecchio spazio teatrale cittadino. Del progetto di risistemazione venne incaricato l'architetto Leonardo De Vegni, colto e raffinato intellettuale di stampo illuminista e apprezzato progettista del Teatro degli Astrusi a Montalcino. Il progetto del De Vegni, di grande respiro civile, presentava infatti un elegante portico dorico con un grande corpo centrale e due ali laterali destinati oltre che a teatro anche a mercato, attività commerciali e artigianali, a magazzini agricoli e a centro ricreativo. Il grandioso progetto venne però giudicato sproporzionato rispetto alle dimensioni e ai mezzi della cittadina della Valdichiana.
Così le idee del De Vegni nel 1796 vennero riprese e rielaborate dall'accademico Gian Paolo Terrosi e fu formulato il progetto definitivo del nuovo teatro che venne inaugurato nel 1807.
Il nuovo teatro presentava una pianta a ferro di cavallo con 36 palchi distribuiti su tre ordini e riprendeva del progetto del De Vegni, oltre che l'impostazione planimetrica, la soluzione, al piano della platea, del deambulatorio di colonne ioniche, il dimensionamento dei palchetti intervallati da pilastrini, e la conclusione dell'ultimo ordine ad archi con lunette. Ricca anche la decorazione interna incentrata su temi mitologici quali La caduta di Fetonte e La danza delle ore (soffitto), Achille (sipario), trofei in bassorilievo e storie di Ettore (palchetti). Queste decorazioni vennero rifatte interamente e con altro gusto in occasione dei restauri resi necessari nel 1884 e diretti da Augusto Corbi che si avvalse di numerosi decoratori che con lui avevano già lavorato in altri teatri di area senese. La nuova decorazione del soffitto, in stile antico e consistente in nove medaglioni con le allegorie delle Muse, fu realizzata dal pittore Gaetano Brunacci.
Nel settembre del 1885 il teatro venne inaugurato con un cartellone di opere liriche fra le quali anche La Margherita del maestro Ciro Pinsuti di Sinalunga a cui il teatro venne intitolato. Sinalunga veniva dotata così di uno dei teatri più belli ed eleganti della Toscana meridionale, in grado di soddisfare le esigenze artistiche e culturali di un centro particolarmente vivace per la presenza oltre che dall'Accademia anche di numerose società musicali e filodrammatiche. A conferma di questa vivacità l'Accademia degli Smantellati nei primi decenni del '900 avviò altri importanti progetti di ampliamento del teatro con l'acquisizione di nuovi locali da destinare a caffetteria con cucina e a sala da ballo.
Dopo il passaggio del teatro all'Opera Nazionale Dopolavoro (1931) l'attività teatrale, già rallentata sensibilmente in coincidenza del primo conflitto mondiale, venne soppiantata da quella cinematografica.
Dichiarato inagibile nel 1984 il recupero del teatro al suo ruolo di centro della vita culturale di Sinalunga e dell'area della Valdichiana si è concretizzato solo nel 2002 dopo l'acquisizione della struttura da parte dell'Amministrazione Comunale e l'attuazione di un consistente intervento di recupero su progetto dell'architetto Vieri Franco Boccia di Firenze.
|
Real Fattoria di Bettolle
|
|
|
La Real Fattoria di Bettolle è oggi una villa che si trova nell'omonima frazione di Sinalunga. Essa è ricordata come la fattoria storica appartenuta ai Cavalieri di Santo Stefano, posti al servizio del potere granducale per combattere i nemici della fede cristiana, e quindi, agli stessi Granduchi di Toscana. La Real Fattoria si estendeva per diciotto poderi e faceva parte di una rete di dieci fattorie la cui costruzione terminò nel 1736, in prossimità della morte di Gian Gastone de' Medici e del passaggio di proprietà a Francesco III di Lorena. Nel 1799, con l'avvento di Napoleone, l'Ordine di Santo Stefano fu soppresso ed i suoi beni confiscati dal governo francese in Toscana. Avvenuta l'Unità d'Italia, dopo esser tornate nei patrimoni dei Lorena, il Governo italiano vendette le dieci fattorie, compresa quella di Bettolle, a privati.
|
Fattoria l'Amorosa
|
|
|
L'Amorosa, un dettaglio in quell'opera d'arte che è il paesaggio toscano della Val di Chiana senese.
Notizie e tracce della sua presenza si trovano in ogni periodo storico che si voglia prendere in esame e per certo, pur non avendo notizie sulla sua origine, sappiamo che le sue colline erano abitate fin dal tempo degli Etruschi.
L'Amorosa, vanta il suo più antico riferimento iconografico al 1363, con l'affresco del Lippo Vanni dipinto nella Sala del Mappamondo (Museo Civico) nel Palazzo Pubblico di Siena a ricordo della Battaglia della Val di Chiana combattuta nel mese di ottobre nella piana sottostante le sue mura e la troviamo puntualmente indicata nella cartografia più antica già nella prima metà del 1500.
Nel 1403 o nel 1489, le notizie sono incerte e discordanti, l'Amorosa perde le sue fortificazioni per volontà dei Senesi. Per comprendere l'evoluzione degli edifici e la collocazione storica del luogo, analizzata anche nel contesto viario del territorio, si ritrovano, in varie epoche, interessanti documenti su alcuni dei quali varrebbe la pena approfondire la conoscenza.
La proprietà del complesso immobiliare dell'Amorosa (il cosiddetto “Borgo”) sembra fosse in origine della famiglia Chigi Saracini per passare poi, forse per eredità, alla famiglia dei Piccolomini del Mandolo, la stessa che a Siena possedeva l'omonimo palazzo oggi sede dell'Accademia Musicale Chigiana.
I terreni circostanti che nel succedersi dei secoli si sono accorpati a formare poi una unica proprietà agricola appartenevano nel '700 in parte alla Venerabile Opera del Duomo di Siena, in parte ai Pannilini, nobile famiglia senese che sin dal 1575 si era unita in matrimonio ai Piccolomini che già possedevano l'Amorosa almeno dal 1350.
Con l'erezione della Prioria dell'Amorosa (1835), voluta da Pietro Pannilini, iniziò a formarsi una vera e propria comunità che andò via via aumentando di importanza. Nella prima metà del Novecento la comunità parrocchiale dell'Amorosa era la più popolosa, tra quelle extraurbane, di tutta la Valdichiana, arrivando a contare oltre 250 persone.
La fattoria, assunto ormai il carattere di borgo, comprendeva anche una scuola elementare ed era un punto di incontro ed aggregazione con feste religiose e civili che interessavano non solo gli appartenenti alle proprietà dell'Amorosa, ma anche quelli confinanti.
Fattoria l'Amorosa | Sinalunga
Come arrivare
Arrivati a Sinalunga da tutte le direzioni, la Locanda dell'Amorosa è ben segnalata da frecce a fondo bianco con la scritta AMOROSA, si trova a Km. 1,5 dal centro abitato lungo la strada (SP 326) che collega Sinalunga a Torrita di Siena.
Il lungo Viale di Cipressi, accesso all'hotel Locanda dell'Amorosa, si trova parallelo al km 0 della SP 14, detta Traversa dei Monti, che conduce, passando per Montalcino, dalla Val di Chiana sino alla Maremma Grossetana a Paganico.
|
|
La Fattoria l'Amorosa
Affresco di Lippo Vanni La battaglia della Valdichiana: particolare de L'Amorosa
Sinalunga
|
|
L'ingresso all'Amorosa è preceduto da un viale di cipressi
|
|
Fattoria La Fratta
|
|
|
La tenuta della Fratta sorge vicino alla via consolare Cassia tra la Mansio manliana ai piedi di Torrita e la Mansio ad mensulas di Sinalunga, un punto decisamente strategico ed importante.
La tenuta merita un capitolo a parte come esempio di fattoria con villa signorile, ma anche come luogo di non poca importanza vista la sua storia.
Durante il primo periodo medievale i signori di Sinalunga erano i Cacciaconti, nobili cui probabilmente era stato assegnato il territorio del paese per concessione feudale, probabilmente durante il 900 d.C., in piena nascita del feudalesimo.
Nel percorso storico delineato nel primo capitolo però troviamo altre testimonianze riguardanti la tenuta come residenza del ramo dei filii Ubertini dei Cacciaconti, di cui faceva parte anche il famoso personaggio storico-letterario Ghino di Tacco.
La villa ha una pianta quasi quadrata, con un cortile, un pozzo ed una cappella circondati da un giardino delimitato da un muro di cinta. Questa composizione ricorda molto le opere del Peruzzi e si può benissimo fare un confronto, anche se con alcune varianti, con villa Chigi di Vicobello progettata da quest’ultimo. |
|
Cappella di San Michele alla Fratta |
|
|
|
|
|
|
Scofriano è un aratteristico borgo di età medievale dalla tipica struttura ovoidale. Può essere raggiunto percorrendo due strade diverse, entrambe molto suggestive. Una da valle, dalla via parallela alla strada a grande scorrimento Siena-Bettolle, l’altra dalle colline di Collalto. Scegliendo il primo percorso si consiglia, poco dopo aver imboccato la via per Scrofiano, di prendere la prima stradella a sinistra. Si tratta dell’antica via medievale di accesso. Poco più avanti, sulla sinistra, la chiesetta di San Giovanni: al suo interno un affresco trecentesco. Da questo punto Scrofiano presenta un profilo splendido. Il vecchio tracciato medievale prosegue fino al paese, ma può essere percorso solo a piedi o con piccoli mezzi adeguati. Dovendo proseguire con auto occorre tornare indietro fino all’incrocio e prendere a sinistra. La strada sale leggermente fino alla porta d’ingresso.
Il percorso a monte è caratterizzato invece da un avvicinamento tra boschi e campi coltivati. L’altitudine consente una vista splendida su buona parte della Valdichiana. In lontananza una catena ininterrotta di monti, dal Pratomagno ai Sibillini. Verso sud il lago Trasimeno e quelli più piccoli di Chiusi e Montepulciano.
Si arriva a scoprire Scrofiano solo a poche centinaia di metri dall’abitato, da una posizione sopra elevata. Il panorama merita di essere visto. Il profilo del paese è decisamente diverso da quello che si vede da valle: meno caratteristico nello specifico, ma decisamente bello visto nell’insieme del paesaggio.
La visita del centro storico, da prendere con calma per il forte dislivello tra i vicoli permette di scoprire angoli suggestivi, rimasti intatti da secoli.
Dalla Porta a Sole inizia un percorso, da fare a piedi, di rara bellezza naturalistica. Il sentiero, pressoché pianeggiante, percorre una piccola valle isolata da tutti i rumori e conduce all’antica chiesetta della Madonna del Soccorso. La costruzione sorge in una piccola radura nel bosco, ai piedi dei primi monti di Collalto. Anticamente questa strada proseguiva alla volta di Trequanda.[4]
|
|
Scofriano |
Guazzino si è sviluppato di recente, su un bellissimo crinale collinare tra Sinalunga e Bettolle, grazie alle importanti fornaci di laterizi della zona. Tuttavia la zona risulta abitata da tempi ben più antichi, come dimostra anche la chiesa seicentesca della Madonna delle Grazie.[3]
|
Rigomagno è una piccola frazione del comune di Sinalunga. Rigomagno fu costruito sul Colle degli Ulivi nel 1292 ad opera della Repubblica di Siena, dopo che la stessa aveva ordinato la distruzione del vecchio castello (che sorgeva verso metà del colle più a nord), come ritorsione per un presunto tradimento, che in seguito risultò non vero.
La planimetria, giunta a noi pressoché intatta, risente fortemente del disegno razionalmente essenziale, di stile militare, eseguito dagli ingegneri dell’esercito.
Rigomagno conserva ancora gran parte della cinta muraria originale, alcune torri e due delle tre porte di un tempo.
A parte i resti della fortificazione, mura, porte e torri, gli edifici principali di Rigomagno sono la chiesa di San Marcellino, la Cisterna pubblica ottocentesca e l'antico Palazzo Pretorio. La torre del palazzo è stata trasformata in campanile della chiesa di San Marcellino, una chiesa ad una navata di impianto romanico, che conserva al suo interno un affresco rappresentante il Martirio di San Sebastiano.[4]
|
Il centro abitato di Foiano della Chiana sorge su di un basso colle della Val di Chiana, a 318 m s.l.m. e dista da Arezzo 28 km in direzione sud.
Il paese di Foiano e' circondato da due cerchie di mura concentriche: la piu' antica fu racchiusa nel 1476 da quella costruita dai Fiorentini. All'interno della prima cerchia si trovano il Palazzo Comunale, il Palazzo Granducale, la Torre Civica, la chiesa della Santissima Trinita', il Teatro Garibaldi, la chiesa di S. Maria della Fraternita’, il Palazzo Neri Serneri, le Logge del Grano, mentre, comprese fra la prima e la seconda cerchia di mura, troviamo la Collegiata di San Martino e la chiesa di San Michele Arcangelo. Poco fuori del paese, lungo la strada che conduce a Lucignano, s’incontra la chiesa di San Francesco.
Foiano e' famosa per il suo Carnevale, che si dice sia il piu' antico del mondo, in quanto risalirebbe addirittura all'anno 1539, quando in una disposizione contenuta nello Statuto della Comunita', la' dove si tratta di festivita', s’individua il di' di Carnovale con uno di inanzi e uno di poi, assegnando, dunque, ben tre giorni alla celebrazione della festa.
|
Torrita di Siena
Non solo per il nome, ma anche per i lunghi tratti dell'antica cerchia muraria, dove si aprono le quattro caratteristiche porte, Torrita si presenta certamente come l'evoluzione urbanistica di un Castello fortificato. Le testimonianze del suo passato sono pregevoli e riassunte, in pratica, nella piazza, dove troviamo gli edifici principali: il palazzo Comunale, la Torre e la Chiesa delle Sante Flora e Lucilla - tardo romanica - con all'interno preziose opere di Scuola Senese. Sempre sulla stessa piazza si affaccia anche il Teatro degli Oscuri (XVIII sec.). Posto sullo spartiacque tra la Val di Chiana e la Val d'Orcia, il paesino fortificato di Montefollonico conserva buona parte delle mura medievali. Interessante è la pieve romanica di San Leonardo, dalla caratteristica forma a capanna; all'interno sono conservate due sculture del '500 e un corale miniato del '300.
Il palio dei somari di Torrita di Siena, in provincia di Siena, si corre ogni anno la domenica seguente il 19 marzo (o il 19 marzo stesso se cade di domenica).
|
Monte San Savino, una cinta muraria duecentesca, ma ricostruita nel Trecento e poi restaurata nei secoli successivi, circonda ancora il paese e su di essa si aprono quattro porte. La Porta fiorentina realizzata verso la metà del Cinquecento dall’architetto Nanni di Baccio Bigio, è costituita da una possente torre con lunetta sulla quale fu collocato nel 1572, l’imponente stemma mediceo.
Le logge dei mercanti (chiamate anche Loggia del Mercato) sono una costruzione cinquecentesca in pietra serena nel centro storico. Le logge, prospicienti il Palazzo Di Monte, sede del Comune, sono state ideate come termine della risistemazione rinascimentale operata dalla famiglia Di Monte, al termine del XV secolo e per tutta la prima parte del XVI secolo, opera attribuita a Nanni di Baccio Bigio.
Nel XVI e XVII secolo, Monte San Savino fu sede di una piccola ma fiorente comunità ebraica.
I primi documenti risalgono al 1626 attestando la concessione da parte del marchese Bertoldo Degli Orsini agli ebrei Elia Passigli e Angelo Pesaro ad aprire un banco di pegni. Esiste ancora oggi nel centro cittadino la via del ghetto, con la casa del rabbino e la sinagoga. La pacifica convivenza si interruppe bruscamente nel maggio 1799, quando l'intera comunità ebraica rimase vittima dei moti antifrancesi e antigiacobini dei Viva Maria. L'evento segnò la fine della presenza ebraica nella cittadina. A ricordo rimane anche l'antico cimitero (in località Campaccio), in funzione dal 1627, dove poche lapidi risultano ancora visibili.[Annie Sacerdoti, Guida all'Italia ebraica, Marietti, Genova, 1986]
|
|
Monte San Savino |
Lucignano, piccolo borgo della Toscana meridionale, rappresenta uno degli esempi più straordinari di urbanistica medievale, per il suo impianto a forma ellittica ad anelli viari circoncentrici, pervenutoci intatto dai secoli.
Il centro abitato di Lucignano sorge su di un colle a 400 m s.l.m., a 28 km a sud-ovest di Arezzo. L'area comunale, nel cuore della Valdichiana, è delimitata dai comuni di Monte San Savino a nord, Marciano della Chiana e Foiano della Chiana a est, Sinalunga a sud e Rapolano Terme a ovest (questi ultimi due in provincia di Siena).
Il santuario di Santa Maria delle Querce è un edificio sacro che si trova nella località omonima a Lucignano.
La chiesa, situata a nord est rispetto al centro storico, si raggiunge tramite la strada comunale del Cimitero, oltrepassando la Fortezza Medicea e il cimitero stesso.
Sul luogo, meta di pellegrinaggi connessi al culto di una sacra immagine quattrocentesca, fu eretta nel 1467 una piccola chiesa; nel 1564 fu affidata a Giorgio Vasari la ricostruzione dell'edificio.
L'interno dell'edificio presenta un impianto a tre navate, scandito da colonne con grandi abachi dei capitelli dai quali spiccano gli archi e al di sopra le trabeazioni di ordine dorico. La zona presbiteriale si struttura su un transetto formato da bracci non sporgenti rispetto alle navate laterali, con un profondo coro affiancato da due locali simmetrici.
Lo spazio interno, sulla base dei più aggiornati dettami controriformistici, converge tutto sull'altare maggiore. Fra le tele degli altari, I santi Benedetto, Apollonia e Caterina da Siena di Matteo Rosselli (1625).
Costruita su progetto di Orazio Porta tra il 1592 ed il 1621, sorge sulla preesistente chiesa di San Michele Arcangelo ed un vasto edificio, comprendente una torre, distrutta il 31 maggio 1556 da un fulmine. I resti dell antica chiesa, oggi adibita a canonica, sono visibili nella parte tergale della Collegiata. La costruzione attuale poggia su un impianto a croce latina al quale sono aggregati sacrestia, campanile (completato nel 1772, ed attribuito ad Andrea Pozzo) e canonica. Ai piedi della facciata, la bellissima scalinata di padre A. Pozzo, in travertino riprende il disegno ellissoidale della struttura urbana del paese.
Lo scenografico altare maggiore di A. Pozzo è costruito da un basamento in pietra serea sul quale poggiano quattro slanciate colonne che sorreggono un trabeazione curvilinea. Ai lati le statue di S. Pietro e di S. Paolo, al centro S. Michele Arcangelo che scaccia il demonio. |
|
Lucignano
Chiesa di San Michele Arcangelo
|
|
|
|
|
La chiesa di San Francesco a Lucignano
|
La chiesa di San Francesco è un edificio sacro che si trova nella piazza omonima a Lucignano.
La chiesa, collocabile tra la seconda metà del Duecento e l'inizio del Trecento, si presenta a unica navata coperta a capanna, con transetto lievemente sporgente e abside poligonale, coperta con volta a crociera e affiancata da due cappelle. Il paramento murario bicromo della facciata è piuttosto inusuale in una chiesa francescana. L'abside è aperta da una bifora a sesto acuto di fattura simile a quelle dei lati.
Numerosi sono gli affreschi scoperti e restaurati. Tra i più antichi quello trecentesco raffigurante il Trionfo della Morte, attribuito a Bartolo di Fredi. Nella parete sinistra del transetto è un grande affresco di scuola senese con tre scene in tre fasce sovrapposte (Stimmate di San Francesco, Madonna in trono tra i santi Cristoforo e Giorgio, Epifania).
Il Museo Comunale, che ospita pregevoli opere dal XIII secolo al XVIII secolo (tra cui due dipinti, San Francesco che riceve le stimmate e Madonna col Bambino, attribuiti a Luca Signorelli) e lo splendido Albero d'oro (conosciuto anche come Albero della vita o semplicemente Albero di Lucignano). Quest'ultimo è un reliquiario (alto circa 2,60 m), realizzato, tra il 1350 e il 1471, da Ugolino da Vieri e di Gabriello D'Antonio e proveniente dalla Chiesa di San Francesco. Dal fusto centrale, appoggiato su una teca a tempietto gotico a tre piani, si liberano dodici rami (sei per parte), il tutto sormontato da un crocifisso e un pellicano. I rami sono coperti da foglie decorate e piccole teche-reliquiario a cui apici vi sono medaglioni, che una volta raccoglievano miniature e cristalli di rocca, contornati da rametti di corallo a rappresentare il sangue di Cristo.
|
|
Un particolare del Trionfo della Morte, attribuito a Bartolo di Fredi
|
|
|