Abbadia San Salvatore, oggi uno dei centri turistici più importanti del monte Amiata e della stessa Toscana.
Il paese deve il nome alla famosa abbazia fondata nel 743 da Erfo, di nobile famiglia longobarda. La leggenda narra che Ratchis, Re longobardo, nel suo tragitto verso Roma, si fermò per una battuta di caccia nei boschi dell’Amiata affascinato dalla bellezza del posto. Si racconta che, durante la sosta, il Signore gli apparve sulle fronde di un albero. Il Re longobardo decise così di far costruire la Cripta sul luogo dell’apparizione. La leggenda è rappresentata negli affreschi della splendida Abbazia dove, come nel Buon Governo del Palazzo Pubblico di Siena, sono dipinti anche esemplari della cinta senese.
Il paese si sviluppò intorno alla abbazia soprattutto nel XII secolo. Nel 1347 i monaci, che esercitarono sul castello i diritti di signoria, vendettero questo diritto alla repubblica di Siena. Assieme a Siena l' Abbadia San Salvatore entrò poi a far parte dello stato fiorentino nel 1555.
l Centro Storico di Abbadia S. S., completamente intatto ed autentico come un tempo, è caratterizzato dalle irregolari viuzze, i portali in trachite, i suoni e gli odori di un tempo. Camminare per il nostro centro storico è come ritrovarsi nel medioevo. Quando sarete qui, ricordatevi di guardare in altro, verso le finestre delle persone che ci abitano, o attraverso i portoni socchiusi dei loro fondi e cantine a piano strada. Sì perché qui non troverete i classici negozi per turisti come nella maggior parte dei borghi toscani che spesso distolgono l’attenzione dall’originalità dei borghi. Qui c’è un paese vissuto, dove la gente mette a stendere i panni alle finestre, la legna e le damigiane di vino in cantina. Non dimenticate di far caso agli “odori”: quello di mosto (di vino) in autunno, quello dei camini e delle stufe a legna durante l’inverno, quello di sugo (ragù) la domenica mattina.
La vecchia miniera di cinabro ha segnato la storia di Abbadia per quasi un secolo. È stata sfruttata dal 1897 agli anni ‘70, oggi è possibile ripercorrere la sua storia nel museo all’interno della Torre dell’Orologio e vivere l’emozione di una visita dentro la miniera accompagnati dalla saggezza e l’esperienza dei vecchi minatori.
I principali luoghi di interesse a Abbadia San Salvatore sono l'Abbazia di San Salvatore, la Chiesa della Madonna dei Remedi, la Chiesa della Madonna del Castagno, la Chiesa di San Leonardo, la Chiesa di Santa Croce e la Chiesa di Santa Maria dell'Ermeta.
Monumenti e luoghi di interesse
L'abbazia di San Salvatore è l'edificio sacro che dà il nome al comune di Abbadia San Salvatore.
La tradizione vuole che il complesso benedettino, attestato dal 762, sia stato fondato dal duca longobardo Ratchis. L'abbazia ebbe il periodo di maggiore splendore dal X al XII secolo; nel 1782 fu soppressa e la chiesa ridotta a parrocchiale.
La chiesa, risalente al 1035, presenta una facciata a capanna alta e stretta, affiancata da due torrioni, quello di destra incompiuto e l’altro merlato. L’aspetto attuale è in parte il risultato di restauri degli anni trenta del Novecento. L'interno, a croce latina, conserva un Crocifisso ligneo policromato della fine del XII secolo, la Leggenda del duca Ratchis (1652-1653) e il Martirio di San Bartolomeo (1694), entrambi di Francesco Nasini.
La cripta è caratterizzata dalla presenza di trentadue colonnine con capitelli, ognuno decorato con un motivo diverso come sono diverse tra loro anche le colonne.
L'abbazia ha ospitato per quasi mille anni il Codex Amiatinus.
Il Codex Amiatinus o Bibbia Amiatina è la più antica copia manoscritta conservata integralmente della Bibbia nella sua versione latina redatta da Sofronio Eusebio Girolamo, di cui si ritiene sia anche la copia più fedele.
Furono realizzate tre copie nel 692 per volontà di Ceolfrid, abate di Wearmouth. Le altre due copie rimaste in Inghilterra sono andate distrutte mentre
quella in Italia è intatta. Dal granduca Leopoldo nel 1786, il Codex Amiatinus fu trasferito presso la biblioteca Laurenziana in Firenze, dove è conservata ancora oggi.
Codex Amiatinus, f 796v, pred 716, Maiestas
La chiesa della Madonna dei Remedi fu eretta nel 1602 sul posto di un tabernacolo distrutto nel 1561. L'arco della facciata era parte di un portico, chiuso ai primi del Novecento.
All'interno si trovano affreschi di Francesco e Giuseppe Nicola Nasini: nella cappella di destra, le Sante Cecilia e Barbara, Agnese, Margherita; in quella di sinistra, Sant'Agata, Santa Lucia, Miracoli di Sant'Antonio da Padova e, sulla volta, la Gloria del Santo. L'altare maggiore conserva al centro una Madonna col Bambino del primo Cinquecento. Sulle pareti Giuseppe Nicola Nasini ha affrescato l'Angelo annunciante e la Vergine annunciata; nella parte centrale si riconoscono i Santi Pietro e Sebastiano, Paolo e Rocco, Michele e Raffaele, Francesco e Marco.
Consacrata nel 1524, la chiesa della Madonna del Castagno fu innalzata sul luogo di una cappella costruita a seguito del rinvenimento di un'immagine della Madonna dipinta su una tegola appesa ad un castagno. L'architettura è tipicamente rinascimentale e presenta un prospetto a capanna con oculo, affiancato da due lesene sulle quali si appoggia una cornice marcapiano. Il portale con timpano triangolare introduce ad un'aula rettangolare coperta a capriate e ornata con altari in stucco.
Nella zona del settecentesco altare maggiore, ove si conserva l'immagine della Madonna col Bambino, si trovano affreschi con il Martirio di Santa Caterina d'Alessandria e la Natività, della prima metà del XVI secolo. Nel lato sinistro, una Crocifissione di scuola senese della metà del Cinquecento.
La chiesa di San Leonardo fu fondata nel XIII secolo dai monaci benedettini ed è nota fin dal 1296. Mostra all'esterno due portali medievali ed il campanile costruito nel XVIII secolo e rialzato nel 1914. L'interno rettangolare con scarsella è coperto a capriate e presenta un arcone trasversale che divide la navata dal presbiterio.
La chiesa di Santa Croce fu consacrata nel 1221. L'originale architettura gotica a tre navate fu distrutta da un incendio nel 1791. L'attuale edificio risale al 1801 e conserva nella facciata due formelle zoomorfe romaniche. Nel moderno interno si trova, all'ingresso, il fonte battesimale (1509), opera di manifattura senese, decorata con gli stemmi della comunità di Abbadia e della famiglia Piccolomini. Nella zona presbiteriale rialzata sono conservate due tele del primo Seicento: a sinistra la Madonna col Bambino e Santi della scuola di Giovanni Paolo Pisani e a destra una Pietàe Santi attribuita al senese Sebastiano Folli. Quest'ultima proviene dalla perduta chiesa di San Michele Arcangelo, anticamente ubicata nella vicina via Sant'Angelo.
Chiesa della Madonna del Castagno
La chiesa di Santa Maria dell'Ermeta sorge, a quota 1047 metri, sul luogo dove, secondo la tradizione, si sarebbero ritirate in solitudine Thesia e Rutrunda, rispettivamente moglie e figlia del re longobardo Ratchis. La cappella, attestata nel 1296, durante il corso dei secoli è stata oggetto di una notevole devozione popolare e nel 1462 fu visitata da Pio II. Nel piccolo edificio dalla struttura a croce latina, preceduto da un portico, si conserva un rude ed energico Crocifisso di incerta datazione che la tradizione vuole scolpito da un eremita del IX secolo e una acquasantiera probabilmente ricavata da un capitello medievale.
La Croce monumentale in ferro battuto, alta 22 metri, fu eseguita dalle officine senesi di Luciano Zalaffi tra il 1900 ed il 1910, e fu voluta per seguire le indicazione di papa Leone XIII che nel 1900, al fine di festeggiare l'Anno Santo, suggerì alle popolazioni italiane di innalzare segni della redenzione nelle montagne più alte. Danneggiata nel corso della Seconda guerra mondiale, l'opera fu restaurata e nuovamente inaugurata il 24 agosto 1946 con un discorso radiofonico tenuto da Pio XII. Nei pressi della vetta si trova anche la Madonnina marmorea voluta nel 1965 dagli Scout.
Il Museo dell'abbazia è situato nei locali confinanti con quelli del monastero ed è in collegamento attraverso una scala di ferro. Al suo interno sono presenti pezzi unici che testimoniano il patrimonio del monastero stesso. Tra i pezzi più importanti un cofanetto-reliquiario del VIII secolo, il reliquiario di San Marco Papa, a forma di busto, di Angnolo Romanelli (1381), una casula del VIII-IX secolo e un pavimento senese di maiolica datato XV secolo già della Chiesa della Madonna del Castagno.
Abbadia San Salvatore, oggi uno dei centri turistici più importanti del monte Amiata e della stessa Toscana, rievoca l'ormai trascorsa epoca della produzione del mercurio, proveniente dal suo minerale di base (il cinabro) che si estraeva in una miniera limitrofa allo stesso paese, ma anche in altri siti dell'Amiata. Oggi del mercurio, non più prodotto da oltre trent'anni, rimane una memoria conservata in un interessante museo ricavato dalla vecchia miniera, un'area riqualificata a destinazione artigianale. Il Museo operativo da qualche anno, propone un'interessante storia dell'estrazione, anche grazie al valido contributo di ex minatori in qualità di guide.
La miniera di cinabro, ad oggi ormai chiusa, presenta gallerie per 35 chilometri che si estendono per 400 metri in profondità. Nella torre dell'orologio è possibile visitare il museo minerario insieme ad una galleria con un percorso di circa 300 metri dove sono riprodotti i luoghi di lavoro.
Monte Amiata Pictures Gallery
Abbazia di San Salvatore
Abbazia di San Salvatore
Abbazia San Salvatore di Monte Amiata, La cripta longobarda
Il Palazzo del Podestà, oggi palazzo del comune
Una galleria del Museo minerario
Pozzo Garibaldi
Foresta di faggio, Prato della Contessa
Monte Amiata
La storia
La storia ha riservato a questa località fasi di prestigio temporale legate all'omonimo Monastero, prima benedettino poi cistercense, che in epoca feudale ha esercitato un potere di rilievo in ampi territori posti sul versante orientale e su quello occidentale dell'Amiata. L'abbazia ebbe fortune alterne, dovute anche ai frequenti scontri sia con la potente casata degli Aldobrandeschi, sia con gli Orsini e in genere con gli alleati degli imperatori, soprattutto quando questi mantenevano rapporti conflittuali con il Papato di Roma; fu infine soppressa nel 1782.
Fondazione longobarda ed espansione durante il medioevo
Il Monastero venne fondato nella seconda metà del secolo VIII per volere del re longobardo Rachis. Secondo la tradizione leggendaria la decisione fu presa dal Re in seguito a un evento miracoloso di cui fu testimone lo stesso Rachis al quale apparve la Trinità sulla sommità di un albero, intorno al quale fu edificata la cripta]. L'evento è ad oggi rappresentato nello Stemma Comunale. In realtà la costruzione del Monastero del San Salvatore fu curata dal nobile Longobardo Erfo ed era inquadrata in un preciso disegno politico di Rachis, che seppe avvalersi del favore monastico di Erfo a beneficio della nazione longobarda, ottenendo con la fondazione di un monastero sulle pendici del monte Amiata il duplice scopo di protezione e controllo dei traffici lungo la strategica via Francigena e di sviluppo agricolo di quell'area della Tuscia Longobarda. Pertanto già nel 750 il nobile longobardo Erfo, figlio di Pietro Duca del Friuli, assegnò al Monastero fortificato il controllo feudale dei territori amiatini che comprendevano i pascoli del monte Amiata fino alla valle del fiume Paglia attraversata dalla via Francigena. Il potere territoriale dell'Abbazia crebbe nei secoli successivi e in concomitanza si sviluppò l'antistante borgo, che fu subito fortificato e dotato di un suo castello difensivo (ubicato nell'odierna area della Castellina). All'inizio del X secolo i suoi possessi travalicavano la zona dell'Amiata, espandendosi in direzione della costa maremmana e laziale, in val d'Orcia, in val di Chiana e persino nel Viterbese. In questo periodo di prosperità e almeno fino alla casata degli Svevi il monastero, il borgo e le terre del San Salvatore rimasero strettamente legate all'autorità del Sacro Romano Imperatore tedesco, godendo comunque di autonomia completa sul piano civile, penale e religioso.
Conflitto con gli Aldobrandeschi e declino dell'abbazia
In una petizione del 1081, indirizzata all'Imperatore Enrico IV, i monaci del San Salvatore accusano la dinastia dei Conti Aldobrandeschi di far costruire centri fortificati sopra terreni e villaggi del feudo badengo allo scopo di usurparne il legittimo dominio all'abbazia. La disputa con gli Aldobrandeschi non fu risolta e essi seppero appropriarsi di numerose terre dei monaci. Il potere dell'abbazia fu ulteriormente ridotto a partire dal XII secolo dagli stessi abitanti del borgo e del castello del San Salvatore che rivendicarono per loro l'autonomia dal Monastero; l'abate Rolando fu forzato a cedere al borgo numerosi terreni e diritti, tra cui quello di eleggere i propri rappresentanti compreso il podestà. Fu in questo periodo che fu realizzata una seconda cinta muraria attorno al borgo in espansione ed edificata la struttura difensiva detta "Torrione". Nel 1228 papa Gregorio IX decise di riassegnare il Monastero all'ordine dei Cistercensi, con intento di risollevarlo dal declino. Tuttavia nel 1265 le terre del San Salvatore vennero occupate dall'emergente Repubblica di Siena, costringendo abbazia e comunità badenga a firmare un atto formale di sottomissione. Tuttavia Siena non mantenne il controllo militare del territorio che di fatto iniziò a divenire area di brigantaggio e rifugio di fuorilegge (e un secolo dopo zona di razzia del famoso brigante Ghino di Tacco), decretando il declino definitivo della via Francigena nella valle del Paglia; per queste ragioni nel 1278 gli insediamenti in val di Paglia (che pure avevano origini antiche, risalenti al periodo etrusco come il villaggio di Callemala e quello di Voltole) furono abbandonati e gli abitanti trasferiti nel capologuo fortificato del San Salvatore. Fu in questi anni che Abbadia San Salvatore si espanse nuovamente lungo la direttrice di "Via Pinelli" nell'area chiamata ad oggi "Borgo" anch'essa presto protetta da una estensione delle mura cittadine, assumendo l'assetto urbano definitivo che in larga misura manterrà fino al XIX secolo. Agli inizi del 1300 fu invece Orvieto ad ottenere la facile sottomissione dei territori badenghi, che però caddero rapidamente in mano aldobrandesca a seguito della crisi del comune di Orvieto che di lì a poco fu espugnato dal cardinale Egidio Albornoz. Di nuovo nel 1347 vi fu l'annessione definitiva alla Repubblica di Siena e ciò pose definitivamente fine alla sovranità del borgo del San Salvatore.
Da ricordare come dall'abbazia stessa provenga il celebre Codex Amiatinus, risalente al VII secolo, attualmente conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze.
Un altro documento di notevole valore è la Postilla Amiatina, risalente all'anno 1087 e considerata uno dei primi documenti in Italia del volgare.
Epoca moderna
Dall'annessione alla Repubblica di Siena e poi nel Granducato di Toscana e fino al XVII secolo il borgo rimase praticamente immutato e isolato, riscoprendosi molto povero, sostenendosi con un'economia stagnate basata sullo sfruttamento del legname, sul piccolo artigianato del legno, sulla scarsa pastorizia e agricoltura. Una profonda novità si ebbe solo tra il 1782 e 1784 quando il Granduca di Toscana Leopoldo II del Sacro Romano Impero, allo scopo di rilanciare l'economia, soppresse il monastero e decretò la privatizzazione dei terreni dell'Abbazia, seguendo la visione del Giurisdizionalismo in base alla quale il monastero era valutato come una entità socialmente inutile ed economicamente disinteressata allo sviluppo economico delle proprie terre, che furono acquistate dai capifamiglia del paese costituitisi nella società "Macchia Faggeta". Agli inizi del XVIII secolo Abbadia San Salvatore vide una lieve espansione economica, urbanistica e sociale, con la nascita di realtà culturali come la Filarmonica G.Puccini (metà del XVIII secolo). Vi furono anche dei moti risorgimentali che in un'occasione costrinsero il Gonfaloniere granducale alla fuga. Nel 1860 vi fu l'annessione del comune al Regno d'Italia tramite un plebiscito in cui i favorevoli raggiunsero il 100% dei voti e il 100% dell'affluenza. Nel 1867 il Regno d'Italia sottrasse al comune gran parte del suo territorio e gli storici borghi di Campiglia, Bagni di San Filippo e Caselle, che vennero aggregati al comune di Castiglione d'Orcia.
Periodo minerario
Una drastica svolta si ebbe solo agli inizi del XIX quando iniziò in tutta l'area lo sfruttamento minerario del cinabro e della raffinazione dello stesso in mercurio. Abbadia San Salvatore divenne rapidamente un ricco centro minerario e industriale, vedendo un repentino miglioramento della qualità della vita degli abitanti che a partire dal 1900 disponevano già di energia elettrica, telefono, servizio idrico. Viene costruito un nuovo municipio (1909), urbanizzate altre aree, costruiti monumenti, fontane, realizzati nuovi servizi come l'ospedale. Durante il fascismo Abbadia San Salvatore continuò a prosperare, furono costruite le strade di raccordo con la vetta del monte Amiata, gli impianti sportivi, lo stadio e ulteriori espansioni urbane. Fu in questo periodo che furono reinsediati i monaci nell'abbazia, esattamente nel 1939.
In seguito all'attentato a Togliatti, avvenuto il 14 luglio 1948 ad Abbadia San Salvatore si verificarono manifestazioni e rivolte che videro coinvolti soprattutto i minatori, che interruppero le comunicazioni telefoniche tra Nord e Sud. Gli scontri portarono alla morte di un carabiniere e un poliziotto.[6] La successiva repressione attuata dalle forze dell'ordine fu durissima e avvenne mediante l'intervento di polizia ed esercito. Negli anni '70 le miniere dell'Amiata videro un declino a causa della concorrenza internazionale, e infine la società mineraria (che all'epoca occupava la maggioranza della popolazione) chiuse i battenti ponendo fine alla parentesi industriale di Abbadia San Salvatore, che da allora vide un lento decremento demografico.
Toponimo
Prende il nome dall'abbazia benedettina, fondata nel 743 dal re longobardo Rachis, di cui oggi rimangono solo la chiesa e la cripta ora officiata dai cistercensi.
Bagni San Filippo
Abbadia San Salvatore | Bagni S.Filippo, Balena Bianca
Bagni San Filippo è una piccola stazione termale in provincia di Siena, nel comune di Castiglione d'Orcia, a 524 metri di altezza, immersa nel verde dei boschi del Monte Amiata.
I Bagni San Filippo si trovano in una zona di grande interesse paesaggistico e naturalistico, celebre, in particolare, per i suoi numerosi alberi monumentali. Le terme libere di San Filippo si presentano infatti come un luogo innaturale, tutto coperto da una lanugine bianca. Le acque carbonato calciche che scaturiscono da varie sorgenti, riversandosi nel torrente Rondinaia, erano gia note ai romani, grandi estimatori dei bagni termali come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici.
Nei millenni questi affioramenti hanno creato concrezioni abbondanti; le più spettacolari si si affacciano sul torrente Rondinaia detto anche "Fosso Bianco" per il colore che le sue acque assumono mescolandosi con le acque termali. La più imponente concrezione ci appare come una cascata solidificata ed è conosciuta come la Balena Bianca.
Furono frequentati da illustri personaggi appartenenti alla famiglia de' Medici, come Lorenzo il Magnifico, che vi si recò nel 1485, e il Granduca Ferdinando II, che tentò, nel 1635, di liberarsi da un persistente "mal di capo". I Bagni furono ristrutturati nel 1566 per volontà di Cosimo I de' Medici e raggiunsero fama e prestigio grazie alla citazione di Machiavelli nell’opera la "Mandragola".
Il nome della località ricorda le vicende di San Filippo Benizi, priore dell’ordine fiorentino dei Servi di Maria, che nel 1296, si rifugiò in un romitorio poco distante dalle sorgenti per sottrarsi all’elezione al soglio pontificio nel conclave di Viterbo.
La cascata della balena bianca, Terme Bagni San Filippo
Bagni San Filippo
River (torrente) Fosso Bianco in Bagni San Filippo
Film in Toscana | Le Meraviglie
Dopo Corpo Celeste, film che le è valso il premio come miglior regista esordiente ai nastri d'argento 2011, Alice Rohrwacher è tornata dietro la macchina da presa per firmare Le Meraviglie, un film che vede nel cast Sam Louwyck, Monica Bellucci, Sabine Timoteo, Maria Alexandra Lungu, Agnese Graziani e la sorella Alba Rohrwacher. Il set si sposterà in alcune zone del grossetano e nella località senese Bagni San Filippo.
Le Meraviglie, girato tra fine agosto e la metà di ottobre 2013 a Sorano, Sovana, Bagni di San Filippo e Lago Bolsena, è ambientato negli anni '90 e racconta la storia di Gelsomina, una ragazza che vive in un casale nella campagna toscana con il padre tedesco, Wolfgang, la madre italiana e tre sorelle più piccole. Gelsomina, interpretata dalle dodicenne Maria Alexandra Lungun, aiuta suo padre Wolfgang, alternativo e post-sessantottino, che vorrebbe tenere la propria famiglia lontano dal consumismo e dai pericoli della modernità.
La loro routine, scandita dalle stagioni e dall'impollinazione delle api mellifere, è interrotta dall'arrivo di Martin, un ragazzino con precedenti penali che deve seguire un programma di reinserimenton e dell'incursione nel territorio di un concorso televisivo a premi, il paese delle Meraviglie, condotto dalla fata bianca Milly Catenan, un gioco televisivo che invade tutta la zona.
Monica Bellucci in Le Merqaviglie
Monica Bellucci - Le Meraviglie - Scene girate a Bagni San Flippo
Le Meraviglie - Clip Milly Catena, con Monica Bellucci
La cascata della balena bianca, Terme Bagni San Filippo
Bagni San Filippo
River (torrente) Fosso Bianco in Bagni San Filippo
Nel 2002 è stato costituito il "Parco Nazionale Museo delle Miniere dell'Amiata" che tra i suoi compiti, oltre alla messa in sicurezza, il recupero dei manufatti e la tutela ambientale dei siti minerari, ha quelli non meno significativi della conservazione degli archivi, della promozione degli studi, della raccolta delle testimonianze e della valorizzazione ai fini turistici del territorio del Parco.
Parco Nazionale Museo delle Miniere dell'Amiata
Orari
Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle 9.00 alle 13.00
Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 18.00
Comuni Abbadia San Salvatore, Atcidosso, Castel del Piano; Castell’Azarra, Castiglione d’Orcia, Cinigiano, Piancastagnaio, Radicofani, Roccalbegna, Santa Fioa, Seggiano, Semproniano
Val d'Orcia" tra Montalcino Pienza e San Quirico d’Orcia.
Parco Naturale della Maremma
Massa Marittima
Podere Santa Pia, immersa nella splendida campagna della Maremma, è situato in una splendida posizione panoramica, a pochi chilometri da Montalcino e Abbazzia Sant' Antimo.
Vivo d'Orcia è una piccola frazione del comune di Castiglione d'Orcia in provincia di Siena. Intorno al paesino di Vivo d'Orcia si trovano infatti alcune foreste di Abies Alba, gli abeti bianchi attualmente protetti perchè in via di estinzione. Sono sulla terra dalle epoche preistoriche.
L’escursione inizia dall’ufficio postale nel centro di Vivo d’Orcia. Seguire l’indicazione “Contea del Vivo/Eremo” e percorrere la “Via Amiata” che diventa “Via dell’Eremo” e che conduce fuori dal paese.
La pieve di San Marcello e l'annesso oratorio di San Bartolomeo, noti come l'Eremo del Vivo, sono due edifici sacri che si trovano in località Vivo d'Orcia a Castiglione d'Orcia.
L'oratorio di San Bartolomeo, denominato Ermicciolo, fu probabilmente la prima sede dell'Eremo del Vivo, la cui formazione è attribuita a San Romualdo all'inizio dell'XI secolo. Il piccolo edificio è ad unica navata conclusa con abside semicircolare. Da notare il ricco apparato decorativo della facciata che presenta nella parte superiore una serie di arcatelle pensili sostenute da mensolette e da due colonnette che dividono il complesso decorativo in tre parti. Anche l'abside presenta un coronamento di arcatelle pensili.[*]
Il Monte Amiata è una presenza inconfondibile nel panorama della Maremma: unica vera montagna della Toscana meridionale, è con i suoi 1736 metri il più elevato tra i vulcani spenti italiani. Noto per i suoi centri medievali, per la sua gastronomia e per le sue piste da sci, è rivestito a partire dagli 800 metri da una magnifica foresta che alterna il castagno all'abete e al faggio. Affacciato a nord-est sui dolci paesaggi della Val d'Orcia, l'Amiata chiude verso oriente il panorama della Maremma, ed è a portata di mano dalle colline di Grosseto.
Chi s'interessa alla storia ha a disposizione i centri storici di Arcidosso, Castel del Piano, Santa Fiora e Seggiano e numerosi monumenti isolati. Le Riserve Naturali Provinciali del Monte Labbro e del Monte Penna, che si estendono intorno ai due più importanti satelliti del Monte Amiata e l'Oasi WWF del Bosco Rocconi, base per i progetti di reintroduzione del capovaccaio in Maremma.
L'Anello della Montagna
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 24 km
10/11 Vivo d’Orcia – Rifugio Forestale – Abbadia San Salvatore | Mappa
Lunghezza: 11 Km - Percorr.: 3.30 ore
L'Amiata è una delle foreste di faggi più grandi in Europa ed uno dei migliori modi per visitarla è attraverso i numerosi sentieri presenti. Tramite il link sottostante è possibile visitare il sito della UISP di Abbadia San Salvatore che ha tracciato e gestisce i sentieri. Dal sito è inoltre possibile scaricare le tracce GPS e la mappa ad alta definizione dei sentieri. Amiata Runners| Link
Trekking Abbadia San Salvatore, Monte Amiata Vetta, Punto Rifugio e gli Sentieri della Macchia Faggeta
Mappa Trekking Monte Amiata Vetta, Punto Rifugio
I sentieri della Monte Amiata | Walking in the Monte Amiata| Itineraries gpx
Itinerari diversi che si sviluppano lungo sentieri sicuri e facilmente individuabili che partono e tornano ad Abbadia San Salvatore e che permettono anche ai meno esperti di godere della meraviglia dei boschi di castagni e faggi.
Abbazia San Salvatore di Monte Amiata, Bosco in loc. Primo Rifugi
Monte Amiata
Bosco in loc. Primo Rifugio (Abbadia S. Salvatore), Monte Amiata
Monte Amiata
Altri Percorsi
Amiata a piedi | www.amiataturismo.it
L’antico e ormai spento vulcano del Monte Amiata è situato tra le province di Siena e Grosseto ed è il rilievo vulcanico più settentrionale d’Italia. Il suo profilo a cono, tipico di tutti i vulcani, è la conseguenza di numerose eruzioni avvenute tra i 280 e i 180 milioni di anni fa. Da qui deriva la formazione di enormi ammassi rocciosi di pietra lavica che rendono il paesaggio particolarmente suggestivo. Fino a pochi anni fa questo territorio era molto importante per i suoi giacimenti di minerali come il cinabro e il mercurio: fonti essenziali per l’economia amiatina. Anche sorgenti di acqua termale come quelle di Bagni San Filippo e Bagno Vignoni e i gas naturali che fuoriescono nelle zone di Santa Fiora e Piancastagnaio e che vengono usati come fonti di energia, dimostrano l’origine vulcanica di questa montagna. Il Monte Amiata raggiunge il suo punto più alto a 1.738 metri. Adiacente ad esso, a sud-ovest, si osserva la Montagnola (1.571), mentre in direzione sud si erigono il Monte Labbro (1.193), il Monte Civitella (1.107) e il Monte Penna (1.086). I fiumi Albegna, Fiora e Paglia nascono direttamente dall’Amiata. Il fiume Orcia trova la sua via nel lato nord della montagna e dà il nome alla meravigliosa Val d’Orcia.
Da Abbadia San Salvatore a Piancastagnaio [PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: Ufficio Turistico Apt Amiata, via Adua 25, nel centro di Abbadia San Salvatore (percorso circolare). LUNGHEZZA: 13 Km circa. DURATA: 3 ore 1/2 circa.]
Questo sentiero inizia esattamente all’ufficio informazioni APT Amiata in via Adua 25. Una volta usciti dall’ufficio informazioni andare a sinistra, attraversare via Gorizia e continuare in su ancora per via Adua fino a raggiungere un laghetto. Poco prima del laghetto, dietro la casa bianca c’è un ponte che porta dall’altra parte del lago dove si giunge in via Asmara: qui girare a sinistra. Salire le scale che si trovano di fronte al numero civico 28 fino a raggiungere un incrocio con segnale stradale di “Dare la precedenza”. Qui imboccare “Via Piscinello”. Dietro l’Hotel Aurora girare a sinistra in “Via Fosso Canali”. Alla fine di questa strada c’è un’enorme costruzione senza intonaco. Qui girare a destra per via Sant’ Andrea e percorrerla fino in fondo senza lasciarsi sviare da indicazioni stradali come “Via Primula”. Dopo circa 25 minuti si abbandona il paese. Da qui inizia un’ampia strada sterrata, con una vegetazione mista, che collega Abbadia San Salvatore con Piancastagnaio. Leggi l'articolo completo
Dal Prato delle macinaie alla vetta del Monte Amiata [PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: Prato delle Macinaie (1.385 m), possibilità di parcheggio (percorso circolare). LUNGHEZZA: circa 7 Km. DURATA: circa 2 ore e 1/2 ]
Nei mesi invernali, la parte alta del Monte Amiata si trasforma in una ben nota stazione sciistica. Quando nevica, quindi, c’è sicuramente da divertirsi per i pendii dell’antico vulcano ormai spento. Anche durante i mesi estivi, si può raggiungere la vetta dell’Amiata con gli impianti di risalita oppure a piedi. Il nostro percorso inizia da una pista di fondo che corre attraverso una maestosa e splendida faggeta che collega i due alberghi ristoranti del “General Cantore” e delle “Macinaie”. Leggi l'articolo completo