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Città di Castello

   
   
Città di Castello, l'antica Tifernum Tiberinum, è una città dell'Umbria in provincia di Perugia, principale centro dell'alta valle del Tevere.

Città di Castello posta su una lieve altura, tra il verde di dolci e ridenti colline, è il centro più importante e popolato dell'Alta Valle del Tevere. Depositaria di un prezioso patrimonio storico, religioso ed artistico, viene a tutt'oggi considerata una cittadina notevolmente significativa per la suggestività dei monumenti più antichi, per la presenza di una fervida civiltà rinascimentale e per la qualità delle numerose manifestazioni che, di portata nazionale, richiamano ogni anno migliaia di visitatori. Simpatici momenti folcloristici e musicali, interessanti esposizioni artigianali ed agricole, allegre feste paesane ed importanti eventi sportivi, animano periodicamente e caratterizzano in modo vivace la vita di questa bella realtà umbra.


Monumenti e luoghi d'interesse

 

   
   
La Torre Civica, chiamata dai tifernati "Torre del Vescovo", oggi pendente,aveva una gemella, posizionata a pochi metri di distanza, demolita da tempo.
Il Municipio o Palazzo del Comune (detto anche Palazzo dei Priori), costruito dal 1322 al 1338, è opera di Angelo da Orvieto.
Palazzo Vitelli alla Cannoniera, così chiamato perché sul luogo sorgeva un deposito (o una fonderia) di cannoni, è uno dei cinque Palazzi che la famiglia Vitelli eresse a Città di Castello tra la fine del Quattrocento e la seconda metà del Cinquecento. È sede della Pinacoteca (seconda in Umbria, per importanza di opere custodite, alla sola Galleria Nazionale di Perugia) che conserva lavori, tra l'altro, di Luca Signorelli e Raffaello.
Palazzo Vitelli a Sant'Egidio, testimonianza della grandezza rinascimentale della città e della potenza della dinastia tifernate dei Vitelli all'epoca delle Signorie. L'intero complesso (composto dal Palazzo, parco con ninfeo e chiuso dalla Palazzina Vitelli) è bisognoso di restauri nel parco e nelle mura perimetrali.
"Palazzo Albizzini", collezione Burri: esempio di architettura rinascimentale, di derivazione toscana (fine ’400), dal 1981 Palazzo Albizzini è sede della prestigiosa Collezione delle opere che Alberto Burri ha donato alla città. La Collezione Burri è la più ricca e organica raccolta dell'opera dell'artista del '900 (si completa con la seconda sede espositiva degli Ex Seccatoi Tabacchi, che contiene le opere di grande dimensione).
Duomo, dal caratteristico campanile cilindrico.
Chiesa di San Francesco. Chiesa trecentesca, modificata internamente in stile barocco. Qui viene conservata una copia dello “Sposalizio della Vergine”, che Raffaello dipinse nel 1504, portato via dalle truppe napoleoniche nel 1798, oggi alla Brera di Milano. Da segnalare la Cappella Vitelli, su progetto del Vasari.

Morra è un piccolo borgo al confine della Toscana, a metà strada fra Cortona e Città di Castello, luogo di passaggio e di sosta delle legioni romane. Notevole è l'oratorio di San Crescentino,[6] con affreschi di Luca Signorelli (tra i quali una Flagellazione[7], una Crocifissione e altre opere della scuola dell'artista[8]), e la Pieve della fine del Duecento. Sulla facciata due iscrizioni del 1420 e del 1507 per indicare, rispettivamente, la costruzione dell'oratorio originale ed un suo successivo ampliamento.[9] Agli Uffizi di Firenze ed al Louvre di Parigi, si conservano due disegni del Signorelli.

L'Oratorio di San Crescentino è dedicato al Santo soldato romano, che scoperto di essere cristiano, venne condannato alla decapitazione dal prefetto dell'Etruria. Due iscrizioni sulla facciata indicano nel 1420 la data in cui fu fatto costruire un "piccolo oratorio" e nel 1507 quella in cui fu riedificato ed ampliato. Nella facciata, su cui si apre una bella porta sagomata, vennero aperte nel '600 le due finestrine e la sproporzionata finestra che interrompe il frontone. L'interno è semplice, di forma rettangolare, coperto a capriate e terminante con una nicchia di pietra finemente scolpita. Molti affreschi interni sono del pittore cortonese Luca Signorelli, che recandosi a Città di Castello sostava a Morra. Della "Flagellazione" si conservano un disegno per il Cristo agli Uffizi di Firenze ed uno per un flagellatore al Louvre di Parigi.

 

 

     
 
 
 
     
 
   


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Bibliografia





Museo del Duomo di Città di Castello | www.museoduomocdc.it
La prima sede del Museo del Duomo era costituita da soli due locali (ca. mq. 60), ai quali si accedeva dalla sacrestia della Basilica Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio: in uno di essi erano esposti paramenti sacri, nell'altro erano riuniti argenterie e dipinti.
Il 23 marzo del 1991 è stata inaugurata una sede ampliata e rinnovata, composta di sette locali (ca. mq. 430), distribuiti su due piani di cui, alcuni di essi facevano parte delle vecchie sacrestie del Duomo, del Seicento e Settecento ed altri locali erano invece del Trecento e Quattrocento.
L'ultimo ampliamento della struttura risale al 18 marzo 2000: la sede oggi risulta tra le più estese, su scala nazionale, adibite a musei d'arte sacra (ca. mq. 800). I dodici locali, di cui un maestoso salone gotico, sono stati tutti sottoposti ad una laboriosa opera di restauro, che li hanno riportati alla loro originaria fisionomia.

 


Frazioni di Città di Castello

Antirata, Astucci, Badiali, Badia Petroia, Barzotti, Baucca, San Martino d'Upò, Belvedere, Bisacchi, Bonsciano, Caifirenze, Candeggio, Canoscio, Capitana, Celle, Cerbara, Cinquemiglia, Colcello, Coldipozzo, Cornetto, Croce di Castiglione, Fabbrecce, Fiume, Fraccano, Grumale, Lerchi, Lugnano, Madonna di Canoscio, Marchigliano, Montemaggiore, Monte Ruperto, Morra, Muccignano, Nuvole, Palazzone, Petrelle, Piosina, Promano, Riosecco, Roccagnano, Ronti, Rovigliano, San Leo Bastia, San Biagio del Cornetto, San Lorenzo Bibbiana, San Maiano, San Martin Pereto, San Martino di Castelvecchio, San Pietro a Monte, San Secondo, Santa Lucia, Scalocchio, Seripole, Terme di Fontecchio, Titta,Trestina, Uppiano, Userna, Userna Bassa, Valdipetrina, Vallurbana, Vingone, Volterrano.



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Montepulciano
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Sansepolcro
Certaldo
Storia

Umbri e Romani



 
L'insediamento originario fu fondato dagli Umbri sulla riva sinistra del Tevere in prossimità del territorio assoggettato al controllo degli Etruschi; a partire dal III secolo a.C., a causa dell'espansione romana, la città fu federata di Roma e, successivamente, fu inserita nella Regio VI Umbria. Dal I secolo a.C. divenne municipio romano, di cui patrono più illustre fu Gaio Plinio Cecilio Secondo, detto Plinio il Giovane, il quale, secondo quanto affermato in una sua lettera, fece erigere un tempio, ultimato nel 103 a.C. o 104 a.C., di cui non si conosce la collocazione.
Certamente, la gens Plinia possedeva vasti latifondi nelle vicinanze della città ed una villa è più volte ricordata dallo stesso Plinio il Giovane, nelle sue lettere; gli scavi operati dall'Università di Perugia in collaborazione con l'Università di Alicante, in località Colle Plinio nel comune di San Giustino, hanno permesso di individuare la collocazione della villa di Plinio il Giovane. La città fu chiamata Tifernum Tiberinum dai Romani, al fine di distinguerla dall'omonimo insediamento posto sul Metauro, Tifernum Metaurense, e sembra che assunse una discreta rilevanza visto che è citata anche da Plinio il Vecchio.
Non è possibile, però, ricostruire con certezza la struttura urbanistica della città romana; sicuramente, però, la parte più antica della città corrisponde alla zona sud, dove, nel quartiere denominato Mattonata, sono stati rinvenuti alcuni mosaici, resti di strutture idrauliche e una porzione di muro di quello che con ogni probabilità doveva essere un anfiteatro.

Medioevo

Incerta è la datazione della diffusione del Cristianesimo, attribuita dalla tradizione a San Crescentino o Crescenziano, vissuto tra il III ed il IV secolo, che fu martirizzato a seguito di una condanna emessa proprio a Tifernum. Il primo vescovo di Tifernum Tiberinum, Eubodio, è documentato nell'anno 465.
Secondo la tradizione, la città fu distrutta nel VI secolo ad opera del goto Totila e successivamente ricostruita dal vescovo Florido, poi santificato e proclamato patrono della città. La città venne dunque conquistata dai Longobardi e denominata Castrum Felicitatis, per passare poi sotto il dominio dei Franchi prima e dello Stato della Chiesa poi.
Intorno al 1100 si organizzò in Comune e fu minacciata dalle pretese dell'Impero, dello Stato della Chiesa, di Firenze e di Perugia. Nella prima metà del 1200 fu denominata Civitas Castelli e, nonostante che le rivalità tra Guelfi e Ghibellini ne misero spesso in pericolo la libertà, poté ugualmente godere di prosperità. In questo periodo acquista indipendenza il borgo di Sansepolcro, sorto agli inizi dell'XI secolo attorno all'omonimo monastero nel contado di Città di Castello, e sviluppatosi in comune autonomo tra i secoli XII e XIII.
Sul piano amministrativo la collocazione della città rimane piuttosto indefinita. Pur inserita nelle terre della Chiesa dall'VIII secolo, ancora nel 1312 viene rivendicata dall'imperatore Enrico VII come facente parte dell'impero, insieme alla vicina, e "figlia", Sansepolcro[2].

Nello Stato della Chiesa[modifica | modifica sorgente]
Nel 1306 si iniziò a costruire la chiesa dei Servi di Maria, poi chiamata di Santa Maria delle Grazie, divenuta nel tempo santuario mariano cittadino. Nella seconda metà del XIV secolo divenne maggiore l'influenza esercitata da Perugia, finché nel 1367 fu ricondotta sotto lo Stato della Chiesa dal cardinale Albornoz. Nel successivo anno 1368, Brancaleone Guelfucci sollevò la cittadinanza ed insorse; tuttavia, il popolo tifernate riacquistò la libertà solo nel 1375, grazie all'intervento dei fiorentini.
Nel 1422 papa Martino V affidò la città al condottiero Braccio Fortebraccio da Montone, la cui famiglia detenne il dominio fino al 1440, anno in cui iniziarono le lotte per la conquista del potere tra varie famiglie, tra le quali i Vitelli, i Fucci e i Tartarini.
Inizialmente si assistette ad un'Oligarchia formata da Vitelli, Giustini e Fucci, per passare poi al dominio dei soli Vitelli, i quali uccisero i Fucci e fecero scappare i Giustini.
Successivamente, seguirono periodi di forti rivalità che videro anche il coinvolgimento di papa Sisto IV ed un lungo assedio alla città capeggiata da Niccolò Vitelli. Tuttavia, a seguito di alterne vicende, il dominio fu definitivamente preso dai Vitelli che posero a capo della città Paolo Vitelli e Vitellozzo Vitelli.
Quest'ultimo, come noto, fu ucciso da Cesare Borgia, detto il Valentino, nella congiura di Senigallia (1502). Il Valentino si proclamò duca della città e mantenne il dominio per tutto il pontificato di papa Alessandro VI. Successivamente, fino alla fine del XVIII secolo, la città fu assoggettata allo Stato della Chiesa, che concedette però la reggenza ad un governatore alle dipendenze della consulta romana. La famiglia Vitelli, nelle alterne vicende del XV e XVI secolo, incise notevolmente nello sviluppo economico e nell'importanza politica della città. Famiglia di mecenati e condottieri, molto legati ai Medici di Firenze, abbellirono Città di Castello con molti palazzi nei quali furono chiamati a lavorare i maggiori artisti del Rinascimento, primi fra tutti Raffaello Sanzio e Luca Signorelli. Significativo fu, nel XVI secolo, l'imparentamento dei Vitelli con la famiglia dei Rossi di Parma: prima Vitello, poi Alessandro (dopo la morte del fratello) sposavano Angela Paola, sorella del conte di San Secondo Pier Maria il Giovane e del vescovo di Pavia e (dal 1551) governatore di Roma Giovan Girolamo, cugina del granduca di Firenze Cosimo de' Medici e cognata di Camilla Gonzaga.

Dal Risorgimento in poi

Il 12 gennaio 1798 fecero il loro ingresso in città i soldati della Repubblica Cisalpina, che proclamarono la repubblica, ma solo il 5 maggio successivo le truppe francesi non furono in grado di sedare una rivolta partita dalle campagne e di spiccata tendenza antirepubblicana. L'ordine fu riportato il 18 giugno 1799, quando la città fu occupata dagli austriaci per volere del Papa.
Nel 1817 il territorio del comune di Città di Castello fu decurtato delle frazioni di Montecastelli, Niccone e Verna, nella parte meridionale, che passarono al comune della Fratta, oggi Umbertide. Nel 1827 dal territorio comunale furono staccati anche i territori dei nuovi comuni di San Giustino e Pietralunga.
La città riottenne nuovamente la libertà la sera dell'11 febbraio 1849 e l'11 settembre 1860 entrò nello Stato Italiano, seguendone da questo momento le vicende storiche.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, il rettore del locale Seminario, don Beniamino Schivo, si segnalò per la sua coraggiosa opera umanitaria a favore dei civili, dei profughi e dei perseguitati. A lui deve la vita anche una famiglia di ebrei tedeschi che fu accolta, nascosta e protetta dalla deportazione fino alla Liberazione. Per questo suo impegno di solidarietà, l'8 giugno 1986, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a don Schivo l'alta onorificenza dei "Giusti tra le nazioni".[3] Fra gli altri, trovò rifugio nel periodo delle persecuzioni anche Elio Toaff divenuto poi rabbino capo della comunità ebraica di Roma e nominato cittadino onorario tifernate nel 1999.

Città di Castello fu liberata il 22 luglio 1944

Nella seconda metà del XX secolo si è verificato un consistente aumento demografico, dovuto anche all'immigrazione dalle vicine Marche e Toscana, che ha portato il Comune di Città di Castello a essere il quarto comune dell'Umbria per numero di abitanti. A partire dagli anni sessanta, la città ha conosciuto un significativo mutamento del tessuto economico, e lo sviluppo industriale, specie nel settore grafico, meccanico, tessile e della ceramica ha cambiato profondamente il volto della città. Particolarmente sviluppato è il settore grafico, del mobile e del packaging. Negli ultimi anni si è avuto anche un forte sviluppo di molte aziende di servizi, specie nel settore della educazione e formazione a distanza.

Anghiari

     
L'antico castrum di Anghiari è un borgo fortificato che domina l'intera Valtiberina.
Il nucleo originario dell'abitato risale all'XI secolo quando i monaci Camaldolesi, in gran parte fautori dello sviluppo economico ed artistico del luogo, contribuirono a dare forma al paese.
Il possente monastero di S. Bartolomeo, trasformato dai Perugini in edificio difensivo (Cassero) per le sue caratteristiche, è la prima costruzione di Anghiari sorta insieme alla Chiesa della Badia, luogo di culto cristiano. La cinta muraria si presenta quasi intatta, corrispondente alla costruzione avvenuta tra il XII e il XIII secolo, e si apre all'esterno attraverso tre porte: Sant'Angelo, San Martino e Fiorentina. Sulla cerchia di mura si innestano elementi caratterizzanti del paese: l'abside della Chiesa di Sant'Agostino ed il Bastione del Vicario.
L'antica piazza del Borghetto, attuale piazza Mameli, è crocevia obbligato per chi si avventura tra i vicoli del Borgo e testimoni della sua storia artistica sono i due principali Musei che qui hanno sede: Palazzo del Marzocco e Palazzo Taglieschi.
L'espansione del centro storico avvenne nel XIV secolo, quando la nobile famiglia dei Tarlati fece costruire il lungo stradone che conduce a Sansepolcro e la Loggia con le fonti, sotto l'attuale piazza del Mercatale, oggi piazza Baldaccio, a sua volta ampliata.
Al di fuori del circuito delle mura è interessante visitare, oltrepassata la Galleria Girolamo Magi, l'ampio complesso settecentesco di Palazzo Corsi, fatto costruire da Benedetto Corsi tra il 1777 e il 1794: ne fanno parte il Palazzo, oggi sede della Biblioteca ed Archivio Comunale, la Cappella votiva e il Teatro.


 

Anghiari
Sansepolcro

   
   

Questo articolo è basato sugli articoli Città di Castello, e Morra (Città di Castello) dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
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