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 Castellina in Chianti
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Castellina in Chianti

   
   

Castellina in Chianti Storia

Il tumulo di Montecalvario, una tomba etrusca posta nei pressi dell'abitato e datata VII-VI secolo a.C. e la Necropoli del Poggino, posta nei pressi di Fonterutoli, attestano la presenza degli etruschi nella zona. Stando alle campagne di scavo effettuate a partire dagli anni ottanta nella zona di Castellina era certa la presenza di un centro abitato di notevole dimensione; centro abitato che doveva essere situato il località Salingolpe, a poche centinaia di metri dall'odierna Castellina.[1]

Maggiori sono le testimonianze di epoca medievale. I primi documenti certi risalgono all'XI secolo quando la zona era un feudo dei nobili del Castello del Trebbio, una famiglia imparentata con i conti Guidi. Nel XII secolo Castellina passò sotto l'influenza di Firenze e nel 1193 venne siglato un accordo tra i signori del Trebbio e Firenze nel quel venne concesso ai fiorentini di presidiare militarmente i castelli del Trebbio e di Castiglione (l'attuale Castellina). Dopo il Lodo di Poggibonsi del 1203, atto in cui vengono sanciti i confini chiantigiani tra Firenze e Siena, Castellina si trovò a essere una degli avamposti fiorentini più importanti visto che era posta sulla strada più diretta che metteva in comunicazione le due città rivali.

Nel XIV secolo Castellina diventa uno dei capisaldi della Lega del Chianti, tanto da essere a capo di uno dei terzieri in cui era divisa. Il Terziere di Castellina amministrava la parte del Chianti che digrada verso la Valdelsa. Nel 1397 fu saccheggiata e interamente bruciata dalla truppe del Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti comandate da Alberico da Barbiano. Nel 1400 fu deciso di fortificare Castellina, e nell'elenco delle riformagioni conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze si trova scritto

« in loco qui dicitur la Castellina fiat fortilitia »

I lavori però dovettero procedere a rilento tanto che nel 1430 gli operai dell'Opera del Duomo furono incaricati di fortificare Castellina insieme a Staggia Senese e Rencine; a stabilire il tipo di interventi necessari e a fare una stima dei costi fu inviato Filippo Brunelleschi. Nel 1452 le mura di Castellina subirono l'assalto delle truppe aragonesi ma resistettero. Molto diversamente le cose andarono nel 1478 durante la seconda invasione aragonese del Chianti quando Castellina venne conquistata dalla truppe senesi e napoletane. In quell'occasione la difesa di Castellina venne diretta personalmente da Giuliano da Sangallo mentre a comandare gli assedianti c'era Francesco di Giorgio Martini. L'occupazione senese durò fino al 1483 quando venne ripresa dai fiorentini.

Nel 1774 con la riforma amministrativa del Granduca Pietro Leopoldo, Castellina diviene sede di Comunità dal quale deriverà l'attuale comune.

Mercato settimanale Castellina in Chianti: sabato
Via IV Novembre dalle ore 8.00 alle ore 13.00.

Uffici Informazioni - Castellina in Chianti
Centro Servizi Turistici Via Ferruccio 40
tel. +39 0577 741392 - fax +39 0577 741393


Monumenti e luoghi d'interesse

Il centro storico di Castellina è stato interamente restaurato negli ultimi anni, grazie al boom turistico legato al Chianti Classico. L'abitato però presenta caratteri architettonici abbastanza modesti anche se sono da segnalare dei palazzotti tardo rinascimentali di maggior pregio quali il Palazzo Ugolini-Squarcialupi e il Palazzo Bianciardi

Da menzionare Localita' Molino Nuovo (direzione Greve), caretteristico abitato storico del 1400, ove svetta la torre di Grignano appartenuta al papato.
   
   
La Rocca di Castellina in Chianti

  Le prime menzioni scritte risalgono all'XI secolo, quando Castellina era un insediamento fortificato dei Conti Guidi che dipendeva dal vicino castello del Trebbio, nell'odierna località di Trebbia, frazione di Radda in Chianti. All'epoca il sito veniva infatti chiamato "Castellina de' Trebbiesi".

Dal 1193 i signori di Trebbio si accordarono coi Fiorentini per tenervi un presidio. Castellina, cresciuto di importanza, alla metà del XIII secolo entrò nella Lega del Chianti e in seguito fu capoluogo di uno dei tre terzieri della zona, con Radda e Gaiole.

Essendo vicina al confine tra Firenze e Siena, per tutto il medioevo la zona attorno al castello fu sede di scontri, con Castellina che mantenne a lungo il ruolo di roccaforte avanzata dei Fiorentini. Nel 1397 il castello venne attaccato e distrutto dalle truppe di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano alleato ai Senesi. Nel 1400 la Repubblica fiorentina ne tornò in possesso e decise di rafforzarne le difese, creando una cerchia muraria più grande e più massiccia, dalla forma di esagono irregolare e con numerose torri a base quadrata. Il sistema difensivo era composto, oltre che dalle mura, dove si aprivano due porte (la Fiorentina e la Senese), anche da un massiccio cassero merlato, posto nel punto più alto dell'abitato. Nella ricostruzione venne anche consultato, in corso d'opera, il famoso architetto Filippo Brunelleschi.

 
La rocca di Castellina in ChiantiLa rocca di Castellina in Chianti
 

Il battesimo del fuoco del nuovo sistema difensivo avvenne nel 1452, quando fu cinto d'assedio per ben 44 giorni dal duca di Calabria, senza venire espugnato. In seguito le fortificazioni vennero ulteriormente rafforzate, con la collaborazione di Giuliano da Sangallo. Nel 1478 venne di nuovo attaccato dall'esercito aragonese e questa volta venne saccheggiato e semidistrutto. Nel 1483 tornò ai Fiorentini, che lo tennero fino all'unità d'Italia. L'abolizione della lega del Chianti risale invece al 1774, su decisione di Pietro Leopoldo di Lorena, ma il nuovo territorio della "Comunità di Castellina" venne fatto praticamente coincidere con l'antico terziere.


Architettura

Oggi delle mura restano alcuni lunghi tratti attorno all'abitato antico del paese, ma nessuna delle due porte si è conservata: la Fiorentina venne distrutta durante la prima guerra mondiale e sostituita successivamente da un'apertura in stile.

Il cassero è conservato in ottime condizioni, con due corpi di fabbrica quadrati e alte mura. Oggi è sede del Comune e dal 21 aprile 2006 è sede del Museo archeologico del Chianti senese, che presenta la storia dei paesaggi antichi dell'intero territorio chiantigiano, oltre a Castellina i comuni di Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti e Radda in Chianti. Dalla sommità del torrione si può ammirare un notevole paesaggio del Chianti.

Museo Archeologico del Chianti Senese (Archaeological Museum of Chianti Senese.) The Museum is located inside the fortress in Piazza del Comune.
Opening Hours: The museum is open from Monday to Sunday with the following time: 10-18.30 Closed on Wednesday.



Chiesa di San Salvatore

 
  La Chiesa di San Salvatore era di età medioevale ma durante l'ultima guerra mondiale è stato distrutto e successivamente ricostruito in stile neoromanico.

All'interno, un affresco staccato con Madonna con il Bambino del pittore del primo Quattrocento detto Maestro di Signa; da segnalare anche una bella statua lignea policroma raffigurante San Barnaba, di uno scultore, forse fiorentino, della metà del Quattrocento.

 


Chiesa di San Salvatore

 

 

Chiesa di San Martino a Cispiano

   
  La chiesa di San Martino, dedicata a san Martino di Tours, si trova in località Cispiano nel comune di Castellina in Chianti.
Le prime testimonianze della chiesa risalgono al 10 agosto 998 quando vien citata in una donazione effettuata dal marchese Ugo di Toscana alla Badia di Marturi. La chiesa era una suffraganea della pieve di Sant'Agnese, distante poco più di un chilometro e compresa nella diocesi di Siena.

Le decime pontificie pagate e registrate nel Rationes Decimarum mostrano una situazione economica buona ed un reddito annuo superiore alle 40 lire senesi, infatti nel 1276 paga 6 lire e 7 soldi, nel 1277 4 lire e nel 1303 4 lire.

Nel XIII secolo la chiesa diventa parte del contado fiorentino e nel 1414 risulta che il patronato fosse della famiglia Ricasoli, che possedevano dai terreni nella zona.

Dopo la costituzione, alla fine del XVI secolo, della Diocesi di Colle Val d'Elsa, la chiesa vi fu inclusa e fu eletta a prioria. La parrocchia di Cispiano fu sempre poco popolata tanto che al censimento del 1551 risultano 53 abitanti che salirono a 55 in occasione del censimento del 1745 e a 69 in quello del 1833. Nonostante l'esiguo numero di abitanti alla metà del XIX secolo si fecero grandi restauri dell'edificio al quale venne aggiunto il campanile in laterizio.


Cenni descrittivi

La chiesa ha un'aula a pianta rettangolare conclusa da un'abside e coperta a tetto. Sulla parte destra sono addossate delle costruzioni successive. La facciata, in occasione dei restauri ottocenteschi, è stata modificata con la sostituzione del portale e della monofora con elementi non originali. In una raffigurazione del XVI secolo in una carta dei Capitani di Parte Guelfa la chiesa presenta un portale centinato sovrastato da un occhio. Il fianco sinistro è l'unico internamente visibile e mostra ancora parte dell'originario paramento murario costituito da conci di alberese dalla tonalità chiara. La tribuna, risalente al XIII secolo, è caratterizzata dalla piccola abside semicircolare nella quale si apre una monofora ad arco monolitico.

È di pertinenza della chiesa una Croce quattrocentesca in bronzo dorato attribuita ad un artista prossimo al senese Francesco d'Antonio, attualmente conservata nella parrocchiale di Castellina.

 
La chiesa di San Giorgio alla Piazza

   
  La chiesa di San Giorgio si trova nella località Piazza nel Comune di Castellina in Chianti.
Di origine romanica e attestata già nel 1084, conserva nella facciata a capanna parte dell'originario filaretto e all'interno una tavola quattrocentesca della bottega di Cosimo Rosselli raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Giorgio e Francesco.

   
Palazzo Ugolini-Squarcialupi

   
 

Via Ferruccio è la strada principale di Castellina, con diversi ristoranti, alcuni dei quali con tavoli all'aperto. Sul lato destro verso nord c'è Palazzo Ugolini, in passato Palazzo Squarcialupi, che ha un'ampia facciata con tre portali in pietra ricoperti da pietra arenaria grigia e otto finestre ad arco al primo piano, allineate con le finestre quadrate del piano sovrastante. La facciata riporta due stemmi in pietra appartenenti alla famiglia Ugolini.

   
Mura di Castellina in Chianti - Via delle Volte

   
  Nel corso dei secoli sono state quasi interamente demolite ma ancora oggi è possibile ricostruire l'andamento e icaratteri delle fortificazioni quattrocentesche. Le mura sono ancora ben riconoscibili nel lato nord, dove è ottimamente conservato il camminamento seminterrato, l'attuale Via delle Volte, e su questa parte delle fortificazioni erano poste delle torri rompitratta per il tiro di fiancheggiamento. Nel circuito murario si aprivano due porte: la porta Senese e la porta Fiorentina, quest'ultima demolita dopo la seconda guerra mondiale perché ritenuta pericolante. Il lato sud è completamente sparito ma è su questa parte delle mura che è collocata la Rocca.  

Via delle Volte, Castellina in Chianti
 
Siti archeologici - Tumulo di Montecalvario - Fonterutoli


 
 

A breve distanza sulla statale 222 si incontra questo famosissimo monumento etrusco: una Tomba a Tumulo di notevoli dimensioni dal diametro di 50 metri, costituita da quattro tombe ipogee risalenti al VII-VI secolo a.C. disposte seguendo i punti cardinali.
Necropoli del Poggino

Si trova nei pressi di Fonterutoli ed è composta da quattro tombe a camera risalenti al periodo orientalizzante-arcaico (VII-VI secolo a.C.). Da segnalare per questo monumento un interessante sistema di didascalizzazione presente in loco.[1]

Pieve di San Leonino in Conio

 
 

La pieve di San Leonino in Conio si trova nel comune di Castellina in Chianti, in provincia di Siena.

Il piviere di San Leonino è situato sul versante valdelsano dei Monti del Chianti ed è ricordato in documenti datati 1043, 1076 e 1077. A quel tempo faceva parte della diocesi di Fiesole ma trovandosi al confine tra le diocesi di Fiesole, Firenze, Siena e Volterra fu sempre al centro di contese per ottenerne il controllo. Il vescovo di Fiesole ottenne la conferma dei suoi possessi su San Leonino in ben quattro bolle pontificie spedite da papa Pasquale II nel 1103, da papa Innocenzo II nel 1134 e nel 1143 e da papa Eugenio III nel 1153. Il piviere era composto da 15 suffraganee anche se alcune di esse economicamente dipendevano dalla non lontana Badia a Coltibuono.

La chiesa era posta nei pressi del centro curtense di Conio, un feudo citato nel diploma imperiale di conferma emanato da Federico II ai figli del conte Guido Guerra in data 29 novembre 1220. Il toponimo in Conio appare per la prima volta nel cosiddetto Lodo di Poggibosi, pronunciato dal Podestà di Poggibonsi Ogerio in data 4 giugno 1203 che regolava il confine tra Firenze e Siena.

Alla fine del XIII secolo la situazione economica della plebs Sancti Leonini era florida come si evince dalle decime pagate nel 1275 quando versa 6 lire e 16 soldi; nel 1276 12 lire e 4 soldi; nel 1296 5 lire, 17 soldi e 6 denari; nel 1297 5 lire, 15 soldi e 8 denari e nel 1302 6 lire e 2 soldi. Al termine di tutte le contese territoriali tra Firenze e Siena la chiesa entrò definitivamente all'interno dell stato fiorentino e diventò uno dei capisaldi della Lega del Chianti, come appare dallo statuto del 1384.

Nel 1592 insieme alle chiese di Leccia e di Rondinella venne assegnata alla nuova diocesi di Colle, fatto questo che comportò la perdita di quasi tutto il suo territorio. Alla fine del XVIII secolo, forse a causa di un cedimento strutturale la chiesa venne in gran parte riedificata. Nel XIX secolo la chiesa era ormai ridotta a semplice parrocchia.


Cenni descrittivi

In origine la pieve di San Leonino in Conio era una basilica a tre navate scandite da cinque pilastri rettangolari e terminante in un'abside, nel corso del Settecento la chiesa fu ridotta da tre ad una navata e quindi ristrutturata.

La parte più interessante dell'edificio è la tribuna dove spicca il volume dell'abside centrale che presenta una monofora a doppio sguancio e archivolto monolitico; la coronatura del volume absidale presenta una cornice sgusciata. Nella fiancata nord si intravedono le tracce di una delle due navate minori che dovevano terminare anch'esse in un'abside semicircolare nella quale si apriva una stretta monofora.

All'interno. all'altezza del presbiterio è possibile riconoscere le sagome dei pilastri e dell'ultima campata della chiesa romanica. L'aspetto medievale è dovuto ai ripristini ottocenteschi che hanno riguardato anche la decorazione a stelle delle volte interne.

Alla sua sinistra sorge il piccolo edificio già sede della Compagnia.

Pieve di Sant'Agnese

 
  La pieve di Sant'Agnese si trova nel comune di Castellina in Chianti.
Della chiesa si hanno memorie fin dal 1046 quando appare citata in una carta della Badia a Passignano. La chiesa apparteneva alla diocesi di Siena e il 10 aprile 1056 il vescovo senese Giovanni concesse la pieve di Sant'Agnese a Tarciano (così era allora denominata) a tali Omincio, Martino e Alberto che vi fondarono una comunità di canonici che risulta ancora attiva il 3 aprile 1225. Nel XI secolo erano signori del territorio circostante sia dei laici che dei religiosi, tra i quali è rimasta testimonianza di un tale Venerello di Pietro e dell'abate del monastero di Sant'Eugenio a Siena, al quale il piviere venne concesso in data 4 giugno 1081. I rettori della pieve ricoprirono ruoli importanti all'interno della chiesa senese come ad esempio il pievano Bellino che nel 1108 fece da notaio in occasione di una compravendita di beni tra un sacerdote di Poggibonsi e l'abate di Marturi. L'importanza della chiesa è testimoniata anche dalla nuova consacrazione della pieve che si tenne il 1 gennaio 1140 alla presenza del Vescovo di Pistoia sant'Atto e del Vescovo di Siena Raniero; in quell'occasione il vescovo senese confermò alla pieve tutti i suoi diritti sui tributi del piviere escludendo la chiesa di Monternano ma concedendo delle terre poste nel popolo di santa Maria a Talciona.
 

La pieve di Sant'Agnese
  Nel 1155 venne fondata dai conti Guidi la città di Podium Bonitii, posta in territorio fiorentino, e Sant'Agnese venne compresa nel suo distretto; questa inclusione portò ad un conflitto di competenze tra la diocesi senese e quella fiorentina, conflitto concluso col la bolla di papa Clemente III datata 20 aprile 1189 in cui si confermò il possesso della pieve all'episcopato senese. Il possesso di Sant'Agnese non interessava solo i religiosi ma anche la Repubblica di Siena e ciò portò all'

« interessamento delle autorità cittadine a mantenere, tramite i diritti diocesani, il controllo su una chiesa così importante per la sua collocazione strategica.»

In occasione del Lodo di Poggibonsi, accordo sui confini tra Firenze e Siena pronunciato dal podestà poggibonsese Ogerio, il 4 giugno 1203 la pieve di Sant'Agnese veniva posta nuovamente in territorio fiorentino. I senesi fecero ricorso al papa e Gregorio IX con breve dell'aprile 1230 la assegnava a Siena; nel territorio assegnato ai senesi erano comprese anche le chiese poste all'interno del castello di Poggibonsi, chiese sulle quali il comune poggibonsese rivendicava dei diritti.

Come si vede la chiesa era oggetto di contese tra le due potenti città, contese che sfociarono anche in atti di guerra come quello per la conquista del vicino Castello di Monternano, ma nonostante ciò la chiesa ricavava dal suo territorio rendite economiche enormi. Il territorio a lei sottoposto comprendeva ben 23 chiese suffraganee e le decime pagate lo dimostrano; nel 1276 paga 17 lire e 4 soldi senesi mentre dal 1277 al 1303 pagò sempre 20 lire. Oltre a questo le rendite della chiesa permisero al suo pievano di poter partecipare, per dieci giorni e con sei cavalli, alla guerra che, nel maggio 1308, si combatté tra San Gimignano e Volterra, schierandosi con i sangimignanesi.

Nel 1378 venne irrobustita la torre campanaria dall'allora pievano Andrea Neri da San Donato in Poggio; questa notizia merita di essere citata perché ancora oggi alla base del campanile è murata una lapide in pietra che ricorda l'avvenimento e recita:

« A : D : MCCCL / XXVIII TEPOR / E: PLEBANI : D / DOMINI ADREAS / NERI : DE : SCO : DON / ATO : I : POGIO : MS : AG / P . F . DEOL . ENA +. »

Dal XVI secolo in poi la popolazione crebbe costantemente: nel 1551 furono censiti 124 abitanti, che divennero 308 nel 1745 e 287 nel 1833[15] ma nonostante ciò, in questo lasso di tempo, non si fecero mai lavori di ampliamento alla pieve ad eccezione del Seicento quando dopo un terremoto crollò il campanile e dopo la seconda guerra mondiale quando si dovette praticamente ricostruire quasi tutta la chiesa. Attualmente presso la chiesa ha sede una casa di riposo.


Architettura e patrimonio artistico

L'attuale edificio, a tre navate divise da pilastri quadrati e concluse da altrettante absidi, è situato all'interno di un complesso fortificato comprendente la chiesa, la cappella della compagnia sul fianco nord, il campanile, la canonica, il chiostro a sud e lo spazio antistante la chiesa. Tale complesso appare pressoché identico a quello raffigurato nella Pianta dei Capitani di Parte Guelfa risalente al XVI secolo. Quasi tutto il complesso è stato ricostruito dopo che nel 1944 era stato distrutto.


Esterno

La facciata è stata ricostruita rispettando il profilo originario così come le fiancate della chiesa, anche se la parte esposta a sud ancora presenta il paramento in alberese originale. Con le pietre recuperate sono state ricostruite anche due monofore a doppia strombatura e il portale laterale che, nell'architrave, presenta delle decorazioni simili a quelle visibili nella chiesa suffraganea di
Cedda e cioè delle rosette a quattro o più punte e una croce greca.

Anche la tribuna è stata ricostruita rispettando le forme di un tempo ed è caratterizzata dalla presenza di tre absidi semicircolari, una per ogni navata; l'abside centrale, la maggiore, ha nel suo corpo tre monofore centinate mentre sulle minori vi è una piccola finestra architravata.


Interno

L'interno si presenta nella forma conferitole dopo l'ultima guerra: è stato intonacato ed è coperto a capriate. Lo spazio interno è identico alla chiesa del 1140: le tre navate sono divise da cinque arcate poggianti su pilastri e terminano nelle absidi. Caratteristica è la notevole obliquità della facciata rispetto alle navate, tanto che la navata destra ha una piccola arcata in più. Nessun capitello mostra delle decorazioni ad eccezione di un capitello posto su una colonna sulla destra che presenta un toro sormontato da un abaco quadrato. Nell'interno una Madonna col Bambino e santi di Bicci di Lorenzo.


Campanile

Posto sul fianco meridionale, il campanile in origine doveva essere una torre di difesa. Alla base rimane la poderosa scarpatura realizzata alla fine del XIV secolo[9]. Per circa metà della sua notevole altezza è ancora presente il paramento murario originale costituito da bozze di alberese; a metà del tronco si apre una finestra architravata.

A sud del chiostro vi è un'altra possente torre, che forse aveva funzione di cassero nel quale risiedevano i pievani. Presenta un portale ad arco estradossato in stile pisano.

  There are other Romanesque churches located in the area, including those of San Cispiano and San Quirico. The former, with its single nave and a small apse, is - like Romanesque churches in the Chianti region - built of typical ivory-coloured Albarese stone. The latter has a single nave, and a bell tower added later on one side.

San Donato in Poggio

 
  La pieve di San Donato si trova a San Donato in Poggio, nel comune di Tavarnelle Val di Pesa, su una delle principali Strate et vie maestre del contado fiorentino, nella località Sanctum Donati de Pocis, sulla via oggi detta della Macìa Morta, sullo spartiacque tra la Val di Pesa e la Valdelsa.
Alla fine del XII secolo la chiesa aveva un rapporto paritario con la Badia a Passignano e la Badia a Isola, come testimoniato da documenti dell'epoca.


Architettura

La pieve di San Donato è una basilica a tre navate coperte a tetto e con tre absidi semicircolari; la pieve ha un rivestimento in filaretti di alberese[2] Fa parte di un complesso fortificato che consta anche di una torre campanaria. La torre campanaria probabilmente è preesistente alla pieve.


Esterno

La facciata a salienti ha sulla destra il campanile ed si distingue per la bellezza e la regolarità del paramento murario, che in origine era compatto visto che tutte le aperture sono state realizzate successivamente in occasione di restauri; la realizzazione della facciata risale al XII secolo. Il fianco destro, quello visibile dalla strada, è stato realizzato usando calcare di varie tonalità, probabilmente a causa di un cambio di approvvigionamento durante la costruzione; su questo fianco sono presenti due portali (oggi tamponati) dotati entrambi di archivolto e arco a tutto sesto rialzato secondo lo stile pisano.

Le tre absidi sono prive di decorazioni, tranne che nello zoccolo di base e nella cornice di coronamento; in esse si aprono tre strette monofore strombate e coronate da un archivolto monolitico.


Interno

L'interno è coperto a capriate lignee ed è caratterizzato dalla stessa severa semplicità e nudità dell'esterno. È diviso in tre navate di sei campate ciascuna con due file di pilastri a sezione rettangolare.
Grazie a queste estrema semplicità la pieve di San Donato è sempre stata indicata come uno dei miglioro esempi tra chiese romaniche del contado fiorentino erette nel XII secolo.

Nella prima campata sulla destra, dove nel 1927 è stato realizzato il battistero è collocato il fonte battesimale attribuito a Giovanni Della Robbia (1513) e un trittico di Giovanni del Biondo (1375).


 


Pieve di San Donato in Poggio

 


Pieve di San Donato

Il santuario di Santa Maria delle Grazie e il monastero di Passignano

   
  Il santuario di Santa Maria delle Grazie si trova a Pietracupa negli immediati dintorni di San Donato in Poggio.
Viene considerato una della più equilibrate testimonianze di architettura religiosa minora poste nel contado fiorentino da collocarsi in quel filone manierista nato dalle esperienze di Giorgio Vasari e di Bernardo Buontalenti.

Il monastero di Passignano, fondato probabilmente nel periodo longobardo, fu tra i primi ad accogliere la riforma monastica di Vallombrosa ideata da San Giovanni Gualberto nella prima metà dell'XI secolo, divenendo presto la punta di diamante nella lotta contro la simonia. L'abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano è situato nel territorio delle colline del Chianti, in località Passignano, nel comune di Tavarnelle Val di Pesa.
Il complesso monastico appare ancora oggi racchiuso all'interno della cortina muraria quattrocentesca a pianta quadrangolare con torri d'angolo ma sono evidenti le integrazioni neogotiche realizzate alla fine del XIX secolo quando, soppressa la comunità monastica, venne trasformato in una villa. La chiesa abbaziale, a pianta a croce latina, è stata quasi interamente ricostruita dalla seconda meta del XVI secolo e internamente affrescata dal Passignano e da Alessandro Allori.


 
   


Il territorio comunale si estende per 99,45 chilometri quadrati ed è posto sulle colline a cavallo tra la Val d'Elsa, la Val di Pesa e la Valle del fiume Arbia. Il dislivello altimetrico va da un minimo di 180m s.l.m. nella zona di Castellina Scalo ad un massimo di 626 m s.l.m. nella zona del Monte Cavallaro; il capoluogo è posto a 578m. Il suo territorio è interamente compreso nel Chianti Classico.
Confina con i comuni di Greve in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Monteriggioni, Poggibonsi, Barberino Val d'Elsa e Tavarnelle Val di Pesa.
Fonterutoli, Lilliano, Piazza, Rencine, San Leonino, San Quirico, Sant'Agnese sono frazioni di Castellina in Chianti.



Podere Santa Pia, immersa nella splendida campagna della Maremma, è situato in una posizione panoramica, a pochi chilometri da Montalcino e Abbazzia Sant' Antimo. Podere Santa Pia è un' antico casolare in pietra completamente ristrutturato posto sopra una collina con ampia vista sulla Maremma Grossetana, sulle colline del Brunello e sul Monte Amiata.

 



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L'area interessata dalla produzione del vino Chianti Classico è una straordinaria porzione di Toscana, geograficamente denominata CHIANTI, che si estende tra Firenze e Siena.
Da secoli questa terra, a cominciare dagli Etruschi, è sede di civiltà evolute, arena di numerose contese, celebrata per gli splendidi paesaggi e rinomata per gli ottimi prodotti che nascono dal suolo grazie alle favorevoli condizioni ambientali, all'ingegno ed alla tenacia dei suoi abitanti. E' la prima zona, nel mondo, ad essere delimitata quale area di produzione di vini di pregio da uno strumento legale, utilizzato a questo scopo, come lo storico bando promulgato nel 1716 dal Granduca di Toscana Cosimo III.

Il primo consorzio fra produttori vitivinicoli d’Italia viene istituito il 14 maggio 1924, quando un gruppo di 33 produttori si riunisce a Radda in Chianti per dar vita al Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine.
Il famoso vino prodotto in Chianti viene infatti imitato in altre parti della Toscana, rendendo necessaria la creazione di un organismo che tuteli dai plagi e promuova lo sviluppo del territorio vinicolo già delimitato nel lontano 1716 con un editto del granduca di Toscana Cosimo III. Da subito, gli associati scelgono come immagine il Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti, e a fine settembre i soci iscritti sono già 189.

Dal 1924 al 1967, il Consorzio deve sostenere lunghe e difficili battaglie legali per ottenere il riconoscimento esclusivo, secondo il quale i vini provenienti dal territorio del Chianti sono distinti dagli altri vini prodotti un po’ in tutta la Toscana. Un primo importante passo si compie con il decreto ministeriale del 1932, che individua sette distinte zone di produzione del vino Chianti: a quello prodotto nei confini geografici del Chianti viene riconosciuta la territorialità, l’origine e la primogenitura ben prima dell’introduzione del sistema delle denominazioni, concedendo l’associazione alla parole “Chianti” dell’ l’aggettivo “Classico” per potersi distinguere dagli altri. Da quel momento in poi, quindi, “Classico” significa “il primo”, “l’originale”. Nel 1967 entra in vigore il decreto che riconosce un’unica Denominazione di Origine Controllata (D.O.C.) del Chianti, all’interno della quale il “Classico” viene disciplinato come un vino dalle caratteristiche più selettive.

Nel 1984, il Chianti – e di conseguenza la zona di origine più antica il Chianti Classico – ottiene la D.O.C.G. (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita), il riconoscimento più alto per i vini italiani di qualità. Tre anni dopo, nel 1987, in prospettiva dell’ormai imminente legge che avrebbe imposto ai consorzi di tutela l’obbligo di cessione del marchio a tutti gli utilizzatori della denominazione, il Consorzio suddivide la sua attività in due organismi: il Consorzio Vino Chianti Classico, che cura tutte le attività di tutela e vigilanza, e il Consorzio del Gallo Nero (poi Consorzio del Marchio Storico – Chianti Classico), dedito invece alla promozione e alla valorizzazione dei vini contraddistinti dal marchio del Gallo Nero. A conclusione di un iter legale durato 70 anni, con il decreto ministeriale del 5 agosto 1996 il Chianti Classico diviene finalmente una D.O.C.G. autonoma, con un disciplinare di produzione distinto da quello del vino Chianti.
Da allora, Chianti e Chianti Classico sono due diverse denominazioni, con differenti disciplinari e zone di produzione.
L’inizio del nuovo millennio vede compiersi alcuni passi determinanti nella definizione dell’attuale “sistema Chianti Classico”. Nel giugno del 2005, il Consorzio del Marchio Storico – Chianti Classico viene incorporato al Consorzio Vino Chianti Classico. A seguito della fusione, il marchio del Gallo Nero viene inserito all’interno del contrassegno di Stato e quindi applicato obbligatoriamente su tutte le bottiglie di vino
Chianti Classico. Il Gallo Nero torna così ad essere il simbolo univoco di tutto il Chianti Classico, assumendo un connotato fortemente identificativo del territorio e dell’intera filiera produttiva.
Dalla fine del 2007, infine, il consumatore è in grado di poter controllare tramite Internet la genesi e la storia di una bottiglia di vino attraverso il numero identificativo riportato sul contrassegno di stato (la fascetta rosa che contraddistingue i vini a D.O.C.G.).
[Fonte: www.chianticlassico.com]


Castellina in Chianti - produttori di vino


Bartali, Belvedere di San Leonino, Borgo di Pietrafitta, Bucciarelli, Buondonno, Caggio, Campalli, Casafrassi, Casale dello Sparviero, Casanuova di Pietrafitta, Casina di Cornia, Castagnoli, Castellare di Castellina, Castello di Fonterutoli, Castello di Rencine, Castello la Leccia, Cecchi, Cennino, Collelungo, Concadoro, Fattoria Castello di Monteriggioni, Fattoria Tregole, Gagliole, Grignanello, Il Poggiolo, Il Villino, La Castellina, La Croce, La Mirandola, La Piaggia, Le Fioraie, Lilliano, Lornano, Montesassi, Nittardi, Piccini, Podere Fioraine, Podere Tramonti, Poggio alla Croce, Poggio Amorelli, Pomona, Querceto di Castellina, Ricudda, Rocca delle Macie, Rocca di Cispiano, Rodano, San Donatino, San Fabiano Calcinaia, San Giorgio alla Piazza, San Leonino, Sant’Agnese, Setriolo, Straccali, Tenuta Canale, Tenuta di Bibbiano, Villa Cerna, Villa Rosa, Villa Trasqua.

Chianti classico | The Chianti wine region
Wines in Tuscany | From Chianti and Brunello di Montalcino to Vino Nobile di Montepulciano and Montecucco

Consorzio del Vino Chianti Classico | www.chianticlassico.com
Con oltre 600 soci iscritti, di cui circa 350 imbottigliatori, il Consorzio Vino Chianti Classico rappresenta oggi il 95% dell’intera denominazione e si avvale di un’organizzazione moderna, strutturata e professionale per svolgere al meglio le missioni per cui è nato: la tutela e la valorizzazione del vino Chianti Classico e del suo marchio.


[1] Tutta una serie di villaggi e nuclei abitati esisteva lungo una importante traccia viaria di crinale, che toccando proprio Castellina in Chianti, metteva in comunicazione le grandi città dell'Etruria marittima: Vulci, Vetulonia e Roselle con i mercati del Nord, Spina soprattutto, il più importante porto emporio dell'Adriatico e porta verso l'Oriente. La frequentazione dell'abitato dell'antica Castellina continua in epoca romana fino al I sec. a.C. per poi finire bruscamente e tragicamente, come rilevato da tracce di distruzione improvvisa e conseguente incendio.

Tumulo di monte Calvario e necropoli del Poggino
Imponente tumulo di Monte Calvario, diametro di circa 53 metri, appena fuori del paese in direzione Firenze, così chiamato da una cappellina che era stata edificata sulla sommità, ultima stazione della Via Crucis.
E' formato da quattro tombe ipogee, con camera principale e cellette laterali, costruite in filari di alberese e lastre aggettanti che formano le coperture: le quattro tombe sono orientate esattamente ai punti cardinali. Individuato già nel XVI sec. e depredato della maggior parte dei corredi.
E’ stato riscoperto e scavato nel 1915 restituendo fra l'altro decorazioni in ferro e bronzo pertinenti ad un carro da guerra; notevole anche una testa di leone in pietra serena.
I reperti recuperati permettono di datare il tumulo alla fine del VII sec. a.C. - in pieno periodo orientializzante.
Ancora a Nord, lungo la strada per San Donato in Poggio, e' visibile l'antica acropoli cinta di mura, che conserva al proprio interno un pozzo ancora perfettamente funzionante. Tutta l'area e' in fase di esplorazione archeologica.
Necropoli del Poggino | Sempre lungo l'antica traccia stradale, in località Poggino, ad est della frazione di Fonterutoli, in direzione di Siena, e' stata individuata e portata alla luce una piccola necropoli costituita, da cinque tombe di cui quattro a camera ed una a cassone, che hanno restituito materiali e suppellettili attestanti la presenza sul territono di ricche famiglie di rango principesco, durante lutto l'arco del VI sec. a.C. cioe' nel periodo arcaico di massimo splendore della civiltà etrusca, che come annotava Dionigi di Alicarnasso: a nessun altro è simile.

Questo articolo è basato sugli articoli Castellina in Chianti, Rocca di Castellina in Chianti, Chiesa di San Martino a Cispiano, Pieve di San Leonino in Conio, Pieve di Sant'Agnese in Chianti, Pieve di San Donato in Poggio, dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.


Bibliografia

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