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Sorano è definita la Matera della Toscana, per la sua particolare caratteristica urbanistica di numerosi edifici rupestri scavati nel tufo, che ricordano i celebri Sassi[5].
Territorio
Il territorio comunale di Sorano si estende nella parte orientale dell'area del Tufo. Confina a nord con il comune di Castell'Azzara, a est con i comuni laziali di Acquapendente, Proceno, Onano e Latera, a sud con il comune di Pitigliano, a ovest con i comuni di Manciano e Semproniano.
Il capoluogo comunale è situato 379 metri s.l.m. su una rupe di tufo che, da est, domina un tratto del corso del fiume Lente; si trova al centro di un territorio che si sviluppa prevalentemente a quote collinari, seppur intervallato da conche e rilievi. L'altitudine più bassa si registra nel Pianetto di Sovana, presso l'omonima località, con quote attorno ai 270 metri, mentre le quote più elevate, di tipo montano, si registrano sulla vetta che sovrasta la frazione di Montevitozzo (926 metri s.l.m.) e sul Monte Elmo (829 metri s.l.m.), due rilievi che interrompono in modo netto il paesaggio collinare.
I fiumi principali sono il Fiora, che delimita a ovest il territorio comunale scorrendo da nord verso sud, e il fiume Lente, suo affluente di sinistra, che ha le sorgenti nel territorio comunale di Sorano. I corsi d'acqua minori, tra cui lo Stridolone, presentano carattere maggiormente torrentizio.
Una serie di sorgenti termali, note come Terme di Sorano, sgorgano lungo un torrente che scorre a circa 3–4 km a sud del centro.
Storia
Sorano nacque come antico possedimento della famiglia Aldobrandeschi, ma il territorio comunale era già abitato sin dal periodo etrusco, come dimostrano i notevoli ritrovamenti di insediamenti e necropoli antiche. Dopo il matrimonio tra Anastasia, ultima erede degli Aldobrandeschi, e Romano Orsini nel 1293, il controllo di Sorano passò alla famiglia Orsini. Il centro seguì le vicissitudini storiche e politiche della vicina Pitigliano, dove era situata la residenza dei conti, e gli Orsini si impegnarono a potenziarlo fornendolo di fortificazioni efficaci, che resero Sorano un rifugio sicuro dagli attacchi nemici: più volte infatti, nel corso del XV secolo, i senesi posero la fortezza di Sorano sotto assedio, senza però mai riuscire ad occuparla. Alla fine del XVI secolo, con la caduta della contea degli Orsini, Sorano passò in mano ai Medici, che lo inglobarono nel Granducato di Toscana agli inizi del secolo successivo assieme alla vicina Pitigliano.
Simboli
Lo stemma di Sorano è costituito da uno scudo sannitico di colore bianco su cui è raffigurato un castello sormontato da una croce d'oro. Lo stemma ha la seguente blasonatura ufficiale: «d'argento al castello di sette torri d'oro, sormontato da una croce dello stesso».
Monumenti e luoghi d'interesse
Cinte murarie
Mura di Sorano: fortificazioni che costituivano il sistema difensivo del borgo. Costruite durante il periodo medievale, risultano a tratti incorporate nelle pareti esterne di alcuni edifici del centro storico, con alcune soluzioni di continuità nei punti in cui la rupe di tufo costituiva un naturale baluardo difensivo.
Porta di Sopra, detta anche arco del Ferrini, costituisce una delle due porte di accesso al borgo di Sorano e, sul lato esterno, è preceduta da una piazza sul cui lato sinistro vi è un sistema di logge dalle quali si osserva un panorama spettacolare: si trova ai piedi della Fortezza Orsini. Una volta attraversata, si entra nel nucleo storico di Sorano, caratterizzato da stretti vicoli, che si adattano ai numerosi dislivelli della rupe. Via Selvi è la strada principale che si incontra non appena superata la Porta, in questa strada sono presenti le principali attività commerciali ed artigianali del centro storico, nonché quella che si ritiene possa essere stata la prima sinagoga di Sorano. Ogni anno nel periodo compreso tra il 10 ed il 20 agosto partendo dalla Porta lungo via Selvi fino ad arrivare nella parte bassa del centro storico, verso la Porta dei Merli, si svolge una mostra mercato dell'artigianato ove è possibile trovare in mezzo a banchi di ogni genere, oggetti tipici dell'artigianato soranese e maremmano.
Porta dei Merli, denominata anche Porta di Sotto, si trova ai piedi del Masso Leopoldino. Presenta una cornice in pietra a bugne sovrastata da uno stemma; ai lati della porta sono ancora visibili le aperture verticali per le catene del ponte levatoio. Superata la Porta al di fuori del centro storico si va verso il fiume Lente che scorre proprio al di sotto del borgo medioevale di Sorano e che rappresenta un percorso di altissima valenza naturalistica, ambientale, storico-culturale ed archeologica.
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Panorama di Sorano visto da San Rocco
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Il Masso Leopoldino, noto anche come Rocca Vecchia, è una struttura fortificata situata nel centro storico di Sorano. La sua ubicazione è in Piazza del Poggio, all'estremità nord-occidentale del borgo e, assieme alle Mura di Sorano e alla più imponente Fortezza Orsini, era parte integrante del sistema difensivo della cittadina dell'Area del Tufo.
Il Masso Leopoldino si presenta come una possente struttura fortificata, con orientamento longitudinale lungo l'asse nord-sud.
Il complesso è interamente delimitato su tutti i lati da un alto basamento a scarpa, rivestito in conci di tufo, che si interrompe soltanto in prossimità della rampa di accesso, il cui inizio è sulla Piazza del Poggio: sui lati esterni al borgo, i basamenti a scarpa digradano a strapiombo verso la sottostante rupe di tufo.
Parte integrante del complesso fortificato è la Torre dell'Orologio, a sezione quadrata con meraltura sommitale poggiante su un coronamento di mensolette e archetti ciechi, che venne eretta in epoca medievale per contenere la campana comunale situata sulla vetta; al di sotto del coronamento è presente l'orologio che conferisce la denominazione alla torre medesima, che si eleva sulla punta meridionale della fortificazione, addossata al sottostante basamento a scarpa.
L'area della fortezza in cui sorgeva la chiesa di Santa Caterina è stata trasformata in una terrazza panoramica.
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Sorano, Masso Leopoldino
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Storia
Una primitiva struttura fortificata, chiamata Rocca Vecchia a seguito della costruzione della più imponente Fortezza Orsini, era già presente in epoca medievale, essendo peraltro di epoca più antica rispetto all'altra fortificazione che domina Sorano dal lato sud-orientale.
La fortificazione del Masso Leopoldino comprendeva fin dalle origini la Torre dell'Orologio ed era utilizzata, sia come presidio con funzioni di avvistamento che come luogo di rifugio della popolazione in caso di assedio nemico: entrambe le funzioni iniziarono a decadere a seguito della costruzione della vicina rocca aldobrandesca, divenuta in seguito la Fortezza Orsini.
All'interno del complesso vi fu costruita in seguito anche la chiesa di Santa Caterina, le cui origini sono da ricercare tra il tardo medioevo e il periodo rinascimentale, venendo citata per la prima volta in un documento del 1565.
Tra il 1801 e il 1804 si verificarono una serie di frane, a causa dell'instabilità della rupe di tufo che si determinò a seguito di alcuni lavori di scavo ai livelli sottostanti. Tali eventi franosi causarono alcune decine di morti tra la popolazione, oltre a far crollare l'antica chiesa e alcune parti della fortezza, che subì ingenti danni. Nei due decenni successivi furono effettuati i lavori di restauro e di recupero della struttura, che da allora prese la denominazione di Masso Leopoldino, in ricordo del granduca che finanziò il progetto di recupero: nonostante l'ottima opera di riqualificazione, la chiesa ed altre parti dell'originaria rocca furono irrimediabilmente perdute.
Ulteriori interventi furono effettuato tra gli anni sessanta e gli anni settanta del secolo scorso per la messa in sicurezza dello sperone tufaceo su cui sorge la fortificazione.
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Sorano visto da San Rocco
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Fortezza Orsini, progettata dall'architetto Anton Maria Lari per volere di Niccolò IV, la fortezza – costruita sul luogo dell'antica rocca aldobrandesca – è stata completata nel 1552, come testimoniato da una lapide posta sul portale d'accesso. Imponente fortificazione capace di resistere agli assedi più lunghi ed estenuanti, è composta da un mastio centrale con la piazza d'armi, collegato tramite spalti a due bastioni, dedicati a San Marco (levante) e San Pietro (ponente) in onore delle due città alle quali gli Orsini furono maggiormente legati: Venezia e Roma. Nel XIX secolo furono apportate alcune modifiche alla struttura e fu abbattuta una parte della cinta muraria per permettere la costruzione dell'imponente Palazzo Ricci Busatti, poi proprietà Ilari e oggi liceo linguistico. Importanti lavori di restauro sono stati eseguiti a partire dal 1967. Dal 1996 ospita nelle sue stanze il museo del Medioevo e del Rinascimento.
Rocca di Montevitozzo, conosciuta come la Roccaccia, è stato costruito nel medioevo come proprietà degli Aldobrandeschi e nel corso dei secoli è stato conteso dagli Ottieri, da Orvieto, dai senesi e infine dagli Orsini. Si presente oggi sotto forma di ruderi.
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Fortezza Orsini di Sorano
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Collegiata di San Niccolò, attestata nelle decime del 1276, subì profondi rifacimenti nelle epoche successive; gran parte dell'aspetto attuale è dovuto ad una ristrutturazione di inizio XVI secolo, quando nel 1509 ricevette il titolo di collegiata, e a profondi ampliamenti effettuati in epoca settecentesca (1779). L'originario stile romanico in cui venne edificata la chiesa è rintracciabile soltanto nella parte posteriore. La chiesa custodisce pregevoli opere d'arte che abbracciano un lunghissimo periodo storico che spazia dal tardo medioevo al XIX secolo, tra cui un san Giuseppe col Bambino (1884) di Pietro Aldi, all'interno della cappella di Maria Addolorata. La parrocchia di San Niccolò, o Nicola, conta circa 880 abitanti.[8]
Ghetto ebraico
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Sorano conserva ancora oggi il Ghetto ebraico lungo l'omonima via, dove era attestata anche la presenza della sinagoga e del Forno delle Azzime. Un'altra sinagoga, trasformata oggi dall'amministrazione comunale in locale per mostre ed esposizioni, sarebbe stata identificata lungo "via Selvi" e risalirebbe a periodi precedenti all'istituzione del ghetto stesso, in quanto l'insediamento ebraico sarebbe antecedente a quest'ultima di almeno 50/60 anni.
Il ghetto sarebbe stato istituito dai Medici nel 1619 dopo che era stato effettuato lo scambio dei territori della Contea di Pitigliano e Sorano con quelli della contea di Monte San Savino tra la famiglia Orsini ed i Medici stessi.
La comunità ebraica abbandonò Sorano ai primi del Novecento. Dopo l'ultima guerra mondiale il ghetto di Sorano si avviò verso una fase di degrado senza precedenti che raggiunse il culmine ed il totale abbandono verso i primi anni novanta. Fu in quel periodo che, grazie ad un'azione mirata dell'Amministrazione Comunale dell'epoca, fu avviata un'inversione di tendenza che comportò anche il coinvolgimento di operatori economici privati, i quali effettuarono un'attenta opera di restauro e di riqualificazione di tutti i fabbricati del ghetto, riportandolo alle sue antiche vestigia.
Alcuni segni che ricordano la presenza della comunità ebraica a Sorano sono visibili sui battenti delle porte d'ingresso dell'edificio che ospita l'hotel "Locanda Aldobrandeschi", a fianco della quale esiste ancora un'antica struttura che veniva utilizzata per lo stoccaggio del grano dato a garanzia nel cosiddetto "prestito a grano". All'ingresso del ghetto inoltre sono ancora visibili i segni dei cardini ove ruotava il portone che chiudeva il ghetto stesso all'imbrunire per poi essere riaperto la mattina successiva.
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Comune Sorano
Giorno di mercato in Sorano: martedì
Pro Loco Ufficio Informazioni Turistiche |Piazza del Popolo 15
Parco degli Etruschi - Sorano, Castello di Montorio e Castell’Ottieri | multimedia
Sorano, Castello di Montorio e Castell’Ottieri (it) (eng) multimedia
Castell’Ottieri, Chiesa di San Bartolomeo (it)
Il complesso rupestre di Vitozza (it)
Frazioni
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Castell'Ottieri, situato nella parte settentrionale del territorio comunale di Sorano, lungo la valle del torrente Stridolone. La località sorse nel Medioevo come subfeudo di un valvassore di origini germaniche ed in seguito divenne possesso dei signori di Montorio. Nella seconda metà del Duecento passò temporaneamente sotto il controllo di Orvieto; in seguito, salì al potere la famiglia locale degli Ottieri che lo fecero diventare il centro principale e la capitale della loro piccola contea.
Chiesa di San Bartolomeo, situata nella frazione di Castell'Ottieri, è stata costruita alla fine del XVI secolo da Sinolfo Ottieri, tesoriere di Sisto IV. All'interno sono custodite interessanti opere artistiche: si ricordano una Madonna in gloria tra i santi Bartolomeo e Nicola di Bari, datato 1590, ed un ciclo di affreschi riconducibili alla scuola dei Nasini. La parrocchia di Castell'Ottieri conta circa 300 abitanti.[10]
Cerreto, piccola località rurale, è nota per il Santuario della Madonna del Cerreto, frequentato dai pellegrini e legato ad un'apparizione mariana.
Elmo, subfeudo che il Granduca Cosimo III eresse in contea con il nome di Ermo Vivo nel 1707, e cedette a Tommaso e Marcello Cervini, nipoti del vescovo di Montepulciano.
Santuario della Madonna del Cerreto, situato nella frazione del Cerreto, è stato costruito a partire dal 1854 con lo scopo di ricordare, nel luogo esatto di ubicazione, l'apparizione della Madonna alla giovane pastorella Veronica Nucci, avvenuta il 19 maggio 1853. L'evento fu ulteriormente ricordato dall'aggiunta della cappella sinistra agli inizi del secolo successivo.
Montebuono, frazione situata all'estremità occidentale del territorio comunale su un rilievo collinare non lontano dal corso del Fiora. Fu fondato agli inizi del Trecento, quando l'antico castello fu al centro di una contesa tra gli Aldobrandeschi e papa Bonifacio VIII.
Chiesa di Sant'Andrea, situata nella frazione di Montebuono, risale al XIII secolo, ma ha subito vari rimaneggiamenti nei secoli successivi. Nel 1998 sono stati restaurati alcuni dipinti conservati all'interno: un Padre Eterno, una Madonna col Bambino con i santi Domenico, Andrea, Caterina e Antonio abate, e sant'Andrea con una croce.
Montevitozzo, territorio degli Aldobrandeschi che nel 1284 venne sottomesso al comune di Orvieto. Nel Quattrocento passò sotto il controllo dei Senesi, a seguito di accordi intercorsi con gli Ottieri e alla contemporanea rinuncia del comune di Orvieto alle precedenti mire espansionistiche. Successivamente, la Repubblica di Siena cedette il complesso agli Orsini di Pitigliano, che la inglobarono nella loro contea.
Montorio, frazione situata nella parte nord-orientale del territorio comunale, inizialmente possedimento aldobrandesco che la famiglia cedette agli Ottieri. Rimasto fino al 1616 nella Contea degli Ottieri, passò successivamente nel Granducato di Toscana.
San Giovanni delle Contee, situato all'estremo lembo settentrionale del territorio comunale di Sorano, deve la sua denominazione alla Chiesa di San Giovanni Battista e all'antico contesto geopolitico tra la giurisdizione dell'aldobrandesca Contea di Sovana, della Contea degli Orsini di Pitigliano e della piccola Contea degli Ottieri, all'interno di un'area di confine con i vicini territori di Siena e Orvieto. Dopo varie e continue contese, entrò a far parte della Contea degli Ottieri seguendone le sorti fino alla sua estinzione con l'inglobamento nel Granducato di Toscana.
San Quirico, frazione anticamente chiamata San Quirichino, per distinguerlo da San Quirico d'Orcia. Nei pressi della frazione sorgeva l'antica città medievale di Vitozza, di cui ora rimangono alcune rovine.
San Valentino, piccola frazione nei pressi della quale sono state trovate alcune tombe etrusco-romane in località Case Rocchi. A sud-ovest della frazione si trova inoltre la Rocca di Fregiano.
Chiesa di San Valentino, situata nella frazione di San Valentino, risale al XV secolo ed è stata ristrutturata ed ampliata tra la fine del XIX e i primi del XX secolo. All'interno sono custodite alcune interessanti opere: un fonte battesimale quattrocentesco, un'acquasantiera del secolo successivo, e un crocifisso ligneo del XVIII secolo.
Elmo. Chiesa di San Giovanni Battista decollato, situata nella frazione di Elmo, custodisce all'interno tre opere precedentemente poste all'interno della vecchia chiesa cinquecentesca, oggi in stato di abbandono: l'Annunciazione, la Vergine in trono con i Santi e lo Sposalizio della Vergine.
Abbazia di Montecalvello, situata nei pressi di Elmo, è un complesso medievale sorto come monastero dell'ordine dei benedettini, noto per avervi soggiornato Ildebrando Aldobrandeschi di Svoana, colui che divenne papa Gregorio VII. Ne rimangono oggi i ruderi.
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Montorio Castello
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Sovana
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Sovana, antica capitale dell'omonima contea, si sviluppò nel corso del Medioevo nelle vicinanze della preesistente necropoli etrusca, sotto il controllo della famiglia Aldobrandeschi. Intorno all'anno mille fu edificato il castello e, sempre in epoca medievale, divenne libero comune e diede i natali a Ildebrando di Sovana, divenuto in seguito papa Gregorio VII. Sia la necropoli etrusca che il centro storico fanno di Sovana una delle più importanti località archeologiche e storico-artistiche della Toscana e d'Italia.
Chiesa di Santa Maria Maggiore, situata a Sovana, pare risalire al XII secolo. Saccheggiata dai senesi nel 1410 e dai pitiglianesi nel 1434, fu consistentemente modificata nel XVI secolo, quando venne costruito l'adiacente Palazzo dell'Archivio. Fino al XVII era inoltre presente un campanile addossato alla chiesa, poi sostituito con quello a vela che vediamo ancora oggi. All'interno sono custodite opere di notevole interesse: due affreschi della Crocifissione tra i santi Antonio e Lorenzo e san Sebastiano e san Rocco (1527) e della Madonna col Bambino in trono tra le sante Barbara e Lucia e san Sebastiano e san Mamiliano (1508); un dipinto con i quattro evangelisti e l'Eterno benedicente (XVI secolo); una frammentaria Madonna col Bambino e i santi Raffaele e Tobiolo, Mamiliano, Antonio da Padova e Lucia (XVI secolo); una Crocifissione tra sant'Antonio abate e papa Gregorio VII (XV secolo); un interessante ciborio con quattro colonne rastremate e baldacchino decorato del IX secolo. La parrocchia di Sovana conta circa 460 abitanti.[9]
Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, situata nella frazione di Sovana, costituisce l'antica cattedrale della diocesi di Sovana. Risalente al secolo X, è stata fatta costruire da Gregorio VII su un preesistente edificio del VI secolo e la struttura è rimasta pressoché invariata – fatta eccezione per il rifacimento della facciata nel XIV secolo ed alcuni lavori di ristrutturazione in epoche successive che tuttavia non hanno compromesso le caratteristiche originarie – fino ai giorni nostri. Nel 1999 sono stati effettuati alcuni lavori di restauro, che hanno permesso di rendere nuovamente accessibile la cripta che ospita le spoglie di san Mamiliano. All'interno sono da segnalare le decorazioni plastiche dei capitelli, con la raffigurazione di scene bibliche, oltre che opere pittoriche di grande interesse: una Madonna in gloria con san Benedetto e san Giovanni Gualberto (XVI secolo); una Crocifissione di san Pietro (1671) di Domenico Manenti; un dipinto devozionale raffigurante santa Maria Egiziaca (1481) di Tommaso di Tomè di Onofrio; un frammento di affresco di san Francesco (XV secolo) di Carlo di Giovanni; un fonte battesimale in travertino datato 1494; una tela del Sacro Cuore di Gesù di Maria Pascucci.
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Affrescchi di Andrea di Niccolò
nella Chiesa di Santa Maria Maggiore
Sovana, Pretorio Palazzo
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Sovana, Sitio Archeologico, agrandire mappa
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Sovana, Castell'Ottieri, Montorio e San Giovanni delle Contee sono frazioni di Sorano.
Altre località del territorio
Il territorio è costellato da numerose borgate rurali di poche unità che gravitano intorno ad una o più frazioni limitrofe. Le principali sono: Casa della Fonte, Casa Faini, Casa Pennacchi, Casa Sbraci, Casa Topi-Gabrielli, Case Giovagnoli, Case Mariotti, Case Orienti, Case Rocchi, Case San Leopoldo, Casetta, Cerretino, Grotte Cavalieri, Il Poderetto, Il Poggio, La Dispensa, Le Capannelle, Le Pianacce, Le Porcarecce, Marcelli, Montesorano, Pantagnone, Pratolungo, Ronzinami, Sant'Anna, Sordino, Valle Castagneta.
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Cicloturismo in Maremma | Itinerari in bici in Maremma
Le città del Tufo
Sorano - San Quirico - Madonna delle Grazie - Pitigliano - Soranor
Sulle strade dei campioni
Manciano - Pitigliano - Sorano - Sovana - San Martino sul Fiora - Saturnia - Montemerano - Scansa no - Pereta - Magliano in Toscana -
Marsiliana - Capalbi o - La Sgrilla - Mancia
La Maremma in bici tra Sorano, Pitigliano e San Quirico
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Parco Archeologico Città del Tufo comprende un insieme di aree di notevole interesse archeologico situate all'interno del comune di Sorano.
Storia
Il parco archeologico Città del Tufo è nato nel 1998 con lo scopo di riunire sotto un'unica competenza le principali risorse turistiche archeologiche del territorio comunale di Sorano. Comprende le necropoli sovanesi di Poggio Felceto, Poggio Prisca, Poggio Stanziale e Sopraripa, le Vie Cave di Sovana, gli insediamenti rupestri di San Rocco e di Vitozza. Le porte d'accesso al parco sono situate presso il centro di documentazione del Polo museale di Sovana, presso il centro d'accoglienza dell'area archeologica e presso il museo del Medioevo e del Rinascimento della Fortezza Orsini a Sorano. Dal 2004 fa parte del sistema museale provinciale Musei di Maremma.
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Percorsi
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L'insediamento rupestre di San Rocco è situato nei pressi di Sorano, su di una terrazza panoramica che domina la valle del Lente, lungo la strada provinciale 22 Sorano-Sovana. All'ingresso è visibile la chiesa di San Rocco, interessante per la presenza di due dipinti seicenteschi: la Madonna col Bambino tra i santi Stefano, Lorenzo e Giovanni Battista e l'Eterno Padre. Poco oltre la chiesa, un sentiero conduce alla via cava di San Rocco, di probabile origine etrusca e scavata nel tufo: interessanti le nicchie che contengono gli scacciadiavoli, immagini sacre apotropaiche che avevano la funzione di allontanare gli spiriti maligni e proteggere i viandanti, e gli antichi sistemi di canalizzazione delle acque piovane. L'area è inoltre costellata da varie tombe etrusche, che attestano l'utilizzo di San Rocco come necropoli, mentre resti di altre strutture ne documentano la frequentazione medievale come centro a funzione abitativa.
Itinerari
From Sorano to Vitozza, along the vie cave and the Necropolis of Poggio Felceto
Vitozza
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L'insediamento rupestre di Vitozza è situato a nord della frazione di San Quirico, a circa due chilometri dal centro del paese, ed è uno dei principali insediamenti rupestri d'Italia per estensione. Documentato a partire dall'XI secolo, Vitozza nacque come castello facente parte di un ampio feudo insieme a Sorano, Pitigliano e altri centri del viterbese. Dopo essere entrato a far parte della Contea degli Orsini, si verificò un progressivo abbandono del nucleo castellano e delle sue strutture difensive per cause ancora ignote, che in seguito causò un lunghissimo ed inesorabile declino: gli abitanti iniziarono a migrare in località vicine, dando inoltre vita all'adiacente borgo di San Quirico nel corso del XVI secolo. Nel 1783 i Lorena ne censirono la popolazione residente; all'entrata di alcune grotte è presente un pannello descrittivo che indica anche i nomi delle persone o delle famiglie che vi abitavano all'epoca del suddetto censimento. Il definitivo abbandono di Vitozza avvenne alla fine del XVIII secolo.
L'insediamento medievale doveva essere di particolare importanza, poiché sono qui ritrovati i resti di numerose fortificazioni, chiese, abitazioni, stalle ed annessi, oltre che più di duecento grotte scavate nel tufo che testimoniano la frequentazione del territorio già in epoca antica. Gli studiosi hanno diviso le grotte in tre tipologie, in base al loro utilizzo: grotte ad uso abitativo, caratterizzate per la presenza di pozzi per la raccolta d'acqua, resti di canne fumarie, ziri per il grano; stalle, caratterizzate dalla presenza di mangiatoie e recinti; grotte ad uso promiscuo, sia abitativo che come stalla.
Itinerari
From Sorano to Vitozza, along the vie cave
Sorano e l'insediamento rupestre di Vitozza
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Un percorso straordinario che offre quanto di meglio sia disponibile nell'area del tufo. Profonde vie cave che ci conducono fin sotto Sorano, fitti boschi pieni di fauna e per concludere la visita al più ampio insediamento rupestre presente nell'Italia centrale, sulla rupe di Vitozza. Da qui possiamo procedere e concludere in breve l'itinerario nel paese di San Quirico.
Coming from the direction of Sovana, two kilometres from the village of Sorano, we meet the well-marked sign to the necropolis of San Rocco and its church. We cross the bridge that brings us to the indicated area, where we can admire the necropolis and the splendid balcony that looks over the village and, right behind the church, we descend the via cava di San Rocco, that leads to the bottom of the valley below Sorano.
Provenendo dalla direzione di Sovana, a due chilometri dal paese di Sorano, incontriamo l'indicazione ben visibile della necropoli di San Rocco, e relativa chiesa. Superiamo il ponte che ci conduce all?area indicata, dove possiamo approfittarne per ammirare la necropoli e lo splendido balcone che si affaccia sul borgo e, proprio dietro la chiesa, seguiamo in discesa la via cava di San Rocco, che conduce al fondo valle sottostante Sorano. La tagliata etrusca presenta pareti molto profonde e suggestive ed è stata creata ed utilizzata originariamente come collegamento alla necropoli, successivamente e fino a poco tempo addietro come percorso per raggiungere Sovana.(...)
Questo itinerario fa parte di una raccolta che La Rivista del Trekking, in collaborazione con le APT della Costa Toscana.
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Mappa
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Vitozza La Chiesaccia |
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Sulla strada che da Sovana conduce a Sorano, la Via Cava di San Rocco (e parcheggio) si trova sulla sinistra, due chilometri prima di entrare Sorano
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Parco Archeologico Città del Tufo
Indirrizzo
Parco Archeologico "Città del Tufo", Palazzo Pretorio, Piazza Pretorio, 12/a - Sovana - Sorano (GR)
Orari
From two weeks before Easter to 2 November 10.00-13.00;
16.00-19.00
26 December - 6 January 10.00-13.00; 14.00-17.00
During the rest of the year 10.00-13.00
Opening of Etruscan Necropolis of Sovana
weeks before Easter to 2 November 10.00-19.00
26 December - 6 January 10.00-17.00
Winter visits by prior arrangement
Tickets: Free
Note
[1] Il Parco archeologico Città del Tufo sul sito di Musei di Maremma.
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I comlombari
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Caratteristici del paesaggio tufaceo dei comuni di Pitigliano e Sorano sono i colombari, ambienti scavati nel tufo in cui numerose piccole nicchie appaiono accostate l’una all’altra lungo le pareti; a questi si accede attraverso un cunicolo.
Per molto tempo i colombari dell’area tufacea sono stati considerati sepolture funerarie di età romana, dove le cellette definite colombaria erano destinate ad ospitare le urne cinerarie dei defunti. A Roma, lungo la Via Appia, si trovano importanti monumenti funebri di questo tipo.
George Dennis, diplomatico inglese appassionato di antichità etrusche, non ebbe dubbi nell’Ottocento ad interpretare le cellette dell’area del tufo come sepolture e lo stesso studioso Bianchi Bandinelli, storico di fama internazionale, nel 1929 cominciò a porsi il problema: “Strutture funerarie o apprestamenti di allevamento?”, pur continuando a ritenere che queste nicchie avessero una funzione prettamente funeraria.
Gli scrittori latini ricorrevano al termine colombarium per indicare strutture destinate all’allevamento di colombi diffuse dal I secolo a.C.
Descritte anche nei trattati medievali e rinascimentali, la connessione tra le descrizioni tramandate e le strutture di questo tipo presenti nell’area del tufo ha dato credito all’ipotesi che quest’ultime siano, in realtà, apprestamenti appositamente realizzati per l’allevamento di colombi.
Si ritiene che i colombari dell’area del tufo, come quelli dell’insediamento di Vitozza, risalgano all’età medievale.
La struttura sembra rispondere ad esigenze essenzialmente pratiche: ad esempio la localizzazione in posti poco accessibili lungo le rupi tufacee è dovuta alla necessità d’impedire l’introduzione di animali predatori, mentre il cunicolo permetteva l’accesso all’uomo.
Da sempre i colombari hanno colpito l’immaginazione: una voce popolare spiega la loro presenza con la necessità di allevare un gran numero di volatili che con i loro voli, contribuivano al ricambio dell’aria nelle zone afflitte dalla malaria..[1]
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[1] Fonte: www.parcodeglietruschi.it
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