|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
E N G
|
Il giardino e la vista spettacolare sull'incantevole Val d'Orcia, con vedute del Monte Amiata sullo sfondo
'Ho avuto una vita molto varia e ho conosciuto alcune persone
interessanti. Ma ora che sono arrivata alla «fine della partita», le figure che ancora sono impresse nella mia mente sono quelle delle persone alle quali sono stata legata da vincoli di affetto. Non solo sono le persone che ricordo più vividamente, ma capisco che è stato tramite loro se ho imparato qualcosa dalla vita. Tutto quello che della mia vita non si è perso nella nebbia è passato attraverso il filtro, non della mia mente, ma dei miei affetti.' (da Immagini e Ombre (Images and Shadows); citato in Selezione dal Reader's Digest, marzo 1973)
Iris Origo
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iris Margaret Origo, nata Cutting (Birdlip, 15 agosto 1902 – Siena, 28 giugno 1988) è stata una scrittrice inglese. Questa scrittrice anglo-irlandese-americana, che è stata attentissima testimone del suo tempo intessendo stretti legami tra culture diverse, ha dedicato, tra l'altro, gran parte della propria vita al miglioramento dei possedimenti in Toscana, ed in particolare della tenuta denominata "La Foce", in territorio di Chianciano e non lontano da Montepulciano, che acquistò nel 1927 insieme al marito, il marchese Antonio Origo.
Biografia
Iris Margaret Cutting nasce a Birdlip, in Inghilterra, il giorno di ferragosto del 1902 da William Bayard Cutting, figlio di una ricca famiglia filantropa di New York e da Sybil Cuffe, figlia del Lord Desart, un Pari d'Irlanda. I suoi genitori dopo il matrimonio viaggiano un po’ per tutto il mondo, ma soprattutto in Italia.[1]
In seguito alla morte prematura di Bayard Cutting nel 1910, Sybil Cuffe si stabilisce con la figlia Iris in Italia, acquistando la Villa Medici a Fiesole, una delle più spettacolari ville fiorentine. Lì si viene a stabilire una forte amicizia con il critico d'arte Bernhard Berenson, che vive non molto lontano, in località I Tatti.
Iris rimane iscritta per breve tempo alla scuola pubblica a Londra, ma la sua formazione si svolge principalmente a casa, in ambito famigliare, soprattutto a cura del professore Solone Monti e di una serie di governanti francesi e tedesche[1].
Nel 1918 la madre di Iris si risposa con lo storico dell'architettura Geoffrey Scott, che più tardi si imbarca in una relazione con Vita Sackville-West. Il matrimonio dura fino al 1927; in seguito al loro divorzio ella si sposa per la terza volta col saggista Percy Lubbock. Muore nel 1943. In seguito alla morte della madre Iris si sposta in Inghilterra e negli Stati Uniti nella prospettiva di provare ad affermarsi in entrambi gli Stati. Nel 1922 ella incontra per la prima volta Colin Mackenzie, un giovane uomo d’affari scozzese che lavora a Milano; una romantica corrispondenza epistolare viene seguita da una amicizia che dura per tutta la vita.
Il 4 marzo 1924 Iris sposa Antonio Origo, "uomo dotato di buona presenza e di molto fascino", figlio illegittimo del marchese Clemente Origo. Si trasferiscono insieme nella loro nuova tenuta La Foce, presso Chianciano Terme, in provincia di Siena. Essa è un luogo in stato di grande abbandono, persino privo di una strada di accesso, ma attraverso una gran mole di duro lavoro, cure ed attenzione, essi riescono non solo a trasformare la villa ma anche a dare una solida organizzazione all'azienda agricola, che conta 1400 ha di terreno e 57 poderi affidati a coloni a mezzadria.
Nascono un figlio maschio, Gian Clemente Bayard, familiarmente chiamato Gianni (24 giugno 1925–30 aprile 1933), che muore di meningite a nemmeno otto anni di età, e due figlie femmine: Benedetta (1º agosto 1940) e Donata (9 giugno 1943). In seguito alla morte di Gianni Iris intraprende la sua carriera di scrittrice con una biografia di Giacomo Leopardi, pubblicata nel 1935 e molto ben accolta dalla critica. Il quotidiano The Observer così annota: «Il suo testo è un monumento di erudizione. Il suo background storico e letterario è colorito con consumata abilità ed un sottofondo di buon gusto».
Durante la Seconda guerra mondiale gli Origo rimangono a La Foce e si prodigano all'assistenza dei bambini profughi che vengono alloggiati lì. Inoltre, dopo la resa dell’Italia, Iris offre rifugio o assistenza a molti Alleati prigionieri di guerra in fuga, che cercano di trovare un varco attraverso le linee tedesche o, semplicemente, di sopravvivere. Il suo resoconto di questo periodo, Guerra in Val d'Orcia, è il primo dei suoi libri ad incontrare un grande successo, tanto popolare quanto di critica.
Dopo la guerra Iris divide il suo tempo tra La Foce e Roma, dove nel frattempo gli Origo avevano acquisato un appartamento nel Palazzo Orsini, e si dedica alla scrittura. Gli Origo, inoltre, erano soliti trascorrere le vacanze presso Gli Scafari, la casa fatta costruire dalla mamma di Iris a Lerici, sul Golfo di La Spezia.
Antonio Origo muore il 27 giugno 1976, mentre Iris si spegne in solitudine il 28 giugno 1988. Nel 1977 era stata fregiata del titolo di Honorary Dame Commander (Dama Comandante Onoraria) dell'Impero Britannico (D.B.E.).
|
|
|
|
|
|
Villa Medici in Fiesole
|
|
|
La Villa Medici in Fiesole è una delle più antiche ville appartenute ai Medici, edificata fra il 1451 e il 1457 per volere di Giovanni di Cosimo il Vecchio.
Venduta nel XVII secolo e passata poi in varie proprietà, venne acquistata da Lady Margaret Orford, cognata di Horace Walpole nel 1772.
Fra Otto e Novecento la villa visse il suo periodo anglo-americano, e ne furono proprietari William Blundell Spence (dal 1862 al 1897), Lady Sybil Cutting (vedova di William Bayard Cutting e madre della futura scrittrice Iris Origo) che aveva sposato in seconde nozze lo scrittore Geoffrey Scott (1909-1911), i Mac Calman (1911-1959).
Il giardino rispecchia oggi soprattutto la ristrutturazione del 1911-1923 dell’architetto Cecil Pinsent, che lavorò per Lady Cutting, ed è in stile neorinascimentale.[2]
Gardens in Tuscany | Villa Medici in Fiesole, Firenze
|
|
Villa Medici in Fiesole
|
Enlarge map Villa Medici in Fiesole |
Villa La Foce
|
La tenuta della Foce, comprendente molte altre grandi dimore, come il Castelluccio e la Chiarentana, venne acquistata nel 1924 da Iris Cutting e da Antonio Origo. La proprietà era vasta oltre tremila ettari, con 57 fattorie condotte a mezzadria.
I marchesi Origo nel 1924 scelsero di abitare alla Foce e affidarono i lavori della casa, così come la creazione di un giardino
all' italiana.
|
|
Villa La Foce, Pergola covered with roses and wisteria
|
'Ogni giorno, al tramonto, quando gli impegni quotidiani della Foce erano finiti e già si programmavano i nuovi, Antonio e Iris Origo uscivano di casa e passeggiavano sotto un arco di glicini, detto voltabotte, splendente di viola in questa stagione, fino a una panca in pietra che si affaccia verso Sud Ovest, in Val d' Orcia. A sinistra, l' aspro cucuzzolo dove sorge Radicofani, il paese del bandito Ghino di Tacco, in mezzo, sullo sfondo, il maestoso monte Amiata, a destra, a un tiro di fucile, quel viale di cipressi a forma di esse, che sembra uscito da un dipinto di Ambrogio Lorenzetti. Nei momenti di pausa della loro conversazione lo sguardo di Antonio e Iris si posava con particolare soddisfazione su quella strada polverosa che porta al podere di San Bernardino, uno dei tanti interventi fatti dall' architetto inglese Cecil Pinsent, che proprio ai pittori del Trecento e del Quattrocento senese si era ispirato per ridisegnare quella collina di fronte al nuovo giardino e alla nuova casa dei due giovani sposi. Quel simbolo del paesaggio toscano è dunque opera di un raffinato architetto e paesaggista inglese, che a Firenze aveva frequentato i Tatti di Bernard Berenson e aveva già lavorato con la madre di Iris, Lady Sybil Cuffe, quando, vedova del diplomatico statunitense William Bayard Cutting jr, aveva deciso di acquistare Villa Medici.'[4]
|
Enlarge map of Villa La Foce |
|
|
|
All'epoca la maggior parte degli abitanti della Val d'Orcia vivevano di stenti. Iris Origo rimase colpita dalla desolazione del territorio che le sembro "un paesaggio lunare, pallido e inumano".
Gli anni che seguirono l'arrivo degli Origo furono marcati da un'intensa attività, a La Foce. Antonio Origo, determinato a dare vita all'economia agricola della valle, si lanciò in un ambizioso progetto che includeva la costruzione di scuole, fattorie e strade e di una moderna ed efficiente gestione agricola del territorio. Iris nel frattempo, con il prezioso aiuto dell'architetto e paesaggista inglese Cecil Pinsent, si dedicò a rimettere in sesto la vecchia casa-fattoria e a trasformare la terra brulla intorno alla casa in un magnifico giardino con ampi terrazzamenti, scale, fontane e un complesso reticolato di sentieri ombreggiati.
|
|
Iris Origo col marito Antonio e la figlia Donata a La Foce
|
|
|
Villa La Foce, il giardino e il belvedere negli anni Trenta
|
|
Una volta stabilitisi in Val d'Orcia, gli Origo iniziarono a riportare quelle terre, appena acquistate, a nuova vita. In quindici anni di duro lavoro costruirono cinquanta fattorie, ognuna di 40 ettari, tutte raggruppate intorno alla fattoria centrale, in cui vivevano Iris e Antonio e dove venivano prese le decisioni sui tipi di raccolto e sulle tecniche di coltivazione per quelle terre così ostiche.
' Con l'arrivo della seconda guerra mondiale molte cose cambiarono. Per gli Origo iniziò un periodo intenso. Nel gennaio del '43, in seguito all'evacuazione di diversi bambini da alcune città italiane, come Genova e Torino, per sottrarli ai bombardamenti, gli Origo ne accolsero più di venti nella loro casa a La Foce. Alcuni di loro erano orfani; altri erano stati mandati dai genitori in quella Val d'Orcia che evidentemente era sembrato loro un luogo sicuro. Uno degli edifici della scuola fu trasformato per ospitarli. «Abbiamo potuto restituire ai loro genitori, sani e salvi, tutti i bambini sfollati che ci sono stati affidati», scriveva Iris in Guerra in Val d'Orcia. Diario 1943-1944 (Editrice Le Balze, Montepulciano Siena). «Una di loro è tornata qui brevemente come maestra: parecchi altri ci mandano ancora loro notizie e fotografie dei loro figli. In seguito i loro posti nella Casa dei Bambini sono stati occupati da tanti altri bambini, bisognosi anch'essi, per ragioni diverse, di un tetto o di un aiuto, e che giocano ora con i miei nipotini, come i primi giocavano con Benedetta e Donata», le due figlie degli Origo. All'inizio di giugno del '44 le truppe tedesche furono cacciate da Roma. Durante la loro ritirata verso Nord giunsero anche in Val d'Orcia e per alcuni giorni infuriò una battaglia in prima linea. Durante la ritirata le truppe naziste distrussero i raccolti e rasero al suolo diversi edifici. In uno dei paesi vicini a La Foce, tutti gli uomini che trovarono lungo il loro percorso furono passati per le armi come rappresaglia e deterrente; in un altro furono bruciate tutte le case. Era il 22 giugno quando le truppe tedesche fecero irruzione nelle cantine de La Foce, dove erano rifugiati tutti i bambini e la famiglia Origo. Vennero cacciati tutti fuori e nella confusione generale decisero di incamminarsi verso un posto più sicuro: Montepulciano dagli amici Lulli e Margherita Bracci.'
|
|
I bambini rifugiati da Genova e Torino
|
'Pochi giorni dopo il fascismo scomparve nel nulla ma, per coloro che abitavano in quella vallata le cose non sarebbero mai più state le stesse. L'intera economia della zona era destinata a cambiare sicuramente in meglio. I contadini erano stanchi del vecchio sistema della mezzadria. Quando molti braccianti iniziarono a trasferirsi dalla campagna ai paesi, o alle città, l'agricoltura dovette trasformarsi e meccanizzarsi.' [7]
|
Villa e giardino si affacciano sull’incantevole Val d’Orcia, con vedute del Monte Amiata sullo sfondo. Antonio Origo si occupò appassionatamente della bonifica di questa valle allora poverissima, mentre Iris si dedicò al giardino, ai suoi libri, e al benessere sociale della popolazione contadina. Iris Origo, scrittrice anglo-americana cresciuta a Firenze, ci fornisce la storia della Foce nei suoi libri, diventati ormai classici del loro genere: Guerra in Val d’Orcia, un diario di guerra 1943-44, e Immagini e Ombre, autobiografia (ambedue da Longanesi).
Il giardino è cresciuto parallelamente ai lavori intensi di bonifica agricola. Per gli Origo, doveva essere un luogo in cui accogliere amici, godere dell’ombra dei lecci e del profumo dei fiori, e ripararsi dall’arsura della valle estiva. Costruito sul fianco di una collina, i suoi terrazzi si susseguono senza apparente sforzo, seguendo l’ideale umanistico dei giardini rinascimentali, geometrici e ordinati intorno alla villa, e via via più naturali all’avvicinarsi al bosco. Limoni, rose, essenze mediterranee, glicini, aiuole di bosso, siepi di alloro o cipresso, sentieri e panche di travertino danno un leggiadro movimento all’andamento naturale della collina.
Oggi La Foce è fulcro di molte attività culturali: il festival Incontri in Terra di Siena organizza concerti e mostre d’arte contemporanea e archeologia etrusca (con reperti provenienti dalla necropoli di Tolle nella proprietà) e diverse manifestazioni assicurano un interesse vivace in ogni stagione. [3]
Giardini in Toscana | Villa La Foce
|
|
|
|
|
Villa La Foce, cimitero. Al margine del bosco è situato un piccolo cimitero, all'interno del quale è posta una piccola cappella in travertino abbellita da una serliana. |
Roma
|
|
The Palazzo Orsini is grafted on top of the first-century Theatre of Marcellus
|
Dai primi anni '50 Iris ed Antonio Origo hanno vissuto a Roma nel Palazzo Orsini. Questo palazzo sorge sopra una collina formata attraverso i millenni dalle rovine/macerie archeologiche, prima di epoca romana e poi medievali. La proprietà si trova perciò sopra gli archi del Teatro, costruito da Augusto Imperatore nel 17 AC e dedicato a suo nipote Marcello. Nel 500 Baldassarre Peruzzi apportò i suoi restauri al Teatro aggiungendo parte del palazzo attuale, che fu poi ampliato nei secoli seguenti.
Durante il 19mo secolo la proprietà è stata abitata dalla Duchessa di Sermoneta (Vittoria Colonna) fino alla sua morte. Fu allora comprata da Iris ed Antonio Origo, che hanno vissuto tra Roma e la Foce fino alla morte.
Oltre alla sua posizione, all’unicità della proprietà si aggiunge un giardino pensile seicentesco (hortus conclusus) di 570 mq, con disegno originale di fontane e piante di mandarini ed aranci amari, con documentata origine in preparazione di un ricevimento cardinalizio. Il giardino è esclusivo alla proprietà, e costituisce una inattesa isola di pace nel centro dj Roma, con il suo suono di acqua dalle fontane, il canto degli uccelli ed il profumo stagionale di fiori di arancio.
L'appartamento al piano nobile di 604 mq in cui Iris Origo ha vissuto fino alla sua morte, ha l'uso esclusivo del giardino. Vi si accede attraverso lo scalone e un androne condominiale.[6] |
|
Theatre of Marcellus |
|
|
|
A shaded area of the palace's gardens
|
Gli Scafari
|
Gli Origo, inoltre, erano soliti trascorrere le vacanze presso Gli Scafari, la casa fatta costruire dalla mamma di Iris a Lerici, sul Golfo di La Spezia.
|
|
|
|
|
Villa La Foce Estate | La Foce - 61, Strada della Vittoria -53042 Chianciano Terme - Siena | www.lafoce.com
Richard Maxwell Dunn, Geoffrey Scott and the Berenson Circle: Literary and Aesthetic Life in the Early 20th Century, Edwin Mellen Press, 1998
Tuscany | The Val d'Orcia
|
Villa La Foce
Indirizzo: Strada della Vittoria - Loc. La Foce
Orari di apertura: il giardino è aperto al pubblico tutti i mercoledì pomeriggio (tutto l’anno) e il primo week-end dei mesi di aprile, maggio, giugno ed ottobre. Gruppi organizzati (di almeno 20 partecipanti) possono richiedere una visita in altri giorni. Le visite guidate partono dal cortile della fattoria.
|
Dopolavoro La Foce
Il Dopolavoro La Foce fu edificato nel 1939 come luogo di incontro per gli operai agricoli dell'azienda di La Foce. Danze e spettacoli teatrali venivano allestiti sul piccolo palcoscenico, si proiettavano film e documentari di guerra e la gente veniva anche da molto lontano per bere un bicchiere di vino e giocare a bocce all'ombra dei tigli.
Il Dopolavoro, insieme all'Asilo, la Scuola e l'Ambulatorio, faceva parte di una serie di edifici costruiti dagli Origo negli anni Venti e Trenta, quando inaugurarono un grande progetto di bonifica agricola e innovazione sociale.
Nel 1924, quando Antonio e Iris Origo acquistarono l'azienda agraria di La Foce, la Val d'Orcia era una regione dal paesaggio spettacolare ma povera e poco abitata, una terra di crete, pietrosa e arida. Gli Origo sognavano non solo di bonificare i campi incolti ma anche di migliorare le condizioni di vita dei mezzadri.
Dopolavoro La Foce, Strada della Vittoria, 90 - Località La Foce | www.dopolavorolafoce.it
|
Opere
|
Leopardi (1935)
Un ritratto sensibile e brillante del malinconico, semi-recluso, gobbo poeta italiano il cui genio, dolore e speranze frustrate trovarono sfogo in una poesia ammirevole per vivacità, intensità e una musicalità apparentemente senza sforzo. "Vivace e incredibilmente leggibile” (Peter Quennell)
Gianni, la commemorazione del figlio di Iris stampata in privato.
Il Mondo di San Bernardino (1935)
Iris Origo, illustre biografa e storica erudita, riscostruisce la vita e il mondo di un santo di rara simpatia. Nobiluomo e studioso, nato a Siena nel tardo Trecento, è stato definito il secondo fondatore dell’ordine francescano. Grazie al suo umorismo e la capacità di comunicare in modo semplice e diretto, era benvoluto dalla gente del popolo come dai dotti. Il libro ci dipinge un santo che è uomo del suo tempo, reso eterno dalla sua profonda umanità.
Allegra (1935), la breve vita della figlia di Byron.
Guerra in Val d'Orcia. Diario 1943-1944 (1947)
Un classico della seconda guerra mondiale, questo diario è il racconto semplice ed elegante della vita quotidiana a La Foce, in Toscana, diventata una terra di nessuno stretta tra l’invasione straniera e la guerra civile. "Il fedele resoconto della marchesa Origo è uno di quei rari e preziosi documenti che raccontano la verità storica con la maestria artistica dello scrittore: una nobile testimonianza di tempi ignobili” (Helen Wolff)
L’ultimo legame (1949), una versione della relazione tra Byron e la Contessa Guiccioli. Byron ambientato in una cornice tutta italiana, visto attraverso gli occhi dei suoi contemporanei mentre sprofonda sempre più nel labirinto della vita sociale e politica italiana. Il libro racconta soprattutto l’appassionata relazione sentimentale tra Byron e la contessa Guiccioli attraverso 160 lettere a lei indirizzate e alcune delle sue risposte. Vengono riportate anche lettere di Shelley, Mary Shelley, Lady Blessington, Lamartine e altri, oltre a brani tratti da diari e racconti italiani contemporanei e dagli archivi della polizia italiana e austriaca.
Giovanni e Jane (1950), un libro per bambini.
Il mercante di Prato. Francesco di Marco Datini (1335-1410) (1957)
Considerato da Barbara Tuchman uno dei grandi esempi di libro storico del ventesimo secolo. “L’abilità di Iris Origo nel far rivivere una forte personalità come anche il tempo in cui vive, la sua città, il suo matrimonio, gli amici, i soci e gli affari, dà luogo a un’opera di straordinario interesse, con quella capacità di coinvolgere e intrigare il lettore che rende un libro eterno”. Datini era un mercante-banchiere fiorentino del XV secolo, una figura medievale di grande successo.
Una misura dell’Amore (1957), una raccolta di saggi biografici.
Immagini e ombre (1970), una autobiografia elegiaca.
L’autobiografia di Iris Origo, in cui scrive dell’infanzia trascorsa in Europa e in America e poi della sua vita in Toscana, nella grande proprietà agricola di La Foce. Qui si dedicò, insieme al marito Antonio, all’arduo compito di bonificare una terra povera e incolta e migliorare le condizioni di vita della popolazione locale.
Il sentiero vagabondo (1972), un’antologia di brani scelti.
Un'amica. Ritratto di Elsa Dallolio (1982), il ricordo di un'amica di vecchia data, scritto e pubblicato in occasione della di lei morte.
Bisogno di testimoniare (1968)
Saggi: Biografia: Vero e falso; Lauro De Bosis: Icaro; Ruth Draper e la sua Compagnia di Personaggi; Gaetano Salvemini; Ignazio Silone.
L’Italia durante la dittatura di Mussolini. Il libro presenta le storie toccanti di tre uomini che non si lasciarono intimidire, rifiutandosi di rimanere in silenzio, e di una donna, Ruth Draper, coinvolta nella lotta anti-fascista perché innamorata di uno dei protagonisti. Il racconto di Iris Origo è arricchito da quella capacità di immedesimazione che la rendeva un’amica impareggiabile e ci consegna un libro che ha il fascino della storia. [6]
|
|
Iris Origo, Guerra in Val d’Orcia
Iris Origo, Immagini e Ombre
|
|
|
|
|
|
Montepulciano |
|
Pienza |
|
Villa I Tatti
|
|
|
|
|
|
[1] Così come dettava la prassi vigente all'epoca, presso le famiglie benestanti, di affidare il perfezionamento dell'educazione e della formazione soprattutto delle figlie femmine, con particolare riguardo all'apprendimento delle lingue straniere e delle buone maniere. Le governanti provenivano anch'esse da buone famiglie straniere, essendo spesso figlie di ufficiali militari caduti in guerra e che per vivere in maniera decorosa si trovavano costrette a lasciare il loro Paese di origine. Esse venivano in genere molto bene accolte dalle famiglie che ne richiedevano l'operato, finendo spesso per integrarsi perfettamente sia in esse che nel tessuto sociale del luogo di destinazione.
[2] Cecil Ross Pinsent (1884 – 1963) è stato un architetto e paesaggista inglese.
Partito dall'Inghilterra insieme a Geoffrey Scott nel 1907, si stabilì a Firenze, dove entrò a far parte della cerchia di Bernard Berenson. Da questi ottenne con Scott la progettazione della Villa I Tatti, i cui lavori di restauro iniziarono nel 1909. La realizzazione di questa villa a Fiesole portò fama ed altri lavori all'architetto inglese, che si specializzò nei giardini all'italiana.
Sempre a Fiesole, e sempre in collaborazione con Scott, disegnò la ristrutturazione, nel 1909, della Villa Le Balze. Ma il suo capolavoro è considerata la Villa La Foce, nel comune di Chianciano Terme, progettata e realizzata tra il 1927 e il 1939. Il suo giardino è paradigmatico del ritorno allo stile formale italiano, spesso organizzando lo spazio in terrazze collegate scenograficamente da scalinate e passaggi.
Tra le altre opere del paesaggista britannico, sono da ricordare i progetti della Villa dell'Ombrellino a Bellosguardo del 1926, del giardino con piscina di Villa Capponi a Firenze del 1928, del giardino di Villa Sparta (per Elena di Romania) e di restauro della chiesa di San Bernardino a Pienza del 1935. |
|
Geoffrey Scott e Cecil Pinsent, Battery Park, New York, Agosto 1929. [Courtesy of Dr John Scott]
|
[3] Grandi Giardini Italiani | www.grandigiardini.it
[4]Messina Dino, Alla Foce, giardini all' italiana ideati da un architetto inglese, Corriere della Sera,1 maggio 2011, pagina 36
[5] American gardens in Florence. Exploring La Pietra, I Tatti, Le Balze | www.theflorentine.net
|
|
[6] Villa La Foce | www.lafoce.com
Il teatro di Marcello è un teatro di Roma antica, tuttora parzialmente conservato, innalzato nella zona meridionale del Campo Marzio nota come Circo Flaminio, tra il fiume Tevere e il Campidoglio per volere di Augusto.
Storia
Giulio Cesare progettò la costruzione di un teatro, destinato a rivaleggiare con quello edificato nel Campo Marzio da Pompeo. A questo scopo venne espropriata una vasta area, demolendo anche alcuni edifici sacri, come un tempio dedicato alla dea Pietas. Alla morte del dittatore tuttavia erano solo state gettate le fondamenta e i lavori furono ripresi da Augusto, che riscattò con il proprio denaro un'area ancora più vasta e fece innalzare un edificio di dimensioni maggiori di quello originariamente previsto. Questo allargamento comportò probabilmente l'occupazione di una parte del Circo Flaminio e lo spostamento e la ricostruzione degli edifici sacri circostanti, come l'antico tempio di Apollo.
Il primo utilizzo del nuovo edificio per spettacoli risale all'anno 17 a.C., durante i ludi saeculares ("ludi secolari"). Nel 13 a.C. il nuovo edificio venne dedicato a Marco Claudio Marcello, il nipote, figlio della sorella Ottavia, che Augusto aveva designato come erede, dandogli in moglie la propria figlia Giulia, ma che era morto prematuramente. In questa occasione sulla scena del teatro furono collocate quattro colonne di marmo africano, prese dalla casa di Marco Emilio Scauro sul Palatino e una statua di Marcello in bronzo dorato.
Parte del palazzo dei Savelli sopra le arcate dei fornici del teatro di Marcello restaurate negli anni 1930Un primo restauro della scena si ebbe sotto Vespasiano e altri restauri si ebbero sotto Alessandro Severo. Nonostante il possibile reimpiego di alcuni blocchi di travertino provenienti dalla facciata nel restauro di ponte Cestio del 370, il teatro sembra fosse ancora utilizzato e nel 421 si ebbe un restauro delle statue collocate nell'edificio a cura di Petronio Massimo, praefectus urbi.
In epoca medioevale venne man mano occupato da piccole costruzioni e si trasformò in un castello fortificato, inizialmente di proprietà dei Pierleoni e poi passato ai Faffo e quindi (dal XIII secolo) ai Savelli, che fecero edificare da Baldassarre Peruzzi il palazzo tuttora esistente sopra le arcate della facciata. Nel XVIII secolo ne divennero proprietari gli Orsini, fino agli espropri degli anni '30 e ai successivi lavori di liberazione, con i quali furono eliminate le numerose botteghe e abitazioni che occupavano le arcate e lo spazio circostante; contemporaneamente i fornici, allora interrati per circa 4 m di altezza, vennero sterrati. I restauri comportarono il consolidamento di una parte delle arcate interne, con speroni in mattoni, e il rifacimento di parte della facciata, con ripresa dello schema architettonico delle arcate in pietra sperone.
[7] Lorella Pellis, Iris Origo, la benefattrice della Val d'Orcia | www.toscanaoggi.it
Fonti biografiche
Caroline Moorehead, Iris Origo, Marchesa di Val d'Orcia, Londra, John Murray, 2000
Gianna Pomata, Dalla biografia alla storia e ritorno: Iris Origo tra Bloomsbury e Toscana, in «Genesis», 6/1, 2007, pp. 117-156
Bibliografia
Caroline Moorehead, IRIS ORIGO: Marchesa of Val d'Orcia, Boston: David R. Godine
Villa Medici a Fiesole. Leon Battista Alberti e il prototipo di villa rinascimentale, a cura di Donata Mazzini, Simone Martini, Centro Di, Firenze, 2004
I giardini di Toscana, a cura della Regione Toscana, Edifir, Firenze 2001.
Sandra Rosini, Iris Origo e la sua opera di assistenza all'infanzia, Le Balze, 2003
Questa ricerca analizza l'attività di Iris Origo in Val d'Orcia, ripercorrendone i momenti salienti e risalendo alla sua formazione culturale. Nella sua concezione educativa e nella sua opera di assistenza all'infanzia ritiene che i disagi provocati al bambino dall'abbandono e dall'instabilità possano essere recuperati creando un ambiente protettivo e indica nell'affetto e nella tenerezza gli elementi più importanti. Un'opera di assistenza che si concretizza nell'istituzione della Casa dei Bambini in Val d'Orcia, dove si consumano negli anni della seconda guerra mondiale esperienze di collaborazione tra proprietari e contadini nell'intento di alleviare le difficoltà comuni.
G. Galletti, Il ritorno al modello classico: giardini anglofiorentini d’inizio secolo, in Il giardino storico all’italiana, Electa, Milano 1992, pp. 75-85.
|
Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia
|
|
|
|
|
|
Podere Santa Pia |
|
Podere Santa Pia, giardino |
|
Val d'Orcia" tra Montalcino Pienza e San Quirico d’Orcia |
|
|
|
|
|
|
|
Vicinanza di Podere Sanra Pia, la Val d'Orcia
|
|
|
|
Anello La Foce di Chianciano – Riserva di Lucciola Bella – Palazzone – Castelluccio
|
|
|
Un percorso in Val D’Orcia che ci permette di apprezzarne completamente le bellezze ed il fascino particolare. Certamente uno degli angoli della Toscana che non possono mancare nel bagaglio di un appassionato camminatore.
Trekking in Toscana | Anello La Foce di Chianciano – Riserva di Lucciola Bella – Palazzone – Castelluccio
|
|
|
Anello La Foce - Vetriana – Monte Cetona
|
|
|
Non ci sono molte parole da spendere su questo breve percorso che partendo dalla Fonte Vetriana (746 mslm), che si raggiunge da Sarteano, si sviluppa in un primo tempo in salita per raggiungere il crinale basso del Monte Cetona (1148 mslm).
Trekking in Toscana | Anello La Foce - Vetriana - Monte Cetona
[Fonte: CAI – Sez. Valdarno Superiore]
|
|
|
Mappe: Multigraphic Val d'Orcia, Kompass nr. 662; Lago trasimeno and Kompass nr. 653 Pienza-Montalcino-Monte Amiata.
|
|
|
|
|
|
|
|
Abbadia Sant'Antimo |
|
Orvieto, Duomo |
|
Il parco dei Mostri in Bomarzo
|
Questo articolo è basato sulgli articoli Iris Origo, Cecil Pinsent e Teatro di Marcello dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|