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Vetulonia è un frazione del comune di Castiglione della Pescaia.
Oggi piccolo borgo che si staglia su un’altura dominante la pianura grossetana, Vetulonia fu nell’antichità un importante centro etrusco. All’origine della sua fortuna furono, probabilmente, la vicinanza delle miniere delle colline metallifere e la felice ubicazione sul lago Prile che le consentiva l'accesso al mare.
Risalgono al IX secolo a.C. i primi stanziamenti nell’area, con due villaggi distinti, i cui abitanti praticavano il rituale funerario dell’incinerazione, deponendo le ceneri dei defunti in urne cinerarie collocate entro pozzetti scavati nel terreno.
Caratteristiche di Vetulonia sono le cosiddette tombe a circolo rappresentate inizialmente da sepolture a pozzetto inserite entro circoli di pietre infisse nel terreno.
Nel corso dell’VIII secolo a.C. si verificò un graduale cambiamento del rituale funerario: alla cremazione si sostituì progressivamente l’inumazione. In conseguenza di ciò i circoli litici non accolgono più tombe a pozzetto ma fosse scavate nel terreno dove i defunti venivano seppelliti con il nuovo rito. Sono queste le tombe che hanno restituito i corredi più ricchi e sfarzosi: il Circolo dei Lebeti, la Tomba del Littore e quella del Duce sono ormai famosi nella letteratura archeologica per la ricchezza degli oggetti rinvenuti.
La struttura delle tombe a circolo coperte da un tumulo di terra anticipò e ispirò i più imponenti tumuli monumentali che, a partire dalla seconda metà del VII secolo a.C., si disposero lungo il tracciato viario della via dei Sepolcri.
Alla grande quantità di testimonianze provenienti dalle necropoli non corrisponde, invece, un’analoga documentazione dell’abitato.
Risale al VI secolo a.C. la costruzione della cinta muraria, che conferma l’esistenza di un unico centro urbano, mentre la scoperta a Costa Murata di un deposito votivo ha fatto pensare all’esistenza di un santuario nell’area urbana nel corso del VI-V secolo a.C.
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Volto maschile da una terracotta architettonica, da Vetulonia, Museo archeologico e d'arte della Maremma, Grosseto[5]
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Sembra assistere, in ogni caso, ad un declino della città in quest’ epoca.
Al contrario, nel territorio sotto l’influenza di Vetulonia, il tumulo di Poggio Pelliccia, le necropoli di San Germano, di Val Berretta e di Poggio Tondo confermano l’esistenza di piccoli agglomerati rurali satelliti che continuarono a rimanere vitali anche quando, agli inizi del VI secolo a.C, il centro urbano di Vetulonia mostrò i segni di una crisi incipiente.
In seguito, la conquista romana sembrò avere effetti positivi sulla città di Vetulonia, con una diffusa attività edilizia che documenta la ripresa del centro urbano: i quartieri abitativi di Costia dei Lippi, Costa Murata e “Scavi di Città” testimoniano una certa espansione demografica con la costruzione di case, magazzini e strade.
Questa rinascita, che non raggiunse certo la grandezza e la potenza della città etrusca dell’VIII e VII secolo a.C., potrebbe essere messa in relazione con una funzione anti rosellana che la città svolse dopo la conquista romana di Roselle, considerata dagli storici la tradizionale nemica di Vetulonia.[1]
Tumulo della Pietrera
A tre chilometri da Vetulonia, il Tumulo della Pietrera è una grandiosa costruzione nella quale si penetra attraverso un lungo cunicolo.
Esso porta a un’ampia camera centrale quadrata, coperta da una calotta di pietre sovrapposte che vanno restringendosi fino alla chiusura, a 11 metri di altezza.
Sotto questa camera se ne apre una più antica, in mezzo alla quale un pilastro piramidale di circa 3 metri sosteneva la volta primitiva.[1]
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Pietrera Vestibule, Entrance to the Pietrera Tomb, Tholos tomb, Etruscan civilisation, 7th century BCE.[3]
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L'ubicazione dell’antica città di Vetulonia era da secoli sconosciuta e già dal Rinascimento alcuni eruditi avevano cercato di posizionarla. Alcune ipotesi ottocentesche la volevano in Val di Cornia (Francesco Inghirami) o addirittura a Viterbo (Leandro Alberti).
Una nuova spinta alla elucubrazione di nuove ipotesi fu il ritrovamento nel 1840 nel sito di Cerveteri di un frammento marmoreo attribuito inizialmente al Trono di Claudio che rappresenta la personificazione di tre grandi città etrusche, di cui una risultava appunto Vetulonia.
Durante la ricerca archivistica per il suo volume del 1880, Isidoro Falchi si imbatté, all’interno dell’Archivio di Stato di Siena, in un documento nel quale il nome di Vetulonia compare per la prima (o sarebbe meglio dire ultima) volta relativamente ad una permuta di terreni tra l'abbazia di Sestinga e la Badia al Fango situate rispettivamente sul colle di Vetulonia e nell’ormai scomparsa Isola Clodia. Nello stesso periodo furono consegnate al Falchi tre monete su cui compariva scritto VATL, l’antica denominazione etrusca di Vetulonia, provenienti appunto dal colle su cui sorgeva Colonna di Buriano. Forte di questi indizi il medico si avventurò a Colonna il 27 maggio del 1880, giorno del Corpus Domini, dove tra le altre cose notò una parte delle antiche mura ciclopiche ancora oggi presenti all’interno del paese. Da questo momento ebbe effettivamente inizio la riscoperta dei resti dell’antica città di Vetulonia assieme alla quale giunsero anche le prime opposizioni. Da una parte Luigi Adriano Milani, allora responsabile per le antichità, che si vedeva scavalcato da un “archeologo dilettante”, dall’altra la comunità degli eruditi (tra cui Luigi Malfatti e Dotto de’Daoli) che continuarono per tutto il decennio successivo a sostenere l’ubicazione dell’antica città etrusca nei pressi di Massa Marittima.
Le prime esplorazioni di Falchi riguardarono i “sepolcreti antichi”, cioè le necropoli villanoviane situate nei pressi della città (Poggio alla Guardia, Colle Baroncio, etc.), seguirono poi le esplorazioni che portarono alla luce i famosi circoli come quello del Duce. Questi “primordiali” escavazioni, di scavi non si può ancora effettivamente parlare, riportarono alla luce anche le grandi tombe a tholos tipiche della fase orientalizzante del sito vetuloniese. Solo tra il 1892 e il 1896 il Falchi si interessò all’esplorazione della città dove mise in luce presso Poggiarello Renzetti un quartiere della città etrusco-romana. Data la grande quantità e la ricchezza dei ritrovamenti riferibili solamente ad una città di grandi dimensioni, il posizionamento dell’antica metropoli etrusca in luogo del paese di Colonna. Il riconoscimento ufficiale giunse il 22 luglio 1887 quando con regio decreto fu restituito al paese l’antico nome di Vetulonia, fatto ricordato con una lapide inaugurata il 25 maggio dell’anno successivo.[4]
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Exterior view of the dome of the tomb of the Quarry (tumulo della Pietrera) Vetulonia[3] Veduta esterna della cupola della tomba della Cava (tumulo della Pietrera) Vetulonia.[3]
Testa femminile da stipe votiva di pantano presso vetulonia, III-II sec ac, Museo archeologico e d'arte della Maremma, Grosseto[5]
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La tomba del Belvedere
La tomba del Belvedere (fine VII-VI secolo a.C.) si caratterizza per la camera sepolcrale dove si aprivano tre piccole celle destinate ad accogliere le spoglie degli inumati. Si conserva tuttora l’architrave della porta di ingresso alla camera sepolcrale, mentre nulla resta del lastrone di pietra che chiudeva la camera.[1]
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Tomba del Diavolino
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Risalente al VII secolo a.C., la tomba del Diavolino II costituisce uno dei monumenti più rappresentativi dell’architettura etrusca.
La struttura si articola in una camera sepolcrale preceduta da un lungo corridoio suddiviso da una porta in due settori: uno a cielo aperto e uno coperto.
Nella camera funeraria erano adagiate, entro sarcofagi in pietra o legno, le spoglie dei defunti su letti funerari di cui sono stati recuperati solo alcuni frammenti.
La copertura, sorretta da un pilastro centrale, è realizzata con anelli concentrici di blocchi lapidei che gradatamente si restringono verso l’alto, secondo una tecnica definita a pseudocupola, antesignana della cupola vera e propria che solo i Romani realizzeranno.
Quando la pseudocupola si imposta su una camera di forma quadrangolare, come quella del Diavolino II, si rende necessario il raccordo tra le due strutture: quella a pianta quadrata della camera funeraria e la soprastante calotta della cupola. Queste due strutture sono state connesse ricorrendo all’uso di elementi architettonici triangolari di raccordo in muratura, ancora ben evidenti nella parte superiore delle pareti interne della camera sepolcrale.
Un tumulo di terra riportata artificialmente, delimitato alla base da un imponente muro circolare, sormontava la struttura.
Tutta la sepoltura è stata oggetto di interventi sistematici finalizzati al recupero e al restauro del monumento: si è provveduto così, oltre alla sistemazione del tumulo, alla ricostruzione in materiale plastico di parte della volta e del pilastro centrale, di cui si conservava solo la base.[1]
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Giardino del museo archeologico, tomba del diavolino, da Vetulonia, Palazzo della Crocetta Firenze[5]
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Apertura
Area Costia dei Lippi e Tomba del Belvedere: sempre aperta
Tomba della Pietrera e del Diavolino e Area Costa Murata sono aperte al pubblico nei seguenti orari:
orario invernale 8-17
orario estivo 10-19
giorni di chiusura al pubblico martedì e venerdì
Area Archeologica di Costa Murata e Tombe del Belvedere, della Pietrera e del Diavolino
orario 8-17 (ultimo ingresso 16,45) con chiusura il martedì e il venerdì.
Ingresso: libero
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Modello di Tumulo della Pietrera Vetulonia nel museo museum Isidoro Falchi
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Museo Civico Archeologico di Vetulonia "Isidoro Falchi"
Il museo è intitolato a Isidoro Falchi, l'archeologo che riscoprì la città etrusca di Vetulonia alla fine del XIX secolo. E' nato come Antiquarium di Vetulonia. Riveste notevole interesse sia per la presenza di alcuni pezzi di grande pregio storico-archeologico, sia per la documentazione delle varie facies culturali del paese, che servono a completare ed integrare la visita agli scavi della città e alla necropoli.
Museo Civico Archeologico di Vetulonia "Isidoro Falchi"
Piazza Vetulonia, 1
58040 Vetulonia (GR) - Italy
Tel. +39 0564 948058
Orario
Ottobre-febbraio 10.00-16.00 Marzo- maggio 10.00-18.00 Giugno-settembre 10.00-14.00 16.00-20.00
www.museidimaremma.it
Allegati Soprintendenza Archeologia della Toscana
f1_58_Vetulonia.doc
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