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Con i suoi 815 metri s.l.m. di altitudine, risulta essere la sede municipale più elevata di tutta la provincia. Il territorio comunale di Castell'Azzara si estende tra le pendici meridionali del cono vulcanico del Monte Amiata, fino alla sponda settentrionale dell'Area del Tufo e alla valle del fiume Paglia. L'area settentrionale ed occidentale del territorio comunale ha avuto in passato una certa importanza per i giacimenti minerari, soprattutto di cinabro, che erano noti fin dall'antichità.
Il centro sorse tra l'XI e il XII secolo come dominio della famiglia Aldobrandeschi, passando temporaneamente ai Baschi di Orvieto negli anni a cavallo tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento.
In seguito, il luogo tornò sotto il controllo degli Aldobrandeschi ed entrò a far parte della Contea di Santa Fiora; nel 1439 fu ereditato dagli Sforza, assieme a tutto il resto della contea, a seguito del matrimonio tra Bosio Sforza e Cecilia Aldobrandeschi.
Il dominio sforzesco durò pertanto circa due secoli, avendo fine soltanto nel corso del Seicento, epoca in cui si verificò la definitiva caduta politica della contea di Santa Fiora: da allora, Castell'Azzara entrò a far parte del Granducato di Toscana e ne seguì le sorti.
A pochi chilometri dall'abitato di Castell'Azzara vi è anche la cinquecentesca villa Sforzesca, che per la struttura ci riconduce ai palazzi di campagna della nobiltà romana. I centri abitati trasmettono la quiete di comunità serene e tranquille, ideali per trascorrere un vacanza di tutto riposo. vi sarete chiesti cosa significa quell'immagine di un orso che ho inserito all'inizio dell'home page; beh l'orso è il simbolo degli abitanti di Castell'Azzara. Monumenti e luoghi d'interesse
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Castell’Azzara |
Chiesa di San Nicola, a 3 navate, fu costruita in epoca medievale di fronte alla Rocca aldobrandesca, ma ha subito successivi interventi di ristrutturazione, dei quali sono evidenziabili quelli del periodo rinascimentale e quelli effettuati nel corso dell'Ottocento.
È una costruzione con facciata tripartita da lesene, sopraelevata nella parte centrale e terminante in un timpano. Sul retro si trova il campanile ricostruito nel 1933, mentre all'interno, diviso in tre navate, si trova, al termine della navata sinistra, una tela seicentesca con l' Assunta ed i Santi Martino e Nicola.
Chiesa della Madonna del Rosario, cappella cinquecentesca con pregevoli affreschi coevi nell'area absidale, presenta i segni delle ristrutturazioni del secolo scorso nella facciata e nel campanile a vela.
Originaria del XVI secolo e parzialmente alterata da un recente restauro, la chiesa della Madonna del Rosario
presenta una facciata a capanna ed un interno a pianta rettangolare coperto a capriate.
Nella scarsella, voltata a crociera e decorata da alcuni affreschi frammentari databili alla seconda metà del XVI secolo - raffiguranti gli Evangelisti nelle vele, l' Adorazione dei Magi e la Natività nelle lunette, due Santi nella parete di fondo - è conservata una tela seicentesca raffigurante la Madonna del Rosario tra i Santi Domenico e Caterina da Siena.
Chiesa della Misericordia, storica chiesa del centro di Castell'Azzara, rimasta sconsacrata nel corso dei secoli.
Chiesa di San Nicola da Tolentino, situata presso il borgo minerario di Selvena, fu costruita in epoca settecentesca. La Chiesa di San Nicola da Tolentino a Selvena fu costruita sul finire del Settecento nella parte meridionale del centro minerario, per rimpiazzare la perduta pieve dedicata a San Nicola, che si trovava nel vicino complesso fortificato della Rocca Silvana.
Il campanile fu costruito soltanto a metà Ottocento e profondamente restaurato negli anni venti del secolo scorso. La Chiesa di San Nicola da Tolentino si presenta a navata unica, con sacrestia laterale.
Il portale d'ingresso è preceduto da una breve gradinata e sovrastato da una finestra che si apre al centro della parte superiore della facciata principale; il tetto è a capanna e le strutture murarie sono completamente intonacate. A metà altezza del bordo sinistro della facciata è collocata un'epigrafe medievale, proveniente dalla vicina Rocca Silvana, che ricorda la costruzione della Pieve di San Nicola avvenuta nel 1238 all'interno di quel complesso aldobrandesco.
Il campanile si innalza nei pressi del fianco sinistro della chiesa e si presenta in 3 ordini distinti, separati tra loro da cordonature. Nella parte superiore si aprono 4 monofore (una per lato) in stile neogotico, sovrastate dalla guglia sommitale su cui poggia la croce.
La Villa Sforzesca
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La Villa Sforzesca [1]
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La Villa Sforzesca si trova all'estremità orientale del territorio comunale di Castell'Azzara, in località La Sforzesca, quasi al confine tra le province di Grosseto e Siena.
La villa fu fatta costruire nel 1576 (iscrizione sopra il portale di accesso) dal cardinale Alessandro Sforza ai confini tra la Contea di Santa Fiora e lo Stato Pontificio, assieme all'attigua Chiesa di San Gregorio Magno e alla cortina muraria parzialmente perduta.
In particolare, la struttura doveva servire al cardinale sia come residenza estiva, che come base per la repressione del brigantaggio alla quale venne incaricato da papa Gregorio XIII.
I lavori di costruzione furono affidati a Domenico e Giovanni Fontana, architetti allievi del Bernini: anche quest'ultimo, secondo alcuni studi, potrebbe aver contribuito alla progettazione.
Tuttavia, con la morte del cardinale il luogo venne abbandonato e andò incontro ad un lungo periodo di degrado, terminato nell'Ottocento, quando, data in feudo nel 1776 con tutto il territorio del monte Civitella alla famiglia Menichetti, poi del Conte Pio Ricci Menichetti di Siena, fu restaurata ed utilizzata come residenza principale durante tutta la seconda parte dell'800.
In due occasioni venne ospitato il granduca Leopoldo II di Lorena come testimoniato da due targhe poste nell'atrio del piano nobile. Il figlio di Pio, Luigi, visse tra la Sforzesca e Siena, dove fu anche capitano della Pantera per il palio del 2 luglio 1858. Dopo la scomparsa di Luigi Ricci Menichetti, a Firenze nel 1878, la Sforzesca viene abitata nell'ultimo quarto di secolo dall'Ing. Giuseppe Ricci Menichetti(1864-1912) con sua moglie Elisa Quartieri, e allietata dalla nascita dei primi due dei loro quattro figli, Ferdinando nel 1892 e Bianca, nel 1896. La villa e il territorio circostante venne venduta nel 1898 a seguito delle vicende che portarono alla creazione della Santa Fiora Mercury Mining Limited. Con il trasferimento definitivo a Milano e Siena della famiglia Ricci Menichetti si chiude un secolo di pace e prosperita' per la Sforzesca.
La Villa Sforzesca si presenta a pianta rettangolare, con la facciata ben restaurata che racchiude una corte interna, dove sono visibili alcuni ruderi.
L'edificio si sviluppa su tre livelli, con portale d'ingresso centrale sovrastato da un arco a tutto sesto dove è collocato lo stemma gentilizio. Gli elementi stilistici testimoniano le origini rinascimentali del complesso. All'interno, sono visibili tracce di decorazioni e affreschi tardocinquecenteschi e del periodo barocco.
Nell'area antistante, si affaccia sul lato destro la coeva Chiesa di San Gregorio Magno fatta restaurare nel 1856 dal prelato Celestino Ricci Menichetti.
La Chiesa di San Gregorio Magno
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La Chiesa di San Gregorio Magno alla Villa Sforzesca [1]
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Chiesa di San Gregorio Magno, situata presso la Villa Sforzesca, rispetto alla quale risulta coeva, era luogo di preghiera degli Sforza durante i loro soggiorni in questa residenza.
La sua origine si deve alle disposizioni testamentarie del cardinale Ascanio Sforza che nel 1563 lasciò una parte del territorio posseduto nella contea di Santa Fiora al fratello Alessandro. Quest'ultimo, eletto cardinale nel 1565, fece erigere la villa nel 1576 dagli architetti Giovanni e Domenico Fontana.
Del complesso fa parte anche la chiesa di San Gregorio Magno, con una facciata a capanna e portale architravato. L'interno, a pianta rettangolare con scarsella, conserva un dipinto con il Cardinale Sforza inginocchiato davanti alla Madonna col Bambino ed un affresco seicentesco raffigurante Sant'Antonio abate.
Chiesa della Madonna della Pietraia, edificio religioso situato nell'omonima località nei dintorni di Castell'Azzara.
Rocca Silvana, situata alcuni chilometri a sud-ovest di Selvena, si presenta sotto forma di imponenti ruderi che testimoniano l'importanza della fortificazione aldobrandesca in epoca medievale.
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La Riserva Naturale Pigelleto
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La Riserva del Pigelleto, collocata a sud di Piancastagnaio, al confine con la provincia di Grosseto, si inserisce sui rilievi che congiungono il cono vulcanico del Monte Amiata (1738 m) con il Monte Civitella (1107 m) presso Castell’Azzara. L’area è dominata da Poggio Pampagliano (969 m), che con Poggio La Roccaccia e Poggio Roccone, di poco più bassi, forma una dorsale arcuata verso nord-est, che fa da spartiacque tra il bacino del fiume Paglia, in cui si gettano i torrenti Senna e Siele, e quello del fiume Fiora, di cui è tributario il torrente Scabbia. La storia del Pigelleto, come di tutto il territorio amiatino, è stata fortemente segnata, almeno negli ultimi due secoli, dalla attività mineraria per l’estrazione del cinabro, di cui oggi rimangono numerose testimonianze.
La miniera del Siele si trova all’interno della Riserva Naturale del Pigelleto, il “pigello” è il nome con cui gli amiatini chiamano l’abete bianco, un albero maestoso che può raggiungere 50 m di altezza. Il percorso trekking attraversa la Riserva fino ad arrivare al villaggio minerario, dove è possibile visitare lo stabilimento per la lavorazione del cinabro e le abitazioni dei minatori.
L’attività estrattiva sul Monte Amiata ha una storia antica: gli etruschi utilizzavano il cinabro, minerale da cui si ricava il mercurio, per dipingere terrecotte e affreschi tombali, scavando in profondità anche fino a 40 m. I maggiori giacimenti sono localizzati a Santa Fiora, Castell’Azzara, Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio.
In epoca moderna lo sfruttamento industriale della miniera del Siele iniziò verso la metà dell’800. Il Siele era una struttura complessa costituita sia da miniere (gallerie e pozzi) sia da stabilimenti per la lavorazione del minerale. Nei primi del ’900, attorno al giacimento nacque un vero e proprio villaggio, con abitazioni, scuole e chiesa. Dopo un periodo di forte espansione, anche a seguito delle commesse dell’industria bellica, l’attività mineraria fu interrotta nel 1973: si trattava della terza miniera più grande del mondo, dopo Almadén (in Spagna) e Abbadia San Salvatore.
Oggi l’impianto è stato bonificato e parzialmente recuperato, quale testimonianza storico-culturale del territorio amiatino.
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La Riserva del Pigelleto |
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Un itinerario tra borghi storici | Castiglioncello Bandini e Podere Santa Pia | Scopri i più belli tesori d'Italia
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Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia
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Podere Santa Pia |
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Podere Santa Pia, giardino |
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Podere Santa Pia |
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Val d'Orcia" tra Montalcino Pienza e San Quirico d’Orcia. |
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Abbadia San Salvatore |
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Arcidosso |
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Montefalco |
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Pitigliano |
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Orvieto, Duomo |
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Podere Santa Pia, immersa nella splendida campagna della Maremma, è situato in una splendida posizione panoramica, a pochi chilometri da Montalcino e Abbazzia Sant' Antimo. La terrazza è esposta a Sud per cui dalla mattina al pomeriggio è sempre colpita dal sole, tuttavia ci sono zone ombreggiate grazie agli alberi circostanti.
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Il Monte Amiata è una presenza inconfondibile nel panorama della Maremma: unica vera montagna della Toscana meridionale, è con i suoi 1736 metri il più elevato tra i vulcani spenti italiani. Noto per i suoi centri medievali, per la sua gastronomia e per le sue piste da sci, è rivestito a partire dagli 800 metri da una magnifica foresta che alterna il castagno all'abete e al faggio. Affacciato a nord-est sui dolci paesaggi della Val d'Orcia, l'Amiata chiude verso oriente il panorama della Maremma, ed è a portata di mano dalle colline di Grosseto.
Chi s'interessa alla storia ha a disposizione i centri storici di Arcidosso, Castel del Piano, Santa Fiora e Seggiano e numerosi monumenti isolati. Le Riserve Naturali Provinciali del Monte Labbro e del Monte Penna, che si estendono intorno ai due più importanti satelliti del Monte Amiata e l'Oasi WWF del Bosco Rocconi, base per i progetti di reintroduzione del capovaccaio in Maremma.
I sentieri del Parco Faunistico dell'Amiata, sul versante settentrionale del Monte Labbro, permettono di avvistare cervi, daini, lupi, camosci e caprioli. Una fitta rete di itinerari escursionisticche interessano entrambi i versanti della montagna.
Da Roccalbegna a Rocchette di Fazio
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 10 km
Questo piacevole itinerario percorre a mezza costa la solitaria valle dell'Albegna, traversa vari valloni e raggiunge il pittoresco borgo di Rocchette. I primi 2 km sono su una strada asfaltata, il resto utilizza delle tranquille strade sterrate, alla fine si può raggiungere (altri 3 km) Semproniano.
Da Roccalbegna all'Oasi WWF dei Rocconi
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 16 km
Sulle alture della destra orografica dell'Albegna, raggiunge il Fosso il Rigo e risale verso il bosco e il casale dei Rocconi, cuore dell’omonima area protetta dal WWF.
Da Selvena a Castell'Azzara
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 7 km
La traversata del massiccio del Monte Penna e del Monte Civitella inizia con una ripida salita e prosegue toccando il Poggio della Vecchia e la sorgente delle Fossatelle.
Da Arcidosso alla Fonte alle Monache e a Santa Fiora
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 14 km
Uno dei più interessanti sentieri dell'Amiata. Si sale tra bellissimi castagneti, si raggiunge l'Anello della Montagna e lo si segue fino alla Fonte delle Monache. La discesa tocca le abetine di Poggio Trauzzolo e le pareti trachitiche de Le Mura. Segnavia n. 10 e 12.
Da Seggiano a Castel del Piano e ad Arcidosso
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 9 km
Il comodo itinerario che collega i paesi del versante grossetano dell'Amiata scende al castello del Potentino e al torrente Vivo, risale a Castel del Piano e prosegue con qualche saliscendi fino ad Arcidosso.
L'Anello della Montagna
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 24 km
Il più lungo e famoso sentiero dell'Amiata compie il periplo della montagna tra i 1000 e i 1300 metri di quota e traversa boschi di faggio, abete, cerro e castagno. Dal versante grossetano lo si raggiunge salendo in auto a Fonte Capo Vetra, al Prato delle Macinaie, alla Fonte alle Monache e alla Madonna del Camicione. A piedi, si possono seguire i sentieri che salgono da Castel del Piano, Arcidosso e Santa Fiora.
Da Rocchette di Fazio a Semproniano e a San Martino sul Fiora
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 14 km
Questo percorso di raccordo consente di raggiungere la zona dei Tufi di Sovana, Pitigliano e Sorano. Dopo aver raggiunto il capoluogo si prosegue a sud verso Catabbio e San Martino.
Da Selva a Selvena
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 1 km
La traversata prosegue ridiscendendo alla valle dello Scabbia, scavalcando il Poggio Fontenassa e toccando le case di Poggio Montone. Da Selvena si possono raggiungere verso sud (4 km a/r) le rovine di Rocca Silvana.
Da Castell'Azzara a Montebuono e Sovana 17 km
Un lungo percorso su strade sterrate conduce dal Monte Civitella, propaggine sud-orientale dell'Amiata, alle valli del Fologna e del Fiora. Dopo aver costeggiato la rupe di Monte Vitozzo si traversa la provinciale Selvena-Sorano e si raggiunge Montebuono. Alla fine, prima di salire a Sovana, si scende al Fosso Picciolana e si toccano le tombe Ildebranda e Pola. Segnavia n. 3.
Da Selvena a Castell'Azzara 7 km
La traversata del massiccio del Monte Penna e del Monte Civitella inizia con una ripida salita e prosegue toccando il Poggio della Vecchia e la sorgente delle Fossatelle. Segnavia n. 19.
Miniera del Siele – Castell’Azzara Lunghezza: 8 Km - Percorr.: 3.15 ore
Castell’Azzara – Podere La Pinza – Podere La Roccaccia Lunghezza: 8 Km - Percorr.: 2.45 ore
Castell’Azzara – Fosso Stridolone Lunghezza: 3 Km - Percorr.: 0.45 ore
[Fonte: Provincia di Grosseto | www.provincia.grosseto.it]
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Monte Amiata |
Amiata a piedi | www.amiataturismo.it
L’antico e ormai spento vulcano del Monte Amiata è situato tra le province di Siena e Grosseto ed è il rilievo vulcanico più settentrionale d’Italia. Il suo profilo a cono, tipico di tutti i vulcani, è la conseguenza di numerose eruzioni avvenute tra i 280 e i 180 milioni di anni fa. Da qui deriva la formazione di enormi ammassi rocciosi di pietra lavica che rendono il paesaggio particolarmente suggestivo. Fino a pochi anni fa questo territorio era molto importante per i suoi giacimenti di minerali come il cinabro e il mercurio: fonti essenziali per l’economia amiatina. Anche sorgenti di acqua termale come quelle di Bagni San Filippo e Bagno Vignoni e i gas naturali che fuoriescono nelle zone di Santa Fiora e Piancastagnaio e che vengono usati come fonti di energia, dimostrano l’origine vulcanica di questa montagna. Il Monte Amiata raggiunge il suo punto più alto a 1.738 metri. Adiacente ad esso, a sud-ovest, si osserva la Montagnola (1.571), mentre in direzione sud si erigono il Monte Labbro (1.193), il Monte Civitella (1.107) e il Monte Penna (1.086). I fiumi Albegna, Fiora e Paglia nascono direttamente dall’Amiata. Il fiume Orcia trova la sua via nel lato nord della montagna e dà il nome alla meravigliosa Val d’Orcia.
I contrafforti dell'Amiata e la riserva del Pigelleto
L’itinerario fa in pratica il giro del monte Penna e il tratto più impegnativo è costituito dalla salita con fondo in cemento da Castell’Azzara alla sorgente delle Ficoncelle (circa 1 km). Da non perdere una pedalata nella Riserva Naturale del Pigelleto attraversata da un percorso ciclabile di circa 8 km dei quali 5,5 su strada sterrata (segue i percorsi segnalati n° 16 e n° 17) che dal Centro Didattico Ambientale “La Direzione” compie un giro ad anello intorno al poggio Roccone; per informazioni: La Direzione, tel. 0577788004, 3471210927, e-mail: info@abiesalba.com
Dalla Riserva Naturale del Pigelleto si può partire direttamente su asfalto in discesa verso Castell’Azzara oppure seguire la sterrata (si allunga di circa 3 km) che attraversa la Riserva per spuntare sulla strada asfaltata che scende verso il Monte Penna. Raggiunto un incrocio si prosegue a sinistra sulla S.P. 4 in direzione Castell’Azzara che si raggiunge dopo 6 km di strada panoramica e facilmente pedalabile. Poco prima di entrare nel centro del paese si piega a destra (seguire indicazioni per agriturismo “Il Cornacchino) dove una stradina si inerpica con decisione sulle pendici di Monte Penna; la salita è ripida ma breve e ben presto l’asfalto lascia posto al fondo sterrato. Superata la sorgente delle Ficoncelle (sulla destra) la strada procede in prevalente discesa passando nei pressi dell’Azienda “Il Cornacchino” per raggiungere il piccolo borgo di Selvena. Qui si imbocca la strada asfaltata (S.P. 34) sulla destra che risale costantemente (seguire indicazioni per Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore) fino ad un incrocio dove si prosegue in prevalente salita (direz. Abbadia San Salvatore) fino alla Riserva Naturale del Pigelleto. [Fonte: www.amiataturismo.it]
Portale Maremma Riserva di Natura | www.maremmariservadinatura.it
L’Amministrazione Provinciale di Grosseto ha istituito dal 1996 13 Riserve Naturali ed un parco interprovinciale, per un totale di 10.300 ettari di superficie protetta.
Sentiero n.41 Riserva Naturale Monte Penna - Provincia di Grosseto | Mappa | La Riserva interessa il Comune di Castell'Azzara, nella Provincia di Grosseto e confina, almeno nell'area contigua con la Riserva del Pigelleto in Provincia di Siena.La Riserva occupa, una superficie di 1.110 ettari.
Il punto di partenza del sentiero ad anello si trova nell’incrocio tra la attuale strada bianca che attualmente collega, e la vecchia strada poderale che collegava, Roccalbegna con Monte Labbro (punto 1). Tale incrocio può essere raggiunto a piedi da Roccalbegna (parcheggio vicino al ponte sull’Albegna e presso i giardini pubblici) seguendo in salita il sentiero provinciale (segnaletica bianco-rossa) per circa 1,2 Km e circa mezza ora di cammino; oppure sempre da Roccalbegna seguendo la provinciale Amiatina in direzione di Arcidosso e Semproniano per circa 2,5 Km fino ad arrivare ad uno slargo (possibilità di parcheggio) dove sulla sx inizia una strada bianca che conduce a Monte Labbro e Riserva Pescinello (indicazioni) e dopo circa 0,6 Km e 10 minuti ci porta all’inizio del sentiero (punto 1). Si consiglia di seguire il sentiero ad anello in senso antiorario, quindi, con la faccia rivolta alla salita, seguire sulla dx una strada sterrata quasi pianeggiante che in breve porta ad un bivio, seguire sulla sx una vecchia strada lastricata, ora ridotta in alcuni punti ad un sentiero, che in leggera salita ci porta ad incontrare di nuovo la attuale strada bianca che conduce a Monte Labbro (punto 2). In questo tratto si possono ammirare sulla sinistra un laghetto e piccoli corsi d’acqua che danno appunto il nome alla Riserva: pescine = sorgenti naturali. Deviare a sx e in leggera discesa proseguire per circa 600 m fino ad arrivare al podere Pescinello (tabella indicativa sulla strada) . Nel casale in pietra originaria del luogo costruito nel 1886 si può ammirare una fine raccolta di attrezzi e strumenti agricoli usati in passato. La famiglia proprietaria ha saputo conservare con passione ed assiduo lavoro lo straordinario ambiente naturale di questa Area la cui visita è aperta ogni giorno dell’anno, ma per motivi di sicurezza è guidata e su prenotazione. La visita guidata della Riserva, si svolge attraverso un insieme di percorsi natura che comprendono sentieri nelle quercete e tra le rocce con secolari tigli, carpini neri, aceri e cornioli; e sentieri tra sorgenti e laghetti che ospitano varie specie di anfibi. Dopo la visita riprendere a dx, in leggera discesa, sempre su strada bianca fino ad arrivare al punto di partenza (punto 1).
[Fonte: il portale "Maremma Riserva di Natura"]
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Visualizza Riserva Naturale Monte Penna - Provincia di Grosseto in una mappa di dimensioni maggiori |
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