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Prato
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La Sacra Cintola il simbolo religioso e civile di Prato è una cintura di stoffa di pelo di cammello color verde, intessuta di fili d'oro, con delle piccole nappe terminali. Annunciata dal suono delle chiarine del Corpo dei Valletti Comunali, viene mostrata in pubblico cinque volte l'anno: Natale, Pasqua, I° maggio, 15 agosto e al termine del Corteggio Storico dell'8 settembre.
Il Duomo di Prato, dedicato a santo Stefano, è uno degli esempi più importanti dell'architettura religiosa tra il XII secolo e il XV secolo nella regione, con un elegante passaggio al suo interno tra le ampie arcate romanico-lombarde e lo slancio del gotico nel transetto, progettato molto probabilmente dal celebre Giovanni Pisano, che al suo interno realizzerà un crocifisso ligneo e il suo ultimo capolavoro, la Madonna della Cintola, nel 1317. Vi è conservata la reliquia della sacra Cintola.
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La Sacra Cintola |
Prato da molti secoli ha la fortuna di ospitare, in una splendida cappella affrescata da Agnolo Gaddi e situata all'interno della Basilica Cattedrale di Santo Stefano, il sacro cingolo mariano.
Il Sacro Cingolo divenne uno dei tesori più preziosi tesori della città, tanto che la sua Ostensione venne regolata dagli statuti del Comune, al quale spetta ancora oggi la custodia di due delle tre chiavi necessarie per estrarre la Cintola dall'altare.
La Cappella del Sacro Cingolo
Dal 1395 la reliquia è collocata nella Cappella a sinistra dell'ingresso principale della Basilica Cattedrale di Santo Stefano affrescata con Storie della Vergine e della Cintola(1392-95), opera di Agnolo Gaddi con sopraffina tecnica e luminosi colori. La Cappella fu poi racchiusa da una splendida cancellata rinascimentale in bronzo, opera di Maso di Bartolomeo. Sull'altare è posta una preziosa statua della Madonna col Bambino, capolavoro del primo Trecento di Giovanni Pisano.
Riconosciuta dal Vaticano(è la seconda reliquia più importante al mondo, dopo la Sacra Sindone), la Cintola viene mostrata ai fedeli cinque volte l'anno (8 settembre, Natale, Pasqua, primo maggio, 15 agosto) dal Pulpito di Donatello appositamente costruito sull'angolo destro della facciata della Cattedrale. [2]
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Pulpitto, Donatello e Michelozzo. La Sacra cintola viene mostratata dal pulpito del duomo di Prato
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La Cappella Maggioreè decorata dal celebre ciclo di affreschi con Storie dei Santi Stefano e Giovanni Battista, opera fra le più significative di Filippo Lippi. Realizzati tra il 1452 e il 1465, gli affreschi presentano una concezione monumentale delle figure e una disposizione secondo una tipologia affermatasi nel Medioevo, con la narrazione che incomincia a destra dell’altare con la Vita del Battista nella lunetta in alto. Benché resti tradizionale nell’impostazione, Lippi si presenta innovativo nei contenuti delle scene. La madre santa Elisabetta non è mostrata anziana secondo il racconto del Vangelo, ma giovane e bella e il miracolo del concepimento lascia nella figurazione il posto alla rappresentazione del destino del santo: una donna, infatti, regge il bambino sospeso su una bacinella della forma di una fonte battesimale, prefigurazione del ruolo di Giovanni. Nella fascia centrale troviamo il gruppo con San Giovanni che lascia i genitori per ritirarsi nel deserto - il Santo in preghiera - il Santo benedicente - la Predicazione del Battista. Seguono le scene forse più famose e certamente più ricche: la Decollazione del Battista, la Danza di Salomè, e la Presentazione della testa ad Erodiade. La parete sinistra è invece dedicata alle Storie di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, cui è intitolato il culto della Cattedrale: la lunetta mostra la nascita del santo e la sua sostituzione con un diavoletto ad opera di un demonio; sulla parte destra una cerva salva il piccolo Stefano allattandolo, finché non viene trovato da una donna che lo affida al vescovo Giuliano. La fascia centrale presenta, a partire da sinistra, Stefano che si congeda dal vescovo Giuliano per iniziare la sua missione in Cilicia. L’episodio successivo presenta un uomo che descrive al Santo la tremenda condizione del figlio indemoniato, a cui segue la sequenza in cui Stefano libera dal diavolo il giovane, sopra al quale aleggia l’ombra scura del demonio. Vi sono quindi l’episodio della Disputa con il Santo che predica il proprio credo davanti a un gruppo di scettici e, sulla destra, La Lapidazione di Stefano, episodio che prosegue anche sulla parete di fondo. Il ciclo pittorico, che insieme a quelli di Piero della Francesca ad Arezzo e di Andrea Mantegna a Padova fu il più importante dell’epoca, si caratterizza per la luminosità e la leggerezza che contraddistinguono lo stile di Lippi e che si colgono in sommo grado nella Danza di Salomé. La bella vetrata della cappella venne realizzata nel 1459 da Lorenzo da Pelago su disegno dello stesso Lippi.[1]
Arte in Toscana
| Filippo Lippi | Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista a Prato
Arte in Toscana | La Sacra Cintola e la Madonna della Cintola
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View of the left (north) wall
of the main chapel
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[1] Fonte: www.fondoambiente.it
[Fonte: Affreschi di Filippo Lippi nella Cattedraledi Santo Stefano, Prato | www.beniculturali.it] [2] Come narra un antichissimo testo apocrifo risalente al V-VI secolo, dopo la morte della Madonna San Tommaso contemplò la Vergine mentre veniva assunta in cielo ed ebbe da lei in dono la Cintola. La Cintola fu poi consegnata ad un sacerdote e conservata per secoli dai suoi discendenti. Dopo la prima crociata un mercante e pellegrino pratese, Michele, a Gerusalemme si innamorò di una ragazza, Maria, figlia di un sacerdote orientale e la sposò in segreto contro il volere del padre di lei. Michele ricevette in dote la Cintola. Tornato a Prato intorno al 1141, Michele non parlò a nessuno della Cintola e solo in punto di morte, circa trenta anni dopo, la donò al preposto della Pieve di Santo Stefano. La Sacra Cintola, dopo il verificarsi di numerosi prodigi, divenne oggetto di culto e meta di pellegrinaggi. Oltre a grandi folle di fedeli, la Cintola fu venerata da molti illustri personaggi: fra questi si annoverano San Francesco (nel 1212), Alessandro V e il Re Luigi d'Angiò (nel 1409), San Bernardino (nel 1424), il Papa Eugenio IV e l'Imperatore bizantino Giovanni Paleologo (nel 1439), Giovanna d'Austria (nel 1565 e Maria de' Medici (nel 1600).Warburg Institute, JSTOR
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Autoritratto di Filippo Lippi, dettaglio dell'Incoronazione della Vergine, 1441-1447 circa
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