Benozzo Gozzoli, Madonna della Cintola 1450, tempera on panel, 133 x 165 cm, Pinacoteca, Vatican


Benozzo Gozzolii, Madonna della Cintola (particolare),, 1450-52 tempera su tavola cm, Pinacoteca vaticana
   
 

Lucrezia Buti

 
 

La Madonna della Cintola è un soggetto pittorico che mostra la consegna della cintura, da parte di Maria, a san Tommaso durante l'assunzione in cielo. Di solito mostra la Vergine entro una mandorla o entro un gloria di angeli che, sporgendo un braccio, lascia cadere la preziosa reliquia nelle mani dell'apostolo. Le versioni più antiche di questa iconografia sono legate al territorio pratese (come il vecchio pulpito del Duomo, 1358-1360), poi fiorentino e da lì generale. Tra gli artisti che vi si sono cimentati Bernardo Daddi, Nanni di Banco, Filippo Lippi, Benozzo Gozzoli, Andrea della Robbia, ecc.

 

 

 
 

La Madonna della Cintola di Filippo Lippi

 

La Madonna della Cintola è opera, tempera su tavola (207x200 cm) di Filippo Lippi e aiuti, realizzata tra il 1456 e il 1460 e conservata nel Museo Civico di Prato. La Sacra Cintola il simbolo religioso e civile di Prato e è custodita nell'omonima cappella del Duomo.[1]

 

Filippo Lippi, Madonna della Cintola, 1455-65, tempera on wood, 191 x 187 cm, Museo Civico, Prato


'Madonna che dà la Cintola a san Tommaso tra la committente, Bartolommea de' Bovacchiesi e i santi Gregorio, Agostino, Margherita, Tobiolo e l'angelo Raffaello.
Assistono alla scena quattro santi e due committenti: a sinistra san Gregorio Magno e la titolare del monastero santa Margherita (forse un ritratto di Lucrezia Buti), che presenta alla Vergine la committente suor Bartolommea dei Bovacchiesi; a destra sant'Agostino, fondatore degli Agostiniani al cui ordine appartenevano le monache, e l'Angelo che tiene per mano Tobiolo.

'Questa tavola che fa parte dell'importante corpus pratese di Filippo Lippi è emblematica del suo metodo di lavoro, a più mani e con varie fasi di esecuzione, scaglionate nel tempo, in quanto è stato dimostrato durante le analisi promosse per il suo restauro che fu completata dalla bottega, dopo una lunga gestazione. Presenta una superficie gravemente compromessa per le puliture drastiche alle quali fu sottoposta in passato (CIATTI 1991) ma questo permette di visualizzare meglio il raffinato disegno preparatorio sottostante, in certi particolari, per esempio, nel manto latteo della Madonna o nella testa del giovane Tobiolo. È inoltre stata riscontrata dalle analisi preliminari per il restauro, una notevole discontinuità nella conduzione pittorica, tale da far ipotizzare un completamento successivo da parte di un collaboratore, forse Fra Diamante che ha realizzato con molta perizia i volti dei santi e i loro ricchi manti, decorati da oreficerie e il fondo di azzurrite con la vegetazione scura del fondo che fa da insolito fondale alla composizione. Sul lato sinistro si riconosce l'elegante figura di santa Margherita, con le sembianze della giovane novizia, Lucrezia Buti, che diventerà la sua modella prediletta.
Nella tavola risalta il particolare realistico della cintura che si presenta di color verde come la vera reliquia conservata in Duomo.
Anche in questa tavola sono presenti sul verso degli schizzi eseguiti a carboncino dagli allievi secondo una consuetudine della bottega per esercitare la mano, come si ritrovano nella tavola della Natività e in particolare si riconosce la sagoma di un angelo di profilo a mezzo busto che ricorda l'angelo portastemma (cat. 1) del Palazzo Pretorio.
Sappiamo che l'inizio di questa tavola è collegato allo scandalo della fuga con Lucrezia nel 1456, ma fu completata circa dieci anni dopo dai suoi collaboratori.' 

 


Filippo Lippi, Madonna della Cintola (particolare), Museo di Palazzo Pretorio (da Santa Margherita), Prato

 

 

Niccolò di Cecco del Mercia, Assunta che dà la Cintola a San Tommaso

 

 
Predella di polittico con Storie della sacra cintola, Prato, Museo Civico, proveniente dal Duomo di Prato
La prima opera a narrare la storia della preziosa reliquia è la predella della perduta pala dell’altar maggiore del Duomo dipinta da Bernardo Daddi.
 

 

 

Assunzione della Vergine al cielo
, tabernacolo della Madonna della Tosse, Museo Benozzo Gozzoli, Castelfiorentino


Benozzo Gozzoli, Assunzione della Vergine, 1484, Biblioteca Comunale, Castelfiorentino

 

Benozzo Gozzoli è il “genius loci” della Valdelsa. Da San Gimignano a Certaldo a Castelfiorentino ha dislocato le sue opere all’ombra di venerabili campanili e di torri civiche antiche e orgogliose come i popoli di questa terra.
Nel 1450 Gozzoli si trasferì in Umbria ove realizzò l'”Annunciazione di Narni”, firmata: “OPU[S] BENOT[I] DE FLORENT[IA]” e annoverata come prima opera completamente autografa.
Intorno al 1450, ancora lavorando come collaboratore, questa volta con altri artisti, iniziò gli affreschi nel monastero di San Fortunato a Montefalco: suoi sono la “Madonna col Bambino tra i Santi Francesco e Bernardino da Siena”, la “Madonna col Bambino e un Angelo musicante e San Fortunato in trono” (entrambi nella lunetta). Per la stessa chiesa realizzò la pala dell'”Assunzione della Vergine”, attualmente custodita nella Pinacoteca Vaticana.

Il Museo Benozzo Gozzoli si trova nel centro storico basso di Castelfiorentino (via Testaferrata). Gli affreschi del Tabernacolo di Madonna della Tosse, dal nome dell'antica cappella e località che si trova sulla Sanminiatese al bivio per Castelnuovo d'Elsa, sono visibili al primo piano del Museo. La parete al centro, dove era collocato l'altare, contiene l'affresco con La Madonna che allatta il bambino tra i Santi Pietro, Caterina, Margherita e Paolo con cinque angeli che sorreggono un drappo rosso. L'affresco di destra rappresenta L'assunzione di Maria, dove il pittore evidenzia una ricerca prospettica degna di Piero della Francesca. 


Predella, Episodi della vita di Maria Vergine)

Benozzo Gozzolii, Madonna della Cintola (predella, Episodi della vita di Maria Vergine), 1450-52 tempera su tavola cm, Pinacoteca vaticana

 

La Madonna della Cintola fu dipinta intorno al 1450 da Benozzo Gozzoli, allievo preferito del Beato Angelico, presso il quale compì la sua formazione di pittore dopo aver esordito come apprendista orafo. La pala proviene dalla Chiesa di S. Fortunato a Montefalco (Umbria) e fu donata a Pio IX (pontefice dal 1846 al 1878) nel 1848. Nella parte superiore del dipinto, più vicina allo stile dell'Angelico, la Madonna, circondata da angeli, porge, come prova della sua salita in cielo, la cintura a S. Tommaso il quale, non avendo assistito alla morte, alla sepoltura e all'assunzione di Maria, non volle credere a quanto gli altri gli raccontavano su ciò che era successo. Nella predella sono illustrati episodi della vita della Vergine (Nascita, Sposalizio, Annunciazione, Natività di Cristo, Circoncisione di Gesù, Morte della Vergine) in cui si esprimono le grandi qualità di decoratore del Gozzoli.[1]

 
   

Benozzo_Gozzoli, Madonna della Cintola, 1450-52 tempera su tavola cm, Pinacoteca vaticana

 



Neri di Bicci, Madonna della cintola con i Santi Giovanni Battista, Tommaso e Bartolomeo


Neri di Bicci nacque a Firenze nel 1418. Fu l'ultimo esponente di una bottega di famiglia molto attiva tra il Tre e il Quattrocento a Firenze.
Fra le opere più significative ci sono due pale d'altare entrambe conservate nel Museo Diocesano di San Miniato: una con la Madonna col Bambino in trono fra quattro Santi (1452) e l'altra con la Madonna che dona la cintola a San Tommaso (1470 - 1475)
In 2014, dopo un lungo e accurato lavoro di restauro, la “Madonna della cintola con i Santi Giovanni Battista, Tommaso e Bartolomeo” tornava a splendere nella Cattedrale di San Miniato.

Neri di Bicci, Madonna della cintola con i Santi Giovanni Battista, Tommaso e Bartolomeo, 1470 - 1475, Philadelphia Museum of Art

Neri di Bicci (Firenze, 1418/1420 – Firenze, 1492) è stato un pittore italiano, ultimo esponente di una bottega molto attiva tra il Tre e il Quattrocento a Firenze.
Suo nonno era Lorenzo di Bicci (attivo nella seconda metà del Trecento) e suo padre Bicci di Lorenzo (attivo nella prima metà del Quattrocento), importanti pittori del gotico toscano.
Fra le opere più significative ci sono due pale d'altare entrambe conservate nel Museo Diocesano di San Miniato: una con la Madonna col Bambino in trono fra quattro Santi (1452) e l'altra con la Madonna che dona la cintola a San Tommaso (1470 - 1475).

L’artista fu l’ultimo esponente di una bottega molto attiva tra il ‘300 e il ‘400 a Firenze che subì l’influenza di Beato Angelico, di Filippo Lippi, di Domenico Veneziano e di Andrea del Castagno. L’opera – un complesso ligneo composto da più tavole e proprietà del Museo Diocesano d’Arte Sacra di San Miniato – presentava svariate problematiche come il distacco del colore e l’attacco dei tarli. Il progetto di restauro – come ci spiega la dottoressa Elisa Barani, responsabile dell’operazione per conto del Museo Diocesano – è consistito quindi nel completo rinforzo strutturale, con risanamenti, consolidamenti e disinfestazioni delle strutture lignee, seguiti da una stesura di cera in modo da proteggere il legno dai bruschi scambi di umidità. Rilevante l’intervento tecnico sui colori. La pulitura degli azzurri è stato uno dei punti nodali del restauro perché il colore di sfondo aveva un aspetto molto arido e poroso oltre che offuscato. 
Torna quindi all’originale splendore una delle opere più importanti della collezione diocesana ed un pezzo di grande rilievo dell’arte sacra toscana interpretata da Neri di Bicci nella cui bottega fecero il loro apprendistato molti artisti, fra i quali Cosimo Rosselli, Giusto d’Andrea, Francesco Botticini, Bernardo di Stefano Rosselli. Le sue varie opere si conservano a Firenze (Galleria dell’Accademia), a Boston (Museum of Fine Arts), a Peccioli (Pieve di San Verano), a Volterra (Pinacoteca civica). [3]
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

[1] La Sacra Cintola è una cintura di stoffa di pelo di cammello color verde, intessuta di fili d'oro, con delle piccole nappe terminali. Annunciata dal suono delle chiarine del Corpo dei Valletti Comunali, viene mostrata in pubblico cinque volte l'anno.
[2] Fonte: www.museivaticani.va
[3] Fonte: www.fondazionecrsm.it

   
   
Il Sacro Cingolo    

[3] Fonte: www.filippinolippi.it

Storia

   
Si tratta di una cintura di lana di color verde, ricamata con alcuni fili d'oro, che la tradizione vuole che appartenesse alla Vergine Maria, che la diede a San Tommaso come prova della sua Assunzione in cielo.

Secondo la tradizione, la Sacra Cintola sarebbe stata consegnata dalla Madonna, al momento della sua assunzione, a San Tommaso come segno della sua benevolenza. Tommaso, prima di partire per le indie, affidò la reliquia ad un sacerdote, da qui iniziò la trafila dei vari passaggi di mano, fino a quando non giunse in possesso di Michele Dagomari da Prato, mercante in soggiorno a Gerusalemme nel 1141, in dote per il matrimonio con la figlia del sacerdote che l'aveva in custodia. Michele nello stesso anno tornò in patria portando con sé la reliquia, e la ripose in una cassapanca e per custodirla meglio, decise di dormirci sopra ogni notte con grande sdegno dei religiosi quando vennero a saperlo. Nel 1173, in punto di morte Michele, rivelò l'importanza del suo tesoro e lasciò la reliquia nelle mani del magistrato civile e del preposto. L'anno dopo venne portata in duomo con una solenne processione e riposta all'interno dell'altare maggiore, in seguito a tale evento, si avviarono una serie di trasformazioni e ampliamenti della chiesa fino a raggiungere l'aspetto odierno. A seguito di un tentativo di furto da parte di un pistoiese nel 1312, quand'era conservata ancora nell'altare maggiore, venne espropriata dal Comune e dalla Cittadinanza al controllo ecclesiastico diretto (attualmente solo una delle tre chiavi che la custodiscono è del vescovo) e posta all'ingresso del Duomo di Prato. Successivamente venne costruita una Cappella apposita sul fianco sinistro della chiesa, all'altezza della facciata. Più in generale, l'intero Duomo subì per questo parecchie modifiche fino al XV secolo.

La reliquia è ancora oggi conservata in questa Cappella, affrescata interamente da Agnolo Gaddi con le Storia di Maria Vergine e della Cintola stessa. Sopra l'altare settecentesco dove viene conservata la reliquia è collocata la piccola ed elegante statua della Madonna col Bambino, opera di Giovanni Pisano (1301).

Il furto della reliquia

La leggenda narra che il canonico, chierico secolare, Giovanni di ser Landetto da Pistoia, detto Musciattino abbia tentato di impadronirsi della reliquia della Sacra Cintola, per portarla nella propria città, il 27 luglio 1312. Quando però uscì da Prato, si perse nella nebbia che avvolgeva la campagna circostante e, senza rendersene conto, tornò al punto di partenza. Credendo di essere giunto a Pistoia, gridò alle porte della città: "Aprite, aprite Pistoiesi: ho la Cintola de' Pratesi!".

Secondo le cronache riportate sui documenti conservati nell'archivio comunale, il ladro venne così catturato dai canonici del Capitolo, processato sommariamente fu condannato al taglio della mano destra, e dopo essere stato legato alla coda di un asino e condotto sul greto del fiume Bisenzio, per poi venire arso al rogo. Secondo la tradizione popolare, si narra inoltre, che, dopo che gli fu mozzata la mano, la folla inferocita abbia scagliato l'arto tagliato verso la chiesa ("tirata, dopo l'esecuzione, or qua, or là dal popolo per dispregio"), cosicché esso abbia lasciato su una pietra del Duomo, una macchia di sangue a forma di mano. Tale segno è visibile ancora oggi (con tutta probabilità si tratta di una venatura rossa del marmo) sulla pietra dell'angolo in alto a sinistra dello stipite della seconda porta (quella più vicina al campanile) del fianco destro del Duomo.

Presumibilmente ad aver commissionato il furto, fu invece Firenze (eterna rivale insieme a Pistoia), che oltre ad ambire ad un tesoro così importante, mirava a controllare Prato, che proprio grazie alla Sacra Cintola e ai pellegrinaggi, stava diventando sempre più importante, crescendo sia a livello economico che politico.

Sta di fatto, che tra storia e leggenda, la vicenda di Musciattino è rimasta viva nei secoli a ricordare il significato emblematico che la reliquia del Sacro Cingolo ha avuto e ha per la comunità pratese.

La rivolta del 1786

La Sacra Cintola causò gravi incidenti all'interno del clero della città di Prato, nel 1786. Il vescovo Scipione de' Ricci, cercò di screditare la reliquia. Una rivolta di contadini costrinse il clero cittadino a ritrattare le parole del vescovo.

L'ostensione

A Prato, l’ostensione, è una giornata, ed una ricorrenza, molto importante, e raduna tantissime persone in centro.
Oggigiorno, essa viene mostrata pubblicamente (Ostensione) cinque volte all'anno, cioè:

Pasqua (tra il 22 marzo ed il 25 aprile);
mese dedicato al culto di Maria (1º maggio);
Assunzione di Maria (15 agosto - Ostensione di Santa Maria);
Natività di Maria (8 settembre), con particolare solennità;
Natale (25 dicembre);

 


  Pulpitto PratoL’ostensione avviene in Piazza del Duomo, dal pulpito esterno della Chiesa


Art in Tuscany | Filippo Lippi

Arte in Toscana | Filippo Lippi

Eventi in Toscana | La Madonna della cintola

Agnolo Gaddi e la Cappella della Cintola. La storia, l’arte, il restauro,a cura di Isabella Lapi Ballerini Polistampa 2009,
ISBN: 978-88-596-0686-4
La scoperta di cui Isabella Lapi Ballerini riferisce nel saggio di apertura e di quelle che stupiscono e commuovono. Pensavamo di sapere tutto sulla cappella detta della Cintola nel Duomo di Prato, ma ecco la novita, una novita che illumina il significato della reliquia portata in patria da Michele Dagomari l'anno di Cristo 1141 e allo stesso tempo illumina i tesori d'arte presenti in questo meraviglioso spazio sacro. Sulla parete meridionale della chiesa c'era un foro gnomonico testimoniato da un'iscrizione al 26 marzo 1395, anno che vede Agnolo Gaddi concludere il ciclo di pitture a fresco all'interno della Cappella della Cintola e smontare il cantiere. Da quel foro - lo certifica in appendice al saggio l'astronomo Piero Ranfagni - il sole entrava in cappella alla fine di ottobre e cominciava a lambire l'altare ai primi di dicembre, in tempore Adventi . P rogredendo impercettibilmente giorno dopo giorno, la macchia di luce toccava il cuore dell'altare nei giorni del solstizio, in Navitate Domini Nostri J. Christi . Gli altri contributi raccontano la storia del la Cintura, consegnata dalla Madonna all'Apostolo Tommaso e portata dalla Terra Santa a Prato da Michele Dagomari, i suoi vari spostamenti all'interno del Duomo; le analisi precedenti il restauro sul grande ciclo di affreschi di Agnolo Gaddi e le tecniche utilizzate che hanno portato a un risultato duraturo che anche le future generazioni potranno ammirare. Contributi di Antonio Paolucci, Cristina Acidini, Alessandra Marino, mons. Eligio Francioni, Piero Ranfagni, Claudio Cerretelli, Marco Ciatti, Marco Masseti, Chiara Nepi, Alessandra Popple, Carlo Lalli, Giancarlo Lanterna, Mauro Matteini, Maria Rizzi.

Francesca Allegri,Massimo Tosi, Castelfiorentino: terra d'arte : centro viario e spirituale sulla Francigena | www.books.google.be/books


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