Abbadia San Salvatore

Abbadia di Sant'Antimo


Acquapendente


Arcidosso


Arezzo


Asciano


Badia di Coltibuono


Bolsena Lago


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Buonconvento

Campagnatico


Castell'Azzara


Castellina in Chianti


Castiglione d’Orcia

Castelnuovo Bererdenga


Castiglioncello Bandini


Castiglione della Pescaia

Celleno


Città di Castello

Cività di Bagnoregio


Gaiole in Chianti

Iris Origo

La Foce


Manciano


Maremma


Montalcino


Monte Amiata


Montecalvello

Montefalco


Montemerano


Monte Oliveto Maggiore

Monticchiello

Monticiano

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Piancastagnaio

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Pitigliano


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San Bruzio


San Galgano


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Sansepolcro


Santa Fiora


Sant'Antimo


Sarteano


Saturnia


Scansano


Sinalunga


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Sovana

Sovicille


Talamone

Val di Chiana

Val d'Orcia

Vetulonia

Volterra




                     
 
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Map Via Francigena | From San Gimignano to Monteriggioni

 

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La Via Francigena | Da San Gimignano a Monteriggioni

   
   

La Via Francigena, La Via Francigena è un antico e importante itinerario che congiunge il nord Europa con Roma, le cui origini risalgono al Medioevo. Un percorso di 1800 Km articolato di 79 tappe che parte da Canterbury, percorre la contea del Kent, arriva alla Manica, prosegue lungo le regioni francesi Nord Pas de Calais, Picardie, Champagne-Ardenne Franche-Comté, varca la frontiera Svizzera nei cantoni di Vaud e Vallese ed entra in Italia. Qui attraverso 44 tappe, solca sette regioni italiane - Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Lazio - ed attraversa 140 Comuni fino a raggiungere Roma, la Città Eterna.

Il territorio toscano è prevalentemente collinare, comprende alcune pianure e importanti massicci montuosi. Simbolo della Toscana sono gli alti cipressi che svettano sulle colline del Chianti insieme a vigneti ed uliveti; in Garfagnana, si viene accolti dai castagneti, mentre l'Appennino Tosco-Emiliano è ricoperto da faggeti e querceti. La macchia mediterranea, invece, ricopre le Colline Metallifere, la Maremma e le isole dell'Arcipelago Toscano.

Di tanto in tanto, tra colline e pianure, si abbandona l'armonia del paesaggio per proseguire lungo strade asfaltate, che conducono alle viuzze tortuose di borghi antichi e noti in tutto il mondo per tradizioni, storia e bellezza: tra tutte brilla la stella di Firenze, perla del Rinascimento.


Itinerario di Sigerico | Storia

La Via Francigena fra tante "Francigene"


Fra i numerosi percorsi "romei" che da varie parti d'Europa e d'Italia raggiungevano la capitale della cristianità, uno dei più anticamente documentati è l'itinerario detto "Via Francigena" o via "francesca", via, cioè, proveniente dalla Francia. La sua origine risale all'età longobarda: quando infatti i Longobardi nel sec. VI stabilirono il proprio dominio sull'Italia settentrionale e centro-meridionale, creando un regno con capitale Pavia, si trovarono costretti, per raggiungere i propri ducati al di là dell'Appennino, a cercare un percorso sicuro, lontano dagli itinerari romagnoli e liguri, di origine romana e certamente più comodi ma ormai controllati dai bizantini, i loro nemici irriducibili.
Diedero così impulso al percorso di Monte Bardone (Mons Langobardorum), fra Fornovo, Berceto e Pontremoli, corrispondente grosso modo all'attuale passo della Cisa, attraverso cui raggiungere l'antico scalo marittimo di Luni, alla foce del Magra, e la Tuscia. Quando poi ai Longobardi subentrarono i Franchi, il percorso venne ampliato e consolidato in direzione della Francia (da cui il nome di "francigena", attestato per la prima volta, non a caso, in documenti di questo periodo) e in direzione di Roma e del papato, che in Carlo Magno e nei Franchi aveva trovato preziosi alleati. Probabilmente fu allora che, con il consolidarsi dei traffici in direzione nord-sud, prese deciso impulso anche il pellegrinaggio verso i luoghi sacri della Città Eterna. Va sempre ricordato, però, che non si trattava propriamente di "una" strada ma di un'"area-strada", di un insieme di percorsi usati in tempi diversi e forse con funzione diversa, a seconda dei tipi di traffico e delle vicende politiche, topografiche e climatiche delle varie zone.
Non una sola Francigena, dunque, ma "tante" Francigene, confluenti tra di loro in alcuni punti nodali.


Il tracciato (o i tracciati) della Via Francigena


I più frequentati valichi "francigeni" attraverso le Alpi erano il Monginevro e il Moncenisio, confluenti, nel versante italiano, nel nodo viario di Susa. Altri punti di accesso erano il Grande e il Piccolo S. Bernardo, il cui sbocco sul versante italiano è la valle d'Aosta. Fra tutti questi valichi, uno dei più frequentati dai pellegrini fu certamente quello del Moncenisio, il cui percorso di accesso all'Italia è segnato dall'antichissima abbazia di Novalesa e dalla Sacra di S. Michele, sorta nelle vicinanze del luogo che vide l'esercito di Carlo Magno aggirare a sorpresa lo sbarramento posto dall'esercito di Adelchi, figlio di Desiderio, ultimo re longobardo, di manzoniana memoria.
Altre tappe fondamentali furono Pavia, ex capitale longobarda,Piacenza, nodo viario importantissimo, Fidenza, punto di snodo fra i percorsi di pianura e il valico di Monte Bardone, e sul tratto appenninico, le città di Fornovo e di Berceto. Al di là degli Appennini, il percorso toccava Pontremoli e Luni. La decadenza del porto di Luni, avvenuta a partire dal sec. VIII, portò allo sviluppo di Sarzana, di Massa e Pietrasanta, che, collocate lungo l'antica direttrice della via consolare Aurelia, divennero punti fondamentali del transito francigeno.
Dopo Pietrasanta, lasciata la zona costiera, insicura a causa delle incursioni piratesche, il percorso più frequentato toccava Camaiore, Lucca, Altopascio, splendido esempio di centro di assistenza ed ospitalità tra i meglio organizzati dell'Europa medioevale.
Dopo Altopascio, il tracciato della Francigena toccava la Val d'Elsa e Siena.
Da lì si innestava sulla Cassia romana, toccando Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Capranica, Sutri, Monterosi. Alla Storta, nei pressi di Roma, i pellegrini preferivano lasciare la Cassia, che attraversava zone malsane e pericolose, per seguire l'antica Via Triumphalis ed arrivavano al Vaticano dal monte Mario, detto Mons Gaudii ("monte della gioia").
L'accesso al piazzale della basilica di S. Pietro avveniva dal lato destro, dalla via del Pellegrino e dalla Porta Sancti Pellegrini lungo un tratto di strada che, non a caso, venne a lungo chiamato Ruga Francisca, "strada dei francesi".


La Via Francigena strada d'Europa

La Via Francigena, arteria di traffici e di pellegrinaggio, divenne una via di collegamento importantissima fra il nord e il sud Europa e un fecondo terreno di scambio culturale. Monumenti e tesori d'arte arricchirono i principali centri del percorso: cattedrali splendide, come quelle di Lucca, di Sarzana o di Fidenza, chiese dove si custodivano preziose reliquie connesse al pellegrinaggio, come quella proveniente, secondo la tradizione, dal pretorio di Gerusalemme custodita nella cripta della Cattedrale del Santo Sepolcro di Acquapendente o come il misterioso Volto Santo di Lucca, prefigurazione della Veronica romana.

Lungo il percorso sorsero santuari e oratori dedicati ai santi protettori del cammino, come Giacomo, Cristoforo, Michele arcangelo, Donnino, o, più tardi, Rocco. Miracoli strepitosi accaddero lungo la Francigena, come quello di Bolsena che, avvenuto nel sacello della martire Cristina, riportò alla fede un sacerdote dubbioso, anch'egli pellegrino a Roma, e diede alla Chiesa la festa del Corpus Domini. Sulla Francigena, come sul Cammino di Santiago, si è fatta la comune civiltà europea.
Per queste ragioni nel 1994 il Consiglio d'Europa ha riconosciuto alla Via Francigena la dignità di "Itinerario Culturale Europeo", al pari del Cammino di Santiago diretto alla tomba dell'apostolo Giacomo, difensore della cristianità.[0]

Trekking in Toscana | La Via Francigena in Toscana

Tuscany | San Gimignano


San Gimignano


La via Francigena, a partire dal Medioevo, costituì il principale asse viario europeo che collegava le tre più importanti capitali religiose europee: Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme. Le tappe toscane veniveno percorse dai pellegrini che, dalla Francia, dovevano arrivare a Roma. Il tratto, presto inaugurato, anticamente collegava San Gimignano a Monteriggioni, un percorso affascinante sia dal punto di vista ambientale che storico-culturale.

La Toscana, nella parte che ci interessa particolarmente (e cioè da Fucecchio a Siena) era attraversata da ben tre percorsi distinti di Via Francigena. Il primo e più antico era quello descritto da Sigeric e si svolgeva, fra San Genesio e San Gimignano, sul crinale delle colline ad occidente del fiume Elsa fino alla città delle Cento Torri e da qui, evitando di scendere in piano, si dirigeva, primaa Borgo d’Elsa, quindi a Badia a Isola e da qui a Siena. [4]



10 Da San Gimignano a Monteriggioni - 29,8 km

 
Partenza: San Gimignano, Piazza della Cisterna
Arrivo: Monteriggioni, Piazza Roma

Come arrivare al punto di partenza:
Linea ferroviaria Firenze-Siena, stazione di Poggibonsi, autobus Train-linea 133 per San Gimignano

 
Da San Gimignano inizia una tappa di 29,8 km che si percorrono in 7 ore circa. Una delle tappe più belle della Via Francigena, dopo un tratto iniziale si percorrono sentieri in saliscendi, nella valle del torrente Foci che si guada nei pressi del Molino d'Aiano.
Un sentiero in ascesa ci porta alla pieve romanica di Santa Maria a Coneo. Poi si attraversa il ponte sull'Elsa e si arriva alla chiesa romanica di San Martino di Strove. Infine raggiungiamo il complesso di Abbadia a Isola, prima di vedere Monteriggioni, con le sue mura e l'inconfondibile corona di torri che dominano la collina.
Il percorso della Francigena nel territorio di Monteriggioni si snoda in massima parte attraverso campi e boschi, toccando antichi castelli, abbazie e piccoli borghi.
Tra le località toccate durante il tragitto: il villaggio di Santa Lucia, il Molino d'Aiano, Badia a Coneo, Quartaia, Onci, Strove, il castello di Petraia e Badia a Isola.
 


Descrizione
 
Una delle tappe più belle della Via Francigena. Si esce da San Gimignano dalla Porta San Giovanni diretti verso l'abbazia benedettina di Monte Oliveto Minore. Si prosegue per il villaggio di Santa Lucia, si attraversa un guado e dopo aver risalito un vallone si arriva al castello di Montauto. Si supera un altro guado e si risale verso la Torraccia di Chiusi, torre-castello degli Abbracciabeni.
Si scende poi, attraversando il torrente Foci, fino al Molino d'Aiano, dove si trovava una delle stazioni citate da Sigerico (Sce Martin in Fosse). Si continua per una strada alberata fino a Badia a Coneo, abbazia di origine longobarda appartenuta ai monaci vallombrosiani.
Si attraversano i villaggi di Quartaia, di Fabbrica, si passa sotto Onci e davanti al mulino di Calcinaia e si arriva quindi al guado dell'Elsa all'altezza di Gracciano, dove si trovava la stazione di Aelsa. Poco più avanti ci sono i Bagni delle Caldane, di epoca etrusca-romana.
La strada si dirige verso il borgo fortificato di Strove, costruito nel 994 dai signori di Staggia, e verso il castello di Petraia. Costeggiando un antico muro si arriva a Badia a Isola, importante monastero sorto nel X secolo, che Sigerico chiama stazione Burgenove.
Infine si arriva al castello di Monteriggioni, cittadella fortificata dai senesi nel 1213 contro l'avanzata fiorentina. Ancora oggi la sua cinta muraria appare come una corona di torri.
[2]
 

Mappa | La Via Francigena | Da San Gimignano a Monteriggioni

La Via Francigena | Da San Gimignano a Monteriggioni, mappa

Scarica in pdf le mappe 1:10.000 della Tappa 10 | www.francigena.provincia.siena.it/percorsi/tappa-10


La via Francigena da Quartaia a Strove

   
Partenza: Quartaia
Arrivo: Strove
Distanza: 11 km

Si parte dal centro del piccolo paese di Quartaia, che si trova sulla Provinciale Colle Val d’Elsa - Casole, e si prende la strada sterrata in direzione di Mensanello. Dopo l’abitato di Fabbrica si scende al Borro degli Strulli e lo si costeggia fino ad un bivio.

Qui lasciamo i segnali dell’Alleanza e deviamo a destra per Mensanello, seguendo un itinerario molto più panoramico. Si passa dentro l’abitato della bella fattoria di proprietà della Curia vescovile e si prosegue, evitando l’asfalto, lungo lo stradone che costeggia una vigna, in fondo al quale si esce a sinistra, si traversa la strada asfaltata e si prende una vecchia strada che si addentra nel bosco. Si scende fino a ritrovare i segni VF che seguiremo fino al guado dell’Elsa. Bisogna fare attenzione poiché il fiume si guada su dei grossi massi, a volte scivolosi. Dal guado si prosegue per circa cento metri, si svolta a destra e si va a traversare la provinciale, facendo molta attenzione, e si prende verso i Bagni delle Caldane, un’ampia vasca, ancora oggi ricolma di acqua ed usata in epoca etrusca e romana.

Da qui si sale in direzione di Pietreto, si prende a sinistra ed ancora a sinistra lungo una vigna, dritti verso un traliccio dell’Enel, ancora a sinistra e poi a destra lungo un siepale fino ad un campo di noci dove si risale a destra verso la strada bianca che porta, a sinistra, a Villa S. Luigi. La si segue per alcune centinaia di metri e, dopo il bivio per Sensano, si prende a salire un piccolo sentiero a destra che, traversando un bosco, in breve ci porta a Strove.
[Fonte: Sito Ufficiale del Turismo in Terre di Siena, APT Siena e APT Chianciano Terme Val di Chiana | La via Francigena da Quartaia a Strove]

Anello Strove - Monteriggioni - Strove
Partenza e arrivo: Strove
Ore cammino: 4.30 A/R

Come arrivare al punto di partenza:
Da Firenze per arrivare a Strove, si prende la superstrada Firenze Siena, si esce a Colle di val d'Elsa sud, seguire le indicazioni per Montereggioni, a circa tre chilometri prima di arrivare a Monteriggioni prendere il bivio a destra per Abbadia a Isola - Strove.
Alternativa: Se si esce a Monteriggioni, tornare indietro in direzione di Colle di val d'Elsa dopo circa tre chilometri trovate una rotonda che prendendo a sinistra vi porterà a Strove (ben segnalato da cartelli stradali).

Lasciamo l'auto nel parcheggio di Strove e dopo una breve visita del paese (molto bello), prendiamo la strada asfalto in direzione di Castel Petraia, qui prendiamo lo stradello a destra che costeggia il borgo, al bivio successivo andiamo a diritto (segnavia francigena) lo percorriamo fino a trovare sulla destra un sentiero (segnavia francigena) che percorriamo immersi in bosco di querciolo e nella parte terminale in vigneti, fino a trovare una strada sterrata che prendendo a sinistra, in lieve discesa, costeggiando muretti a secco che delimitano la strada, arriviamo a Abbadia a Isola. Dopo aver visitato la chiesa(capolavoro romanico) del monastero, riprendiamo il cammino seguendo la strada asfalto, dopo circa 100 metri prendiamo a destra per strada di campagna tutta diritta immersa fra campi arati, evidenziando il tipico colore della "terra di siena bruciata". La percorriamo fino a passare delle case sulla sinistra e poco dopo, al bivio che si trova all'altezza di un allevamento di maiali (cinta senese), prendiamo a sinistra per stradello sterrato fino alla strada asfaltata, qui prendiamo a destra e poco dopo a sinistra uno stradello sterrato, che in forte salita, ci porta al castello di Monteriggioni.

Per il ritorno usciamo dalla porta senese, opposta a quella dell'arrivo, seguiamo in discesa la strada asfalto che arriva in località Le scuole, qui prendiamo a sinistra la provinciale , l'attraversiamo e subito dopo a destra prendiamo la strada sterrata in salita ( segavia francigena), la seguiamo fra vigne fino al primo bivio sulla destra giriamo in un sentiero largo, ben segnato :via Francigena,Abbadia a Isola e segnavia 101 del cai,lo seguiamo immersi prima fra vigne e poi in bosco di querciolo, fino ad arrivare al bivio dell'allevamento dei maiali di cinta senese. Da qui seguendo a ritroso il percorso di andata, ritornerete a Strove.
Il percorso è molto bello immerso in vigne e bosco di querciolo, inoltre offre delle visite storico-culturali di estrema bellezza e importanza sulla via Francigena. Cliccando sulle località evidenziate potete aprire i collegamenti.... per saperne di più.
Rientrando ci siamo fermati a visitare (solo esterno), la magnifica Badia a Coneo.

San Gimignano

   
San Gimignano la città delle torri che è una collezione d’arte in forma urbana. Il Centro storico di San Gimignano è stato iscritto "da Comitato nel 1990 perché rappresenta un capolavoro del genio creativo umano, porta una testimonianza unica, o per lo meno eccezionale,di una tradizione culturale o di una civiltà esitente o del passato, ed infine è un eccezionale esempio di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o tecnologico o paesaggistico che sia testimonianza di importanti tappe della storia umana.
San Gimignano si trova sulla cima di un colle a dominio della Valdelsa. Sede di un piccolo villaggio etrusco inziò la sua storia intorno al X secolo. Ebbe grande sviluppo durante il Medioevo grazie alla via Francigena che lo attraversava. Nel 1199 divenne libero comune, combattè contro i Vescovi di Volterra ed i comuni limitrofi, e patì lotte intestine dividendosi in due fazioni: guelfi e ghibellini. L’otto maggio 1300 ospitò Dante Alighieri, ambaciatore della lega guelfa in Toscana. La terribile peste del 1348 ed il successivo spopolamento gettarono San Gimignano in una grave crisi. La cittadina dovette perciò sottomettersi a Firenze.

San Gimignano è un paese da favola, in provincia di Siena, caratteristico per la vernaccia e per le sue torri, si erge su di un colle a dominio della Val d'Elsa con una popolazione di 8790 abitatanti. Sede di un piccolo villaggio etrusco del periodo ellenistico iniziò la sua storia intorno al X secolo prendendo il nome del Santo Vescovo di Modena: San Gimignano, che avrebbe salvato il borgo dalle orde barbariche. Ebbe grande sviluppo durante il Medioevo grazie alla via Francigena che lo attraversava.

San Gimignano è certamente un borgo degno di una visita non breve. Il centro è un vero e proprio gioiello d'arte che conserva intatto il fascino di un'epoca passata. Bellissima la Collegiata di S. Maria Assunta costruita nel XII secolo. All'interno vi sono affreschi del '300 senese che raffigurano le Storie del Vecchio Testamento ad opera di Barna da Siena, Bartolo di Fredi e Taddeo di Bartolo e affreschi del '400 fiorentino. La cappella è opera di Giuliano e Benedetto da Maiano con decorazioni in terracotta.

La Chiesa di San Agostino è affrescata da Benozzo Gozzoli e vi si trova anche una Incoronazione del Pollaiolo. Degne di visita sono anche le chiese di S. Pietro, S. Jacopo e S. Bartolo. Da segnalare anche il Palazzo del Podestà che conserva un affresco del Sodoma. Le Fonti è un edifico impiegato per la lavatura della lana e risale al XII secolo. Di bellezza spettacolare anche la Piazza della Cisterna, con al centro un bel pozzo. Il borgo ospita anche diversi musei: quello etrusco, quello d'arte sacra e la Pinacoteca civica. Non lontano da S. Gimignano, la Pieve di Cellole del XIII secolo.
 

Palazzo del Popolo
     
Bartolo di Fredi, Abramo si divide da Lot nella terra di Canaan, affresco, (Duomo, San Gimignano)


La Chiesa Collegiate,
detta anche comunemente il Duomo, terminata nel 1148 è considerata uno dei più prestigiosi esempi di romanico toscano. Costruita su tre navate, le pareti sono interamente affrescate. Tra le opere pregevoli ad affresco: San Sebastiano di Benozzo Gozzoli e le Storie di Santa Fina di Domenico Ghirlandaio nella Cappella di Santa Fina; tra quelli di scuola senese: Vecchio e Nuovo Testamento di Bartolo di Fredi e della bottega dei Memmi e Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo. Notevoli le sculture di Giuliano e Benedetto da Maiano e l' Annunciazione lignea di Jacopo della Quercia.

Bartolo di Fredi (Siena, 1330 ca. – Siena, 26 gennaio 1410) è stato un pittore italiano della scuola senese. Figlio di un maestro Fredi, pittore, nacque verso il 1330.
Nel 1357 sposa una Bartolomea di Cecco da cui avrà diversi figli.
Del 1364 è la bella Madonna di Misericordia del museo di Pienza.
Nel 1367 firma le Storie del Vecchio Testamento nella Collegiata di San Gimignano, iniziati già nel 1356. Nel Museo di Arte Sacra si conserva una bella tavola denominata la Madonna della rosa.

Di nuovo a San Gimignano nella cappella alla destra dell'altare maggiore in Sant'Agostino si trovano affreschi con scene della Vita della Vergine (1374 - 1375), copiate dalle perdute scene che erano state affrescate da Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti e Pietro Lorenzetti (1335) sulla facciata dell'Ospedale del Santa Maria della Scala di Siena. Per la stessa chiesa dipinse un polittico di cui una tavola con la Presentazione al tempio oggi si trova al Louvre (1388): in questo caso il modello è palesemente la tavola di Ambrogio Lorenzetti che si conserva agli Uffizi.

La Chiesa di Sant'Agostino contiene numerosi affreschi, in particolare la Cappella di Santo Bartolo di Benedetto da Maiano, le Storie della vita di sant'Agostino di Benozzo Gozzoli, e altri resti di affreschi, tavole e tele di autori diversi (Benozzo Gozzoli, Piero del Pollaiolo, Pier Francesco Fiorentino, Vincenzo Tamagni, Sebastiano Mainardi).

La chiesa, ad una sola navata con copertura a capriate lignee, si conclude con una cappella quadrangolare affiancata da due cappelle minori, anch'esse a pianta quadrata; fu costruita per volere dei padri agostiniani negli anni tra il 1280 e il 1298, dopo che papa Alessandro IV nel 1256 aveva ufficialmente riconosciuto l'Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino.

Abbandonata Firenze, a causa dell’epidemia di peste che colpì il capoluogo nel 1463, Benozzo Gozzoli si diresse a San Gimignano, con la speranza di sfuggire al terribile contagio, secondo una credenza di allora che riteneva i luoghi posizionati in collina più sicuri.
In 1467 affresca l’unico ciclo conosciuto della Vita del Santo nell’arte del Rinascimento toscano. Per la fine della pestilenza (1464) che imperversa sulla cittadina dipinge due immagini di San Sebastiano.[3]

Benozzo Gozzoli | Storie della vita di sant'Agostino

 


Chiesa Collegiata

 
   
     
San Bartolomeo a Campiglia

   
Attorno alla chiesa di San Bartolomeo si è sviluppato nel corso dei secoli un villaggio e poi un castello. **Si tratta di un fabbricato in pietra molto alterato che presenta una base a scarpa di chiara origine basso medievale ed alcuni corsi murari tipo filaretto. Della chiesa romanica resta il fianco sinistro nel quale si nota l'arco a tutto sesto di un portale oggi tamponato e di una monofora rettangolare tardomedievale.

 


Santi Ippolito e Cassiano a Coneo

   
La prima menzione della pieve di Sant’Ippolito risalirebbe al X secolo.
La pieve si presenta oggi mutila nella sua struttura. In origine constava di tre navate concluse da tre absidi di cui la sola centrale sporgeva all’esterno. Dell’abside centrale resta oggi il basamento a raso del suolo, mentre ancora visibili sono le absidiole di cui quella sinistra è esclusa dallo spazio interno della chiesa.

 

Pieve di Santi Ippolito e Cassiano a Coneo
Santa Maria a Coneo

   
L'affiliazione di Conèo all'Ordine Vallombrosiano viene fatta risalire agli anni 1073-1076.
La chiesa si presenta com eun edificio a unica navata con transetto sporgente. La parte presbiteriale presenta tre absidi, minori quelle laterali e più grande quella centrale.

Pievi in Toscana | Badia a Conèo
 

Abbazia di Conéo
Quartaia

   
Quartaia è attestato come casale con la chiesa dei SS. Jacopo e Filippo, precedentemente intitolata a S. Cerbone (1356).
Si trova su una collina che fiancheggia a destra il borro degli Strulli lungo la strada Volterrana.

   
Fabbrica

   
La località di Fabbrica è citata per la prima volta in una cessione redatta nel 1137 dal vescovo di Siena in favore del vescovo di Volterra.
La chiesa dedicata a San Pietro sembra di fondazione posteriore: compare infatti per la prima volta nelle Rationes Decimarum del biennio 1302-1303.
L’attuale chiesetta, in abbandono, è una costruzione neogotica.
San Niccolò a Lano

 
Lano viene attestato sino dall’anno 1020 come località contraddistinta dalla presenza di una corte. La chiesa di San Martino è confermata nel 1120; la Bolla papale del 1183 ricorda una seconda chiesa per Lano, titolata San Nicola.
L’attuale agglomerato non presenta alcuna emergenza monumentale, solo la chiesa risulta in stato di conservazione molto buono.

   
Mensanello

 

Mensanello è una frazione di Colle di Val d'Elsa, in provincia di Siena. Come la frazione di Lano, poco distante, sorge sulla variante che collega la strada Maremmana alla provinciale per Casole d'Elsa.
Ha origini molto antiche, tanto che la sua chiesetta, dedicata a S. Maria, Ë ricordata in documenti risalenti al 972.
Líattuale chiesa, sorta sul posto dellíantica Santa Maria, Ë uníopera recente (XIX secolo) di Antonio Salvetti.

Villa Sabolini

A Mensanello si trova la rinascimentale Villa Sabolini. La famiglia Sabolini era molto importante a Colle di Val d'Elsa nel XV e XVI secolo. L'arciprete Amerigo Sabolini, che aveva destinato parte delle sue rendite alla realizzazione della nuova cattedrale di Colle, dopo líelevazione a Diocesi della citt‡ e la nomina a vescovo del rivale Usimbardo Usimbardi si ritirÚ infatti a Mensanello. La Villa, con le terre e tutte le pertinenze, sar‡ poi donata alla Diocesi di Siena che Vi realizzer‡ un seminario, ora non pi attivo. Durante la Seconda guerra mondiale, al fine di proteggerle, il Museo dellíOpera del Duomo di Siena vi far‡ trasferire molte opere díarte tra cui la celebre ìMaest‡î di Duccio di Buoninsegna. Attualmente la Villa Ë destinata a struttura ricettiva.
Proseguendo la strada in direzione di Casole d'Elsa, prima di giungere a Lano, troviamo la localit‡ di Santinovo, con la chiesetta di S. Giusto.

Lano
Lano, una frazione di Colle di Val d'Elsa, sorge poco distante da Mensanello, sulla variante che collega la strada maremmana alla provinciale per Casole d'Elsa, Vi sorge la chiesa di San NiccolÚ (poi San Martino).
La Chiesa, nota fin dal 1048, era una suffraganea della Pieve a Elsa. La sua struttura Ë semplice: uníaula con abside, ricoperta a tetto. La facciata bicolore Ë stata costruita a strati alternati di cotto e travertino. Il portale Ë sormontato da un arco in pietra arenaria al di sopra dellíarchitrave. La chiesa, che Ë dotata di un campanile a vela, ha mantenuto intatte le sue originarie strutture romaniche.
Nei pressi, proseguendo in direzione di Casole d'Elsa, troviamo l'agglomerato de Le Corti, già citato in documenti del XIII secolo, dove sorgeva la chiesetta dedicata ai Santi NiccolÚ e Lorenzo di cui rimane solo una parte della facciate e delle mura.
Pieve di Santa Maria a Castello
La pieve di Santa Maria a Castello è un edificio sacro situato nel comune di Monteriggioni.
La chiesa e l'attiguo complesso plebano costituiscono una notevolissima testimonianza dell'architettura altomedievale toscana e per la sua importanza è paragonabile alle chiesa battesimali lombarde dell'inizio dell'XI secolo.
La chiesa in origine aveva una struttura basilicale a tre navate con copertura lignea e conclusa con altrettante absidi[12]. Tale icnografia si ritrova anche in coeve chiese battesimali come la pieve di Sant'Appiano e la pieve di Artimino nel territorio fiorentino, nella Pieve Asciata in territorio senese, e le pieve di Pàcina, Santa Maria alla Chiassa e Sietina per il territorio aretino, Oggi del complesso plebano rimangono solo la navata centrale e parte della tribuna.
Calcinaia

   
Il mulino di Calcinaia è nell'aspetto attuale una costruzione del XVI secolo. All'esterno è ancora visibile la gora che alimentava il ritrecine; questo è ancora visibile all'interno insieme alla tramoggia che gettava i semi dei cereali nella macina.

Bagni delle Caldane

   
Le Caldane sono bagni termali in prossimità di Colle Val d'Elsa.
Dopo la frazione di Gracciano, in direzione sud, si trovano le Caldane, bagni termali con sorgenti di acqua tiepida che hanno proprietà terapeutiche conosciute fin da epoca etrusco-romana. L’acqua, limpida e ricca di sali minerali, con proprietà purgative, era infatti conosciuta per portare rimedio a vari malanni tra cui le eruzioni cutanee.
Le terme furono distrutte dalle truppe senesi nel 1260 e furono parzialmente ricostruite intorno alla metà del 1400. La pavimentazione delle vasche, originariamente costituita da mosaici, è stata parzialmente ripristinata alla fine del XIX secolo con risultati di dubbio valore. Ancora oggi le antiche terme vengono usufruite dalla popolazione colligiana che vi cerca refrigerio dall’afa estiva.
L’acqua che sgorga dalle sorgenti confluisce in quelle del fiume Elsa che proprio a Colle Val d'Elsa si arricchisce di acque.

 
Sant'Andrea a Scarna

   
Presso la chiesa di Scarna nel maggio del 1108 fu rogato un atto con cui si impediva al vescovo di Volterra Rogerio di influire sull’elezione dell’abate di Abbadia a Isola.
Una bolla papale del 1171 conferma la giurisdizione della badia sulle chiesa situate nella zona. L’abitato era in parte compreso nei beni patrimoniali dei signori di Staggia, come risulta dal loro albero genealogico tracciato alla fine del XII secolo.
Dell’antica canonica, oggi inglobata in un’abitazione moderna, si conserva la facciata e parte delle mura perimetrali.

 
Madonna della Neve

   
   
Strove

   
Strove è un piccolo borgo fortificato attestato come castello già a partire dal X secolo, quando era compreso tra i possedimenti dei conti di Staggia. Al contrario del castello di Staggia, compreso nel territorio fiorentino, nel XIII secolo quello di Strove dipendeva dal vescovo di Siena. La chiesa del paese Ë dedicata a San Martino vescovo di Tours.
La chiesa di San Pietro a Strove viene nominata nel catalogo del sinodo volterrano del 1356; precedentemente, nel 1204, all'interno della stessa chiesa viene rogato un atto di vendita. Pi tardi le due parrocchie esistenti vennero riunite in quella unica di San Martino e Pietro a Strove.
Pur nell'apparente assenza di strutture medievali l'origine castellana Ë rivelata con evidenza dalla disposizione a cerchio delle costruzioni.
Nella chiesa romanica ancora oggi esistente si possono ammirare due tele seicentesche, una Madonna con bambino e due santi a sinistra e San Martino e il povero a destra. All'interno della chiesa era presente anche un dipinto di notevole pregio, L'Annunciazione del senese Arcangelo Salimbeni, una magnifica tela cinquecentesca conservata oggi presso il Museo di Colle di Val d'Elsa.

 
Castel Petraia

   
Castel Petraia è un grande castello del XII secolo, trasformato in villa nel XV e XVI secolo, trasformazione cancellata totalmente da un restauro recente, che ha voluto riportare alla luce tutti i muri di pietra. All'interno è presente la cappella dedicata ai SS. Pietro e Paolo.
Oggi viene utilizzato come un residence agrituristico.

 

Abbadia Isola


Badia a Isola - Maestà in the
Chiesa dei SS Salvatore e Cirino

Abbadia a Isola

 
L'Abbazia intitolata ai S. Salvatore, S. Giovanni e S. Cirino fu fondata nel 1001 dalla contessa Ava, vedova d'Ildebrando Signore di Staggia, presso uno dei castelli di sua proprietà denominato Borgonuovo. Il castello era lo stesso menzionato da Sigerico di Canterbury che vi fece tappa tra il 990 e il 994, di ritorno da Roma.

L'abbazia dei Santi Salvatore e Cirino si trova ad Abbadia a Isola nel comune di Monteriggioni, in provincia di Siena, arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino.
Per l'organizzazione spaziale e per le scelte decorative la chiesa abbaziale è stata il modello a cui hanno attinto in seguito per realizzare le pievi di Scola, di Ponte allo Spino, di Pernina e di Casole e in quanto modello per la pieve casolana, completata nel 1161, è un edificio databile alla metà del XII secolo ma non oltre il 1173.

La chiesa abbaziale è collocata al centro del complesso fortificato di Abbadia a Isola e consiste in una basilica a tre navate, coperta a tetto con cripta e conclusa da una tribuna triabsidata[11]. La chiesa attuale venne costruita al posto di un precedente edificio ecclesiastico che presentava una struttura a tre navate divise da pilastri conclusa da un'abside e con una cripta, questa chiesa era stata realizzata prima del 1001. La chiesa attuale, anche se pesantemente rimaneggiata nel corso del tempo, appare come frutto di un'unica fase costruttiva.

All'interno, un affresco staccato con Madonna in trono con Bambino, cherubini, angeli e santi di Taddeo di Bartolo, della fine del XIV secolo; il bel fonte battesimale istoriato del 1419; e l'affresco con l'Assunzione della Vergine di Vincenzo Tamagni (1520).
Sull'altare maggiore pala di Sano di Pietro del 1476 raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Benedetto, Cirino, Donato e Giustina. Inoltre vi è un'urna reliquiario in marmo (arte classica romana) risalente al I secolo dopo Cristo.

 
Monteriggioni

   
Il Castello di Monteriggioni fu costruito dai senesi, per ordinanza del podestà Guellfo da Porcari, in un periodo compreso tra il 1213 e il 1219. La costruzione del castello ebbe principalmente scopo difensivo.
Il castello è circondato da una massiccia cinta muraria di forma ellittica dello spessore di ben 2 metri, intervallata da 15 torri e 2 porte.
Ancora più imponente e maestoso dovette apparire a Dante Alighieri che lo vide in piena battaglia durante uno dei suoi viaggi. Il Castello nel pieno del suo splendore, a poche decine d’anni dalla sua fondazione per la sua forma circolare e le sue torri che come una corona che si elevano sulle mura , doveva apparire veramente grandioso e incutere un senso di maestà ciclopica se Dante se ne valse per per definire l’aspetto di Nembrotto , Fialte , Anteo gli smisurati giganti infissi nella voragine di Malebolge.


 
« [...] però che, come in su la cerchia tonda
Monteriggion di torri si corona,
così la proda che 'l pozzo circonda
torregiavan di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tona »

(Dante Alighieri, Inferno canto XXXI, vv. 40-45)
   
Monteriggioni


La chiesa di Santa Maria Assunta

   

La chiesa di Santa Maria Assunta è la chiesa principale di Monteriggioni.
La storia di questa chiesa è strettamente legata alle vicende del castello di Monteriggioni. Venne costruita tra il 1213, anno di fondazione di Monteriggioni, e il 10 giugno 1235 quando, al suo interno, i delegati dei comuni di Siena e di Poggibonsi accettarono le condizioni di pace con i Fiorentini.

La chiesa è situata nella pazza principale del borgo e consiste in un edificio ad unica navata rettangolare conclusa con una scarsella e coperto con volte.
La facciata è stata realizzata entro il 1235 ed è a capanna con un'apertura ad occhio posta sopra il portale. Presenta un paramento murario di travertino di tonalità dorata e i cui conci sono disposti su corsi orizzontali e paralleli molto regolari. Nel portale solo l'archivolto e lo stipite sinistro sono originali. Lo stesso portale presenta un estradosso crescente di stile fiorentino e una ghiera avvolgente e modanata di gusto pisano, esattamente come nella chiesa di Talciona, realizzata nel 1234. L'occhio è stato realizzato con pezzi di cotto scolpiti a fogliami ed è circondato da una ghiera coordinata col portale.

La fiancata settentrionale è aperta da due monofore a doppio sguancio con archivolto in mattoni e da due portali di cui uno è tamponato. Il fianco meridionale presenta solo due monofore identiche a quelle sull'altro lato e identico all'altro lato è pure il coronamento realizzato mediante una serie di mensole in cotto dove sono scolpite delle testine umane come nella chiesa di San Jacopo al Tempio a San Gimignano.
La tribuna presenta il volume della scarsella quadrata coperta a crociera, opera appartenente alla prima fase di costruzione della chiesa visto che il coronamento è coordinato alle mensoline delle fiancate. A una fase più tarda appartengono l'ampia monofora al centro del vano e le due nicchie ai lati: questi interventi sono databili alla fine del XIII secolo quando la chiesa venne elevata a pieve.
Il campanile eretto utilizzando materiale antico, risale al XVIII secolo ed è posto sullo spigolo settentrionale della tribuna.

 

Chiesa di Santa Maria Assunta
     
 
   

La Francigena in provincia di Siena

Via Francigena | Da Gambassi Terme a San Gimignano | Road Book (pdf)

Via Francigena | Da San Gimignano a Monteriggioni | Road Book (pdf)

Via Francigena | Da Monteriggioni a Siena | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da Siena a Ponte d'Arbia | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da Ponte d'Arbia a San Quirico d'Orcia | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da San Quirico d'Orcia a Radicofani | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da Radicofani a Acquapendente | Road Book (pdf)

 

 

Percorsi trekking | Trekking nella Montagnola senese tra Monteriggioni e Badia a Isola | Anello Monteriggioni | Monteriggioni – Badia a Isola – Castel Petraia – Monte Maggio

 
   
   
   
   
The Via Francigena | Walk Route

   
  Via Francigena – Walk Route
The road books, the maps, the Google Earth and the GPS trails for the walk route of the Via Francigena. A practical and utile guidebook for the numerous Europeans who choose to experience Europe following the route and discovering the paths that make up the historical stages.
The Via Francigena itinerary is completely traced by GPS and fully described on maps and road books. All the materials are available on www.francigenalibrari.beniculturali.it/news1_en.html
   
  (See the complete Route on Google Earth)

   
The Via Francigena | Links

   
  Reasoned list of useful cultural and tourist links on the ancient faith ways.The Via Francigena web sites

 

   

La Via Francigena, visualizza la mappa

del percorso direzione NORD (Tappa San Gimignano - Gambassi Terme)
del percorso direzione SUD (Tappa San Gimignano - Gracciano d' Elsa)

Comune Gambassi Terme | comune.gambassi-terme.fi.it/

Comune San Gimignano | www.comune.sangimignano.si.it

Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | BENOZZO, Pittore Fiorentino

   
       
Guide

   
  Trezzini, La Via Francigena. Vademecum dal Gran San Bernardo a Roma (Association Via Francigena) 2000

   
  Paul Chinn and Babette Gallard, The Lightfoot Guide to the Via Francigena, Pilgrimage Publications, 2009. In 3 volumes, Canterbury to Besançon; Besançon to Vercelli; and Vercelli to Rome. Available through our Bookshop. Mainly inteneded for cyclists, but it gives good route-finding information with GPS references and details of accommodation and services.    
 

Guida alla Via Francigena: 900 chilometri a piedi sulle strade del pellegrinaggio verso Roma, by Monica d'Atti and Franco Cinti. (Supplemento al numero 132, aprile 2006, di "Terra di Mezzo." Piazza Napoli 30/6, 20146 Milano.) ISBN: 88-8938-565-0.
In 38 tappe, il percorso dell’antica Via Francigena, dal Monginevro fino a Roma. Un’opera unica, per rigore e completezza, che riporta alla luce l’intero tracciato che ha visto camminare verso Roma generazioni di europei.
Tappa per tappa attraverso Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana e Lazio: e, per ogni giorno, la descrizione dettagliata del percorso, le cartine, i chilometraggi, dove trovare ospitalità, i luoghi da visitare.
Il percorso è suddiviso in tratti e ognuno può scegliere le distanze in base alle proprie forze e al tempo disponibile, ma ogni tappa è un frammento di un cammino unico che attraversa scenari di indescrivibile bellezza ricchi di storia e di tradizioni.

La prima e unica cartografia completa e dettagliata della Via Francigena: il percorso principale e tutte le varianti. 38 tappe, 900 chilometri a piedi, dal Monginevro a Roma, lungo il tracciato storico attraverso Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana e Lazio: le cartine e tutte le informazioni necessarie per orientarsi.
ISBN 9788889385609

   
Mappe

   
  Monica D’Atti & Franco Cinti, La Via Francigena. Cartografia e GPS. Dal Monginevro a Roma lungo l’itinerario storico, Milan: Terre di Mezzo Editore, 2007. ISBN: 978-88-8985-60-9

La prima e unica cartografia completa e dettagliata della Via Francigena: il percorso principale e tutte le varianti. 38 tappe, 900 chilometri a piedi, dal Monginevro a Roma, lungo il tracciato storico attraverso Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana e Lazio: le cartine e tutte le informazioni necessarie per orientarsi.
ISBN 978888938560

   
  TOPOFRANCIGENA A.Canterbury-Gd St-Bernard 1000km: 40 geo-cultural pocket-sized colour map-cards 150g prepared by Adelaide Trezzini with Giovanni Caselli providing the graphics View

TOPOFRANCIGENA dal Gran San Bernardo a Roma (900km) was published in 2005. The Topofrancigena is a set of maps (again in two parts Canterbury to St Bernard Pass published - Italian 2005) of the route. The Canterbury to St Bernard Pass section consists of 40 pages in full colour, with alternative routes, very loosely bound so old pages can be discarded. The maps show town or villages with accommodation and churches and historic sights.

   
 

Walking Pilgrim, old pilgrim routes in W Europe | Via Francigena in Italy

WMS/APIs for Maps: Italy | Portale Cartografico Nazionale; includes 1:250,000, 1:100,000 and 1:25,000 topo maps (beware! many of the sheets are very old)

   
   

[0] Testo a cura dell'Associazione Culturale Jubilantes | www.viafrancigena.eu
[1] Tratto da "Via Francigena guida al percorso da Castefiorentino alle porte di Siena" a cura di A. Angeloni, Betti Editrice, realizzato dal Progetto Integrato e Territoriale di Valorizzazione della Via Francigena in Valdelsa finanziato dai Comuni di Castelfiorentino, Montaione, Gambassi Terme, San Gimignano, Colle di Val d'Elsa e Monteriggioni e cofinanziato dalla Regione Toscana ai sensi della L 135/01 art. 5 c. 5 nell'ambito del progetto interregionale "VIA FRANCIGENA- una nuova offerta turistica italiana".
[2] Fonte: La Via Francigena | www.francigena.provincia.siena.it
[3] Fonte: http://brunelleschi.imss.fi.it/benozzogozzoli/opere/StorieSantAgostino.html
[4] 'Il secondo itinerario, del quale si hanno notizie a partire dal XI secolo, quando cominciò ad essere utilizzato comunemente, si svolgeva invece lungo la sponda orientale dell’Elsa e, da San Genesio-San Miniato raggiungeva Borgo Marturi (Poggibonsi) passando (come la strada statale odierna) da Certaldo e Castelfiorentino. Da Borgo Marturi si innestava nell’usuale percorso sigericiano per giungere finalmente a Siena (come si vede, questo secondo itinerario evitava di passare per San Gimignano).
Da qualche tempo, gli studiosi sono certi di aver trovato tracce di un terzo itinerario che può essere considerato una variante dell’antico percorso di Sigeric.
Descriviamo questo tracciato ipotizzando di dover raggiungere San Genesio provenendo da Borgo Marturi (Poggibonsi):
Dopo Poggibonsi, attraversando il torrente Foci in località Tre Vie, si giungeva dopo circa 4 chilometri a “La Fonte” e quindi a “Torri” (dove era una mansione di notevole importanza). Lasciata Torri, si raggiungeva Ulignano da una breve deviazione posta in località “La Crocetta”. Poco dopo questa località la strada si biforca di nuovo e un ramo della biforcazione sale ripidamente sul crinale delle colline raggiungendo successivamente: Santa Maria a Villa Castelli, Cassero e Santa Lucia. Da qui, la strada digrada verso il fondo valle dell’Elsa e raggiunge un altro insediamento chiamato “ Badia a Elmi”. Da Badia a Elmi la strada continuava, allora come adesso, verso Castelfiorentino, passando da alcuni casali dai nomi significativi come “Buonriposo” e “La Posta”. Dalla pianura la strada riguadagnava poi il crinale passando per “Canonica” e “Badia a Cerreto” risalendo la vallettina del torrente Casciani fino a Sant’Andrea a Gavignalla. Da qui, proseguiva per Varna e raggiungeva poi Castelfiorentino. Poiché transitava ad occidente dell’abitato, la strada non passava propriamente dall’abitato, ma dal suo sobborgo chiamato “Santa Maria della Marca”. Poi la strada toccava Dogana e quindi Castelnuovo d’Elsa. Da qui, per Baccanella e San Quintino, la via raggiungeva San Genesio.
Ovviamente i tre itinerari che ho illustrato sono tutti “Via Francigena”; i viandanti sceglievano di volta in volta uno invece dell’altro a seconda dei loro interessi e convenienze. Solo nel XIII secolo, con l’affermarsi dell’itinerario fiorentino la Francigena, come ho già detto, perse importanza. Una conseguenza fu la crisi che coinvolse San Gimignano; il paese, che grazie alla via Francigena era assurto quasi al rango di piccola città, in breve tempo decadde miseramente e rimase in stato di sottomissione e miseria, per secoli.' [Pubblicato da Roberto Mulinacci, La Via Francigena e la Toscana. Tre Vie Francigene ?]

Badia a Elmi (San Gimignano)
L’Abbazia del Santo Sepolcro e di Santa Maria è comunemente conosciuta come Badia a Elmi e ha sede nell’omonima frazione del comune di San Gimignano. Il monastero fu costruito nel 1034 in un punto strategico lungo la Via Francigena, fra San Gimignano e Certaldo. La sua nascita si deve al signore volterrano Adelmo di Subbio. Nel 1073 il vescovo Erimanno concesse il monastero all’ordine camaldolese. Nel 1421 la badia a Elmi, insieme alla badia a Cerreto, fu unita al Monastero di Santa Maria degli Angeli di Firenze e appartenne all’ordine cistercense. In seguito, il complesso fu trasformato in fattoria. Dal 1652 la badia divenne villa padronale con cappella dedicata a Santa Maria.
La facciata della chiesa, a capanna, è realizzata in conci di arenaria e divisa in tre parti da lesene.
All’interno, è conservata l’originaria cripta romanica, a pianta quadrata, divisa in tre navate concluse da absidi e coperte da volte a crociera.

Bibliografia

Giovanni Previtali, Il possibile Memmo di Filippuccio, in "Paragone", n. 155 (1962), pp. 3-11.

Giovanni Previtali, Miniature di Memmo di Filippuccio, in "Paragone", n. 169 (1964), pp. 3-11.

Maria Grazia Ciardi Dupre Dal Poggetto, L' Homo Astrologicus e altre miniature di Memmo di Filippuccio, in Scritti di storia dell'arte in onore di Ugo
Procacci, vol. I, Electa, Milano 1977, pp.111-119.

Sabina Spannocchi, Le "Storie profane" di Memmo di Filippuccio a San Gimignano, in La terra dei musei: paesaggio, arte, storia del territorio senese, a cura di Tommaso Detti, Monte dei Paschi di Siena - Giunti, Firenze 2006, pp. 365-371.

Ada Labriola, Simone Martini e la pittura gotica a Siena, collana "I grandi maestri dell'arte. L'artista e il suo tempo", Il Sole 24 Ore E-ducation.it, 2008, pp. 203 - 221.

Ilaria Albizzi, Memmo di Filippuccio, in La Collegiata di San Gimignano, [2]. L'architettura, i cicli pittorici murali e i loro restauri, a cura di di Alessandro
Bagnoli. Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Siena 2009, pp. 431-436.

   
       
 
   


Nel cuore della campagna Maremmana, casa vacanze Podere Santa Pia consiglia interessanti itinerari della durata di un giorno alla scoperta della Maremma Toscana. Al centro di un'area caratterizzata da un ricchissimo repertorio di testimonianze storico-architettoniche, artistiche ed archeologiche in territorio Maremmana, Santa Pia è ideale per una vacanza di riposo e per chi vuole conoscere le città d'arte.

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La Val d'Elsa

 
La Val d'Elsa si trova in una posizione strategica, in prossimità delle città di Siena, Firenze e Volterra. Lo sviluppo nel passato di quest'area è dovuto quindi al fatto di essere divenuta un importante crocevia della via Francigena e quindi l'arteria principale della Toscana. è qui che spesso si sono combattute le più cruenti battaglie tra Firenze e Siena, ed è qui che possiamo ammirare monumenti e borghi non scalfiti dal passare del tempo.

La Val d'Elsa custodisce paesi come Monteriggioni, con il suo castello, il paese di San Gimignano con le sue torri, ed anche cittadine divenute nel tempo centri economici importanti della Toscana come Poggibonsi e Colle val d'Elsa. Questa zona non è solo arte, cultura e monumenti, ma può essere anche una meta per tutti coloro che amano mangiare bene, gustare ottimi vini come la Vernaccia, o apprezzare i paesaggi sconfinati che la Toscana tutta e la Val d’Elsa in particolare è in grado di offrire.

Barberino Val d'Elsa

   

Barberino Val d’Elsa ha una storia molto antica, ancora visibile nei molteplici monumenti disseminati su tutto il territorio comunale.
Il centro storico medievale è caratterizzato da una forma oblunga ed è attraversato, in tutta la sua lunghezza, dalla via principale che collega le due porte principali, quella Senese-Romana e quella Fiorentina. Sono ancora visibili le torri difensive che si affacciavano sulla valle del Drove . Il primo documento riguardante questo borgo risale ai primi del 1500, anche se difatti il suo sviluppo è da rimandare ai primi decenni del XIII secolo. La cittadina, in origine un semplice castello, fu fondata dai Fiorentini in questa posizione altamente strategica per fronteggiare l'espansione della vicina Semifonte. All'interno del circuito murario: sono visibili ancora antiche case-torri, stretti vicoli, la strada principale (Via Francesco da Barberino) che unisce le due porte seguendo l'antico asse della via Cassia (Francigena) sulla quale si affacciano le antiche case, il Palazzo Pretorio, l'ospedale per i pellegrini costruito da Taddeo di Cecco da Barberino nel 1365, la chiesa parrocchiale di S. Bartolommeo.
La Pieve di Sant’Appiano si trova nei pressi di Barberino Val d’Elsa e merita senza dubbio una visita: a dire il vero, quello che mi ha spinto a venire a visitarla, e' stata la fotografia della sua facciata che e' fronteggiata da alcune colonne veramente particolari e che, ho scoperto poi, trattasi delle colonne che reggevano un battistero assai antico, che e' stato abbattuto nel corso del XIX secolo perché pericolante. La Pieve e' in stile romanico, con una semplice facciata fronteggiata dalle colonne che, fino a due secoli fa sorreggevano il battistero: senza dubbio queste conferiscono un fascino particolare al sacro edificio. La facciata stessa e' molto disadorna e si presenta con un portale di fine secolo XVIII sovrastato da una finestra ad imbuto: ad osservarla non s'immagina certo la bellezza dell’interno. La chiesa si presenta con una pianta basilicale a tre navate aperte e spartite da archi e pilastri, con una grande abside centrale e due laterali con cripta sottostante. Splendidi sono i capitelli delle colonne, sia di destra che di sinistra, mentre la navata centrale e' bellissima nella sua semplicita' e termina con un altare poggiante su colonne dietro al quale si trova l’abside al centro della quale si apre una piccola finestra.

Frazioni: Cortine, Linari, Marcialla, Monsanto, Petrognano, San Filippo a Ponzano, Sant'Appiano, Tignano, Vico d'Elsa

 

Pieve di Sant'Appiano
Casole d'Elsa

   
Il comune di Casole d’Elsa è situato a pochi chilometri da Colle Val d’Elsa, San Giminiano e Volterra.
Alcune testimonianze rivelano che questo insediamento è di origine etrusca. Il borgo di Casole fu conteso per molto tempo tra fiorentini e volterrani, nel 1200 il Vescovo di Volterra prese possesso del paese, fino a quando non cadde definitivamente sotto il dominio senese. La fortificazione della borgata fu fatta dagli stessi abitanti senesi, che inoltre la allargarono fino ad avere una lunghezza di circa 420m e una larghezza di 130m. Le mura sono ancora oggi ben conservate. Come tutte le tipiche borgate medievali toscane, anche Casole ha una via principale che attraversa il centro. Questa strada collegava le due porte principali del borgo, quella a nord Porta Frati, e quella sud Porta Rivellino. Delle antiche strutture sono ancora visibili la Rocca, la Chiesa di Santo Spirito, il Palazzo Pretorio, il Palazzo Casolani-Berlinghieri-Scheggi, la Collegiata di Santa Maria Assunta e la Chiese di San Pietro e San Niccolò. La Rocca è attualmente la sede del comune ed è anche l’edificio civile più antico tuttora esistente. Pur conservando le proprie dimensioni, il fabbricato nel corso degli anni ha subito alcune variazioni. Poco fuori Casole s’incontra il Castello di Mensano, vecchio feudo del Vescovo di Volterra. Dal castello, locato in cima ad una collina, si può ammirare lo splendido scorcio che si apre sui Monti Metalliferi. La romanica Pieve, eretta nel 1300, costituisce invece il monumento più interessante del paese.

 

Casole d’Elsa
Castelfiorentino

   
Il paese di Castelfiorentino è situato tra la media Valle dell’Arno e la parte settentrionale della Valle dell’Elsa.
Questo luogo era “territorio di passaggio”, infatti durante il Medioevo, dove sorse il paese, esisteva l’incrocio della Via Francigena con la Via Volterrana. Il primo insediamento Castelvecchio fu edificato sulle basi di un nucleo precedente di origine romana, chiamato Timignano. Il feudo subì importanti conflitti, tra Chiesa ed Impero e tra Siena e Firenze, di cui era un’importante avamposto. Proprio per questo ottenne la sede del Podesta', il privilegio del Giglio rosso sul gonfalone bianco e l'integrazione del nome, che dal 1149 divenne Castelfiorentino. Trovandosi in territorio di confine, tra Siena Pisa e Firenze, è stato influenzato per secoli nei gusti e le committenze castellane, contribuendo così alla formazione di un patrimonio artistico che si configura come un vero “unicum” culturale. A causa del legame con Firenze, il borgo fu oggetto di scorrerie: si ricordano i passaggi degli spagnoli (1529-1531) e le traversie al tempo della guerra di Siena (metà del ‘500), nonchè, oltre due secoli dopo, le violenze delle truppe della Repubblica Cisalpina (1799).

Frazioni: Cambiano, Castelnuovo d'Elsa, Coiano, Dogana, Fontanella, Granaiolo, Petrazzi

 

 

Certaldo

   

Le origini di Certaldo, come molti borghi della toscana, risalgono ad epoche etrusche-romane. Il none del paese deriva dal latino, cerrus (o dal germanico cerrus aldo) e significa “altura ricoperta da cerri”.
All’interno del Borgo si trovano vari edifici di interesse storico e artistico come le varie case signorili: il Palazzo Stiozzi Ridolfi (XIV sec.), oggi privato, e il Palazzo Giannozzi, che si fronteggiano lungo Via Boccaccio, dove si incontra anche la ‘Casa Torre’ di Palazzo Machiavelli.
La Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo è originaria del XII – XIII secolo. A navata unica, ospita all’interno affreschi, sculture e cibori in terracotta invetriata di scuola robbiana. Al centro, accanto al bassorilievo raffigurante Boccaccio, si trova la tomba del poeta. La chiesa ospita anche l’urna di Beata Giulia (1319 – 1367), figura sulla cui vita di religiosa di clausura sono nate affascinanti leggende. Dalla Chiesa si accede al Convento degli Agostianiani dotato di un Chiostro romanico particolarmente suggestivo, che permette l’accesso alla cella della Beata Giulia, rimasta integra nel tempo.
Alla sommità di Costa Alberti si erge imponente la Porta Alberti che, insieme alla Porta al Rivellino e alla Porta al Sole, era uno degli antichi accessi al borgo storico: l’attuale strada che collega Certaldo basso a Certaldo Alto è infatti di recente costruzione. La Porta Alberti, conservata pressoché intatta, è situata a metà della ripidissima salita, come imponeva l’architettura difensiva dell’epoca, per cui sarebbe stato molto difficile abbatterla anche con l’utilizzo di arieti a causa della erta costa. La Porta al Rivellino, da cui si gode un bellissimo panorama della vallata, era la più fortificata poiché posta ‘di fronte’ alla confinante e nemica Provincia di Siena, dai cui attacchi si doveva difendere.
Da porta al Rivellino, voltando a destra, si percorre Via Valdracca che termina con l’ultima delle tre antiche porte: Porta al Sole, la principale del borgo così chiamata per la sua esposizione: nell’arcata si possono ancora notare degli affreschi che ne testimoniano l’importanza. Sopra all’arcata centrale si può notare lo stemma dei conti Alberti.

Frazioni: Fiano, Sciano, Bagnano, Marcialla (in parte)

 

Ugolino di Nerio, Madonna col Bambino e Santi, Certaldo, Museo di arte sacra

Colle di Val d'Elsa

 

Colle di Val d’Elsa è situato sul percorso della via Francigena. L’abitato si è sviluppato originariamente in tre borghi autonomi, distinti per strutture e configurazione planimetrica: il Borgo di Santa Caterina, il Castello di Piticciano e il Piano.
I primi due insediamenti sono i più antichi, sedi privilegiate dei gruppi egemoni cittadini, e sono posti su uno stesso crinale collinare nella direzione Est-Ovest e separati da un ampio vallone, dominano la zona del fondovalle dove sorge il terzo "borgo", quello del Piano, più recente per diffusione urbana e da sempre adibito alle attività produttive. Il tessuto urbano occupava, già nel Medioevo, un’area molto ampia che comprendeva, oltre alla parte alta, il Piano disposto lungo il tracciato delle antiche gore. Le gore in questo senso furono quindi un fattore decisivo per l’economica della città, favorendo lo sviluppo delle attività industriali. Dopo la guerra di Siena e la costituzione del Granducato di Toscana, nel 1592 con la Bolla di Clemente VIII, Colle divenne la sede di una nuova diocesi. Alle porte dell’era contemporanea la produzione cartaria fu soppiantata dalle nuove industrie del ferro e del vetro. Sarà soprattutto la produzione del vetro prima e del cristallo poi, a caratterizzare l’attività industriale di Colle di Val d’Elsa che già dall’Ottocento fu definita “la Boemia d’Italia”, mentre oggi è diventata vera “Città del Cristallo” con il 15% di tutta la produzione mondiale ed oltre il 95% di quella italiana.

Il Palazzo Campana è uno degli angoli più suggestivi di Colle Val d'Elsa. Affacciato sull’omonimo ponte (quello attuale ha sostituito il vecchio ponte levatoio crollato nei primi anni del XVI secolo) è un bell’esempio di architettura manierista del Cinquecento toscano. Fu costruito su progetto di Giuliano di Baccio d’Agnolo, come riferisce il Vasari, nel 1536 ed è parzialmente incompiuto.
La facciata è a due piani, con un grandioso arco rinascimentale affiancato da quattro finestroni. La facciata è parte in arenaria e parte in intonaco, che risaltano con i colori del tramonto. La base del palazzo è costituita da una scarpata ed un bastione che danno risalto al palazzo stesso.
L'arco di Palazzo Campana immette in Via del Castello, la strada principale del centro storico di Colle Val d'Elsa, fiancheggiata da numerosi edifici patrizi che rappresentavano il potere civile colligiano: il Palazzo del Capitano del XVI secolo (poi Palazzo Luci), il Palazzo Buonaccorsi (XV secolo), il Palazzo Giusti (XV-XVI secolo), e la casa-torre dove è nato il celebre architetto colligiano Arnolfo di Cambio (XIII secolo).

Gracciano dell'Elsa è sicuramente la frazione più popolosa di Colle di Val d'Elsa, e vanta origini antichissime.
Vi si trova l'oratorio/cappella della famiglia Taviani costruita, in sostituzione della distrutta Cappella di Buonriposo (che conteneva un affresco della Madonna ritenuto miracoloso), nel 1537 da Lorenzo di Francesco di Mino, detto Nencino del Grasso di Strove. La cappella conserva ancora una Madonna col Bambino tra San Giovanni evangelista e Santo Stefano, che è in parte rimaneggiata, opera del 1537 del pittore colligiano Giovanni Maria Tolosani.
Poco distanti troviamo i bagni termali de Le Caldane, conosciuti per le loro proprietà terapeutiche già in epoca etrusca e romana.

Frazioni: Bibbiano, Borgatello, Boscona, Buliciano, Campiglia dei Foci, Castel San Gimignano, Collalto
Dometaia Gracciano d'Elsa, Lano, Le Grazie, Le Ville, Mensanello, Montegabbro, Molino d'Aiano, Onci, Partena, Paurano, Quartaia, Sant'Andrea, Scarna

 


Palazzo Campana

 

Gambassi Terme

   
Il territorio comunale di Gambassi si estende in zona collinare, nella Media Valle dell’Elsa.
Centro feudale, poi podesteria medievale abolita con la riforma leopoldina, è stato eretto in comune nel 1917 quando con le frazioni di Varna, Catignano e Castagno venne staccato dal comune di Montaione. Dal 1977 Gambassi Terme è la nuova denominazione del comune. Il castello di Gambassi divenne proprietà dei Vescovi di Volterra nei primi decenni del 1000. Nel XII secolo al Gambassi vetus, posto più in basso, si affiancò un Gambassi novum, edificato sul colle dove oggi si trova, in posizione più sicura, e gli uomini dei due luoghi si unirono con patti stipulati nel 1150 e nel 1170. Nel 1293, con la pace di Fucecchio, Gambassi venne staccato dal territorio sangimignanese e unito al contado fiorentino andando a costituire, insieme a Catignano, Pulicciano e Montignoso, una comunità. Nel 1432 venne occupato dalle milizie viscontee, che lo saccheggiarono. Nel 1435 fu unito alla podesteria di Barbialla; nel 1529 e nel 1530 subì danni gravi nella guerra che dette origine al ducato di Firenze. Con la riforma leopoldina del 1774 fu soppressa la podesteria e Gambassi fu annesso alla comunità di Montaione, dalla quale ritornò autonomo nel 1917. Le risorse economiche del passato consistevano particolarmente nei prodotti dell'agricoltura (cereali, vino, olio, frutta), ma documenti risalenti al XIV secolo provano come a Gambassi fossero praticate l'arte vetraria e la manifattura delle terrecotte. Le risorse economiche attuali derivano dall'agricoltura (cereali, viti e olivi) e dall'allevamento di bestiame bovino; nella parte meridionale del territorio vi sono vasti boschi ricchi di fauna. Esistono inoltre piccole industrie nel settore alimentare (salumificio), meccanico, delle calzature, della plastica, del legno, delle confezioni e uno stabilimento termale

Frazioni: Pillo, Borgoforte, Varna, Catignano, Casenuove, Castagno, Badia a Elmi

 

Pieve di Santa Maria Assunta in Chianni
Montaione

 

Il territorio comunale di Montaione, si estende sullo spartiacque tra la Val d'Egola e la Val d'Elsa.
Antica podesteria medievale, organizzato come comunità verso la fine del XVIII, ha subito più volte variazioni alla propria superficie territoriale; le ultime, che hanno determinato l'assetto attuale, avvennero nel 1876 quando le frazioni di Castelnuovo e Coiano furono aggregate a Castelfiorentino, e nel 1917 quando la frazione di Gambassi, con Varna, Catignano e Castagno, venne eretta in comune autonomo. Le prime notizie scritte che si hanno sul paese di Montaione risalgono alla fine del X secolo. Durante la seconda metà del 1200 i paesani decisero di offrire il loro castello, che fino a quel momento era stato amministrato dal distretto di San Miniato, al comune di San Gimignano. Le controversie con San Miniato durarono comunque ancora a lungo per il possesso di una porzione di territorio detta la Selva di Camporena. Se le risorse del passato erano in grandissima parte legate all'agricoltura (vino, granaglie, olio, barbabietole e frutta), va comunque ricordato che fin dall'inizio del XV secolo è documentata l'industria del vetro oltre a quella delle terraglie e laterizi e che il carbone era uno dei principali prodotti del suolo e oggetto di commercio. L'agricoltura fornisce ancora oggi cereali, foraggi, olio e vino; prodotti locali tipici sono anche miele e formaggi. A Castelfalfi vi è una ricca riserva faunistica (cervi, daini, cinghiali, lepri, fagiani). L'economia locale si giova inoltre di imprese per l'escavazione e la lavorazione dell'onice e del travertino, e di laboratori di confezioni, imprese edili, alimentari e di un calzaturificio.

La chiesa di San Regolo si trova nella piazza centrale dell'abitato di Montaione.
La facciata attuale è inquadrata da due contrafforti del 1765 e l'interno, scandito da modanature in pietra serena con volte a botte, presenta rifacimenti seicenteschi. Al centro della tribuna, costruita nel 1602 e decorata nel 1854 da Cesare Maffei con la Vergine in gloria tra i santi Regolo e Bartolomeo, è collocato un Crocifisso ligneo del XIV secolo, molto venerato.
Una riproduzione fotografica a dimensione naturale della Madonna del Buonconsiglio, di Guido di Graziano della fine del XIII secolo, è al primo altare a destra: la tavola originale è stata rimossa per motivi di sicurezza.

Il Sacro Monte di San Vivaldo in Toscana, è uno dei sacri monti diffusi nel nord Italia che vennero costruiti tra il 1500 e il 1600.
San Vivaldo è situato tra le verdi colline della campagna Toscana a 450 metri sul livello del mare nel comune di Montaione, in provincia di Firenze.
San Vivaldo, le cui orgini risalgono al 1300, anno in cui fu scelta dal Beato Vivaldo, un civile terziario Francescano nato a San Gimignano, per trascorrervi una vita di penitenza e digiuno per "lo amore di Gesù Cristo".
Oggi è ritenuto uno dei più famosi luoghi di culto d'Italia, ed è stato riconosciuto monumento nazionale.

Frazioni: Casetta, Sant'Antonio, Olmo, Filicaja, Le Mura, Gli Alberi, La Sughera, Santo Stefano, Iano, San Vivaldo, Castelfalfi, Barbialla, Collegalli, Tonda, Piaggia, Vignale

Toscana nel cuore | Itinerari nel verde (Montaione)

 
Guido di Graziano , Madonna and Child Enthroned, about 1285-1295,
Montaione, Church of San Regolo
     
Montelupo Fiorentino


 
Il paese risale all’alto Medioevo, quando fu edificato il castello. La Repubblica fiorentina, conquistando questo territorio nel 1204, ricostruì, ampliandolo, l’antico insediamento militare.
In questa terra si è prodotto ceramica da che mondo è mondo, ma si dovrà aspettare la fine del 1300, il periodo della maiolica arcaica con i boccali dalla bellezza semplice e rustica, perché Montelupo inizi quel meraviglioso sviluppo che lo porterà, tra il 1490 e il 1540, a divenire uno dei luoghi più fecondi nell'ambito dell'Europa Mediterranea. Durante il XIV secolo venne costruita una nuova cinta muraria a protezione dell’abitato, al cui interno era custodita la Prioria di San Lorenzo del XIII secolo. Nel XV secolo le vicende di Montelupo, non soltanto politico – istituzionali, si delineano in modo sempre maggiore con quelle di Firenze. Il borgo in quel periodo era un sobborgo produttivo di Firenze, tra i più importanti committenti si trovano le famiglie nobili e la stessa famiglia medicea. Montelupo si inserisce pienamente nello splendido periodo della Firenze rinascimentale, tanto che la sua storia della ceramica rappresenta una importante pagina della storia del capoluogo toscano. Ed è grazie ai nomi di alcune famiglie locali che riescono a tenere le redini della lavorazione ceramica, a mantenere inalterato nel tempo il peso economico di Montelupo.

Frazioni: La Torre, Ambrogiana, Botinaccio, Camaioni, Citerna, Erta, Fibbiana, San Quirico, Samminiatello, Sammontana, Pulica, Turbone,

   
Montespertoli

   

Il territorio comunale di Montespertoli, già in epoca etrusca ebbe un ruolo di rilievo, poiché era attraversata da nord a sud dalla Via Volterrana, che permetteva a Firenze di sviluppare i suoi commerci con Volterra, inoltre all’altezza di Certaldo si collegava con la Via Francigena.
Molte famiglie nobili dell’Alto Medioevo si stabilirono lungo questa strada, uno dei castelli più importanti fu il Castello degli Ormanni, presso Montefugoni, distrutto nei primi decenni del 1100 dai fiorentini. Il paese di Montespertoli, di origine miedioevale, è ricordato per la prima volta nell'XI secolo, ma esso non dovette avere particolare importanza almeno fin verso il XV secolo, soprattutto in relazione ad altre località che oggi fanno parte del suo territorio. Ebbe la sua prima chiesa all'interno del Castello dei signori di Montespertoli; la Chiesa di Sant'Andrea fu costruita nell'odierna Piazza Machiavelli solo agli inizi del Cinquecento e riedificata alla metà del secolo scorso dopo le distruzioni subite nella Seconda Guerra Mondiale. Le risorse economiche del passato, oltre al già citato mercato la cui importanza notevole nel Medioevo decrebbe di molto nell'età moderna, erano essenzialmente agricole con le colture della vite, dell'olivo, dei cereali, del gelso. L'agricoltura, con una produzione rinomata di vino e di olio, oltre che di cereali, è ancor oggi una delle maggiori risorse locali. Nel secondario vanno ricordate una fornace di laterizi e fabbriche di confezioni, di calzature, di pelletterie e di tessuti, di carta, oltre ad aziende nel settore meccanico.

Nel territorio di Montespertoli la Pieve di San Piero in Mercato rappresenta con il borgo di Lucardo il nucleo più antico, di sicura origine alto medievale.
Oggi la canonica della Chiesa di San Piero in Mercato è sede di un importante Museo di Arte Sacra contenente opere appartenenti a chiese dimesse del circondario.
Ricordata dal 1008 è a pianta basilicale con tre navate concluse da absidi semicircolari. L'edificio, restaurato nella facciata con una decorazione a falsa incrostazione marmorea, è fiancheggiato da una poderosa torre con coronamento a beccatelli e merli in cotto (rifacimento posteriore), mentre i tre semicilindri delle absidi sono ancora coperti da intonaco. L'interno è diviso da quattro ampi archi poggianti su pilastri a sezione quadrangolare. Il fonte battesimale, decorato a motivi geometrici, risale alla fine dell'XI secolo o all'inizio del XII. Fra le opere, una "Madonna con il Bambino e santi" di Neri di Bicci, una "Madonna e santi" dell'ambito di Filippino Lippi, una tavola cinquecentesca con "Madonna e santi con il committente".

La famiglia dei Guicciardini ebbe fin dal 1200 un ruolo importante nella vita sociale, politica ed economica di Firenze e della Toscana.
Il Castello di Poppiano era una possente costruzione medioevale con un triplice giro di mura costruito intorno all'anno mille come fortezza a difesa esterna di Firenze. Il Castello di Poppiano venne più volte saccheggiato e distrutto nel corso dei secoli, dalle truppe armate in lotta contro Firenze.
Nel corso dei secoli il castello di Poppiano ha subito molteplici rifacimenti, il più consistente dei quali venne effettuato a seguito di un terremoto che distrusse la torre tra il 1811 e 1815.

Oggi, come fin dalla sua costruzione, il Castello di Poppiano con la vicina Chiesa di San Biagio, è situato su un'altura collinare che ospita l'insediamento abitativo da cui si può godere di una panoramica unica e insostituibile del paesaggio circostante, ricco di vegetazione, vigneti e oliveti, tipici della campagna toscana e mostrandosi ancora con l'antica imponenza.

Situato sulla Via Volterrana - la strada che da Firenze, attraversando la Toscana venne usata fin da Carlomagno e dagli imperatori che a lui seguirono, per raggiungere Roma - il Castello di Montegufoni, risalente alla seconda metà del XII secolo, fu di proprietà della nobile famiglia Toscana degli Acciaioli.
Il Castello di Sidney Sonnino si trova anché in via Volterrana, nord a Montespertoli.

Frazioni: Montagnana, Baccaiano, Martignana, Ortimino, Montegufoni, San Quirico, Lucardo, San Pancrazio, Anselmo

Montespertoli - Itinerario | Montespetoli - San Pietro in Mercato - Bivio cimitero Tresanti - Voltiggiano - Bivio fattoria Oliveto - Ortimino - Coeli Aula - San Prospero - Montespertoli | www.empolese-valdelsa.turismo.toscana.it

 


Pieve di San Piero in Mercato




Castello di Poppiano

Poggibonsi

   
Il centro storico corrisponde all’antico apparato urbanistico del Borgo Marturi, appartenuto all’Abbazia e al castello omonimi.
Poggibonsi già verso i primi del XII secolo era uno dei centri viari più importanti della zona, tanto che era un punto di passaggio obbligatorio ai confini tra gli stati di Siena, Volterra e Firenze. L’importanza di questo paese si manifestò nei secoli con distruzioni , scontri e conquiste. Nei primi decenni del 1100 l’esercito fiorentino occupando il castello costrinse i suoi abitanti a spostarsi nel borgo a valle. Continuarono ancora a lungo le controversie con Firenze, conseguenti alla forte e pressante ingerenza dei senesi nelle loro cose di confine, sottolineate sempre da distruzioni, da abbattimenti di mura e fortificazioni anche nel nuovo, cioè ripristinato, insediamento del Piano, dove la comunità, dopo le tremende esperienze delle pestilenze che avevano ovunque decimato la popolazione, i nuclei familiari avevano ripreso ad espandersi. Un buon quarto dell’Ottocento poggibonsese è caratterizzato poi dall’occupazione francese, dal lento diffondersi delle idee della Rivoluzione, e in qualche misura, dalla attesa della nostra unificazione politica, che produrrà qualche favorevole effetto sociale ed economico con Firenze Capitale. Le numerose industrie dislocate su tutto il territorio, rendono Poggibonsi una metà importante per chi è in cerca di lavoro. Il settore economico più sviluppato è quello dell’industria meccanica, elettronica e le aziende artigiane con la produzione di oggetti in vetro.

Frazioni: Staggia Senese, Bellavista

   
Radicondoli

   
Nel XIII secolo la popolazione di Radicondoli aumentò a causa dello sfollamento di molti villaggi circostanti che qui vi si trasferirono.
Al tempo il borgo era già una fiorente città con edifici amministrativi e religiosi, l’intera comunità era legata al fiorente sviluppo economico legato principalmente alla lavorazione della lana. Il castello fu costruito nei primi del 1200, conoscendo il suo massimo splendore tra la metà del XIII e XIV secolo. Il paese fin dalla nascita appartenne alla famiglia dei Conti Aldobrandeschi, fino al 1230 quando passò sotto il dominio di Siena, per rimanervi fino a quando su compresa nel Granducato di Toscana. Dopo un lungo periodo di decadenza, nel 1656 Radicondoli contava soltanto 364 abitanti, si ebbe nel corso del Sette-Ottocento una moderata ripresa. E' a questo periodo che risalgono, infatti, numerosi edifici. Le attività principali, in passato furono l’agricoltura e la pastorizia, anche se ebbero un grande sviluppo le attività artigianali. Nel XIII secolo fu attestata anche la presenza di una corporazione di lanaioli. Durante il Settecento si sviluppò anche una fabbrica di terraglie, mentre nell’Ottocento si confezionavano cappelli di feltro e vi filavano lino e canapa.

Frazioni: Belforte

   
Siena

Abbadia Monastero (Castelnuovo Berardenga)

 

Massa Marittima
San Gimignano

   
Le origini di San Gimignano sono molto antiche, si ricordano memorie in epoca romana, la leggenda vuole che il borgo fosse stato edificato da due fratelli romani, fuggiti perché complici della congiura di Catilina.
La leggenda ci racconta che i due rifugiatisi nella Valdera, vi costruirono due castelli, quello di Mucchio e quello di Silvia, quest’ultimo diventerà l’attuale borgo di San Gimignano. Il nome mutò grazie ad un vescovo modenese, vissuto durante il periodo medievale, sempre secondo la leggenda il religioso, sarebbe apparso sulle mura del castello durante un assalto da parte dei barbari. La popolazione per ringraziarlo decise di cambiare il nome del paese in favore del Santo. Il grande sviluppo del borgo avvenne solo nel basso medioevo quando il paese acquistò una rilevante importanza strategica. Da qualunque luogo si arrivi, San Gimignano svetta sulla collina, con le sue numerose torri. Ancor oggi se ne contano tredici. Si dice che nel Trecento ve ne fossero settantadue, pari ai nuclei delle famiglie benestanti, le uniche che potevano mostrare, attraverso la costruzione di una torre, il proprio potere economico. Lo stemma comunale è composto da uno scudo diviso a metà in senso longitudinale, a fondo rosso e oro, all’interno padroneggia un leone rampante color argento. Il leone brandisce nella zampa anteriore uno scudetto con tre gigli d’oro raffigurati al suo interno.

Frazioni: Ulignano, Badia a Elmi - Canonica, Castel San Gimignano


 

San Gimignano, vista delle torri dalla Rocca di Montestaffoli
Podere Santa Pia, Aprile

 

 

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