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Ognuna delle tre pareti del coro della chiesa, sulle quali si collocano le scene, è divisa in tre registri: la narrazione comincia sulla parete di sinistra, nel registro inferiore (2 scene), per poi passare alla parete centrale (3 scene) e quindi alla parete di destra (2 scene), sempre nel registro inferiore; a questo punto riprende dal registro mediano della parete di sinistra (2 scene), per passare di nuovo a quella centrale (2 scene) e quella di destra (2 scene); la narrazione si conclude con la lunetta in alto della parete di sinistra, le due scene della parete centrale e la lunetta della parete destra.
Il ciclo presenta in totale sedici scene della vita di sant’Agostino. Per la loro interpretazione Benozzo si avvalse sicuramente del supporto di padre Strambi, personaggio di altissima levatura intellettuale e spirituale che aveva soggiornato a Parigi tra il 1450 e il 1457 conseguendo il titolo di dottore in teologia alla Sorbona; egli doveva dunque essere un esperto conoscitore della letteratura agostiniana, dal libro di Possidio - discepolo e amico di Agostino, che compose la biografia in base ai ricordi personali e alle fonti scritte esistenti nella biblioteca d'Ippona - alle Confessioni, l’opera più celebre del Santo, composta tra il 397 e il 401. Alcuni episodi sono invece tratti dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, mentre altre storie riferite alla vita del Santo sono una chiara citazione della Lettera apocrifa di Cirillo di Gerusalemme.
L’ordine di lettura degli affreschi prende avvio dalla parete sinistra in basso e prosegue sullo stesso registro verso destra.
Le scene in dettaglio sono:
(1) Presentazione di Agostino alla scuola di Tagaste
(2) Agostino ammesso all'università di Cartagine (anno 375),
(3) Santa Monica predica per il figlio,
(4) Agostino si reca da Cartagine a Roma,
(5) Agostino insegna retorica e filosofia a Roma,
(6) Agostino insegna retorica e filosofia a Roma,
(7) Agostino lascia Roma per Milano.
The middle register shows his path to Christian faith:
(8) Agostino è accolto dal vescovo Ambrogio e dall'imperatore Teodosio I,
(9) Agostino ascolta la predica di Ambrogio; Monica prega Ambrogio per la conversione del figlio; Agostino e Ambrogio discutono sulla dottrina dei manichei,
(10) Agostino legge la lettera di San Paolo ai Romani e sperimenta il culmine della conversione,
(11) Agostino è battezzato nel Duomo di Milano da Sant'Ambrogio,
(12) Alcune leggende riguardanti Agostino,
(13) Morte di Santa Monica a Ostia.
Finally, in the lunette fields the culmination of his journey through life appears.
(14) Blessing of the Faithful at Hippo,
(15) Conversion of the Heretic,
(16) St Augustine's Vision of St Jerome,
(17) Funeral of St Augustine.
(18) Frescoes of saints on the pillars
(19) The vaulting shows the four Evangelistson concentrically painted clouds.
Here, as in Montefalco, the cycle is read from the bottom upwards, and as a result should be interpreted as a painted metaphor of a striving to reach God. The vaulting shows the four Evangelists on concentrically painted clouds, creating the impression of a circular vault.
As in the cycle of St Francis in Montefalco, the cycle of St Augustine does not depict any miracles or posthumous events, but portrays the saint as a student, teacher and scholar. This corresponded to the new humanist opinion of the Father of the Church, who combined classical learning, a high regard for Plato and the art of rhetoric with the religious zeal of Christianity. St Augustine was born in 354 in Tagaste (Numidia, now Algeria), the son of Patricius, a pagan, and the Christian Monica. The father did not have any decisive influence on him, though that of the mother was to prove to be a lasting one.
On the right edge of the fresco St Augustine Departing for Milan, the painter has immortalized himself in a light red garment.
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Scheme
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1 Presentazione di Agostino alla scuola di Tagaste
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Presentazione di Agostino alla scuola di Tagaste (scena 1), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Agostino nacque a Tagaste (Numidia, Africa Settentrionale) nel 354 da padre pagano e madre cristiana, Monica. In questa scena, secondo una consuetudine già in uso nel Medioevo, sono raffigurati più episodi: Agostino accompagnato a scuola dalla madre e il giovane che studia attentamente una tavoletta con incise le lettere greche. Quest’immagine vuole testimoniare l’erudizione di Agostino, in particolare l’importanza degli studi delle lettere classiche, come egli stesso afferma nelle sue Confessioni. Da notare in questa scena il maestro che punisce uno scolaro: anche in questo caso la fonte è Agostino stesso che, nelle sue opere, ricorda sempre con fastidio le punizioni corporali inflitte a scuola. |
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2 Agostino ammesso all'università di Cartagine
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Agostino ammesso all'università di Cartagine (scena 2), Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Agostino si trasferì a Cartagine per continuare gli studi: compare, in questa immagine particolarmente danneggiata, il suo ingresso all’Università, dove studiò le arti liberali, lesse l’Ortensio di Cicerone - un testo che esortava gli animi profondi a volgersi alla filosofia - e cercò infine la sapienza nella Sacre Scritture, pur essendo sempre distratto dai piaceri della letteratura. |
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3 Preghiera di Santa Monica
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Preghiera di Santa Monica (scena 3), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Agostino divenne un’attivista della dottrina manicheista, una corrente di pensiero fondata dal persiano Mani, vissuto tra il 216 e il 273, che si dichiarava perfezionamento del Cristianesimo e dunque pretendeva di spiegare l’origine del male attribuendone la creazione ad un dio cattivo e togliendo all’uomo ogni responsabilità di peccato. Questo fatto disilluse le speranze della madre, la quale, come è raffigurata in questa scena, pianse e pregò per lui. Sono parimenti raffigurati il sogno e l’incontro con il Vescovo che le diedero una speranza; in seguito Agostino iniziò infatti a dubitare del manicheismo, soprattutto per alcune falle di questo sapere che "distrugge tutto senza costruire nulla." |
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5 Agostino dopo l’incontro con Fausto di Milevi decide di partire per Ostia
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Agostino dopo l’incontro con Fausto di Milevi decide di partire per Ostia (scena 5), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Questa scena è stata interpretata come l’arrivo di Agostino ad Ostia, ma potrebbe forse illustrare l’incontro del Santo con il dotto Fausto di Milevi. Tutti coloro ai quali Agostino aveva manifestato i proprio dubbi sulla filosofia manichea non avevano saputo rispondere se non con la promessa dell’arrivo del colto Fausto, il quale però non riuscì a convincere Agostino sull’erudizione della dottrina di Mani. Così nel 383 Agostino partì per Roma. |
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6 Agostino apre una scuola di retorica a Roma
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Agostino apre una scuola di retorica a Roma (scena 6), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm , Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Nella capitale i manichei lo assistettero durante una grave malattia e lo aiutarono ad aprire una scuola di retorica. In questa scena Agostino è raffigurato seduto in cattedra; per i corsi d’insegnamento non ricevette, però, alcun compenso. In seguito fu presentato dagli amici al prefetto di Roma il quale lo nominò professore di retorica a Milano. A seguito di certi episodi occorsi durante il soggiorno romano Agostino si distaccò completamente dal manicheismo, avendone sperimentato i limiti e scoperto i vizi nascosti.
Il viaggio di Agostino da Roma per Milano, chiesa di Sant'Agostino, San Gimignano.
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7 Il viaggio di Agostino da Roma per Milano
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Benozzo Gozzoli, Il viaggio di Agostino da Roma per Milano (scena 7), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Benozzo raffigurò il viaggio di Agostino verso Milano così come descritto nelle Confessioni: un pellegrinaggio del giovane alla ricerca della giusta fede. Al di sopra del corteo i due angeli reggono un’iscrizione dove sono citati il committente del ciclo, il nome stesso di Benozzo e la data di esecuzione dell’opera. Sullo sfondo compare una veduta di Roma, dove sono chiaramente visibili la Piramide Cestia e il Pantheon. Come nel precedente ciclo affrescato in Palazzo Medici a Firenze, Benozzo ritrasse alcuni personaggi della sfera mondana ed ecclesiastica contemporanei al dipinto; nel personaggio al margine destro vestito con abito rosso effigiò, inoltre, il proprio ritratto. E’ probabile che questa possa essere stata l’ultima scena affrescata.
Agostino giunge a Milano, chiesa di Sant'Agostino, San Gimignano.
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8 Agostino giunge a Milano
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Agostino giunge a Milano (scena 8), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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In questa scena è raffigurato l’arrivo del Santo a Milano dove fu accolto dal vescovo Ambrogio. Durante questo soggiorno Agostino venne a conoscenza della filosofia neoplatonica che lo aiutò ad abbandonare definitivamente il manicheismo e a ricercare la verità nella dottrina cristiana. Benozzo costruisce la scena combinando tre momenti consecutivi relativi all’evento sfruttando abilmente l’architettura di sfondo per posizionare i quadri presentati: Agostito aiutato da un servo a togliersi gli abiti da cavaliere, il Santo in ginocchio di fronte all’imperatore Teodosio e, infine, l’incontro con sant’Ambrogio. |
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9 Agostino ascolta la predica di Ambrogio
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Agostino ascolta la predica di Ambrogio (scena 9), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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The fresco showing the Scenes with St Ambrose depicts St Augustine hearing the bishop preaching in Milan. Here, too, St Augustine is depicted twice: on the left he is talking with the seated St Ambrose. On the right side St Augustine has taken his seat at the edge of the picture before a niche. At this point the fresco is unfortunately severely damaged. The two scenes are clearly separated from each other by the construction of the picture. The preaching of St Ambrose made it possible for St Augustine to overcome the Manichaeist criticism of the Bible by means of allegorical biblical exegesis and Neoplatonic intellectuality. St Ambrose caused Augustine finally to convert to Christianity.
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10 Agostino legge la lettera di San Paolo ai Romani e si converte
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Agostino legge la lettera di San Paolo ai Romani e si converte (scena 10), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Come è riferito nelle Confessioni, Agostino, tormentato dalla dissolutezza del suo precedente stile di vita ma non ancora pronto ad abbracciare incondizionatamente il nuovo credo, mentre si trovava in giardino udì una voce che cantando ripeteva "Prendi e leggi, prendi e leggi": esortazione che il Santo interpretò come un comando divino ad aprire il libro sacro. Benozzo, fedele al racconto, dipinse Agostino in meditazione sulle Sacre Scritture accompagnato da una fanciulla e da un fanciullo: questo perché il Santo, come egli stesso ebbe a scrivere, non riuscì a capire se la voce che lo esortava alla lettura era maschile o femminile.
Aperta la Bibbia casualmente alla Lettera di San Paolo ai Romani, Agostino trovò quella certezza che da tempo non aveva trovato altrove, scoprendo la sua profonda fede verso Dio. |
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11 Il Battesimo di Agostino
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Baptism of St Augustine (scene 11, east wall), 1464-65, fresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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In questo episodio Agostino è inginocchiato in preghiera all’interno di un Battistero, dietro ad un sarcofago di marmo colmo d’acqua dove è incisa la data di realizzazione della scena. Alle sue spalle è presente la madre Monica, mentre nella figura di destra, l’ecclesiale che regge gli abiti del Santo, è stato riconosciuto il ritratto di Domenico Strambi, il committente di questo ciclo di affreschi.
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12 Alcune leggende riguardanti Agostino
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Alcune leggende riguardanti Agostino (scena 12), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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In questa scena sono raffigurati alcuni episodi della vita del Santo che non fanno riferimento alle Confessioni. Il colloquio con Cristo Bambino sul mistero della Trinità è narrato in una lettera apocrifa di Cirillo da Gerusalemme, dove si racconta che mentre Agostino meditava sulla Trinità incontrò un fanciullo che cercava di raccogliere tutta l’acqua del mare in un cucchiaio. Così quando Agostino provò a spiegare al bimbo l’impossibilità del suo proposito egli poté replicare che anche il mistero della Trinità non poteva essere compreso dalla ragione umana.
Il secondo episodio raffigurato è la visita ai monaci di monte Pisano e la consegna della Regola. Questa vicenda non è narrata da nessuna fonte e compare raffigurata in questo affresco per la prima volta; con questa scena si voleva valorizzare l’importanza dell’Ordine agostiniano presente in Toscana e rivendicarne l’antica tradizione che collocava proprio in questo territorio l’origine dell’ordine monacale. Non esistono testimonianze storiche del soggiorno di Agostino in questa regione, ma soltanto una tradizione orale che sosteneva che il Santo vi fosse passato dopo la morte della madre e proprio a causa di questo grande dolore avrebbe dimenticato di scriverne nei suoi racconti.
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La Morte di Santa Monica (scena 13), 1464-65, affresco, 220 x 230 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Di ritorno verso Cartagine, la madre di Agostino si ammalò e morì ad Ostia. Questa scena raffigura il corpo di Monica disteso sul catafalco mentre la sua anima è portata in cielo, in un piccolo limbo circondato da angeli. Al suo capezzale sono presenti Agostino, il fratello minore e altre astanti. Tra questi è ancora una volta effigiato fra’ Strambi. Il Santo decise di proseguire il suo viaggio di ritorno alla terra natale.
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14 Agostino consacrato vescovo benedice il popolo di Ippona
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Agostino consacrato vescovo benedice il popolo di Ippona (scena 14), 1464-65, affresco, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Agostino tornò a Tagaste e donò i suoi beni ai poveri, poi con alcuni amici creò una comunità monastica con la quale si trasferì ad Ippona, dove all’età di quarantaduenni fu eletto Vescovo. In questa scena Agostino è raffigurato all’interno di una chiesa nell’atto di benedire i fedeli. Anche qui Benozzo ha saputo illustrare un’elegante architettura rinascimentale, senza trascurare la ricercatezza del dettaglio, come ad esempio la lunetta posta sopra la porta al margine sinistro del riquadro: una chiara allusione ad una terracotta in stile robbiano.
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15 La disputa con l’eretico Fortunato
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Questo episodio è riportato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine ed è una testimonianza delle numerose conversioni compiute da Agostino e della sua lotta vittoriosa contro l’eresia. Secondo il racconto, il Santo, esortato da alcuni cristiani a confrontarsi su questioni di fede con un prete manicheo di nome Fortunato che a quell’epoca predicava ad Ippona, vinse la disputa costringendo l’eretico, incapace di confutare le tesi cristiane, a ritirarsi. |
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La disputa con l’eretico Fortunato (scena 15)
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16 La visione di San Girolamo a Agostino
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La visione di San Girolamo a Agostino (scena 16), 1464-65, affresco, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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In questa scena Benozzo ha ritratto Sant'Agostino sorpreso dalla voce di San Girolamo che lo avverte della sua imminente ascesa al cielo mentre sta scrivendo una lettera. Agostino è qui raffigurato nella veste di dotto umanista: egli seppe, infatti, coniugare la fede in Dio con la scienza. L’iconografia del Santo rappresentato all’interno del suo studiolo fu riproposta in seguito da pittori di chiara fama quali Sandro Botticelli (1445-1510) e Vittore Carpaccio (1464 circa-1526). |
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17 I funerali di Agostino
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Funeral of St AugustineI funerali di Agostino (scene 17), 1464-65, affresco, 440 cm, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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Agostino morì nel 430 all’età di settantasei anni ad Ippona, mentre la città era assediata dai Vandali. La composizione della scena ricorda in qualche modo l’affresco con la Morte di Francesco che Benozzo dipinse per la chiesa di Montefalco. Il catafalco sui cui giace il corpo del Santo è addobbato da un prezioso tessuto che ancora una volta ricorda la maestria tecnica di Benozzo, evidente nella mirabile resa delle stoffe dipinte. Nell’architettura che funge da quinta scenografica all’episodio è riconoscibile l’Ospedale degli Innocenti di Firenze progettato nel 1419 da Filippo Brunelleschi (1377-1446).
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Frescoes of saints on the pillars
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The two entrance pillars to the chapel round off the fresco paintings with four saints on each side. These eight saints represent an important addition to the life of St Augustine. Santa Monica ha un ruolo sostanziale in questa decorazione essendo la madre di Agostino e, soprattutto, colei che si era preoccupata della sua formazione spirituale; inoltre il culto della Santa, proprio negli anni di realizzazione di queste pitture, aveva ricevuto una nuova forza in seguito alla traslazione delle sue reliquie, che dal 1455 furono trasferite da Ostia e collocate in una magnifica cappella della chiesa di Sant’Agostino a Roma.
Tutti gli episodi sono facilmente individuabili grazie alle iscrizioni latine che corrono sotto ciascun riquadro e che lo commentano in maniera esaustiva. Nel brano con Il viaggio di Agostino da Roma per Milano, probabilmente l’ultimo ad essere stato dipinto, compaiono in un tabella sorretta da due angeli il nome del committente ed il suo titolo (noto con l’appellativo "Dottor Parisino" avendo studiato alla Sorbona) e la memoria di aver fatto eseguire a sue spese questa opera da Benozzo nell’anno 1465.
Completano il ciclo gli Evangelisti raffigurati con i loro consueti attributi ed inseriti entro le quattro vele impostate dalle costolonature della gotica volta a crociera; il sottarco della cappella ospita entro dodici medaglioni gli Apostoli, mentre nella chiave dell’arco è raffigurato il Cristo benedicente.
I pilastri sono affrescati, sia sul lato interno che su quello prospiciente la navata, con figure di santi inseriti entro le decorate nicchie di gusto rinascimentale. Fra essi compaiono oltre a Monica anche i santi Fina e Bartolo, popolari in questa città, san Nicola di Bari e san Sebastiano, considerati fra i protettori del luogo, e lo stesso san Gimignano, raffigurato secondo la tradizionale iconografia, mentre sorregge il plastico della città turrita.
Questo ciclo divenne uno dei capolavori dell’iconografia narrativa agostiniana, l’unico presente in Toscana. Deve la sua eccellenza non solo alla capacità inventiva di Benozzo Gozzoli, basata sull’idea di varietas dettata dai precetti di Leon Battista Alberti, ma anche e principalmente alla capacità del pittore di illustrare spazi urbani realmente esistenti, ispirati ai luoghi fiorentini e romani noti all’epoca.
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La volta
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Volta, 1464-65, affresco, Sant' Agostino, Cappella del Coro, San Gimignano
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BEGO - Museo Benozzo Gozzoli | Storie di sant'Agostino | www.museobenozzogozzoli.it
Museo Benozzo Gozzoli | La Regola di Agostino | La filosofia di Agostino | Agostino e il neoplatonismo nell’estetica rinascimentale
Biografia | Il ritorno a Firenze e la partenza per San Gimignano (1459 - 1467)
Arte in Toscana | Benozzo Gozzoli
Diane Cole Ahl, Gozzoli, Benozzo: Benozzo Gozzoli, New Haven: Yale University Press, 1996.
Art in Tuscany | Benozzo Gozzoli, Procession of the Magi in the Palazzo Medici-Riccardi in Florence | The Vintage and Drunkenness of Noah and other frescoes in Pisa | Fresco cycle in the apsidal chapel of Sant'Agostino, San Gimignano Sant'Agostino | Saint Sebastian |
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[1] Benozzo di Lese, Benozzo Gozzoli nato a Firenze nel 1420 fu allievo del Beato Angelico e molto amato da lui, e da chi lo conobbe, pittore di grandissima invenzione, e molto rispettoso negli animali, infatti nei suoi dipinti ne abbonda, molto tecnico nella prospettiva, nei paesaggi e negli ornamenti. Benozzo fu un grande lavoratore, quando tornò da Roma dove aveva dipinto alcune opere in Araceli: le storie di S. Antonio da Padova, dove ritrasse alcuni uomini celebri del tempo, andò a Pisa dove lavorò nel cimitero che è al lato del Duomo, una facciata di mura lunga quanto tutto l’edificio, facendo storie del Vecchio Testamento. Si può dire che questa opera sicuramente grandiosa e molto complessa, impegnò per molto tempo il pittore, in questo lavoro Benozzo dimostrò un animo più che grande, perché questa grande impresa avrebbe giustamente fatto paura a una legione di pittori, egli la fece tutta da solo e con grande perfezione. In maniera che avendo acquistato una fama grandissima, meritò che nel mezzo dell’opera gli fosse posto una bellissima epigrafe.
Un'altra grande opera egli la fece su commissione di Cosimo il Vecchio nella cappella privata di palazzo Medici nella via Larga (attuale v. Cavour). Il tema di questo affresco è il concilio a Firenze del 1439 fra la Chiesa latina e quella Orientale, e che i Medici favorirono consapevoli dell’ importanza dell’ evento politico e spirituale. Il soggetto dell’ illustrazione pittorica è il corteo dei Magi che si avvia verso il luogo della nascita di Gesù, rappresentato nella tavola posta sull’altare, copia di un opera di fra Filppo Lippi (ora a Berlino). Ma il soggetto sembra si riferisca ad altre due celebrazioni: la visione di una cavalcata verso la Terrasanta, ed inoltre alla celebrazione della “Confraternita dei Magi”. Nella stesura del dipinto Benozzo ha voluto raffigurare la famiglia dei suoi committenti i Medici, e inoltre altri personaggi partecipanti al concilio, così vediamo che uno dei Magi è il figlio di Piero il Gottoso cioè quel Lorenzo che sarà chiamato il “Magnifico”, un altro è l’Imperatore di Costantinopoli: Giovanni VII Paleologo, il terzo Mago è il Patriarca di Costantinopoli Giuseppe. Nel corteggio dei personaggi Medicei: Giuliano fratello di Lorenzo che verrà assassinato nella congiura dei Pazzi, le tre sorelle Maria, Bianca e Nannina, ancora il padrone di casa Piero di Cosimo, Carlo dei Medici, figlio illegittimo di Cosimo il Vecchio. Tra i personaggi del fastoso corteo sono stati identificati i fratelli Pulci, Marsilio Ficino, nel gruppo dei cavalieri ospiti illustri: Galeazzo Maria Sforza e Sigismondo Pandolfo Malatesta. Tra la folla è anche riconoscibile Benozzo con un berretto rosso con scritta dorata: Opus Benotius (Opera di Benozzo). Una curiosità, sapete perché un certo pezzo del maiale si chiama arista? Il nome gli fu dato dagli osti fiorentini, i quali sentendo i greci del convegno mentre mangiavano dire “Arista, Arista” che nella loro lingua vuol dire: buono, eccellente, chiamarono le braciole di maiale “arista”.
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Benozzo ritrasse alcuni personaggi della sfera mondana ed ecclesiastica contemporanei al dipinto Il viaggio di Agostino da Roma per Milano (scena 7); nel personaggio al margine destro vestito con abito rosso effigiò, inoltre, il proprio ritratto.
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