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La Maestà di Masaccio (Madonna in trono col Bambino e quattro angeli) è il pannello centrale del polittico di Pisa, del 1426. L'opera misura 135,50x73 cm, è una tempera su tavola a fondo oro ed è conservata alla National Gallery di Londra.[1].
Storia
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Destinato alla chiesa del Carmine per la cappella del notaio ser Giuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto, il polittico di Pisa è l'opera meglio documentata di Masaccio, grazie a un committente particolarmente preciso, che annotò tutti i pagamenti e i solleciti fatti al pittore.
Il 19 febbraio 1426 l'artista era a Pisa a siglare il contratto e, dopo vari solleciti e richieste a impegnarsi in esclusiva all'opera, il 26 dicembre Masaccio riceveva il saldo per l'opera.
Entro il 1568 Giorgio Vasari lo vide e lo descrisse nella seconda edizione delle Vite. Nel corso del XVII o XVIII secolo venne rimosso dall'altare, sembrato e disperso.
Il pannello centrale venne riscoperto solo nel 1907 da Bernard Berenson in una collezione privata inglese e l'evento rappresentò il culmine di una campagna di ricerca che aveva visto gli studiosi dell'artista impegnati per decenni. Nel 1916 venne acquistato dal museo londinese con il contributo di The Art Fund.
Descrizione
L'opera venne chiaramente descritta da Vasari, facilitando così il riconoscimento del 1907. La Madonna in trono (una Maestà), tiene in braccio il Bambino, reggendolo con la mano sinistra, mentre con la destra gli porge un grappolo d'uva, simbolo dell'Eucarestia, presente anche nel Trittico di San Giovenale (1422). Il Bambino con una manina tocca il frutto e con l'altra porta gli acini alla bocca, succhiandosi anche le dita. La sua aureola è disegnata in prospettiva. La Madonna indossa un magnifico mantello azzurro con orlo dorato. Il maestoso trono è ricco di dettagli architettonici, come le colonnine in pietra e le cornici "all'antica": la sua struttura così pienamente rinascimentale stona con la cuspide goticheggiante dell'arco del pannello.
Attorno a esso si dispongono quattro angeli: due oranti ai lati, in parte nascosti dalla spalliera, e due musicanti in basso, seduti davanti all'alto zoccolo del trono. Questi ultimi due hanno ali d'uccello e suonano due liuti: uno sembra cantare, mentre l'altro, come scrisse il Vasari, "porge con attenzione l'orecchio all'armonia di quel suono".
Il formato del dipinto è piuttosto insolito, più alto e stretto del normale, ed ha subito un taglio ai lati, ma non si sa se di pochi centimetri o di una porzione più grande. Shearman ipotizzò che l'alone sui gradini in basso a sinistra del trono fosse l'ombra di un altro angelo, o di una figura. Forse lo era dell'elemento che separava il pannello attiguo (un pilastrino o colonna) o forse era una proiezione che unificava lo spazio con il pannello successivo.
Stile
L'effetto d'insieme del dipinto è monumentale, come le figure principali improntate a una massiccia statuarietà, attenuata dai gesti e le espressioni tratte dalla quotidianità: entrambi gli elementi rivelano un'influenza di Donatello, che proprio in quegli anni lavorava a Pisa con Michelozzo e che in un'occasione si incaricò anche di riscuotere un pagamento per conto dell'amico pittore. L'illuminazione, più che il disegno di contorno, definisce la forma plastica delle figure, facendole assomigliare a voluminose sculture.
Il manto della Madonna è composto da pieghe realistiche, che modellano il volume delle gambe e del busto, e contrastano con la dolce fragilità del viso. Il Bambino è paffuto e dai gesti infantili, ma il volto appare pensoso, sospeso probabilmente al significato premonitore dell'uva eucaristica. L'opera assomiglia alla Madonna Hildburgh di Donatello o copia della sua bottega (oggi al Victoria and Albert Museum e colpisce in entrambe le opere il difficile scorcio dei liuti, quasi fosse stata una gara di virtuosismo dei due artisti.
Colpisce la precisione della luce che taglia lo schienale del trono e lascia in ombra gran parte del volto della Madonna, forse per la prima volta nell'arte italiana.
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[1] Tommaso, detto Masaccio, nasce il 21 Dicembre 1401, giorno della festa di San Tommaso Apostolo, a Castel San Giovanni, l’odierna San Giovanni Valdarno, dal notaio Ser Giovanni di Mone Cassai e da monna Jacopa, figlia di un albergatore di Barberino di Mugello.
Degli esordi di Masaccio nel Valdarno niente si sa; nel 1420 circa si trasferisce a Firenze, nel popolo di san Niccolò Oltrarno, con la madre e il fratello minore Giovanni, che sarà pittore lui pure, conosciuto come “Lo Scheggia” (1406-1486).
Il 7 gennaio del 1422 Tommaso si iscrive all’Arte dei Medici e degli Speziali, al cui interno si accoglievano anche i pittori. Il 23 aprile 1422 appone la data al Trittico di San Giovenale, sua prima opera nota. Nel 1424 si immatricola nella Compagnia di San Luca o dei pittori.
Dal novembre 1424 al settembre 1425 collabora con Masolino, più vecchio di lui di diciotto anni, alla decorazione della cappella Brancacci nella Chiesa del Carmine di Firenze. Del ciclo, con Storie di San Pietro, sono attribuibili a Masaccio la Cacciata dei progenitori dal Paradiso terrestre, il Battesimo dei neofiti, il Tributo ad eccezione della testa di Cristo, la Distribuzione dei beni e la Morte di Anania, il San Pietro che risana gli infermi e parte della Resurrezione del figlio di Teofilo e il San Pietro in cattedra, ultimato da Filippino Lippi negli anni Ottanta del Quattrocento.
Sempre al biennio 1424-25 risale la collaborazione di Masaccio e Masolino per la Madonna col Bambino, Sant’Anna e Angeli detta la Sant’Anna Metterza oggi agli Uffizi, dipinta per uno degli altari laterali di Sant’Ambrogio. Ed è probabilmente da collocare nello stesso periodo l’affresco oggi perduto di Masaccio, monocromo in terra verde, raffigurante la Sagra (Consacrazione) del Carmine, avvenuta il 19 aprile del 1422, con largo concorso di cittadini e autorità civili e religiose.
Dal 19 febbraio al 26 dicembre 1426 Masaccio soggiorna a Pisa, insieme al fratello Giovanni e al garzone Andrea di giusto, per lavorare al polittico che il notaio ser Giuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto gli commissiona per la propria cappella nella chiesa del Carmine. La grande opera è oggi smembrata e molti pannelli sono andati dispersi, mentre altri sono conservati a Napoli, Pisa, Londra, Berlino, Malibu.
Il 24 maggio 1426 viene concessa la porpora cardinalizia al senese Antonio Casini per il quale subito dopo Masaccio dipinge la Madonna col Bambino, nota anche come Madonna del solletico, oggi agli Uffizi.
Il 19 gennaio 1427 muore Domenico di Lenzo, probabile committente della Trinità in Santa Maria Novella, eseguita da Masaccio in quegli anni.
Al 5 marzo 1427 risale il testamento del beccaio Michele Guardini, per la cui cappella in San Niccolò Oltrarno Masaccio dipinge una Annunciazione oggi perduta.
Nel giugno del 1428 Masaccio muore improvvisamente dopo essersi recato a Roma per raggiungere Masolino, che vi si trovava dall’11 maggio, e lavorare con lui al Polittico di Santa Maria Maggiore, per il quale fa in tempo ad eseguire lo scomparto con i Santi Girolamo e Giovanni Battista, oggi a Londra.
[ Fonte: Museo Masaccio d’Arte Sacra Reggello | Masaccio, La vita e le opere | www.museomasaccio.it]
Bibliografia
John T. Spike, Masaccio, Rizzoli libri illustrati, Milano 2002 ISBN 88-7423-007-9
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Presunto autoritratto di Masaccio, negli affreschi della Cappella Brancacci. |
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Masaccio, painter of Florence
Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Masaccio | Pittore Fiorentino
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Vacanze in Maremma | I migliori siti vacanze in Toscana | Podere Santa Pia
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Podere Santa Pia |
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Podere Santa Pia |
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Val d'Orcia, Pienza |
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Assisi |
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Sovicille |
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Montefalco |
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Sant' Antimo |
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Florence, Duomo |
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La chiesa di Santa Maria del Carmine, Firenze |
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Podere Santa Pia è situata situata sulle splendide colline del valle d'Ombrone nel cuore della Maremma, da cui si gode una splendida vista sull’intera vallata, dai Monti dell’Uccellina fino al mare e Montecristo. |
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