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Antico borgo medievale, conserva ancora le caratteristiche del castello. Il nome Caldana deriva dal latino 'Calidana' per la presenza nei paraggi di sorgenti di acqua calda termale.
Vi si trova la chiesa di S. Biagio, raro esempio di architettura sacra rinascimentale della Maremma grossetana. Il progetto della faccia e degli interni della Chiesa di San Biagio è attribuito da alcuni studiosi a Michelangelo Buonarroti. Sul frontone di questo edificio si riconosce lo stemma degli Austini, la famiglia che ricostruì il castello nel XVI secolo e fece edificare la chiesa. All’interno si trova un affresco con il crocifisso e i Santi Biagio e Guglielmo, opera di Giovanni Nasini.[1]
La necropoli etrusca di San Germano (databile tra la seconda metà del VII e la prima metà del VI secolo a.C), si trova a pochi chilometri dalla cittadina di Gavorrano e si costituisce di circa venti tombe risalenti al VI secolo a.C.
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Caldana, frazione di Gavorrano. le principali frazioni del comune di Gavorrano sono Bagno di Gavorrano, Filare, Potassa, Bivio Ravi, Caldana, Ravi, Grilli, Giuncarico e Castellaccia.
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Caldana |
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La chiesa di San Biagio in Caldana |
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L'unica porta medievale di Caldana
[Foto da LigaDue]
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La chiesa di San Biagio
Dietro all'altare maggiore si trova un grande affresco, attribuito a Nicola Nasini, che raffigura i santi Biagio e Guglielmo.
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Cave di marmo di Caldana
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Intorno al castello sono visibili le tracce di antiche cave di marmo rosato ornamentale, detto portasanta, simile ad un tipo di marmo che si trova nei Monti di Campiglia (LI) e nella Montagnola senese (SI). La denominazione deriva dalla somiglianza di questo marmo con il portasanta, celebre marmo antico dell'isola di Chio, utilizzato per ornare le porte sante delle quattro basiliche di Roma di San Pietro, San Paolo, San Giovanni e Santa Maria Maggiore.
L’attività di cava è sicuramente presente fin dal XVI secolo, anche se non sono da escludersi fasi precedenti, e la famiglia Austini fu molto interessata alla vendita del marmo che rappresentava senz’altro un buon introito economico. Si ha notizia dell’uso del marmo di Caldana per la costruzione della Chiesa di Santa Maria di Provenzano a Siena (1594-1611), per la Prepositura di Livorno (forse il Duomo) e per la Chiesa dei Cavalieri a Pisa.
L’estrazione del marmo di Caldana conobbe molta fortuna anche nel XIX secolo grazie anche all'interessamento di Pietro Leopoldo e Leopoldo II di Lorena. I marmi di Caldana si possono distinguere i tre tipologie:
Portasanta classico dalla colorazione rosso-violacea scura con leggere sfumature rosa, bianche, grigie e verdoline,
Portasanta moderno che ha una colorazione del fondo più chiara,
Portasanta Fallani da nome del proprietario della cava di estrazione, che si differenzia dal moderno per il fondo ancora più chiaro che va dal rosso pallido al rosa con sfumature grigie.[4]
Coordinate: 42°53'38"N 10°55'7"E
Posizione di questa e altre immagini su: OpenStreetMap - Google Earth
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Cave a Caldana. Le cave sono stati attivi fino al 19 ° secolo e dal 1935 fino al 1979. Utilizzato per 3 tipi di marmo (Portasanta Classico, Moderno Portasanta und Portasanta Fallani) |
Siti archeologici
La necropoli di San Germano
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La necropoli etrusca di San Germano[6]
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La necropoli di San Germano, risalente al VI secolo a.C., sorge lungo il corso del torrente Sovata, in connessione con un centro abitato situato nelle vicinanze, oggi scomparso. Il villaggio costituiva probabilmente un centro satellite della città stato di Vetulonia, che a nord estendeva il suo controllo fino al distretto minerario massetano. La necropoli è costituita da una serie di tombe a tumulo che si presentano all’esterno come rilievi di modesta entità, privi di tamburo alla base ma delimitati più semplicemente da lastre di pietra infisse nel terreno.
Mostrano analoghe caratteristiche architettoniche: corridoio di accesso, spesso fuori asse rispetto alla camera funeraria di forma quadrangolare; copertura a falsa cupola, realizzata mediante anelli concentrici di blocchi in pietra sempre più aggettanti a mano a mano che si procede verso l’alto. Una porta, costituita da un lastrone, separava il corridoio di ingresso dalla camera funeraria vera e propria, dove talvolta sono ancora visibili i piani lastricati corrispondenti a letti funebri.
Le sepolture, soggette a violazioni antiche e recenti, hanno restituito al momento dello scavo solo i resti di quello che un tempo doveva essere il corredo. Sono stati così recuperati numerosi frammenti di bucchero, anche se non mancano frammenti di ceramica attica ed etrusco-corinzia.[7]
Giuncarico
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Giuncarico [4]
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Il Centro Storico di Giuncarico a forma circolare è racchiudso da una cinta muraria medievale. Vi si accede da tre entrate principali, due delle quali ad arco, che ancora conservano il loro aspetto originale: la porta di Ponente e la porta di Levante, sormontata da un’ alta torre campanaria. Il nucleo più antico del paese risale probabilmente alle dominazioni longobarde. Dell’ antico castello sono conservate alcune strutture: il Cassero, che si trova proprio in Piazza della Pretura, e la base a scarpa poligonale.
'Sull'opera: "Guidoriccio da Fogliano" è un affresco autografo di Simone Martini, realizzato 1328, misura 340 x 968 cm. ed è custodito nel Palazzo Pubblico di Siena.
Il dipinto si estende per tutta la parte adiacente al soffitto – molto distante in altezza dal pavimento – nella parete di fondo della sala detta "del Mappamondo", di fronte alla "Parete della Balestra" dove è rappresentata la Maestà (cm. 763 x 970). L'affresco riporta sulla parte bassa della cornice la scritta "ANO. DNI. M. CCC. XX. VIII" indicante l'anno di esecuzione. L'autografia di Simone Martini, ricavata da documentazioni esistenti (tra le più autorevoli ricordiamo i libri della Biccherna), non ha mai dato adito a discussioni.
L'affresco fu commissionato intorno all'ottobre-dicembre del 1328 e assegnato – come appartenenza – al ciclo dei "Castelli conquistati dalla repubblica di Siena", dovendo proseguire lungo le altre due pareti maggiori della sala. L'intero ciclo fu iniziato nel 1314 con la rappresentazione del Castello di Giuncarico, quindi continuato con la presente opera e portato a termine dallo stesso artista nel 1331 con la raffigurazione dei Castelli di Arcidosso e di Casteldelpiano (ormai andati perduti).'[2]
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Simone Martini, Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi, 1328-30, Palazzo Pubblico, Siena
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La Tomba Etrusca di Poggio Pelliccia
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La Tomba Etrusca di Poggio Pelliccia ai piedi dell’ abitato di Giuncarico, nei pressi della stazione ferroviaria. E’ un grande tumulo appartenuto ad una famiglia aristocratica di Vetulonia ed usata tra il VII e il V a.C. : la zona in cui è stata scoperta la tomba è infatti considerata una zona perifirica del territorio controllato da Vetulonia. Non lontano è situata la necropoli di S. Germano composta di oltre venti tombe a tumulo, risalente al VI sec. a.C. .
I reperti archeologici che sono stati rinvenuti all’interno della tomba, possono essere ammirati all’interno del Museo etrusco di Vetulonia, recentemente inaugurato. Nei locali del museo è stata riservata una teca ed alcuni pannelli esplicativi al Tumulo di Poggio Pelliccia.[5]
Indirrizo
Loc. Poggio Pelliccia - Gavorrano (GR)
S.P. 27 verso Ribolla. Oltrepassato il passaggio sotto la ferrovia, si trova l’indicazione turistica per Poggio Pelliccia
Considerata parte del parco etrusco di Vetulonia, la tomba e' aperta alla visita del pubblico.
Castel di Pietra
Il castel di Pietra è documentato fino dal 1164. Ne rimane oggi il circuito delle mura con diverse torri e due porte. Nella campagna circostante si trovano i ruderi del Castel di Pietra, legato alla storia dantesca di Pia de’ Tolomei, che qui avrebbe trovato la morte. Le recenti campagne di scavo hanno messo in evidenza un importante sito archeologico con testimonianze che vanno dall’epoca etrusca al Trecento. [5]
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Castel di Pietro
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La storia è avvolta nella leggenda e ripresa da Dante Alighieri, che costruisce un pietoso ritratto della Pia nel V Canto del Purgatorio della Divina Commedia:
« "Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via",
seguitò 'l terzo spirito al secondo,
"Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che 'nnanellata pria
disposando m'avea con la sua gemma". »
(Purgatorio V, 130-136)
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Castel di Pietra viene citato in documento già nel 1067 come appartenente all’Abbazia di Stestinga; è interessante un’altra citazione fatta nel 1203 in un patto fra Ildebrando degli Aldobrandeschi e Siena per il commercio del sale a Grosseto.
Attualmente il sito è oggetto di ricerche archeologiche a cura del ‘Dipartimento di Archeleogia e Storia delle Arti’ dell’Università di Siena.
Il ricordo della tragica morte della Pia dè Tolomei nel Castello di Pietra, viene celebrato ogni anno il 6 agosto a Gavorrano con una rievocazione in costume denominata Salto della Contessa: cortei storici, esibizioni di sbandieratori, un palio equestre tra le due contrade dei Tolomei e dei Pannocchieschi, fanno da prologo alla rappresentazione serale nel centro storico.[5]
Come raggiungere Castel di Pietra
Seguendo le indicazioni turistiche per il castello, si risale per la strada bianca sino a uno spiazzo ai margini di un oliveto: da questo momento è necessario proseguire a piedi, oltrepassando il cancello ligneo di una recinzione; la strada a sterro prosegue più angusta e ripida tra la campagna olivata sulla sinistra e, sulla destra, il bosco che ricopre i ruderi delle strutture del castello disposte lungo le pendici dell’altura. Quando la via torna a spianare si esaurisce in un pianoro dove si affacciano alcuni annessi agricoli abbandonati: siamo in vista del castello, dal quale ci separa un breve sentiero sulla nostra destra. La salita è agevolata da gradini ricavati nel terreno che conducono, dopo pochi metri, all’interno della cinta medievale; da qui si giunge di fronte al cassero dopo aver oltrepassato, più o meno in corrispondenza dell’originaria porta occidentale, i resti delle mura del castello, che in questo lato sono ridotti a un semplice muro di terrazzamento che delimita il pianoro [3] .
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Cicloturismo nella Maremma in Toscana | Percorsi ciclistici | Etruschi e mare
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Caldana e il percorso Etruschi e mare
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Castellaccia (frazione di Gavorrano) e il percorso Castel di Pietra |
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Vetulonia |
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La ferrovia Giuncarico – Ribolla
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La ferrovia Giuncarico – Ribolla è una linea ferroviaria mineraria che congiunge la stazione di Giuncarico sulla linea ferroviaria Maremmana con il bacino minerario di Ribolla, parzialmente dismessa.al 1844 si iniziò a coltivare il bacino minerario di Ribolla, posto al confine meridionale delle Colline Metallifere, aprendo due cave di lignite.Il trasporto del minerale era difficoltoso, svolto da carri trainati da bestie da soma che dovevano percorrere 8 o 12 chilometri di strade dissestate per arrivare alla stazione di Gavorrano.
La Società Anonima Stabilimento Metallurgico di Piombino, esercente le miniere, commissionò e finanzio la costruzione di una ferrovia lunga complessivamente 11,8 chilometri che congiungeva la linea Maremmana nel punto dove sorse la stazione di Giuncarico. La ferrovia mineraria era composta da un tratto iniziale di 8 chilometri a scartamento normale, praticamente piano ed interessato solo da due piccoli ponticelli e dal ponte sul fiume Bruna, che arrivava fino alla miniera Montemassi, ed un secondo tratto di 3,8 chilometri a scartamento ridotto che proseguiva fino alla miniera di Tatti.
La ferrovia fu inaugurata l'8 luglio 1892 e tale evento diede grande impulso all’attività mineraria; l'anno successivo la società fu autorizzata ad esercitare trasporto merci conto terzi, principalmente bestiame e derrate alimentari.
Viceversa sulla linea non venne mai effettuato servizio passeggeri, se non riguardo i minatori e particolarmente durante la seconda guerra mondiale quando la penuria di carburanti per autotrazione costrinse la società allora esercente, la Montecatini, ad improvvisare un servizio passeggeri.L'esercito tedesco in ritirata nel 1944 distrusse il ponte sul fiume Bruna ed il materiale rotabile, ma già all'inizio del 1945 la linea era nuovamente in esercizio grazie anche a locomotive di guerra americane.
Nel frattempo nei pressi del ponte sul fiume Bruna era stata aperta la cava di pietrisco della Bartolina che per il trasporto del materiale si appoggiava alla stessa ferrovia mineraria.
Nel dopoguerra il mercato della lignite declinò, ed il 4 maggio 1954 si registrò quella che rimane la peggior tragedia mineraria della storia della Repubblica Italiana: uno scoppio di grisou uccise 43 minatori.
L’attività mineraria si trascinò per altri cinque anni, ma nel 1959 le miniere furono chiuse; l’anno successivo una violenta alluvione danneggiò il ponte sul fiume Bruna; dato che non vi era interesse nel ripararlo la parte nord della ferrovia fu abbandonata, mentre la parte sud rimase in esercizio a servizio della cava.
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Vista panoramica da Podere Santa Pia
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Guida alla Maremma medievale. Itinerari di archeologia nella provincia di Grosseto
| Castel di Pietra, pp. 62-74
Le vicende storiche di alcuni siti archeologici di epoca medievale, i risultati delle ricerche di scavo in essi condotte e la visita guidata, unitamente a un cospicuo apparato iconografico, costituiscono l’oggetto di questa guida. I siti: Massa Marittima, Rocchette Pannocchieschi, Scarlino, Castel di Pietra, Diga sul Bruna, Montemassi, Abbazia di Giugnano, Castello di Sassoforte, Grosseto, Roselle-La Canonica, Poggio di Moscona, Abbazia di San Rabano, Castello di Cotone, Rocca Silvana, Sovana, Vitozza, Cosa-Ansedonia.
Castel di Pietra, Castello della Pia: leggende, bruscelli, feste popolari di una comunità rurale, Pro loco Gavorrano, 1997
[0] Foto di LigaDue, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
[1] Fonte: Comune di Gavorrano | www.comune.gavorrano.gr
[2] Guidoriccio da Fogliano" di Simone Martini | www.frammentiarte.it
[3] Guida alla Maremma medievale. Itinerari di archeologia nella provincia di Grosseto
| Castel di Pietra, pp. 62-74 |
[4] Foto da Alienautic, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported
[5] | Fonte: Luoghi di Interesse | Casa Dogana, Maremma Tuscany | www.casadogana.wordpress.com
[6] Fonte: www.news.nielibrionline.it
[7] La necropoli di San Germano sul sito Parco degli Etruschi.
Gli spazi della cantina disegnata da Renzo Piano, ospitano una mostra esperienziale permanente sui reperti archeologici provenienti dalla necropoli.
[8] Pro Loco Giuncarico | www.giuncarico.blogspot.it, distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia.
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Tramonto dal Maremma |
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Parco Naturale della Maremma |
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Vini della Toscana
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