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Giovanni da Modena, Inferno (particolare), 1410, Basilica di San Petronio , Bologna)


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Giovanni da Modena


 
   
   

Giovanni di Pietro Faloppi (Falloppi), noto anche come Giovanni da Modena (Modena, 1379? – 1455?), è stato un pittore italiano, attivo a Bologna fino al 1451.
Il nome e la fisionomia critica del Giovanni da Modena sono essenzialmente legati alla decorazione della cappella Bolognini, la quarta a sinistra in S. Petronio a Bologna, in assoluto uno dei complessi pittorici più importanti che siano sopravvissuti dell'età tardogotica.
Nella Basilica, intorno al 1410, realizzò gli affreschi de il Paradiso, l'Inferno e le Storie dei Re Magi, nella Cappella Bolognini. Nel 1420, nella Cappella di San Giorgio della stessa basilica, realizzò "L'Allegoria del trionfo della Chiesa sulla Sinagoga e del peccato originale"
La sua narrazione è corposa e vivace, con particolari estrosi e di cupezza nordica, a volte abbonda di particolari realistici o macabri, come la goccia di sangue che corre sul corpo del suo Crocifisso, custodita nella Pinacoteca di Bologna, e le scene dell Inferno.

   
   
La Cappella Bolognini

   
Bartolomeo Bolognini qui ha la sua tomba, al centro del pavimento, come da suo volere, sul basamento anche lo stemma della famiglia. La sua pietra tombale ci ricorda che
“.. Questo è il sepolcro dell’egregio e valoroso cavaliere Bartolomeo Bolognini, provveditore di questa cappella, e dei suoi eredi. Fatto nel mese di maggio 1400. Quando vi giaceranno le loro anime riposino in pace.”
Il ricchissimo produttore di seta vi viene raffigurato rivestito da un pesante abito, con la testa abbandonata su un ricco cuscino, e le mani giunte in preghiera. Ai piedi gli speroni del cavaliere.
Gli affreschi delle pareti furono realizzati dal pittore Giovanni da Modena seguendo le indicazioni che il Bolognini aveva lasciato nel suo testamento nel 1408. A sinistra in alto la gloria del Paradiso, in basso le pene dell’inferno, al centro quasi cerniera fra le due parti, l’Arcangelo Michele pesa le anime e mostra la spada della giustizia. Il modello segue quanto scritto da Dante nel suo poema, nell’inferno in particolare un mondo in cui le anime che avevano vissuto nel peccato venivano punite secondo la legge del contrappasso, cioè venivano costretti a compiere azioni contrarie a quelle che avevano fatto loro peccare in vita. Il pittore quindi divise i peccatori in due parti, quelli che avevano peccato contro Dio, scismatici, idolatri, eretici, e in quella inferiore coloro che avevano incorso nei vizi capitali.
Secondo la concezione medievale la religione islamica era considerata eretica e per questo fra gli eretici il pittore scrive Machomet, che tanti problemi ha portato negli ultimi anni.
 

Giovanni da Modena, Inferno


Giovanni da Modena, Inferno (particolare), 1410, Basilica di San Petronio , Bologna)


Il ritorno dei magi

Nella parete destra Giovanni da Modena, seguendo la volontà di Bartolomeo, illustrò le storie dei Re Magi titolari della Cappella e protettori della Famiglia Bolognini.
Il racconto è suddiviso in quattro livelli, partendo dal momento in cui i Magi avvistano la stella cometa, partono per seguire la stella, arrivano poi a Gerusalemme dove incontrano il Re Erode. Riprendono il cammino guidati dalla stella, e arrivano finalmente alla capanna per adorare il bambino.

Giovanni da Modena, Il ritorno dei magi, ca. 1412, Bolognini Chapel, Basilica di San Petronio , Bologna)

 

 
 
   
Bibliografia

AA.VV., Enciclopedia Europea Garzanti, 1977

[1] La basilica di San Petronio è la chiesa più famosa e maestosa di Bologna: domina l'antistante, vasta Piazza Maggiore, ed è la sesta chiesa più grande d'Europa, dopo San Pietro in Vaticano, Saint Paul a Londra, la cattedrale di Siviglia, il Duomo di Milano e il Duomo di Firenze[1]. Le sue imponenti dimensioni (132 metri di lunghezza e 66 di larghezza, con un'altezza della volta di 45 metri, mentre sulla facciata tocca i 51 metri) ne fanno la quarta chiesa più grande d'Italia (la terza, se si esclude San Pietro, che dal 1929 fa parte del territorio dello Stato della Città del Vaticano).
Le ventidue cappelle che si aprono nelle navate laterali conservano interessati opere d'arte. La
Cappella dei Re Magi, già Bolognini: transenna marmorea gotica disegnata da Antonio di Vincenzo (1400); sull'altare Polittico ligneo con ventisette figure intagliate e altre dipinte, opera di Jacopo di Paolo. Le pareti furono affrescate da Giovanni di Pietro Falloppi con un ciclo raffigurante Episodi della vita di San Petronio, nella parete di fondo; nella parete destra, Storie dei Re Magi; nella parete sinistra, in alto, Il giudizio universale con l'Incoronazione della Vergine in mandorla, Il Paradiso e in basso l'Inferno, raffigurazione di tipo dantesco, con una gigantesca figura di Lucifero.

   
  Particolare dell’affresco di Giovanni da Modena (1410 ca) nella Cappella Bolognini della chiesa di San Petronio, a Bologna
La famosa Cappella che negli ultimi anni è stata chiusa per motivi di sicurezza.

 

   

[2] 'Il riconoscimento di questi affreschi al F. è però relativamente recente. Il Vasari (Le vite, 1568, a cura di G. Milanesi, I, Firenze 1878, pp. 506 s.) ne ignorava il vero autore e li riferiva al fiorentino Buonamico Buffalmacco, che non sarebbe riuscito a completarli. Alla disinformazione vasariana si deve il precoce smarrimento di ogni memoria storica del F., nelle stesse fonti bolognesi. Unica eccezione è l'eco raccolta all'inizio del Seicento da Giulio Mancini, che rammenta significativamente nella sua cronotassi un "Giovan da Modena", ma lo colloca a fianco di Guido da Siena, sotto l'anno 1200, come esempio del "primo rinascimento" delle arti (Considerazioni sulla pittura [1617-21], Roma 1956, I, pp. 66, 88, 104). L'ascrizione vasariana degli affreschi Bolognini a Buffalmacco venne contestata nel XVIII sec. dall'erudito Oretti (Bologna, Bibl. Com., ms. B 30: Le pitture nelle Chiese della città di Bologna [1767], c. 215, n.n. 118v) e in seguito si affacciò il nome del F. (Giusti, in Pitture..., 1782, p. 244; Bianconi, 1844; Merrifield, 1849; Ricci, 1882), ma come pura congettura dovuta alla sola vicinanza della cappella dei Dieci di Balia, affrescata dal F. nel 1420-21.' [Fonte: Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994) | www.treccani.it]



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