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Pietro Perugino, Fortezza e temperanza con 6 antichi eroi, Collegio del Cambio, Perugia
Sul pilastro divisorio si trova l'Autoritratto di Perugino con l'iscrizione dedicatoria


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Pietro Perugino | Sala delle Udienze del Collegio del Cambio

   
   

La Sala delle Udienze del Collegio del Cambio a Perugia era il salone principale della sede dell'Arte del Cambio locale. Si tratta di un salone monumentale famoso soprattutto per un ciclo di affreschi dipinto da Pietro Perugino (1496-1500) all'apice della sua carriera. Si tratta del capolavoro dell'artista e uno dei massimi traguardi della pittura italiana alle soglie del XVI secolo [1].

Storia

L'Arte del Cambio aveva ricevuto l'autorizzazione di stabilirsi in alcuni locali a un'estremità del palazzo dei Priori a partire dal 1452. Fino al 1457 ebbero luogo lavori architettonici di adattamento e sistemazione degli ambienti.

Nel 1496 venne deciso di affidare la decorazione della Sala delle Udienze, luogo delle riunioni e centro delle attività commerciali della corporazione, al Perugino, artista tra i più richiesti in Italia, responsabile contemporaneamente sia di una bottega a Firenze che a Perugia; egli in quel periodo si trovava infatti a Perugia al lavoro per il Polittico di San Pietro. Il contratto siglato quell'anno reca la data 26 gennaio. Perugino vi lavorò soprattutto dal 1498 e terminò il ciclo nel 1500, con ricorso ad aiuti come richiedeva un'impresa decorativa del genere. Tra di essi spiccavano Andrea d'Assisi, il Fantasia e forse il giovane Raffaello, magari alla figura della Fortezza e nel volto di Salomone.

Il saldo del pagamento avvenne l'11 giugno 1507 per un totale di 350 ducati d'oro. Le pitture, come in voga a quell'epoca, si integravano in un omogeneo programma iconografico con le altre decorazioni, come gli arredi lignei predisposti da Domenico del Tasso tra il 1491 e il 1493, in cui si trova una dei più antichi esempi conosciuti di decorazione a grottesche su supporto ligneo. Le imposte delle porte vennero invece realizzate da Antonio Bencivenni da Mercatello entro il 1501.

Vasari lodò ampimanete il ciclo: "Quest'opera, che fu bellissima e lodata più che alcun'altra che da Pietro fusse in Perugia lavorata, è oggi dagl'uomini di quella città, per memoria d'un sì lodato artefice della patria loro, tenuta in pregio".

   
   
Descrizione


Il tema del ciclo è la concordanza fra sapienza pagana e sapienza cristiana, elaborato dall'umanista Francesco Maturanzio. Tra le fonti iconografiche a cui il pittore si ispirò ci furono il ciclo deli Uomini illustri della sala del Giglio in Palazzo Vecchio a Firenze, opera di Domenico Ghirlandaio (1481-1485), e gli affreschi di palazzo Trinci a Foligno

La volta, tra grottesche, presenta una serie di divinità/pianeti.

Il programma decorativo delle lunette ruota attorno al trionfo delle quattro Virtù cardinali, incarnate in una serie di figure esemplari dell'antichità, e delle tre Virtù teologali, a cui fanno riferimento i tre episodi della vita di Cristo.

Alla parete destra si trova la figura isolata di Catone, simbolo di saggezza. Nella prima lunetta la Prudenza e Giustizia sopra sei savi antichi. Sul pilastro divisorio si trova l'Autoritratto di Perugino con l'iscrizione dedicatoria. La seconda lunetta presenta la Fortezza e Temperanza sopra sei eroi antichi.

La parete di fondo ha le lunette della Trasfigurazione e della Natività. Sulla parete destra Dio Padre in gloria tra angeli e cherubini sopra un gruppo con profeti e sibille''. Il pilastro successivo contiene una cartella tra grottesche con la data di completamento dell'impresa: "Anno Salut. MD".


Volta

Come di consueto la decorazione dovette avviare dalla volta a padiglione, che venne dipinta a tempera, forse perché il maestro la trovò già intonacata, accelerando notevolmente i tempi di esecuzione. Sei spicchi triangolari circondano la vela centrale a forma di losanga; in ciascuno di essi si trova la personificazione di un Dio/Pianeta legato ai segni zodiacali e raffigurato su un carri trionfali trainati da vari animali, tra citazioni colte. Vi si vedono Saturno, Giove e Marte al di sopra della parete di fondo, Apollo/Sole al centro, Mercurio, Diana/Luna e Venere sopra la parete della finestra.

Tra queste raffigurazioni figurate si trova poi una fitta decorazione fantastica, in cui si trovano putti a cavallo di capre e pantere, satiri, arpie, mascheroni e gruppi erotici, ripresi anche nei decori lignei sottostanti. Se i disegni della volta sono attribuibili al maestro, l'esecuzione venne in larga parte completata da due collaboratori diversi, in tutta probabilità il Pastura e Andrea d'Assisi detto l'Ingegno. Si tratta comunque di opere di grande equilibrio e qualità, che confermano una continua supervisione del Perugino che non permise cedimenti.


 

Pericle, dettaglio


Trasfigurazione


Pietro Perugino, Trasfigurazione (dettaglio), affresco, Collegio del Cambio, Perugia


La decorazione proseguì poi con i cinque lunettoni che occupano la metà superiore delle pareti e sono incorniciati da un sottile fregio a monocromo e pilastrini con grottesche.

La Trasfigurazione (226 x 229 cm), ambientata sul monte Tabor, simboleggiava la virtù della Fede. Lo schema dell'affresco riprende numerose altre opere di Perugino in cui la divinità è rappresentata in una mandorla che fluttua sopra un registro inferiore, in questo caso i tre apostoli Giovanni, Pietro e Giacomo maggiore, che appaiono moderatamente sorpresi dalla rivelazione della natura divina di Gesù. Ai lati del Cristo si trovano le consuete apparizioni dei profeti Mosè e Isaia, raffigurati in ginocchio in posizioni oranti. Alle estremità della mandorla corrono le iscrizioni: HIC EST FILIVS MEVS DILECTVS e DOMINE BONVM EST NOS HIC ESSET.

Di grandissima finezza sono le teste dei tre apostoli, con la palsticità dei corpi piuttosto marcata. Nel volto di san Giacomo, con le masse di colore che assumono quasi un valore plastico e il particolare modo di delimitare le parti in luce e quelle in ombra, si è voluta vedere la mano del giovane Raffaello.


Natività

La Natività o Adorazione del Bambino (264x225 cm) sintetizza un'allegoria della Carità. Anche in questo caso la scena è impostata attingendo al repertorio dei lavori precedenti dell'artista, in particolare la perduta Natività della Cappella Sistina, con le figure principali avanzate in primo piano, e il tema del portico centrale che conduce lo sguardo dello spettatore in lontananza, verso un sereno paesaggio lacustre. Il Bambino si trova disteso a terra tra san Giuseppe e la Madonna in adorazione, mentre dietro di lui si trovano alcuni pastori inginocchiati, i cui bastoni fanno convergere le linee di forza verso il bambinello. A sinistra si trova poi nello sfondo un altro gruppo di pastori con gregge, e a destra il bue e l'asinello. In alto, sotto le arcate, tre angeli cantano inni, come riportato nell'iscrizione in lettere dorate · GLORIA IN EXCELSIS DEO ·.

La scena presenta affinità con la Crocifissione della Confraternita di Sant'Agostino dipinta da Raffaello diciassettenne, in particolare nei tre angeli e nel paesaggio. Nelle figure principali è presente un ispessimento dei contorni e una resa dei volumi più plastica che hanno fatto pensare a un intervento del giovane aiuto di Perugino, divenuto poi uno dei più grandi maestri dell'arte italiana. Questa saldezza plastica manca ad esempio nell'Adorazione dei Magi di Città della Pieve, dipinta dal Perugino nel 1504.


Eterno tra angeli sopra un gruppo con profeti e sibille

La lunetta dell'Eterno tra angeli sopra un gruppo con profeti e sibille (229x370 cm), allegoria della Speranza, presenta lo schema delle altre due lunette delle Virtù teologali, con un registro inferiore di personaggi stanti e uno superiore, in questo caso occupato dall'eterno benedicente entro un nimbo luminoso, circondato da cherubini, serafini e due angeli svolazzanti, pure ripresi dal repertorio dell'artista. Il paesaggio, con le tipiche dolci colline umbre punteggiate da alberelli, senza luogo e senza tempo, scala verso il centro creando l'effetto di una vallata aperta che fa convergere l'occhio dello spettatore sul centro della rappresentazione. I profeti e le sibille sono divisi in due gruppi simmetrici e le iscrizioni alla base aiutano a riconoscere i personaggi, oltre ai cartigli che essi recano in mano con brani di profezie. Da sinistra si incontrano Isaia, Mosè, Re Davide, Geremia e Salomone, poi le sibille Eritrea, Persica, Cumana, Libica, Tiburtina e Delfica.

Si tratta dell'unica lunetta in cui il disegno preparatorio fu riportato mediante incisione, piuttosto che lo spolvero, usato in tutte le altre scene. L'impaginazione compositiva, rispetto alle altre scene, è meno schematica e la stesura pittorica più fluida e scorrevole, forse per il ricorso a mani diverse o forse per una distanza temporale nella realizzazione. Fin dal XVII secolo si è anche ipotizzato la presenza del giovane Raffaello, anche se all'epoca il pittore di Urbino, giovanissimo allievo del Perugino, viveva una fase della sua arte di stretta osservanza del maestro.

 


Pietro Perugino, Trasfigurazione

Prudenza e Giustizia sopra sei savi antichi


Pietro Perugino, Prudenza e Giustizia sopra sei savi antichi, Collegio del Cambio, Perugia


Impostata simmetricamente è anche la lunetta con Prudenza e Giustizia sopra sei savi antichi (293x418 cm). Le due Virtù stanno sedute sopra nuvole, con i rispettivi attributi, affiancate ai lati da putti che reggono cartigli con iscrizioni. In basso si vedono, da sinistra, con i nomi iscritti in basso, Fabio Massimo, Socrate, Numa Pompilio, Camillo, Pittaco e Traiano.

 

 


Fortezza e Temperanza sopra sei eroi antichi


La Fortezza e Temperanza sopra sei eroi antichi (291x400 cm) ha uno schema del tutto analogo al precedente. Spiccano i sei eroi per la ricchezza delle decorazioni delle armature e delle vesti, con cimieri e cappelli fastosamente elaborati. Essi sono, da sinistra, Lucio Licinio Crasso, Leonida, Orazio Coclite, Publio Scipione, Pericle e Cincinnato.

Le due lunette dei Saggi e degli eroi segnano un vertice nel classicismo del pittore, raggiunto tramite un modellato morbido, una tavolozza brillante e ricca.


L'Autoritratto

Su un pilastro intermedio della parete sinistra si trova un quadro appeso tra nastri e collane di corallo, con effetto trompe-l'oeil. Vi si trova il celebre autoritratto del pittore (40x30,5 cm) e un'iscrizione che testimonia il compiacimento per la fama raggiunta: PETRUS PERUSINUS EGREGIUS / PICTOR / PERDITA SI FUERAT PINGENDI / HIC RETTULIT ARTEM / SI NUSQUAM INVENTA EST / HACTENUS IPSE DEDIT, cioè "Pietro perugino, pittore insigne. Se era stata smarrita l'arte della pittura, egli la ritrovò. Se non era ancora stata inventata egli la portò fino a questo punto." L'allusione è al dibattito allora molto in voga circa la superiorità degli antichi o dei moderni; siccome si conoscevano pochissime tracce di pittura antica, citata invece dalle fonti, il dilemma era se i pittori del Rinascimento fossero già riusciti a superare gli antichi o se essi si fossero già spinti oltre, facendo di meglio di quanto era mai stato prodotto.

I dettagli fisici e psicologici dell'autoritratto sono molto curati. La faccia è tondeggiante, con le guance arrossate, le labbra sottili, i capelli fluenti, il mento doppio e con fossetta.


Stile

La decorazione del Collegio del Cambio fu sicuramente un capolavoro, dove i concetti letterari, umanistici e classici sono trasposti in immagini armoniche e pacate, ritmicamente alternate in un andamento che ricorda la composizione musicale. I colori sono brillanti ma sapientemente armonizzati, con l'uso anche di contrasti come l'arancio accostato al verde, il giallo col blu, il rosa ancora col verde. La tecnica mostra una pennellata che divide la luce in infiniti segmenti, che vibrano scomponendosi e ricomponendosi nell'effetto finale unitatrio. L'illuminazione teatrale e la prospettiva studiata suscitarono intense emozioni tra i contemporanei. L'altissimo livello qualitativo della pittura a affresco permette di rendere una miriade di dettagli di raffinatezza non minore a quelli ottenibili su tavola.

Il paesaggio è generalmente semplificato e le figure sono spesso semplicemente accostate (paratassi) creando schemi simmetrici. Le ombre sul terreno sono nitide e le pose dei personaggi spesso eleganti, quasi affettate.

Qui però sono evidenti anche il limiti dell'arte di Perugino: la reiterazione di schemi compositivi di repertorio e la difficoltà a rappresentare scene narrative dinamiche.


Bibliografia

Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004

AA.VV., Umbria ("Guida rossa"), Touring Club editore, Milano 1999.

 

 
Pietro Perugino, Self-portrait, 1497-1500, Collegio del Cambio, Perugia.
Pietro Perugino, autoritratto dall'affresco del Collegio del Cambio a Perugia, 1497–1500,
Collegio del Cambio, Perugia
 
   

Pietro Perugino, grotesque ceiling decorations, 1497-1500, Collegio del Cambio, Perugia

Pietro Perugino, grotesque ceiling decorations, 1497-1500, Collegio del Cambio, Perugia

 

   

[1] In Umbria, nel corso del Quattrocento, si sviluppò una scuola locale che dava del Rinascimento una versione aggraziata e narrativa, e che ebbe il maggior esponente in Pietro Vannucci detto il Perugino. Questi seppe coniugare i modi gentili della pittura umbra con un più alto magistero formale appreso da Piero della Francesca.
Il Perugino fu un pittore fecondissimo e la sua bottega fu tra le maggiori del Quattrocento. Era un pittore colto, in grado di offrire una veste pittorica ai complessi programmi umanistici; lirico ed aggraziato per eseguire pale d'altare; padrone di un linguaggio classico per inscenare i grandi programmi di propaganda politica; felicemente descrittivo per restituire la realtà naturale e paesistica.

Nato a Città della Pieve intorno al 1450, il suo tirocinio deve essere avvenuto in ambiente fiorentino, nella bottega del Verrocchio, dove si confrontò con le maggiori personalità artistiche del momento tra cui Botticelli e Leonardo. A questo ambiente rimandano le otto tavolette con le Storie di San Bernardino della Galleria Nazionale dell'Umbria, delle quali fu certamente ideatore.
Tra il 1481 e il 1482 operò a Roma insieme a Cosimo Rosselli, Ghirlandaio, Botticelli ed altri, nell'impresa decorativa della Cappella Sistina, in cui sembra ricoprisse un ruolo direttivo. Oltre agli affreschi di fondo andati distrutti per far posto al Giudizio Universale di Michelangelo, vi eseguì il Viaggio di Mosè in Egitto, il Battesimo di Cristo e la più celebre Consegna delle chiavi. In quest'ultima, alludendo all'investitura papale direttamente da Cristo, Perugino creò un'immagine semplice e solenne, tutta di sua mano, dove la costruzione spaziale, dal rigore prospettico di marca pierfrancescana, porta a compimento la ricerca già iniziata nelle tavolette di S. Bernardino.
Dopo l'impresa della Cappella Sistina, la sua facilità di spostamenti (lo troviamo a Firenze, Roma, Perugia, Venezia) lo rese uno dei pittori più ricercati. Sempre pacato e solenne, anche quando si cimenta con soggetti drammatici, Perugino esegue un Compianto su Cristo morto per le monache di Santa Chiara a Firenze, ora nella Galleria Palatina, dal tono lirico ed elegiaco. Degli stessi anni sono la Pala di San Pietro a Perugia e la Crocifissione nell'ex-convento di Santa Maria Maddalena de' Pazzi a Firenze, opere nelle quali il pittore mostra di essere andato pian piano perdendo l'energica linea di contorno verrocchiesca per un modellato più morbido e per un progressivo addolcimento della forma. Intanto, Perugino apre la strada anche alla ritrattistica con intento psicologico, a cui si rifarà anche il giovane allievo Raffaello.
Nel 1496 Perugino riceve l'incarico di decorare la Sala dell'Udienza nel Collegio del Cambio a Perugia con un ciclo di affreschi che mirano a dimostrare la concordanza tra dottrina cristiana e sapienza pagana; qui lo schema formale si semplifica in un allineamento di malinconici personaggi su uno sfondo paesaggistico collinare. Questo impianto compositivo diventa ormai definitivo. Dal 1502 Perugino è sempre più presente in Umbria dove riesce ad appagare il gusto devoto e tranquillo di una committenza di provincia, circondato da una bottega attivissima.
Muore di peste nel 1523.  


Bibliografia

Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004


Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Pietro Perugino

Arte in Toscana | Pietro Perugino

Arte in Toscana | Pietro Perugino in Firenze

Scheda sul Collegio del Cambio | www.perugino.it



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