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Sandro Botticelli, Nascita di Venere, c. 1486, Uffizi Gallery, Firenze

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Sandro Botticelli | Nascita di Venere, c. 1486

   
   

La Nascita di Venere è un dipinto a tempera su tela di lino (172×278 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1482-1485 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Opera iconica del Rinascimento italiano, spesso assunta come simbolo della stessa Firenze e della sua arte, faceva forse anticamente pendant con l'altrettanto celebre Primavera sempre di Botticelli, con cui condivide la provenienza storica, il formato e alcuni riferimenti filosofici. Rappresenta una delle creazioni più elevate dell'estetica del pittore fiorentino, oltre che un ideale universale di bellezza femminile.


Storia

La ricostruzione storica delle vicende legate alla Nascita di Venere, ricostruite Horne nel 1908, ha molte analogie con quella della Primavera.

Vasari, nel 1550, citò il dipinto assieme alla Primavera nella villa di Castello, che all'epoca era di proprietà dei fratelli Giovanni e Lorenzo de' Medici "Popolani", cugini più giovani di Lorenzo il Magnifico. Ciò ha fatto spesso supporre che il committente fosse Lorenzo il Popolano, che si era fatto dipingere la Primavera, e che i due dipinti facessero parte di un medesimo ciclo mitologico di cui faceva parte anche la Pallade e il centauro, sempre agli Uffizi, e Venere e Marte nella National Gallery di Londra. In realtà nessuna opera in cui sia riconoscibile la nascita di Venere è elencata negli inventari della villa del 1498, 1503 e 1516, per cui venne sicuramente lì trasportata in un secondo momento prima della visita di Vasari[1]. A quell'epoca l'edificio era di proprietà di Cosimo I de' Medici, che aveva sì potuto ereditare il dipinto dai suoi antenati del ramo "Popolano", ma anche averlo acquistato per conto personale o averlo sottratto durante una confisca di stato[2]. La prima menzione in un inventario della villa risale al 1598[1].

La Nascita di Venere è in genere considerata opera anteriore alla Primavera. Secondo alcuni entrambe le opere risalgono a un periodo vicino, dopo il ritorno del pittore da Roma per affrescare alcune scene nella cappella Sistina (1482) o immediatamente prima del viaggio (1478 per Crowe e Cavalcaselle). Secondo altri la Primavera sarebbe stata dipinta prima e la Nascita di Venere dopo il viaggio. La Yashiro indicò il 1487, Salvini il 1484; la critica moderna propende oggi invece per il 1486[1].

Esistono alcune repliche di bottega del soggetto, databili entro la fine del secolo: una agli Staatliche Museen di Berlino, e una con varianti nella collezione Aynard di Lione[1].

Nel corso dei secoli questo dipinto è diventato una delle icone della cultura italiana universalmente conosciuto. Anche grazie a questo, un particolare della Nascita di Venere (il volto della dea) è utilizzato nella moneta euro italiana del valore di dieci centesimi.

Descrizione

« Una donna non con uman volto

Da' Zefiri lascivi spinta a proda
Gir sopra un nicchio; e par che 'l ciel ne goda
Vera la schiuma e vero il mar diresti,
E vero il nicchio e ver soffiar di venti:
La dea negli occhi folgorar vedresti,
E 'l ciel ridergli a torno e gli elementi
L'Ore premer l'arena in bianche vesti,
L'aura incresparle e'crin distesi e lenti:
Non una, non diversa esser lor faccia,
Come pare che a sorelle ben confaccia »
(Poliziano Le Stanze per la Giostra)

La fonte del mito fu quasi sicuramente una delle Stanze del Poliziano[2][2], a sua volta ispirata a Ovidio, alla Geneaologia di Esiodo, al De rerum natura di Lucrezio e a un inno omerico[1]. Contrariamente al titolo con cui l'opera è nota, essa non raffigura la nascita della dea, ma il suo approdo sull'isola di Cipro[2].

Venere avanza leggera fluttuando su una conchiglia lungo la superficie del mare increspata dalle onde, in tutta la sua grazia e ineguagliabile bellezza, nuda e distante come una splendida statua antica[2]. Viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a un personaggio femminile con cui simboleggia la fisicità dell'atto d'amore, che muove Venere col vento della passione. Forse la figura femminile è la ninfa Clori, forse il vento Aura o Bora[2].

Sulla riva una fanciulla, una delle Ore che presiede al mutare delle stagioni, in particolare la Primavera, porge alla dea un magnifico manto rosa ricamato di fiori per proteggerla (mirti, primule e rose)[2]. Essa rappresenta la casta ancella di Venere ed ha un vestito setoso riccamente decorato con fiori e ghirlande di rose e fiordalisi, i fiori che la dea Flora trovò vicino al corpo dell'amato Cyanus[3].

La posa della dea, con l'equilibrato bilanciamento del "contrapposto", deriva dal modello classico della Venus pudica (cioè che si copre con le braccia il seno e il basso ventre) e Anadiomene (cioè "emergente" o nascente dalla spuma marina), di cui i Medici possedevano una statua classica fin dal 1375 citata da Benvenuto Rambaldi[1] (non si tratta però della celebre Venere Medici, giunta in città solo nel 1677). Il volto pare che si ispirasse alle fattezze di Simonetta Vespucci[1], la donna dalla breve esistenza (morì a soli 23 anni) e dalla bellezza "senza paragoni" cantata da artisti e da poeti fiorentini.


Interpretazione

 
Venus pudica, Museo archeologico nazionale, Atene

L'opera nasconde un'allegoria neoplatonica basata sul concetto di amore come energia vivificatrice, come forza motrice della natura.

Sicuramente la nudità della dea non rappresentava per i contemporanei una pagana esaltazione della bellezza femminile, ma piuttosto il concetto di Humanitas, intesa come bellezza spirituale che rappresenta la purezza, la semplicità e la nobiltà dell'anima. Non a caso è stato fatto un parallelismo tra Venere e l'anima cristiana, che nasce dalle acque del battesimo. Sarebbe dunque un'allegoria dell'amore inteso come forza motrice della Natura e la figura della dea, e la posa di Venus pudica (ossia mentre copre la sua nudità con le mani ed i lunghi capelli biondi) rappresenterebbe la personificazione della Venere celeste, simbolo di purezza, semplicità e bellezza disadorna dell'anima.

Questo era del resto uno dei concetti fondamentali dell'umanesimo neoplatonico, che ritorna sotto diversi aspetti anche negli altri dipinti a soggetto mitologico realizzati dal Botticelli all'incirca nello stesso periodo.


Tecnica

Botticelli usò per quest'opera il supporto della tela, estremamente insolito nella Firenze del Quattrocento. Due teli di lino vennero cuciti tra loro e in seguito venne aggiunta un'imprimitura a base di gesso tinto con un po' di blu, in modo da dare il particolare tono azzurrato a tutto il dipinto[4].

La pittura usa la tecnica della tempera magra, cioè dei colori sciolti in colle animali e vegetali come leganti, che diede una straordinaria luminosità avvicinandosi alla resa dell'affresco. Abbondante è l'uso dell'oro per le lumeggiature, steso essenzialmente con due tecniche: a "pennello", come nei capelli di Venere, e a "missione", cioè con l'aggiunta di mordente, sui tronchi e sulle foglie[4] .


Stile

Nell'opera sono leggibili alcune caratteristiche stilistiche tipiche dell'arte di Botticelli.


Composizione

La composizione è estremamente bilanciata e simmetrica: il soffio vitale offerto dai due venti e la ninfa sono i due lati ideali di un triangolo al vertice del quale si pone Venere che diviene quindi l'elemento mediano dell'intera scena[5]. Ciò può anche sottintendere la necessità di equilibrio nell'esperienza amorosa, tra passione fisica e purezza spirituale, tra esaltazione dei sensi e elevazione dell'animo. Le figure ai lati di Venere compiono infatti azioni contrapposte, ma equilibrate nell'insieme[5].

Botticelli, seguendo probabilmente le istruzioni del De pictura di Leon Battista Alberti, limitò il numero delle figure e rese autonomi tutti gli elementi della composizione, quasi come semplicemente giustapposti[5].


Disegno e linea

 


Sandro Botticelli, Nascita di Venere (dettaglio), c. 1486, Uffizi Gallery, Firenze

 


Sandro Botticelli, Nascita di Venere (dettaglio), c. 1486, Uffizi Gallery, Firenze

Il disegno è armonico, delicato; le linee sono elegantissime e creano, nelle onde appena increspate, nel gonfiarsi delle vesti, nel fluire armonico dei capelli della dea e nello stesso profilo della spiaggia, dei giochi decorativi sinuosi e aggraziati. Innegabile è la ricerca di bellezza ideale e armonia, che si attua nel ricorso in via preferenziale al disegno e alla linea di contorno (derivato dall'esempio di Filippo Lippi). Le forme sono nette, raffinatissime e trovano la loro sublimazione nel nudo statuario della dea, in cui le qualità morali e spirituali, secondo la dottrina neoplatonica, coincidono con la sua bellezza fisica. Tipica dell'artista è la vena leggermente malinconia, ma serena, che serpeggia negli sguardi.


Spazialità

La spazialità sostanzialmente è piatta o comunque poco accennata, e dimostra l'allora nascente crisi degli ideali prospettici e razionali del primo Quattrocento, che ebbe il suo culmine in epoca savonaroliana (1492-1498) ed ebbe radicali sviluppi nell'arte del XVI secolo[6].


Volume e colore

In ogni caso l'attenzione al disegno non si risolve mai in effetti puramente decorativi, ma mantiene un riguardo verso la volumetria e la resa veritiera dei vari materiali, soprattutto nelle leggerissime vesti[7]. Il colore chiaro e nitido, derivato dalla particolare tecnica, intride di luce le figure, facendone risaltare la purezza penetrante della bellezza.

La forte plasticità dei singoli corpi bilancia gli appiattimenti dello sfondo e dei giochi lineari, generando anche un'originale rappresentazione del movimento: a ben guardare esso nasce infatti dalle linee, mentre le figure sembrano magicamente ferme e sospese. L'apparente distacco dalla sfera dei sensi unito a un'intesa emozione intellettuale sta alla base di alcune delle ragioni del fascino dell'opera.

   
   
Sandro Botticelli, Nascita di Venere (dettaglio), c. 1486, Uffizi Gallery, Firenze
   
Sandro Filipepi nasce a Firenze nel 1445, quarto figlio del conciatore di pelli Alessandro di Mariano Filipepi. Sandro entra nella bottega di Antonio del Pollaiolo, pittore, orafo e scultore, dal quale assimila il ductus elegante, che sarà una discriminante stilistica nella sua opera. Alla data del 1470, Sandro possiede una sua bottega. Un lustro dopo dipinge il ritratto (National Gallery di Washington) di Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo. Nel 1478 ca., Sandro, ormai nelle grazie della famiglia Medici, dipinge la enigmatica "Primavera" (Uffizi, Firenze). Il committente del quadro è Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, un ragazzo tormentato e nevrotico. Ll’immagine della "Primavera" – come "La Nascita di Venere" – è collocata all’interno della Villa di Castello in cui vive Lorenzino. In questo dipinto alcuni storici delle immagini hanno desunto l’iconografia della cultura fiorentina coeva a Botticelli. Agnolo Poliziano, poeta e precettore dei figli di Lorenzo de’ Medici (fra cui Giovanni, futuro Papa Clemente X), con le sue liriche cortesi, in cui il vento stuzzica Ninfe in arcadici boschi, appare come referente testuale per le mitologie botticelliane. E' il neoplatonismo fiorentino, animato da Pico della Mirandola e da Marsilio Ficino, il quale scrive in questo periodo la "Consonantia Mosis et Platonis": un ideale convergenza di platonismo e cristianesimo. L’intero quadro botticelliano sarebbe il formato visivo del concetto ficiniano: le tre Grazie sono la Trinità, Flora, la Vergine e Mercurio proprio colui che miscela gli elementi, platonici e cristiani. Il quadro, al pari di un amuleto taumaturgico che assume in se la benefica energia astrale per rifletterla su chi si specchia in esso, sarebbe un "amuleto" pronto a temperare il carattere sanguigno di Lorenzino. Nel 1481 Sandro viene chiamato alla romana Fabbrica di San Pietro. Nella Cappella Sistina dipinge tre grandi affreschi, potenti e moderni, per esecuzione stilistica e tonalità cromatica: "Il Giovane Mosé"; "La Punizione dei Figli di Corah" e "La Tentazione di Cristo". Intanto la Pittura di Sandro diviene scarna, essenziale. II pittore elimina i brani decorativi, i dettagli desunti dalla pittura fiamminga, le lussureggianti nature morte, per lampeggiare con colori vibranti e una composizione che evoca la Pittura medievale, con la prospettiva volutamente ignorata o ribaltata, come nella estrema e sublime "Natività Mistica" della National Gallery di Londra dove gli angeli, in primo piano, non lodano la nascita del Salvatore, ma si consolano con deliqui dolorosi per la perdizione mondana che li circonda. Su questi concetti – e cioé un ritorno al pauperismo e una riforma morale della Chiesa – si poggia il Credo declamato dal monaco Girolamo Savonarola, cui l’ultimo Botticelli sembra essere pendant visivo. Un sogno breve e atroce: Girolamo, nel 1498, viene arso vivo, come eretico, a Firenze. Nel 1492 è morto anche Lorenzo de 'Medici. Nel 1505 Sandro realizza la "Crocifissione Mistica", forse un tributo ermetico al monaco, forse un lascito pieno di disillusa fiducia verso la Chiesa, il mondo, se stesso.

Sandro Botticelli muore, all’età di 65 anni, nella sua Firenze, nel 1510, infermo e povero.
[Fonte: Botticelli Sandro: Biografia | www.italica.rai.it]

[1] Dalla scheda di catalogo (vedi "Collegamenti esterni").
[2] Galleria degli Uffizi, cit., pag. 128.
[3] http://www.ancorainviaggio.it/curiosit%C3%A0_2.htm
[4] Galleria degli Uffizi, cit., pag. 130.
[5] Galleria degli Uffizi, cit., pag. 131.
[6] De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 140.
[7] De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 141.


Bibliografia

Bruno Santi, Botticelli, in I protagonisti dell'arte italiana, Scala Group, Firenze 2001. ISBN 8881170914

AA.VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Roma 2003.

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0

 
Sandro Botticelli, autoritratto

L'autoritratto, inserito in una grande opera è una piccola (o grande) rivincita che garantisce al pittore, un poco narcisista, il ricordo dei posteri.
Sandro Botticelli si dipinge in piedi con un mantello aranciato nel Adorazione dei Magi, un dipinto realizzato nel 1475 e conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze


Immagine ad altissima definizione su Google Art Project | www.googleartproject.com

Venere di Botticelli. Analisi iconografica e iconologica | www.sandro_botticelli.historiaweb.net

La scheda del catalogo museale | www.polomuseale.firenze.it
Notizie storico critiche | Secondo lo Horne (1908) il quadro fu dipinto per la villa di Castello, diproprietà di Giovanni e Lorenzo di Pierfrancesco dal 1447. Anche Vasari cita il dipinto, insieme alla "Primavera", nella villa. Negli inventari della villa del 1498, 1503 e 1516 non è menzionata nessuna pittura corrispondente alla "Nascita di Venere". Nel 1598 fu catalogata per la prima volta nell'inventario di Castello. Il dipinto è ispirato alla Geneaologia di Esiodo, e ad un inno omerico, mediati attraverso le interpretazioni degli intellettuali neoplatonici (Ficino, Pico della Mirandola e Poliziano) della cerchia di Lorenzo il Magnifico. Il modello della figura di Venere si suppone tratto da una antica statua di Venere delle collezioni medicee (Venere Anadiomène) di Venere, ricordata da Benvenuto Rambaldi, fin dal 1375. Per il volto pare che il Botticelli si sia ispirato a Simonetta Cattaneo. Il dipinto è stato variamente datato: Crowe e Cavalcaselle al 1478; la Yashiro propende per il 1487, il Salvini per il 1484. La data, del 1486 è unanimamente accolta dalla critica moderna. Diverse repliche della bottega di Botticelli (1480-1499) sono conservate a Berlino allo Staatliche Museen, a Londra Collezione Werner e una copia con varianti a Lione, collezione Aynard.


 
   


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La Galleria degli Uffizi e Botticelli

La Galleria degli Uffizi contiene migliaia di oggetti d’arte che sono state formate da molti artisti. La stanza di Botticelli é uno dei miei preferiti. Ci sono mostrati qui alcuni dipinti speciale che io ho gustato quando ho visitato La Galleria degli Uffizi nel dicembre 2002.

Forse, la piú famoso dipinto nel’Uffizi é La Primavera del Sandro Botticelli. Il dipinto è un'allegoria della primavera e natura. Il dipinto mostra un giardino con le figure mitologice, Zefiro, la ninfa Clori, e Flora, la dea della fecondità. Al centro del dipinto é Venere con Cupido. Alla sinistra, Mercurio tende il caduceo verso il cielo. Tra Mercurio e Venere sono le tre Grazie danzanti. Nel dipinto ci sono due cento specie di fiori, secondo botanici moderni. (Fossi 128-129)


La nascita di Venere é uno dei miei preferiti. É un dipinto bellissimo che fu la proprietá di Lorenzo di Pierfrancesco de’Medici. Il dipinto raffigura Venere in piedi su una conchiglia, sulla mare. Alla sinistra, i venti mitologici, Zefiro e Aura spingono insieme, Venere a terra. Alla destra, una donna che é vestita con una gonna decorata con i fiori, riceve Venere. La donna é un’Ora mitologica con un manto per coprire Venere. Questo soggetto mitologico é stato multo importante nella letteratura e filosofia del Rinascimento, percio, questo dipinto suggerisce multi interpretazioni allegoriche. (Fossi 132-133)

Il tondo, Madonna del Magnificat é veramente magnifico! Questo dipinto circolare dipinge le figure della Vergine col Bambino e cinque angeli. Maria scrive il cantico del Magnificat al libro sulla sua ginocchia. Sullo sfondo é un paesaggio fluviale e tranquillo. Alla destra e sinistra, le due angeli sospendono sul capo della Vergine, una corona di stele. Il dipinto é molto interessante perché, le figure appaiono come se fossero riflessione allo specchio convesso. (Fossi 134)

Il tondo, Madonna della Melagrana é simile a Madonna del Magnificat perché questo dipinto circolare anche dipinge le figure della Vergine col Bambino e gli angeli. La faccia della Vergine é piú malinconico di la faccia della Vergine della Madonna del Magnificat. Il Bambino e la Vergine tengono insieme una melagrana, un simbolo della Resurrezione. I gigli, le rose, e le parole del’Annunciazione (AVE GRAZIE PLENA), sono i simboli della purezza della Vergine. Madonna della Melagrana é stato dipinto nel 1487 per il Tribunale dei Massai di Camera in Palazzo Vecchio a Firenze. (Fossi 135)

 

Sandro Botticelli, Annunciazione di San Martino alla Scala (dettaglio), Galleria degli Uffizi, Firenze

Botticelli ha dipinto Annunciazione per la chiesa del monastero Fiorentino di Cestello (oggi nota come Santa Maria Maddalena de’Pazzi) nel 1489. Questo dipinto é particolarmente famoso perché la posa della Vergine é molta insolita e drammatica. Maria appare di avere paura dell’angelo che é apparso improvvisamente. Il dipinto ha una cornice in stile classico raro. La cornice ha una predella con l’iscrizione, SANTVS SVPERVENIET IN TE ET VIRTVS ALTISSIMI OBVMBRAVIT TIBI ECCE ANCILLA DOMINI FIAT MICHI SECVNDVM VERBVM TVVM. Anché sulla predella é una piccolo dipinto del Christo in Pietá. La ambientazione del’ Annunciazione é austere e semplice con un sfondo di un paesaggio tranquillo. (Fossi 136)

Adorazione dei Magi, una pala d’altare, é stato dipinto per la cappella nella chiesa Santa Maria Novella. Questa scena sacra é molto importante oggi, perché le faccie di molte della figure sono ritratti della famiglia de’Medici. Cosimo é il vecchio re che si é inginocchiato davanti a Christo. Alla destra, Lorenzo il Magnifico é l’uomo di profilo in piedi, con un manto nero. Suo padre, Piero il Gottoso, é il re inginocchiato a centro, con un manto rosso. L’uomo alla destra estrema é l’artista Botticelli. (Fossi 127)

 

Adorazione dei Magi

Bibliografia

Fossi, Gloria. The Uffizi Gallery. Prato, Italy: Giunti, 2001.

Ciseri, Ilaria. Uffizi Gallery <http://www.uffizi.firenze.it>

 

 

 

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