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L'Annunciazione è un affresco (329x193 cm) di Piero della Francesca, facente parte delle Storie della Vera Croce nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo, databile al 1452-1458. L'affresco fu probabilmente dipinto nella prima parte dei lavori, prima del soggiorno a Roma (1458-1459).[1]
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Piero della Francesca, 1452-1458, L'Annunciazione (dettaglio), affresco (329 x 193 cm), Basilica di San Francesco, Arezzo
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Descrizione e stile
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L'architettura classica è presente ancora una volta con l'elegante colonna al centro. La simmetria è rotta da un punto di vista situato non al centro, ma a destra, dietro la Vergine. C'è una grande attenzione al minimo dettaglio, visibile nei riflessi di luce. Dal velo trasparente che copre la testa di Maria alle perle che decorano il suo abito, dal legno intarsiato della porta alle ombre proiettate sulle superfici di marmo bianco, ci sono numerosi nuovi elementi che saranno ulteriormente sviluppati da Piero nei successivi lavori.
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L'Annunciazione si trova nel registro inferiore sulla parete centrale, a sinistra della vetrata. Dal punto di vista della cronologia delle Storie è l'unico affresco che mostra una scena datata ai tempi di Cristo: la Crocifissione infatti non venne affrescata da Piero, poiché già rappresentata nel crocifisso ligneo duecentesco appeso al centro della cappella. La scena fa da pendant al Sogno di Costantino sull'altro lato, poiché in entrambi un messo divino porta un messaggio che decide le sorti dei protagonisti e dell'umanità intera. Inoltra l'Annunciazione, secondo la tradizione dell'epoca, era festeggiata lo stesso giorno della Morte di Adamo e della Crocifissione, il 25 marzo.
Maria riceve l'annuncio dall'Angelo al riparo in un sontuoso loggiato classicheggiante, mentre a sinistra in alto, sullo sfondo del cielo chiaro, Dio Padre invia dalle nuvole lo Spirito Santo sotto forma di raggi che scaturiscono dalle sue mani. L'Angelo sta inchinandosi e fa un gesto di saluto alla Vergine, mentre nella mano sinistra tiene un ramoscello di palma, presagio del martirio di Cristo. La palma era infatti un albero che frutta solo quando sembra già morto, per questo venne scelto come simbolo del sacrificio dei martiri. Maria sta ruotando il corpo sorpresa dall'Angelo. Nella mano sinistra tiene il libro, che simboleggia le Sacre Scritture che si avverano, mentre con la destra fa un gesto di sorpresa. Le palpebre abbassate la caratterizzano nella posa ella cogitatio (riflessione). Il suo vestito è tipico delle rappresentazioni mariane: rosso con mantello blu e velo bianco. Come tipico nelle opere di Piero i colori ricorrono come in una scacchiera, in questo caso nelle vesti di Dio Padre.
Per il volto di quest'ultimo Piero usò un modello che compare frequentemente nelle sue opere: l'uomo anziano e barbuto col naso schiacciato si ritrova nel Polittico di Sant'Agostino, ma anche, restando nello stesso ciclo, nelle fattezze di Corsoè o in quelle di un uomo al capezzale di Adamo nella lunetta della Morte. Questo si spiega solo come una scelta programmatica di Piero di non attribuire particolari significati alle fattezze dei personaggi: in altre scene infatti si fatica a distinguere i personaggi principali da quelli secondari per la medesima cura dispiegata nei ritratti. In un certo senso è un'accentuazione della rilevanza dell'individuo in confronto agli eventi narrati.
Sullo sfondo, entro le specchiature marmoree, si trovano delle tarsie lignee dipinte (un portale traforato, un seggio intarsiato, un gioco di cubi tridimensionali sulla parete ripreso dall'opus scutulatum romano), che dimostrano la conoscenza di Piero di questo tipo di produzione artistica: egli stessi produsse forse dei cartoni per le tarsie dello studiolo di Federico da Montefeltro o per altre corti.
La posizione delle colonne separa verticalmente la scena in due metà, come avviene in altre rappresentazioni simile del Rinascimento: da un lato era un retaggio degli scomparti tradizionali dei polittici, dall'altro simboleggiava il contatto tra mondo divino e umano. La diagonale dell'architrave, che prosegue nel profilo del cornicione aggettante, unisce le mani del Dio Padre con il volto di Maria e suggerisce l'andamento dello Spirito Santo. La prospettiva è quindi, in questo caso, messa al servizio del tema cristiano.
La luce proviene con incisività da sinistra (ombra della pertica in alto, ombra del loggiato dietro l'Angelo), e rispetta l'illuminazione naturale della cappella (la finestra è infatti in questo caso a destra), ma sembra anche suggerire che la luce provenga dal centro della cappella stessa, dal Crocifisso appeso: un simile uso mistico della luce si ritrova anche nella tavola della Flagellazione.
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La Vergine, dettaglio
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Piero della Francesca
(Sansepolcro, 1416-1417 circa – Sansepolcro, 12 ottobre 1492)
Tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, fu un esponente della seconda generazione di pittori-umanisti. Le sue opere sono mirabilmente sospese tra arte, geometria e un complesso sistema di lettura a più livelli, dove confluiscono complesse questioni teologiche, filosofiche e d'attualità. Riuscì ad armonizzare, nella vita quanto nelle opere, i valori intellettuali e spirituali del suo tempo, condensando molteplici influssi e mediando tra tradizione e modernità, tra religiosità e nuove affermazioni dell'Umanesimo, tra razionalità ed estetica.
Le notizie sulla vita di Piero di Benedetto dei Franceschi, più noto come Piero della Francesca, dal nome della famiglia, sono frammentarie. Per anni si è fissata la sua data di nascita al 1406, notizia desunta dal Vasari. Un documento del 1439 lo attesta, però, a bottega da Domenico Veneziano, dunque a lui sottoposto. Il fatto presuppone che Piero fosse molto giovane e porta a spostare la data di nascita a dopo il 1410. Il luogo natio è Borgo Sansepolcro, ma la formazione è in ambiente fiorentino. Proprio a Firenze, in quel 1439, Piero attende con il maestro Veneziano agli affreschi di Sant’Egidio. La sua presenza in città deve essere però precedente a questa data, poiché la sua conoscenza degli stilemi artistici fiorentini è piuttosto approfondita. Non è chiaro, dunque, dove egli abbia compiuto i suoi studi. E’ probabile che un ragazzo nato a Sansepolcro, borgo all’estremità della Toscana e confinante sia con l’Emilia sia con le Marche, si recasse spesso a Perugia ed a Firenze. Alla data del 1439, Piero conosce bene le nozioni prospettiche del Brunelleschi, le teorizzazioni dell’Alberti, forse anche lo studio della luce dell’Angelico e le geometrizzazioni di Paolo Uccello.
Poco dopo il 1440, lascia per sempre Firenze. Nel 1442 è a Borgo Sansepolcro, dove si candida alle elezioni come consigliere popolare. Lo stesso anno, la Confraternita della Misericordia gli commissiona un polittico da realizzare in tre anni: Piero, però, impiegherà ben tre lustri ad ultimarlo. Nel 1451 è a Rimini, ove lavora al Tempio malatestiano, realizzando l’affresco di Sigismondo Malatesta. L’anno seguente si reca ad Arezzo, su richiesta della famiglia Bacci. Dopo la morte del pittore Bicci di Lorenzo, la sua presenza è necessaria per portare a compimento gli affreschi del coro di San Francesco. Pochi anni dopo è ad Urbino, per attendere alla tavola con “La Flagellazione”. La datazione di quest’opera ha dato rilevanti problemi ed oscilla tra il 1445 e il 1459-60. Nel frattempo, a Perugia affresca una tavola del polittico di Sant’Antonio. Dal 1475 in poi la sua attività sembra arrestarsi. Ne è probabile causa una malattia agli occhi, che secondo Vasari lo conduce alla cecità totale. La notizia non troverebbe conferma nel testamento di Piero, datato al 1487, nel quale egli afferma di essere in piena salute. Agli anni Settanta appartengono una “Madonna” di Senigallia, una “Sacra conversazione” di Brera. Negli ultimi anni di vita Piero si dedica alla scrittura, lasciando ai posteri tre libri scientifici: “De corporibus regolaribus”, “Trattato d’abaco” e “De prospectiva pingendi”. Muore il 12 ottobre del 1492 nel suo paese natio.
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Piero della Francesca | Opere
Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico.
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* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
Morte di Adamo, 390x747 cm
Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
Annunciazione, 329x193 cm
Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
Profeta Geremia, 245x165 cm
Angelo, frammento, base 70 cm
Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)
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[1] Gli studiosi tendono generalmente ad ammettere, sulla base di chiare considerazioni stilistiche, che Piero della Francesca sia subentrato nel progetto già nel 1452: infatti molte raffigurazioni del ciclo evidenziano similitudini con l'affresco di Rimini (Sigismondo e il Malatesta), opera datata 1451. Molte sono le ipotesi avanzate sulle ragioni che indussero la committenza a valersi di Piero, tra le quali la più veritiera potrebbe essere quella che Bicci di Lorenzo, avendo collaborato alle decorazioni di Sant'Egidio a Firenze (1439) con Domenico Veneziano, presso il quale si trovavano altri pittori – tra cui l'artista di Borgo San Sepolcro – abbia fatto le sue considerazioni e quindi suggeritone il nome ai committenti. Per quanto riguarda chi avesse stabilito la tematica, non sussistono prove chiare per stabilire se venne richiesta dalla committenza o suggerita da specialisti di tali programmi, oppure una scelta degli stessi artisti, Bicci di Lorenzo e/o Piero della Francesca. Il ciclo venne esposto da lacopo da Varazze (altre fonti: Iacopo da Varagine), vescovo di Genova, del quale risultano altre pubblicazioni letterarie di vari altri cicli pittorici – soprattutto quelli delle chiese francescane – assai in voga durante tutto il il corso del Medioevo. Per quanto riguarda la conclusione dei lavori, gli studiosi propendono generalmente al 1459 (anno in cui si documenta la presenza del maestro a Roma per le decorazioni nei palazzi vaticani); ma è altrsì possibile, da un interpretazione di un documento datato 1466 in cui si commissionava a Piero la dipintura di uno stendardo, che la realizzazione degli affreschi si fosse protratta fino a tale data: il 20 dicembre di quell'anno, infatti, i confratelli della Nunziata di Arezzo commissionarono a Piero la dipintura di tale stendardo (purtroppo andato perduto) dichiarando che l'artista era il solo in grado di "fare l'opera più bella che si possa", dopo aver "praticato a Firenze e qui ........ (sicuro riferimento alle Storie della cera Croce)". A dire il vero quest'ultimo documento attesta solamente che nel 1466 i lavori erano certamente terminati, e nulla più.
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Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Piero della Francesca
Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007. ISBN 978-3-8331-3757-0
Attilio Brilli, Borgo San Sepolcro. Viaggio nella città di Piero, Città di Castello, Tibergraph Editrice, 1988.
Luca Madrignani (21-10-2007). Insurrezione e lotta armata a Sansepolcro. Patria Indipendente: pp. 25-27
Il Museo di Piero della Francesca sorge nell’antico Palazzo della Residenza di Sansepolcro, uno dei più rappresentativi di tutta la Toscana. All’interno, su una parete della Sala dei Conservatori, fu affrescata intorno al 1460, più o meno in contemporanea con l’altrettanto famosa Madonna del parto di Monterchi, la celebre Resurrezione, opera, a ragione, definita dallo scrittore inglese Aldous Huxley “la più bella pittura del mondo”. Proprio da questa illustre presenza scaturì, già nel Cinquecento, l’idea di riunire in questa stanza un gruppo di opere d’arte realizzando così la prima collezione artistica cittadina. Questo stesso ambiente oggi, accanto al celebre affresco, conserva le altre opere che Piero eseguì per la sua città natale alla quale rimase sempre legato.
Museo Civico, Via Niccolò Aggiunti, 65, 52037 Sansepolcro Arezzo | www.museocivicosansepolcro.it
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Podere Santa Pia, situata nelle colline del valle d'Ombrone con vista panoramica del comune stesso e immerso in un paradiso di tranquillità, è la casa vacanze l'ideale per una vacanza all'insegna del relax.
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Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia
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Podere Santa Pia |
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Podere Santa Pia, giardino |
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Abbadia Sant' Antimo |
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