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Piero della Francesca
(Sansepolcro, 1416-1417 circa – Sansepolcro, 12 ottobre 1492)
Uno degli artisti più famosi venuti a contatto con la famiglia Malatesta è sicuramente Piero della Francesca, a cui furono commissionati dei lavori presso il Tempio Malatestiano direttamente dal Signore, Sigismondo Pandolfo Malatesta, nel 1451.
Piero della Francesca nacque a Sansepolcro tra il 1406 e il 1420 da una famiglia modesta: il padre, Benedetto de' Franceschi era calzolaio e conciatore.
Egli fu assistente presso il compaesano Antonio d'Anghiari, per poi trasferirsi a Firenze ed intraprendere la carriera di discepolo di Domenico Veneziano, nel 1435. In questo periodo collaborò agli affreschi andati perduti “Storie della Vergine” nel coro della Chiesa di Sant'Egidio e ai lavori presso la Chiesa di Santa Maria a Loreto (lasciata imperfetta per paura della peste che si stava diffondendo in quei luoghi).
Fu durante questo apprendistato che Piero acquistò la pittura luminosa, moderna e vigorosa tipiche del Veneziano e di Masaccio.
La sua prima opera rinvenuta, inizialmente attribuita a Leonardo Da Vinci, è la “Madonna col Bambino” prodotta tra il 1435 e il 1440.
Nel 1442 egli tornò a Borgo Sansepolcro e nel 1445 ricevette la proposta dalla Confraternita della Misericordia di creare il polittico per l'altare della chiesa, impresa che durerà per più di quindici anni.
Negli anni successivi fu al servizio di svariate casate nobiliari molto conosciute: nel 1449 applicò la sua arte al Castello degli Este e alla Chiesa di Sant'Andrea; nel 1451 giunse a Rimini per attuare dei lavori (commissionati da Sigismondo Pandolfo Malatesta) nel Tempio Malatestiano e qui inoltre produsse varie opere raffiguranti Sigismondo.
Fu in questa occasione che fece conoscenza con Leon Battista Alberti, il quale si occupò principalmente delle decorazioni del Tempio.
Seguirono anni di viaggi e di lavori in tutta Italia: Ancona, Pesaro, Bologna, Arezzo, Borgo San Sepolcro (1453) dove stipulò un contratto per il polittico dell'altare maggiore della Chiesa di Sant'Agostino.
Successivamente affrescò la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma per commissione di papa Niccolò V e, nel 1455 decorò i Palazzi Vaticani (decorazioni oggi perdute). Nel 1467 fu chiamato a Perugia per il polittico del convento delle suore terziarie di Sant'Antonio e successivamente si spostò ad Urbino alla corte di Federico di Montefeltro dove conobbe Melozzo da Forlì e Luca Pacioli.
Piero della Francesca, negli ultimi anni di vita, fu affetto da una brutta malattia agli occhi ma che non gli impedì di scrivere, prima di morire nel 1492, dei manuali di calcolo (testimonianze del fatto che egli fosse anche un accanito matematico, oltre che pittore).
Piero della Francesca rappresenta pienamente l'uomo rinascimentale, colui che ha fiducia nelle capacità umane che possono portarlo ad affacciarsi al dogma. La sua arte è prevalentemente incentrata su caratteri religiosi, utilizzando forme e tratti ben definiti: organizzazione prospettica e ritmica, attenzione alla geometria dei volumi (più semplice possibile), assenza di contrasti brutali ed accostamenti di tonalità simili, luce intellettuale e movimenti ritratti nel momento in cui possono divenire imperituri.
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Piero della Francesca | Opere
Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico.
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* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
Morte di Adamo, 390x747 cm
Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
Annunciazione, 329x193 cm
Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
Profeta Geremia, 245x165 cm
Angelo, frammento, base 70 cm
Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)
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Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Piero della Francesca
Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007. ISBN 978-3-8331-3757-0
Attilio Brilli, Borgo San Sepolcro. Viaggio nella città di Piero, Città di Castello, Tibergraph Editrice, 1988.
Luca Madrignani (21-10-2007). Insurrezione e lotta armata a Sansepolcro. Patria Indipendente: pp. 25-27
Il Museo di Piero della Francesca sorge nell’antico Palazzo della Residenza di Sansepolcro, uno dei più rappresentativi di tutta la Toscana. All’interno, su una parete della Sala dei Conservatori, fu affrescata intorno al 1460, più o meno in contemporanea con l’altrettanto famosa Madonna del parto di Monterchi, la celebre Resurrezione, opera, a ragione, definita dallo scrittore inglese Aldous Huxley “la più bella pittura del mondo”. Proprio da questa illustre presenza scaturì, già nel Cinquecento, l’idea di riunire in questa stanza un gruppo di opere d’arte realizzando così la prima collezione artistica cittadina. Questo stesso ambiente oggi, accanto al celebre affresco, conserva le altre opere che Piero eseguì per la sua città natale alla quale rimase sempre legato.
Museo Civico, Via Niccolò Aggiunti, 65, 52037 Sansepolcro Arezzo | www.museocivicosansepolcro.it
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Nella suggestiva cornice del valle d'Ombrone, nei pressi di Montalcino, questa magnifica podere è situata in ottima posizione e gode dello splendido panorama sulla Maremma, fino al mare e l'isola Montecristo.
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Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia
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Podere Santa Pia |
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Sansepolcro |
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Santa Trinita a Firenze |
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Piazza della Santissima Annunziata
a Firenze |
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La Pieve di Santa Maria a Spaltenna |
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The façade and the bell tower of
San Marco a Firenze |
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Piazza della Santissima Annunziata
a Firenze |
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Firenze, Duomo |
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Sigismondo Pandolfo Malatesta
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Sigismondo Pandolfo Malatesta, detto il lupo di Rimini (Rimini, 19 giugno 1417 – Rimini, 9 ottobre 1468), figlio di Pandolfo III Malatesta e dell'amante Antonia da Barignano, fu signore di Rimini e Fano dal 1432, mentre suo fratello Domenico Malatesta lo fu di Cesena.
Biografia
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Venne investito del titolo di cavaliere dall'imperatore del Sacro Romano Impero, Sigismondo di Lussemburgo. Considerato dai suoi contemporanei come uno dei più audaci condottieri militari in Italia, lo ritroviamo in molte battaglie che caratterizzarono quel periodo. Fu più volte assoldato dai Papi, del quale era vicario, comandò le truppe veneziane nella campagna contro la Repubblica Ambrosiana e contro Francesco Sforza, nonché quella del 1465 contro l'Impero Ottomano. Aiutò anche i fiorentini nella resistenza all'invasione di Alfonso V d'Aragona, riuscendo a rompere l'assedio posto da questi a Piombino con una manovra che sorprese sia il nemico che gli alleati. Per questa azione gli fu concesso il trionfo a Firenze.
Questa azione tuttavia, gli portò contro l'ira del Re d'Aragona, che lo odiò per tutta la vita e diede il compito al figlio di distruggere lo stato malatestiano.
Questo odio nei suoi confronti lo riempì di difficoltà dalle quali non sempre riuscì a districarsi. Le sue condotte gli attirarono la fama di infido e menefreghista, come in occasione della condotta tenuta con la città di Siena, che ebbe ripercussioni per gli anni a venire. In realtà, la sua condotta non esemplare non era dovuta al suo carattere, ma al fatto che aveva da pensare anche, e soprattutto, al suo stato, che era sempre in guerra con quello dei Montefeltro, guidato da Federico da Montefeltro.
Resti del suo dominio li ritroviamo in tutto il territorio posto sotto il suo controllo. Numerose sono le rocche che controllavano il suo Stato, alcune delle quali erano: Sansepolcro, Rimini, Fano, Verucchio, Gradara, Mondaino, Montefiore, Montebello, Santarcangelo e tante altre, che costellano il paesaggio, dando un tocco pittoresco ad ogni collina del crinale marchigiano-romagnolo.
Fu anche poeta e patrono delle arti. A lui si deve la creazione di uno dei monumenti simbolo della città di Rimini e dell'intero Rinascimento: il Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti. Si sposò tre volte, nell'ordine con: Ginevra d'Este, Polissena Sforza che, a quanto pare, fu assassinata da lui stesso[senza fonte] e Isotta degli Atti. Solo il matrimonio con la terza, contratto nel 1456, non aveva fini politici. Infatti non ne trasse alcun vantaggio politico-militare, se non l'ufficializzazione della sua decennale relazione con Isotta, da cui aveva avuto anche un figlio.
La sua storia finì in maniera drammatica, dopo la sua esclusione dalla Pace di Lodi, che sanciva la fine delle guerre in Italia e poneva pure in rilievo le potenze maggiori, quelle che si spartivano l'Italia. La sua marginalizzazione fu dovuta al Re d'Aragona, che dichiarò di volersi escludere dal patto qualora vi fosse stato incluso il Malatesta. Da questo momento iniziò la sua parabola discendente, che lo portò ad una lacerazione dei rapporti con la Chiesa, guidata da Papa Pio II, (al secolo Enea Silvio Piccolomini), senese di nascita ed avverso al Malatesta sin dai tempi del suo comportamento con la città Siena. Lo scontro col papa divenne più forte a seguito dell'invasione angioina del Regno di Napoli. La rottura completa si ebbe con la presa di alcuni castelli dati in pegno al papa, il quale aveva affermato che sarebbero stati ridati in premio al Malatesta quando questi avesse adempiuto agli obblighi dettatigli. Il papa aveva chiesto infatti al signore di Rimini di cedere alcuni castelli al suo eterno rivale Federico da Montefeltro e di dare al Re di Napoli un'ingentissima somma di denaro, dovuta a seguito di un fatto accaduto prima della campagna contro la Repubblica Fiorentina nel quale, come abbiamo visto, il Malatesta ebbe tanto successo nell'impedire ad Alfonso V d'Aragona di dilagare in Toscana. Offeso per il trattamento subito, Sigismondo prese iniziative che scatenarono le ire del Pontefice il quale, nel Natale del 1460, riunì un concistoro con un documento redatto dal Papa medesimo che lo accusava dei crimini più infamanti, in seguito al quale gli comminò la scomunica e lo condannò a essere bruciato in effigie.
L'ultima battaglia che lo vide vincitore fu quella di Nidastore, nella quale riuscì a sconfiggere un'armata papale composta dal triplo dei suoi effettivi. Dopo tale battaglia tuttavia, il Malatesta non volle infierire sui territori della Chiesa e preferì cercare forze per aiutare i suoi alleati angioini nella guerra che si stava combattendo nel meridione. Tali preparativi gli permisero di approntare un esercito con contingenti provenienti da buona parte della Romagna. Tuttavia, l'esercito papale, guidato da Federico da Montefeltro, fu sufficiente a farlo tornare sulla difensiva, in quanto, con tale spedizione, aveva sguarnito di difese le proprie terre. Tale scelta gli costò la fine dello Stato poiché, nella ritirata che lo avrebbe dovuto portare da Senigallia a Fano (seconda capitale del suo Stato che era diviso in due dallo Stato di Pesaro), venne sorpreso dall'esercito ecclesiastico a Pian della Marotta, sulle rive del fiume Cesano.
Da quel momento dovette assistere allo smembramento dei suoi territori, che cadevano sotto i colpi dell'esercito della Chiesa guidato dal suo eterno nemico.
Nel tentativo di risorgere, si pose al comando delle truppe veneziane per la guerra contro i Turchi. La guerra in Morea, non portò tuttavia la gloria che cercava. Al suo ritorno, il nuovo Papa Paolo II lo chiamò per dargli delle importanti comunicazioni. I suoi sogni di riottenere qualche territorio del suo vecchio Stato però si infransero quando il papa gli chiese di accettare un baratto di natura territoriale.
Si spense all'età di 51 anni. Il suo corpo venne sepolto nella tomba del Tempio Malatestiano, incompiuto, come il suo progetto di ingrandimento dello Stato e del suo innalzamento alla gloria immortale.
Le parti più dolci della sua storia, le ritroviamo nel libro Esperidi (Esperis) di Basinio parmense.
Ezra Pound lo ricordò come "il miglior perdente della storia".
Federico da Montefeltro nacque a Gubbio il 7 giugno 1422. La reale paternità e la reale maternità sono ignote: la bolla di legittimazione emessa dal papa Martino V dichiara Federico figlio di Guidantonio da Montefeltro e di una donna non sposata. Tuttavia leggende e ipotesi hanno indicato in Bernardino Ubaldini e in Aura da Montefeltro (figlia naturale di Guidantonio) i veri genitori di Federico, mentre con minor credito venne additata la maternità Elisabetta degli Accomanducci di Monte Falcone dei conti del Castello di Petroia. In ogni caso Federico si considerò sempre figlio di Guidantonio e come tale continuò la plurisecolare tradizione della casata.
L’azione politica militare del conte di Urbino fu per lo più indirizzata a contenere e contrastare quella di Sigismondo Pandolfo Malatesta signore di Rimini. I contrasti tra le due casate avevano origini antiche, risalenti alla metà del Duecento ma si acuirono e si smorzarono a fasi alterne. Alle ragioni politiche (territoriali ed economiche) si aggiunse una profonda antipatia personale. Le scelte di schieramento i passaggi di alleanza furono spesso dettati dalla forte contrapposizione tra i due. L’epilogo avvenne nel 1462 in uno scontro sul fiume Cesano. Sigismondo fu costretto a ripiegare e da allora, nel giro di pochi mesi perse tutti i domini, ad esclusione di Rimini. Federico che agiva come capitano del papa si avvantaggiò ottenendo ampi possedimenti nel Montefeltro (1463).
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Castello Sismondo, Rimini
Piero della Francesca, Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo (dettagli), 1451, affresco, Tempio Malatestiano, Rimini
Ritratto di Federico da Montefeltro di Piero della Francesca, (1465-1472 circa)
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Questo articolo è basato sull'articoli Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, Sigismondo Pandolfo Malatesta e Federico da Montefeltro dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License. Wikimedia Commons contiene file multimediali su Sigismondo Pandolfo Malatesta. |
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