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Sant'Agostino
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Sant'Agostino è un dipinto, tecnica mista su tavola (133x60 cm), di Piero della Francesca, databile al 1454-1469 e conservato nel Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona. Si tratta del primo pannello da sinistra dello smembrato e parzialmente disperso Polittico di Sant'Agostino, originariamente dipinto per la vecchia chiesa agostiniana di Sansepolcro, oggi Santa Chiara.
l pannello è uno dei più ricchi del polittico, con il santo-vescovo abbigliato da una pianeta e una mitria decorate da figure di santi e scene della vita di Gesù, create con straordinaria precisione. La mitria è decorata da un Redentore ed alcuni santi a mezza figura; il mantello ha due coppie di santi nei riquadri vicino al collo (si riconoscono San Giovanni Evangelista, San Giuliano e San Giovanni Battista) a cui seguono:
* Annunciazione
* Natività
* Fuga in Egitto
* Presentazione al Tempio
* Orazione nell'orto
* Flagellazione
* Croficissione
* Scena all'aperto con figura vestita di rosso (Deposizione?) nell'ultimo lembo visibile a destra.
Sulla chiusura si trova infine un Cristo risorto.
La decorazione delle vesti di alcuni santi-vescovi con scenette religiose è documentato anche in altre opere d'arte (come il Polittico Quaratesi di Gentile da Fabriano, o il San Ludovico di Piero stesso), ma probabilmente prendeva spunto da esempi tessili reali di grande pregio. Sotto il prezioso mantello il santo indossa la veste nera agostiniana.
Straordinaria è la resa materica dei vari dettagli, derivata dalla conoscenza dell'arte fiamminga: dalla pesante stoffa damascata della pianeta, alla trasparenza vitrea del bastone episcopale in cristallo di rocca, dalla seta dei guanti, al brillare dei gioielli. Il volto del santo è ritratto con notevole individualità, che fa presupporre uno studio dal vero di un modello: il volto mostra i segni dell'età, ma è fermo e con uno sguardo inteso; la barba e i capelli irsuti sono trattati con estrema cura, con variazioni di tono che restituiscono un lustro quasi argenteo.
La figura del santo è caratterizzata da una forte plasticità, sottolineata dall'ampia veste, e da un uso di luce chiara e limpida che intride i colori e schiarisce le ombre. Tipico di Piero è poi l'atteggiamento solenne e composto, improntato a un solido equilibrio geometrico.
Lo spazio pittorico è costruito con estrema semplicità: su una base color terra (che in altri pannelli assomiglia più a un marmo screziato, si imposta una balaustra marmorea, oltre la quale si vede un cielo azzurrino. L'uso di uno sfondo celeste, invece del tradizionale fondo oro, è segno di modernità, come anche la balaustra con decorazioni classicheggianti quali il fregio a palmette, le paraste corinzie e i dentelli.
Del polittico si conosce la data del contratto, 4 ottobre 1454, e quella dell'ultimo pagamento, 14 novembre 1469.
Spostato probabilmente col trasferimento degli Agostiniani, dovette finire in una posizione secondaria, per essere poi smembrato. Verso la fine del XIX secolo comparve sul mercato antiquario. Il pannello di Sant'Agostino venne acquistato a Parigi dal collezionista Henry Burnay nel periodo 1880-1890.
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Piero della Francesca, Sant'Agostino,
Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona |
San Michele
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San Michele è rappresentato come un giovane alato vestito da soldato romano, con una corazza che mostra le forme anatomiche del corpo, una tunica militare e calzari rossi. In testa, sotto l'aureola, ha una corona d'alloro. Con una mano regge la spada, con la quale ha appena decapitato la testa di un mostro ai suoi piedi, che tiene nell'altra mano.
In basso a sinistra si vede una parte del trono di Maria del perduto pannello centrale, con un drappo damascato che lo copre e un piccolo lembo azzurro al margine destro, probabilmente della veste della Vergine.
Straordinaria è la resa materica dei vari dettagli, derivata dalla conoscenza dell'arte fiamminga: dai morbidi riccioli, al lustro metallico dell'armatura, dalla fine seta trasparente sulle maniche alle squame del mostro. Il volto del santo è ritratto con notevole individualità, secondo un tipo angelico che ricorre in numerosi dipinti di Piero, come la Pala di Brera o la Madonna di Senigallia.
La figura del santo è caratterizzata da una forte plasticità, sottolineata dal vigore anatomico del torace, e da un uso di luce chiara e limpida che intride i colori e schiarisce le ombre. Colpisce la ricchezza cromatica, con l'azzurro splendente della corazza che risalta sul cuoio del sottanino decorato da perle e gemme, che creano piccoli riflessi luminosi.
Tipico di Piero è poi l'atteggiamento solenne e composto, improntato a un solido equilibrio geometrico.
Lo spazio pittorico è costruito con estrema semplicità: su una base di marmo screziato, si imposta una balaustra marmorea con specchiature colorate, oltre la quale si vede un cielo azzurrino. L'uso di uno sfondo celeste, invece del tradizionale fondo oro, è segno di modernità, come anche la balaustra con decorazioni classicheggianti quali il fregio a palmette, le paraste corinzie e i dentelli.
Il pannello di San Michele arcangelo in particolare venne acquistato da Charles Lock Eastlake e poi donato al museo londinese.
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Piero della Francesca, San Michele Arcangelo, National Gallery, Londra
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San Giovanni
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San Giovanni è rappresentato come un togato vestito all'antica, col mantello dal tipico colore rosso e con una tunica verde sulla quale, nell'orlo inferiore, spicca una decorazione di gioielli, perle e filigrana d'oro, con una resa magistrale del "lustro" (riflessi luminosi) derivata dalla conoscenza dell'arte fiamminga.
L'aspetto è quello di un uomo anziano con barba e capelli bianchi, mani e piedi molto ben disegnati e un vigoroso chiaroscuro nel panneggio, che dà al santo un rilievo quasi scultoreo. Le fattezze del santo, dal tipico naso schiacciato, hanno una fisionomia ampiamente ritratta da Piero, forse quella di un uomo realmente presente tra i suoi aiutanti, che dipinse anche in più episodi della Leggenda della Vera Croce ad Arezzo: come Dio Padre nell'Annunciazione, come Cosroè nella Battaglia e come spettatore nella Morte di Adamo.
Tipico di Piero è l'atteggiamento solenne e composto, improntato a un solido equilibrio geometrico. La luce è chiara e limpida e intride i colori schiarendo le ombre. L'aureola è scorciata in prospettiva, ma non presenta i riflessi a specchio come nel Polittico di Sant'Antonio. In mano tiene il tipico attributo del libro, riferimento al suo Vangelo, che è decorato da applicazioni dorate sulla coperta in pelle.
In basso a destra si vede una parte del trono di Maria del perduto pannello centrale.
Lo spazio pittorico è costruito con estrema semplicità: su una base di marmo screziato, si imposta una balaustra marmorea con specchiature colorate, oltre la quale si vede un cielo azzurrino. L'uso di uno sfondo celeste, invece del tradizionale fondo oro, è segno di modernità, come anche la balaustra con decorazioni classicheggianti quali il fregio a palmette, le paraste corinzie e i dentelli.
Il pannello di San Giovanni Evangelista in particolare venne acquistato dalla collezione newyorkese nel 1936. |
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Piero della Francesca, San Giovanni Evangelista, Frick Collection, New York |
San Nicola da Tolentino
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La figura di San Nicola da Tolentino è la più austera delle quattro figure di santi conosciute, caratterizzata da una lunga tonaca nera agostiniana da eremita, che contrasta cromaticamente con le sfolgoranti vesti degli altri. Nicola da Tolentino, santo dal 1446, è raffigurato con l'aureola (in prospettiva ma senza i riflessi a specchio come nel Polittico di Sant'Antonio) e come un uomo maturo, con la chierica e leggermente pingue. L'attenta definizione fisiognomica del volto ha fatto pensare che il pittore abbia voluto effigiare un vero monaco, magari il priore del convento che è citato nel contratto di allogazione.
L'unica decorazione è la realistica cintura in cuoio con fibbia, un dettaglio minuto che tradisce la conoscenza della pittura fiamminga, mentre in mano il santo reca l'attributo del libro. Un altro attributo che ne permette l'identificazione è la stella, indicata dalla mano destra, che, secondo la leggenda, sarebbe comparsa in cielo alla sua nascita.
Tipico di Piero è l'atteggiamento solenne e composto, improntato a un solido equilibrio geometrico. La luce è chiara e limpida e intride i colori schiarendo le ombre.
Lo spazio pittorico è costruito con estrema semplicità: su una base di marmo screziato, si imposta una balaustra marmorea con specchiature colorate, oltre la quale si vede un cielo azzurrino. L'uso di uno sfondo celeste, invece del tradizionale fondo oro, è segno di modernità, come anche la balaustra con decorazioni classicheggianti quali il fregio a palmette, le paraste corinzie e i dentelli. [2]
Il pannello di San Giovanni Evangelista in particolare venne acquistato 1879. |
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Piero della Francesca, San Nicola da Tolentino, 1454-1469, Museo Poldi Pezzoli, Milano |
Santa Monica
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L'identificazione con santa Monica, madre di sant'Agostino, non è accettata da tutta la critica, per la mancanza di elementi documentari e iconografici sufficienti. I curatori della collezione Frick ad esempio intitolano il dipinto più genericamente come Suora agostiniana, dalle veste scura.
La sua figura ha un cipiglio severo e tiene in mano un cartiglio bianco. Non è chiaro se questi piccoli pannelli si trovassero nel registro superiore oppure nella predella del polittico.
Il pannello di Santa Monica venne acquistato dalla collezione newyorkese nel 1950, con l'analogo Santo agostiniano. |
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Santo agostiniano
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Del santo si riconosce solo l'abito agostiniano nero con cintura e cappuccio e l'attributo del libro rosso tra le mani non è sufficiente per avvalorare un'identificazione.
La sua figura ha un cipiglio severo, con il volto giovane fortemente caratterizzato individualmente. Non è chiaro se questi piccoli pannelli si trovassero nel registro superiore oppure nella predella del polittico.
Il pannello del Santo agostiniano venne acquistato dalla collezione newyorkese nel 1950, con l'analogo di Santa Monica. |
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Piero della Francesca, Santo agostiniano,
Frick Collection, New York
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Sant'Apollonia
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Il pannello di Sant'Apollonia venne acquistato da Philip Lehman nel 1914 e venduto poi alla Samuel H. Kress Fundation nel 1943, per poi essere donato alla NGA nel 1952.
Della santa si riconosce l'attributo della tenaglia con il dente che, secondo la tradizione, le venne cavato con la forza. L'abito ha colori brillanti, in contrasto con gli scuri abiti agostiniani degli altri santi della serie (oggi alla Frick Collection di New York), con un mantello rosso e una tunica azzurra. Sebbene lo stile composto e solenne della posa rimandi a un disegno del maestro, le sfumature un po' schematiche e rigide fanno propendere per la realizzazione con aiuti di bottega.
Non è chiaro se questi piccoli pannelli si trovassero nel registro superiore oppure nella predella del polittico.
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Piero della Francesca, Sant'Apollonia,
National Gallery of Art, Washington
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La Crocifissione
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La Crocifissione doveva trovarsi al centro, in corrispondenza della perduta Madonna col Bambino.
Il pannello della Crocifissione entrò nella collezione newyorkese nel 1961, come dono di John D. Rockefeller Jr.
La scena è organizzata in due emisferi: quello superiore, con fondo oro, è il mondo celeste dove si trova solo la Croce; quello inferiore è terrestre, ed è composto da quattro gruppi di figure. In basso si trovano tre soldati seduti che si giocano la veste di Cristo, a sinistra il gruppo delle Pie Donne dolenti a cui fa da contrappunto san Giovanni sulla destra; alle due estremità due gruppi quasi simmetrici di soldati romani a cavallo, con i destrieri che ricordano da vicino quelli degli affreschi della Leggenda della Vera Croce di Arezzo.
La scena è caratterizzata da una notevole vivacità e da una ricchezza cromatica dove spiccano i rossi dei vessilli, degli scudi e di alcune vesti.
Non è chiaro se questi piccoli pannelli si trovassero nel registro superiore oppure nella predella del polittico. |
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Piero della Francesca, Crocifissione,
Frick Collection, New York |
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Piero della Francesca | Opere
Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico.
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* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
Morte di Adamo, 390x747 cm
Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
Annunciazione, 329x193 cm
Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
Profeta Geremia, 245x165 cm
Angelo, frammento, base 70 cm
Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)
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[0] Piero della Francesca, Le sue prime opere manifestano un’educazione approfondita dell’arte toscana dei primi decenni del Quattrocento e fanno supporre un prolungato tirocinio a Firenze, una città che in quegli anni vedeva impegnati Masaccio; Beato Angelico e Domenico Veneziano e Leon Battista Alberti. La sua prima opera fiorentina documentata è da riferirsi al 1439 quando partecipò con Domenico Veneziano all’esecuzione di un perduto cicli di affreschi nel coro di Sant’Egidio. Le esperienze nel capoluogo toscano rappresentano quindi il punto di partenza per le sue prime originalissime creazioni: ricordiamo innanzitutto il Polittico della Misericordia e il Battesimo di Cristo dove si manifesta uno stile già maturo e molto personale caratterizzato dal vigoroso impianto plastico delle figure e da una poetica luministica che caratterizzerà tutta la sua opera.
Alla fine degli anni Quaranta il pittore intraprese viaggi, come ricordano anche le fonti, nelle Marche e in Emilia Romagna; fondamentale risultò il suo soggiorno a Ferrara, dove ebbe modo di conoscere e apprezzare l’arte di Pisanello, Mantegna, e di Rogier Van der Weiden, e a Rimini dove, nel 1451, esegue l’affresco con San Sigismondo Malatesta davanti a San Sigismondo nel Tempio Malatestiano. Nel 1452 il Maestro ritorna in Toscana accettando di proseguire il ciclo, iniziato da Bicci di Lorenzo, della Leggenda della vera Croce nella chiesa di San Francesco ad Arezzo. In quest’opera, protrattasi per dieci anni, Piero fornisce una prova di grande padronanza dei suoi mezzi espressivi tanto che Roberto Longhi non esita a definirla come una “distesa epopea di vita laica, profana” dove la narrazione sottopone al dominio prospettico un colorismo luminoso che esalta il carattere scultoreo della forma. Vicini agli affreschi di Arezzo sono la stupefacente Flagellazione del Palazzo Ducale d’Urbino (1450-1460), il polittico per le monache di Sant’Antonio a Perugia, ora nella Galleria Nazionale dell’Umbria, la Madonna del Parto di Monterchi (1460 ca.), la scultorea Maddalena del Duomo di Arezzo, lo smembrato polittico biturgense per gli Agostiniani, e alcune opere del Museo di Sansepolcro: San Giuliano, San Ludovico da Tolosa e la Resurrezione. A partire dal settimo decennio del secolo si intensificano i rapporti dell’artista con la vivace corte dei Montefeltro per la quale dipinse, nel 1465, il Dittico di Urbino (Firenze, Galleria degli Uffizi), e tra il 1472 e il 1474 la Sacra conversazione della Pinacoteca di Brera. A queste opere fanno riferimento la Madonna di Senigallia e la Natività (Londra, National Gallery), dove emerge la conoscenza di dipinti fiamminghi e una nuova sensibilità per la ricchezza dei rapporti cromatici e per gli effetti di luce come elemento unificante della composizione.
Durante gli ultimi decenni di attività, l’approfondimento degli interessi teoretici, stimolati dalla cultura dell’ambiente urbinate e dai rapporti col grande matematico Luca Pacioli, spinse Piero alla stesura dei trattati De prospectiva pingendi e De quinque corporibus regolaribus, intesi a ricondurre alla essenziale e misurabile regolarità delle forme geometriche l’infinita varietà degli oggetti naturali. Colpito da cecità negli ultimi anni della sua vita muore a Sansepolcro il 12 Ottobre 1492, proprio nel giorno in cui il marinaio Rodrigo de Triana a bordo della Pinta scorgeva per la prima volta il continente americano. [Fonte : Museo Civico Sansepolcro | www.museocivicosansepolcro.it]
[1] Riaperta a Perugia la "Grande galleria nazionale dell'Umbria" con 500 opere. Capolavori di Arnolfo, Duccio di Buoninsegna, Beato Angelico, Piero della Francesca, Perugino, Pintoricchio | www.repubblica.it
Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007.
Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Piero della Francesca
Attilio Brilli, Borgo San Sepolcro. Viaggio nella città di Piero, Città di Castello, Tibergraph Editrice, 1988.
Luca Madrignani (21-10-2007). Insurrezione e lotta armata a Sansepolcro. Patria Indipendente: pp. 25-27
Dizionario Biografico degli Italiani | Piero della Francesca di R. Lightbown
Frick Collection, New York | Scheda sul sito ufficiale del museo | Piero della Francesca
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Fra Angelico, Incoronazione della Vergine (dettaglio), Musée du Louvre, Paris. |
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Podere Santa Pia è situato nello splendido scenario delle colline del valle d'Ombrone nel cuore della Maremma. La posizione è ideale per una vacanza di riposo e per chi vuole conoscere le città d'arte.
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Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia
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Podere Santa Pia |
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Podere Santa Pia, giardino |
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Santa Trinita a Firenze |
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Piazza della Santissima Annunziata
a Firenze |
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Sansepolcro |
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The façade and the bell tower of
San Marco a Firenze |
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San Miniato al Monte, Florence |
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Firenze, Duomo |
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Urbino
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Urbino, storicamente famosa per l’Università Libera fondata nel 1506. È sede di una rinomata Accademia di Belle Arti e di un Istituto per la Decorazione e l'Illustrazione del Libro. La città, che per la sua importanza storica, artistica e culturale è associata a Pesaro nella denominazione della provincia, sorge in posizione elevata, su un crinale collinoso culminante in due alture e orientato longitudinalmente, con viuzze scoscese, tutta cinta dalle antiche mura.
Galleria Nazionale delle Marche-Palazzo Ducale
Nella seconda metà del quattrocento Urbino si trasformò da borgo medioevale in città rinascimentale per volere del duca Federico da Montefeltro. Al centro, il duca fece erigere il Palazzo, non più unicamente simbolo del potere militare del Signore, ma anche della sua liberalità e cultura. Da notare lo splendido cortile, uno dei massimi esempi di architettura rinascimentale. Federico fu mecenate tra i più raffinati e, insieme alla moglie, la dotta Battista Sforza raccolse alla sua corte alcuni tra gli artisti più famosi dell' epoca: Donato Bramante, Paolo Uccello, Leon Battista Alberti, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Piero della Francesca e il fiammingo Giusto di Gand. La galleria fu istituita all'interno del Palazzo Ducale nel 1912.L'ultimo allestimento ,1982, è stato curato in modo da creare un' armonia tra le opere esposte e le sale che le contengono. Sono da ricordare alcuni capolavori assoluti della storia dell'arte qui conservati : due fra le più enigmatiche opere di Piero della Francesca, la Flagellazione di Cristo e la Madonna di Senigallia ; la Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand; il Miracolo dell' Ostia Profanata di Paolo Uccello ; la sublime Muta di Raffaell
Comune di Urbino | www.comune.urbino.ps.it
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Urbino, Palazzo Ducale |
Le Opere di Piero della Francesca
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Piero della Francesca, uno dei protagonisti dell'arte italiana del Quattrocento non ebbe verso i posteri quell'attenzione che facilita il lavoro degli storici. Su di lui si hanno pochissime informazioni documentate. Si sa però con certezza la data della morte, registrata a Sansepolcro, suo borgo natale, il 12 ottobre 1492, giorno della scoperta dell'America, quasi cinquecento anni fa. Per il cinquecentenario della morte sono in corso manifestazioni che culmineranno nel 1992. L'occasione è servita a trovare le energie e il denaro per avviare restauri non più rinviabili e organizzare una serie di mostre e convegni per approfondire la conoscenza di uno dei massimi artisti dei nostro Quattrocento. È ormai quasi luogo comune snobbare le iniziative organizzate per la ricorrenza di nascite e morti di persone illustri, considerate rituali vuoti di contenuto; ma in questo caso, per Piero, le cose sembrano stare diversamente.
Le manifestazioni sono state inaugurate, infatti, da un'esemplare indagine diagnostica sugli affreschi con la leggenda della Vera Croce, nel coro della chiesa di San Francesco ad Arezzo (considerati il capolavoro di Piero) e sulla Madonna del Prato di Monterchi, il famoso affresco che raffigura la Vergine incinta, la mano sul ventre e ai lati due angeli che scostano la cortina di una tenda. I risultati dell'indagine, esposti nell"89 in una mostra e in un convegno, sono stati la base dei restauro degli affreschi aretini, ora in corso. Due mostre, che si sono concluse di recente, hanno illustrato alcuni aspetti della sua influenza sull'arte dei Ventesimo secolo: una dedicata ad opere di Milton Glaser in omaggio a Piero, l'altra ai rapporti tra il pittore e l'arte italiana tra 1920 e 1938. Varie altre iniziative sono in preparazione da parte del "comitato nazionale per il quinto centenario della morte di Piero della Francesca", presieduto dal ministero dei Beni culturali e di cui fanno parte enti locali, istituti universitari, soprintendenze e organizzazioni culturali, come la recente Fondazione Piero della Francesca, diretta da Valentino Baldacci. Un calendario completo e ufficiale delle iniziative non c'è ancora; l'elenco che segue può dare una prima idea delle manifestazioni.
Ad Arezzo, Monterchi, Sansepolcro, Urbino e Firenze, cinque luoghi pierfrancescani, sono previste mostre che illustreranno i rapporti di Piero con l'arte locale: ad Arezzo si terrà una mostra dedicata agli "abiti e gioielli di Piero". A Firenze verrà organizzata un'esposizione dedicata alla "formazione fiorentina di Piero": uno dei pochi documenti rimasti ricorda infatti la presenza di Piero a Firenze nel 1439, come aiuto di Domenico Veneziano per gli affreschi (perduti) del coro di Sant'Egidio. La mostra di Sansepolcro, prevista per il giugno 1992, avrà per tema "prima e dopo Piero la pittura umbro-marchigiana".
Alla corte urbinate di Federico da Montefeltro, dove soggiornò a più riprese, Piero con la sua nuova concezione dello spazio, influì notevolmente sulla creazione del Palazzo Ducale. Forse l'artista partecipò direttamente alla progettazione. E proprio a Urbino si farà il punto sui rapporti tra Piero e l'architettura del suo tempo, nell'ambito di un convegno su "Piero e le corti", annunciato dal soprintendente Paolo Dal Poggetto per l'estate prossima.
Per quanto riguarda i restauri, oltre a quelli già detti ad Arezzo, a Sansepolcro sono in corso lavori nella chiesa di Santa Chiara, l'antica Sant'Agostino, per cui Piero eseguì un polittico oggi smembrato, e da cui proviene il frammento di affresco con un santo (forse San Giuliano), ora al Museo Civico di Sansepolcro. Da tre anni, inoltre, a quanto dice l'assessore alla cultura Giovanni Tricca, si sta cercando un affresco documentato da una nota di pagamento della Confraternita della Misericordia (la stessa per cui Piero eseguì la famosa Pala della Misericordia, ora nel Museo Civico di Sansepolcro), che si pensa sia celato dietro uno dei muri della chiesa e ospedale della Confraternita.
Le celebrazioni continueranno anche dopo il 1992: il primo gennaio dell'anno prossimo inizierà un progetto triennale di catalogazione di beni artistici, storici, architettonici e ambientali legati a Piero presso la Fondazione Piero della Francesca. Altri eventi in programma sono: un convegno internazionale sull'opera artistica e scientifica di Piero, una mostra, a cura di Enrico Giusti, sulla "Matematica del '400: da Piero della Francesca a Luca Pacioli" (che probabilmente si terrà nel 1993 o nel 1994), la pubblicazione di una rivista, l'edizione critica dei tre trattati teorici del pittore.
Sansepolcro
* Polittico della Misericordia, Museo Civico
* Resurrezione, Museo Civico
* San Giuliano, Museo Civico
* San Ludovico, Museo Civico
Il Museo di Piero della Francesca sorge nell’antico Palazzo della Residenza di Sansepolcro, uno dei più rappresentativi di tutta la Toscana. All’interno, su una parete della Sala dei Conservatori, fu affrescata intorno al 1460, più o meno in contemporanea con l’altrettanto famosa Madonna del parto di Monterchi, la celebre Resurrezione, opera, a ragione, definita dallo scrittore inglese Aldous Huxley “la più bella pittura del mondo”. Proprio da questa illustre presenza scaturì, già nel Cinquecento, l’idea di riunire in questa stanza un gruppo di opere d’arte realizzando così la prima collezione artistica cittadina. Questo stesso ambiente oggi, accanto al celebre affresco, conserva le altre opere che Piero eseguì per la sua città natale alla quale rimase sempre legato.
Possiamo ammirare lo straordinario Polittico della Misericordia (1445-1454) la sua prima opera documentata; i due frammenti di affresco, memori dei lavori aretini con la Storia della Vera Croce, raffiguranti il giovane San Giuliano (1455 ca.) e il San Ludovico (1460), recentemente restaurato e ripristinato nei suoi valori luministici e costruttivi; e la funzionale e altamente innovativa ricostruzione del trittico col Battesimo di Cristo, ora esposto alla National Gallery di Londra, di cui si possono ammirare i Santi laterali e la predella commissionati a Matteo di Giovanni, famoso pittore di Sansepolcro capace di unire la grazia e i colori della tradizione senese alla monumentale plastica dell’arte umbro-marchigiana.
Monterchi
* Madonna del Parto, Museo Madonna del Parto
Piccolissimo e suggestivo, il borgo dista solo pochi chilometri da Sansepolcro.
Qui, nella piccola cappella del cimitero, l'artista dipinse, tra il 1455 e il 1460 (facendo un probabile omaggio a sua madre, nata in questo paese) La Madonna del Parto, ancora oggi venerata dalle madri e dalle donne in attesa. Posta al centro di un padiglione regale, (come indica il rivestimento interno di ermellino), che svolge la funzione di tempio, la Vergine è colta nell'atto di indicare "senza vanto", con la mano destra, il frutto del concepimento. L'opera esalta nello stesso tempo l'umanità e la regalità della Madonna, vista come madre di Dio, strumento di salvezza degli uomini. L'armonia dell'immagine, nella sua singolare semplicità, è quella che si ritrova nella campagna circostante, fra le colline coperte di cipressi e di castagni, che popolano un paesaggio pieno di quiete e privo di qualsiasi drammaticità. Questo scenario, fu per l'artista l'approdo preferito dopo ogni viaggio e soggiorno che lo aveva portato in giro per l'Italia. Qui si ispirò per le sue figure solenni e nello stesso tempo contadine, qui osservò e ridipinse la luce tersa e mai troppo accecante, qui vide il paesaggio del Tevere che spesso inserì nei suoi dipinti. Questi luoghi, non compresi nel classico itinerario del Grand Tour del Sette-ottocento, divennero invece meta ricercata e suggestivo pellegrinaggio dopo l'Unità d'Italia. Tra i molti viaggiatori che li visitarono, I'anglofiorentino Thomas Adolphus Trollope, l'americana Lucy Lilian Notestein, che paragonò i colori delle colline toscane con quelli della sua Pennsylvania, e H.V. Morton. Tra i più famosi quadri di paesaggi di Piero, e emblema perfetto dell'ideale umanistico dell'epoca è II Battesimo di Cristo, opera attribuita al periodo giovanile, e conservata attualmente alla National Gallery di Londra. Altre opere di Piero sono il Polittico di Sant'Agostino, smembrato in varie collezioni, e il Polittico di Sant'Antonio, nella Galleria Nazionale di Perugia.
Rimini
Intorno al 1450 Piero inizia i viaggi che lo porteranno a lavorare presso tre delle più importanti corti italiane: Rimini, Ferrara, (dove purtroppo non è rimasta alcuna traccia delle sue opere), e Urbino.
Sigismondo Pandolfo signore di Rimini era un duro, crudele condottiero, che aveva mire sull'Italia settentrionale. La sua ferocia era leggendaria, tanto che si racconta di come una volta andasse a Roma col proposito di uccidere il Papa, sordo alla richiesta di aiuto per recuperare gli Stati perduti. Sigismondo aveva portato all'altare tre donne: Ginevra d'Este, poi Polissena Sforza, e, infine, Isotta. Per consacrare in qualche modo la nobiltà del suo casato aveva voluto rinnovare completamente la chiesa trecentesca di San Francesco, chiedendo a Papa Nicolò V di potersi avvalere dell'opera di Leon Battista Alberti. Il grande architetto e teorico dell'umanesimo, realizzò così, ispirandosi all'architettura romana degli acquedotti, il Tempio Malatestiano, uno dei più straordinari esempi di architettura quattrocentesca, rimasto incompiuto alla morte di Sigismondo Pandolfo, nel 1468. In una delle cappelle, quella detta delle Reliquie, Piero realizza l'affresco, che ritrae Sigismondo Pandolfo Malatesta in ginocchio davanti al suo patrono San Sigismondo re di Boemia. L'opera che è una glorificazione del tiranno, è in stretta relazione con l'architettura interna del tempio disegnata dall'Alberti. Il palazzo dei Malatesta è rappresentato, racchiuso in un ovale.
Urbino
Nella Galleria Nazionale di Urbino, una volta Palazzo del raffinato duca Federico da Montefeltro, che ospitò Piero intorno al 1451, sono conservati due dei capolavori dell'artista: La Madonna di Senigallia e La Flagellazione. L'interpretazione di quest'ultima è una delle più controverse della storia della critica d'arte. L'enigma inizia già col nome in quanto quella che dovrebbe essere la scena principale è relegata in secondo piano. In primo piano campeggiano invece tre misteriosi personaggi.
Per lungo tempo si è pensato che il giovane biondo fosse Oddantonio da Montefeltro, fratellastro di Federico. Attualmente restano attendibili due sole identificazioni: l'uomo sulla destra con il vestito di broccato, è Giovanni Bacci, nipote di un mercante di spezie, l'uomo seduto, in secondo piano, è invece Giovanni VIII Paleologo. I ritratti di Federico da Montefeltro, con, sul retro, rappresentata la sua gloria e quello di sua moglie Battista Sforza, sono conservati invece nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
Arezzo
* Leggenda della Vera Croce, Cappella Bacci, Basilica di San Francesco
* Santa Maria Maddalena, Duomo
Ad Arezzo Piero realizza nella cappella maggiore della chiesa di San Francesco il lavoro più impegnativo della sua carriera: il grande ciclo delle Storie della Croce. La data di inizio è certa ed è il 1452, mentre quella in cui terminò è probabilmente il 1466. Il tema, molto diffuso nella narrativa figurativa del tardo Trecento, e legato soprattutto alle chiese d'ordine francescano, racconta come il sacro legno, cresciuto sulla tomba di Adamo e venerato poi dalla regina di Saba, era stato usato per crocefiggere Cristo. Piero ricostruisce quindi il seguito della storia: il ritrovamento da parte di Elena, madre di Costantino, il furto da parte del re persiano Cosroe, e, infine, il ritorno della reliquia a Gerusalemme grazie a Eraclio, imperatore d'Oriente, vincitore di Cosroe in battaglia. Rispetto alla leggenda, l'artista aggiunge la scena dell'incontro di Salomone con la regina di Saba, (scena di destra,è L'adorazione del sacro legno), che simboleggia la speranza di vedere riunite le chiese d'Occidente e d'Oriente. Straordinario di questi affreschi l'intarsio di colore e luce che crea le figure e lo spazio.
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San Giuliano, Sansepolcro, Museo Civico (frammento)
Madonna del parto, Museo Madonna del Parto a Monterchi
Cappella Maggiore di San Francesco ad Arezzo
Piero della Francesca, Storie della Vera Croce: Battaglia di Eraclio e Cosroe, c. 1466, affresco, 329 x 747 cm, Ubicazione basilica di San Francesco, Arezzo Santa Maria Maddalena, Duomo, Arezzo
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Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia
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Podere Santa Pia, con una vista indimenticabile sulla Maremma Toscana.
La terrazza è esposta a Sud per cui dalla mattina al pomeriggio è sempre colpita dal sole, tuttavia ci sono zone ombreggiate grazie agli alberi circostanti.
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