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Il Doppio ritratto dei duchi di Urbino è un dittico, olio su tavola (47x33 cm ciascun pannello) con i ritratti dei coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza, opera di Piero della Francesca databile al 1465-1472 circa e conservata nella Galleria degli Uffizi di Firenze.
Il doppio ritratto, tra le effigi più celebri del Rinascimento italiano, venne dipinto a Urbino in un momento imprecisato: pare che il ritratto di Federico fosse già completato nel 1465 (come farebbe pensare l'assenza di insegne onorifiche), mentre quello di Battista Sforza sia postumo (come farebbe intendere l'iscrizione, al passato), quindi databile a dopo il 1472, anno della sua morte avvenuta per parto a soli 27 anni. Inoltre l'iscrizione di Federico farebbe pensare a un'aspirazione ad assumere la dignità ducale, quindi anteriore all'ottenimento di tale titolo nel 1474. Forse il ritratto di Federico venne effettivamente composto prima e solo dopo la morte della moglie corredato dell'altra tavola: a riprova di ciò c'è una testimonianza del 1466 in cui un carmelitano veronese, Ludovico ferabò, parla di una "imago eiusdem Principis a Petro Burgensis picta" (immagine di tale Principe dipinta da Piero di Borgo San Sepolcro). La datazione del primo ritratto sarebbe quindi vicina alla Pala di Brera e potrebbe essere stata eseguita come opere propedeutica al ritratto nell'opera maggiore. Questo sarebbe un'ulteriore affinità con il ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta (con un'analoga effigie di profilo, però su sfondo nero invece che con il paesaggio) del 1451 circa, dipinto in concomitanza con l'affresco di San Sigismondo e Sigismondo Pandolfo Malatesta per il Tempio Malatestiano.
Già esposto nella sala delle Udienze di palazzo Ducale di Urbino, entrò nelle collezioni dei Della Rovere e, con l'estinzione della casata, pervennero a Firenze nel 1631 con l'eredità di Vittoria della Rovere, ultima discendente, maritata a Ferdinando II de' Medici. Dalle collezioni granducali confluirono poi naturalmente alle Regie Gallerie (1773), divenute gli Uffizi. Col tempo si era completamente persa la fama del dipinto, tanto che veniva ormai indicato come ritratto di Petrarca e Laura.
Le radiografie hanno accertato che Piero dipinse i personaggi dei trionfi nudi, tramite spolvero, che vennero poi rivestiti solo in una seconda fase. L'uso della tecnica a olio è innovativo per il pittore, sebbene in opere precedenti sia usata una tecnica mista, olio e tempera. Ciò può essere derivato dal contatto con i pittori fiamminghi della corte urbinate, quali Giusto di Gand.
Descrizione e stile
I due dipinti sono oggi uniti da un'unica cornice, ma anticamente facevano forse parte di un dittico con cerniera, da aprirsi come un libro. La pittura su entrambe le parti farebbe infatti pensare a un oggetto privato, piuttosto che a un ritratto pubblico da appendere, e magari fu richiesto da Federico stesso come ricordo dell'amatissima moglie, come sembra suggerire anche un certo tono malinconico dell'opera.
I sovrani sono raffigurati di profilo, come nelle medaglie, in un'immobilità solenne, sospesi in una luce chiarissima davanti a un lontano e profondo paesaggio a perdita d'occhio, che accentua le figure in primo piano. L'infinitamente lontano e l'infinitamente vicino (rappresentato dalla cura dei particolari nei ritratti) sono mirabilmente fusi, dando origine a una realtà superiore e ordinata, dominata da leggi matematiche che fanno apparire gli esseri umani non più come mortali ma come idealmente eterni, grazie alla loro superiorità morale. Nel paesaggio la luce è calda, tanto da arrossare le curve dei colli.
Le effigi si ispirano ai cammei tardo-imperiali e ai dittici consolari in avorio: non a caso la doppia iscrzione inizia con "Claurs" e finisce con "Virorum", rievocando le tipiche iscrizioni del "vir clarissimus" romano. La luce è unica e proviene dalle spalle di Federico.
Il ritratto di Battista Sforza
Il ritratto di Battista ha una colorazione chiara, con la pelle di un candore ceruleo come imponeva l'etichetta del tempo: una pelle chiara era infatti segno di nobiltà, in contrapposizione all'abbronzatura dei contadini che dovevano stare all'aperto. La fronte è altissima, secondo la moda del tempo che imponeva un'attaccatura molto alta (con i capelli che venivano rasati col fuoco di una candela), e l'acconciatura elaborata, intessuta di panni e gioielli. Piero, al pari dei fiamminghi, si soffermò sulla brillantezza delle perle e delle gemme, restituendo, grazie all'uso delle velature a olio, il "lustro" (riflesso) peculiare di ciascuna superficie, a seconda del materiale.
Il ritratto di Federico da Montefeltro
Il ritratto di Federico è invece più naturalistico: la sua figura è possente, incorniciata dal forte rosso della veste e della berretta, che isola il profilo, mentre l'ispida colotta dei capelli accentua gli effetti di massa volumetrica. I capelli sono irsuti, lo sguardo fiero e lontano. Il naso adunco e rotto era una cicatrice ottenuta durante un torneo in cui aveva perduto anche l'occhio destro: per questo si faceva sempre ritrarre di profilo sinistro. La pelle è dipinta nei minimi particolari con distaccata oggettività, dalle rughe e ai piccoli nei, riprendendo i modi dell'arte fiamminga. La corte di Federico dopotutto proprio negli anni sessanta del Quattrocento viveva l'apice del suo splendore, con artisti italiani e fiamminghi che lavoravano fianco a fianco influenzandosi reciprocamente.
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I trionfi di Federico da Montefeltro e Battista Sforza (1472)
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Piero della Francesca, I trionfi di Federico da Montefeltro e Battista Sforza (1472)
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I trionfi (carri allegorici) erano un tema caro agli umanisti, perché rievocavano il mondo dell'Antica Roma ed erano carichi di suggestioni letterarie derivate dall'opera del Petrarca.
Federico è ritratto sul carro trionfale trainato da due cavalli bianchi, mentre una Vittoria alata lo incorona d'alloro. Nella parte anteriore del carro siedono le quattro Virtù cardinali: Giustizia (frontale, con spada e bilancia), Prudenza (di profilo, con lo specchio), Fortezza (con la colonna spezzata) e Temperanza (di spalle). Un amorino poi guida i cavalli, anche se è chiaro come l'ordine pervenga da Federico stesso, che, vestito dell'armatura, impugna il bastone del comando, evidenziato dal prolungamento della linea orizzontale tramite una strada nello sfondo. L'iscrizione in lettere capitali romane esalta le virtù del sovrano: "CLARVS INSIGNI VEHITVR TRIVMPHO QVEM PAREM SVMMIS DVCIBVS PERHENNIS FAMA VIRTVTVM CELEBRAT DECENTER SCEPTRA TENENTEM (È portato in insigne trionfo quell'illustre che la fama perenne delle sue virtù celebra degnamente come reggitor di scettro pari ai sommi condottieri).
Il trionfo di Battista esalta invece le virtù coniugali: essa è colta durante la lettura, con le tre Virtù teologali della Carità (vestita di nero con in grembo il pellicano, simbolo di sacrificio materno che dona le proprie stesse carni per la sopravvivenza dei figli), la Fede (vestita di rosso col calice e l'ostia), la Speranza (di spalle) e una quarta virtù, la Temperanza (frontale). Un amorino guida due unicorni, simbolo di castità. L'iscrizione recita: "QVE MODVM REBVS TENVIT SECVNDIS CONIVGIS MAGNI DECORATA RERVM LAVDE GESTARVM VOLITAT PER ORA CVNCTA VIRORVM" (Colei che mantenne la moderazione nelle circostanze favorevoli vola su tutte le bocche degli uomini adorna della lode per le gesta del grande marito).
Le iscrizioni celebrative sono pienamente autografe di Piero, come ha evidenziato Clark confrontando il carattere usato con quello delle firme su altri dipinti.
Il paesaggio
Il paesaggio è di chiara derivazione fiamminga, dove la foschia schiarisce le cose più lontane (prospettiva aerea) e il cielo sfuma verso l'orizzonte, come all'alba. È stato notato come lo scenario si collegabile a 360° unendo quello di Federico a quello del trionfo della moglie al ritratto di Battista ed al ritratto del marito (con alcune imprecisioni per avere anche corrispondenze interne tra i due ritratti e i due trionfi). Esso corrisponderebbe approssimativamente alla vista panoramica dalla torre occidentale del Palazzo Ducale di Urbino, con le colline punteggiate di torri e castelli tra fertili vallate, dove si vedono i campi arati, e un bacino, corrispondente allo sbocco sul mare, dove transitano imbarcazioni industriose, dando un'idea delle vivaci attività economiche del Ducato.
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Piero della Francesca | Opere
Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico.
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* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
Morte di Adamo, 390x747 cm
Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
Annunciazione, 329x193 cm
Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
Profeta Geremia, 245x165 cm
Angelo, frammento, base 70 cm
Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)
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Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Piero della Francesca
Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007. ISBN 978-3-8331-3757-0
Attilio Brilli, Borgo San Sepolcro. Viaggio nella città di Piero, Città di Castello, Tibergraph Editrice, 1988.
Luca Madrignani (21-10-2007). Insurrezione e lotta armata a Sansepolcro. Patria Indipendente: pp. 25-27
Dizionario Biografico degli Italiani | Piero della Francesca di R. Lightbown
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Le Opere di Piero della Francesca | Itinerario Sansepolcro Monterchi Arezzo
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Piero Della Francescaè sicuramente uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, nato nel 1416 a Sansepolcro, in questa zona ha lasciato stupende testimonianze della sua attività artistica. L’itinerario alla scoperta delle opere di Piero della Francesca, nella provincia di Arezzo, si snoda tra la Valtiberina, toccando le località di Sansepolcro e Monterchi, borgo natìo della madre Monna Romana, e la città di Arezzo.
L'Alta valle del Tevere, o Valtiberina, è il lembo più orientale della Toscana e trae il nome dal fiume che l'attraversa in tutta la sua lunghezza, fino al confine con l'Umbria. La Valtiberina fu confine e insieme punto d'incontro tra civiltà diverse, l'umbra e l'etrusca, la bizantina e la longobarda. Piero della Francesca, già nel natio Borgo San Sepolcro, intuì il segreto dello spazio e della luce e lo tradusse in pittura.
Il Museo Civico di Sansepolcro, città natale dell’artista, ospita quattro opere, il Polittico della Misericordia, la Resurrezione, il San Giuliano e il San Ludovico.
Lasciata Sansepolcro l’itinerario continua a Monterchi, nella Val Cerfone. Per questo borgo, adagiato su una collina al confine con l’Umbria, Piero della Francesca realizzò lo straordinario affresco della Madonna del Parto per l’antica chiesa di Santa Maria a Momentana.
L’itinerario nella terra di Piero prosegue e termina in Arezzo. Splendida città posta su una collina nella Toscana orientale a ridosso dell’Appennino Tosco-Romagnolo, fu una delle maggiori città etrusche e successivamente una strategica città romana. Piero della Francesca lasciò in questa città una delle più alte testimonianze pittoriche dell’arte del Rinascimento. La Basilica di San Francesco ospita nella cappella Bacci il ciclo affrescato della Leggenda della Vera Croce, il capolavoro che l’artista eseguì per la chiesa francescana tra il 1452 e il 1466 circa e nel Duomo di Arezzo, in fondo alla navata sinistra, è collocato l’affresco raffigurante la Maddalena.
Sansepolcro
* Polittico della Misericordia, Museo Civico
* Resurrezione, Museo Civico
* San Giuliano, Museo Civico
* San Ludovico, Museo Civico
La cittadina di Sansepolcro, sviluppatasi intorno alla grande abbazia benedettina ha conservato quasi inalterato l'assetto urbanistico medioevale e si è, nei secoli, arricchita di pregevoli edifici rinascimentali e barocchi. Città natale di Piero della Francesca, conserva nel Museo Civico la memoria del maestro biturgense. Opere come la Resurrezione, complessa e simbolica, il Polittico della Misericordia, San Giuliano e San Ludovico testimoniano il genio dell'artista del primo rinascimento. Nella Cattedrale di notevole interesse è il "Volto Santo", crocifisso ligneo di epoca carolingia, il Polittico di Francesco di Segna e la tavola raffigurante l'Ascensione del Perugino. Accanto alla Cattedrale vi è il Palazzo delle Laudi, di forme manieristiche, oggi sede del Comune. Altre testimonianze artistiche della città sono visibili attraversando il suo centro storico: Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Chiesa di San Francesco. Da non perdere una visita alla Chiesa di San Lorenzo che ospita una tavola del Rosso Fiorentino raffigurante la Deposizione. Cuore del centro storico è la piazza Torre di Berta, nella quale, la seconda domenica di settembre si svolge il tradizionale Palio della Balestra - i costumi indossati dai figuranti sono ispirati ai dipinti di Piero della Francesca.
Monterchi
* Madonna del Parto, Museo Madonna del Parto
Il borgo medievale sorse su un luogo sacro per gli antichi romani, dedicato al culto di Ercole.
Incastonato tra due piccole valli, disegnate da colline rivestite di lecci, la Val Padonchia e la Val Cerfone, Monterchi rappresenta una tappa d’obbligo lungo il “sentiero dell’arte” pierfrancescana. Borgo natale della madre di Piero della Francesca, ospita, nel centro storico in un piccolo museo a Lei dedicato, il celebre affresco della Madonna del Parto, straordinario affresco nel quale l’artista ritrae la splendida figura della Vergine in stato di attesa.
Arezzo
* Leggenda della Vera Croce, Cappella Bacci, Basilica di San Francesco
* Santa Maria Maddalena, Duomo
Arezzo sorge su una collina nella Toscana orientale a ridosso dell'Appennino Tosco-Romagnolo. Come testimonia l'architettura stessa della città, vanta un'origine antichissima che l'ha vista essere una delle maggiori città etrusche e successivamente una strategica città romana. La parte più elevata della città conserva uno spiccato aspetto medievale, dominata dalla Cattedrale e dalla Fortezza Medicea. La Cattedrale, che presenta nel suo aspetto tratti gotici, custodisce pregevoli opere d'arte tra le quali la Maddalena di Piero della Francesca e le vetrate istoriate di Guillaume de Marcillat. Al centro della città Piazza Grande dispiega una vera antologia di stili architettonici. Accanto alle torri medievali, si ergono l'imponente Loggiato Vasariano, una delle più interessanti opere architettoniche rinascimentali; il Palazzo della Fraternita dei Laici, bell'esempio di sintesi di architettura gotica e rinascimentale e l'abside della Pieve di Santa Maria. Piazza Grande, il penultimo sabato di giugno e la prima domenica di settembre, diventa lo scenario della Giostra del Saracino, torneo cavalleresco di origini medioevali. La stessa piazza e gran parte del centro storico ospitano, ogni prima domenica del mese ed il sabato precedente, la Fiera Antiquaria. La cappella Bacci nella Basilica di San Francesco accoglie lo straordinario ciclo di affreschi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca, una delle più alte testimonianze della pittura rinascimentale italiana. Nella Basilica di San Domenico, semplice costruzione a navata unica, si conserva la croce dipinta di Cimabue, opera giovanile dell'artista. Molte altre chiese e palazzi testimoniano con la loro bellezza e la loro originalità stilistica la civiltà aretina e la sua importanza nelle varie epoche storiche. Ricordiamo tra queste la Badia delle Sante Flora e Lucilla, la Chiesa della Santissima Annunziata, edifici come Palazzo Pretorio e Palazzo dei Priori, e a qualche minuto fuori le mura della città, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Pieve romanica di Sant'Eugenia al Bagnoro. I musei della città offrono ai visitatori la possibilità di ammirare una varietà di beni di inestimabile valore artistico: il Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate, il Museo Statale d'Arte Medioevale e Moderna, il Museo e Casa Vasari, la Casa Museo Ivan Bruschi.
Itinerario
L'itinerario alla scoperta delle opere di Piero della Francesca, nella provincia di Arezzo, si snoda tra la Valtiberina, toccando le località di Sansepolcro e Monterchi, borgo natìo della madre Monna Romana, e la città di Arezzo.
L'Alta valle del Tevere, o Valtiberina, è il lembo più orientale della Toscana e trae il nome dal fiume che l'attraversa in tutta la sua lunghezza, fino al confine con l'Umbria. La Valtiberina fu confine e insieme punto d'incontro tra civiltà diverse, l'umbra e l'etrusca, la bizantina e la longobarda. Piero della Francesca, già nel natio Borgo San Sepolcro, intuì il segreto dello spazio e della luce e lo tradusse in pittura.
Il Museo Civico di Sansepolcro, città natale dell'artista, ospita quattro opere, il Polittico della Misericordia, la Resurrezione, il San Giuliano e il San Ludovico.
Lasciata Sansepolcro l'itinerario continua a Monterchi, nella Val Cerfone. Per questo borgo, adagiato su una collina al confine con l'Umbria, Piero della Francesca realizzò lo straordinario affresco della Madonna del Parto per l'antica chiesa di Santa Maria a Momentana.
L'itinerario nella terra di Piero prosegue e termina in Arezzo. Splendida città posta su una collina nella Toscana orientale a ridosso dell'Appennino Tosco-Romagnolo, fu una delle maggiori città etrusche e successivamente una strategica città romana. Piero della Francesca lasciò in questa città una delle più alte testimonianze pittoriche dell'arte del Rinascimento. La Basilica di San Francesco ospita nella cappella Bacci il ciclo affrescato della Leggenda della Vera Croce, il capolavoro che l'artista eseguì per la chiesa francescana tra il 1452 e il 1466 circa e nel Duomo di Arezzo, in fondo alla navata sinistra, è collocato l'affresco raffigurante la Maddalena.
Mostra Piero della Francesca e le corti italiane
La mostra si estende ad un vero e proprio itinerario nel territorio che permetterà di conoscere le testimonianze dell’arte di Piero conservate nella Cappella Bacci della chiesa di San Francesco ad Arezzo, nel Duomo di Arezzo, nel Museo Madonna del Parto di Monterchi e nel Museo Civico di Sansepolcro.
Piero della Francesca e le corti italiane rappresenta un affascinante viaggio che, partendo dai luoghi d'origine dell'artista, accompagnerà il visitatore tra le corti del Rinascimento, ricostruendone clima, cultura, protagonisti, scambi e incontri, attraverso la figura del maestro e gli echi della sua arte.
Dalla casa a Sansepolcro alla corte dei Baglioni a Perugia, come collaboratore di Domenico Veneziano; dal soggiorno nella Firenze di Cosimo il Vecchio con la visione della corte bizantina, alla permanenza presso la corte estense di Ferrara, con la sua influenza su artisti coevi come i Lendinara e i maestri dello studio di Belfiore; dall'arrivo a Rimini alla corte dei Malatesta, al contatto diretto con Roma dove soggiorna tra il 1458-59 lavorando per Pio II in Vaticano. Il viaggio di Piero prosegue alla volta di Urbino, presso la corte dei Montefeltro, dove si dedica alla scrittura del trattato sulla prospettiva ed il cui passaggio lascerà riflessi nell'opera di Giovanni Santi, in quella del Laurana. Infine presso i della Rovere, ove dipinge la splendida Madonna di Senigallia.
Un artista itinerante Piero della Francesca; la Mostra ne ricostruisce quindi il viaggio grazie ad opere straordinarie come il Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, il San Girolamo con Girolamo Amadi, il Dittico dei duchi d'Urbino, la Madonna di Senigallia, e a dipinti e tavole di artisti a lui coevi come Pisanello, Rogier van der Weyden, Domenico Veneziano, Fra Carnevale, Luca Signorelli.
Arezzo offre inoltre la possibilità di ammirare, nel Duomo e nella Basilica di San Francesco, altri celebri capolavori dell'artista come la Maria Maddalena e il ciclo della Leggenda della Vera Croce.
Piero della Francesca sentiva un profondo e intenso legame con le sue terre, ove tornò più volte lasciando alcuni dei suoi più importanti capolavori. Dopo Arezzo l'itinerario si dipana quindi nella valle superiore del Tevere, a Sansepolcro ed a Monterchi, il primo, borgo natale del Maestro che custodisce il Polittico della Misericordia, la Resurrezione, il San Giuliano e il San Ludovico, il secondo, piccolo centro che serba un altro straordinario affresco di Piero della Francesca, la Madonna del Parto.
Colori e ritmi delle terre di Arezzo rivivono nelle opere del maestro e solo in questi luoghi possono essere pienamente comprese.
[Fonte: www.mostrapierodellafrancesca.it]
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San Giuliano, Sansepolcro, Museo Civico (frammento)
Madonna del parto, Museo Madonna del Parto a Monterchi
Cappella Maggiore di San Francesco ad Arezzo
Piero della Francesca, Storie della Vera Croce: Battaglia di Eraclio e Cosroe, c. 1466, affresco, 329 x 747 cm, Ubicazione basilica di San Francesco, Arezzo
Santa Maria Maddalena, Duomo, Arezzo
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Podere Santa Pia | Questa casa di vacanza si trova fuori il paese di Cinigiano, in posizione panoramica,
con vista sulle colline che conducono al mare e l'isola Montecristo, fino a Corsica |
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