Piero della Francesca

Giorgio Vasari | Le vite | Piero della Francesca


Opere in ordine cronologico


Polittico della Misericordia

Battesimo di Cristo

San Girolamo penitente


San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi,


Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo

Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta,

Storie della Vera Croce
       Morte di Adamo
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con        la Regina di Saba
       Sollevamento del legno della Croce
       Annunciazione
       Vittoria di Costantino su Massenzio
       Tortura dell'ebreo
       Ritrovamento e verifica della vera Croce
       Battaglia di Eraclio e Cosroè
       Profeta Geremia
       Angelo

Maria Maddalena

Polittico di Sant'Agostino


San Giuliano

Madonna del parto

Resurrezione

San Ludovico di Tolosa

Polittico di Sant'Antonio

Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza

Pala di Brera

Flagellazione di Cristo

Ercole

Madonna di Senigallia

Natività

Madonna col Bambino e quattro angeli






 





 
Arte in Toscana
             
 

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo (dettaglio), tempera su tavola, 167 x 116 cm, National Gallery, Londra

 
       
   

Piero della Francesca | Battesimo di Cristo (1440-1460)


   
   
Il Battesimo di Cristo è un dipinto, tempera su tavola (167x116 cm), di Piero della Francesca, di datazione incerta (1440-1460) e conservato alla National Gallery di Londra.


Storia



La tavola venne commissionata dall'abbazia camaldolese di Sansepolcro, città natale e residenza del pittore, come tavola centrale per un polittico terminato da Matteo di Giovanni verso il 1465, che probabilmente decorava l'altare maggiore. Forse nella committenza ebbe un ruolo Ambrogio Traversari, priore dell'Abbazia e celebre teologo ed umanista, che grande importanza aveva avuto nel Concilio di Firenze del 1439, morendo in quello stesso anno. Il dipinto potrebbe essere quindi un ricordo dell'abate e delle sue dottrine. L'opera era lo scomparto centrale di un trittico con predella, anche se gli altri pannelli non furono dipinti da Piero, ma da un artista locale. Essi sono conservati oggi nel Museo Civico di Sansepolcro.

Il Battesimo di Cristo è una delle opere più controverse riguardo alla datazione nel corpus di opere pierfrancescane. Secondo alcuni studiosi i riferimenti al concilio di Ferrara-Firenze, quali il corteo di dignitari bizantini sullo sfondo, la collocherebbero a un periodo immediatamente successivo al 1439 (anno del concilio), facendone una delle prime opere conosciute dell'artista. Anche la colorazione con tenui toni a pastello farebbe pensare a un'influenza ancora forte di Domenico Veneziano (si confronti la Pala di Santa Lucia dei Magnoli, del 1445 circa), del quale Piero fu collaboratore dalla seconda metà degli anni trenta.

Secondo altri, basandosi sulle caratteristiche compositive e stilistiche, l'opera andrebbe invece collocata nella fase matura dell'artista, dopo un primo soggiorno urbinate (1450 circa), dove avrebbe sviluppato l'interesse per i complessi schemi geometrico-matematici e per i molteplici significati teologici, oppure addirittura a dopo il soggiorno romano (1458-1459), vicino ad opere chiave come la Resurrezione o la Flagellazione di Cristo.

Il dipinto venne riscoperto nella sagrestia del Duomo di Sansepolcro verso il 1858 dall'inviato della Regina Vittoria Sir Charles Lock Eastlake, a caccia di opere per i nascenti musei inglesi, ma non venne preso in considerazione perché "quasi completamente devastato dal sole e dell'umidità". Pochi mesi dopo venne invece acquistato da un altro inglese, il più giovane Sir John Charles Robinson, per l'industriale delle ferrovie Matteo Uzielli per quattrocento sterline, non essendo riuscito ad ottenere una somma pari dai curatori del nascente Victoria and Albert Museum. Alla morte di Uzielli (1861) Eastlake, forse preso dal rimpianto di essersi fatto sfuggire il capolavoro, acquistò l'opera inizialmente per sé stesso, salvo poi ripensarci e venderla alla National Gallery. L'anno dopo avrebbe comparto anche il San Michele Arcangelo sempre di Piero, che pure sarebbe stato poi acquistato dal museo londinese.

Una volta arrivata nel museo pubblico l'opera, studiatissima e molto ammirata, riaccese l'interesse internazionale per Piero della Francesca.


 

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, (dettaglio), National Gallery, Londra

Piero della Francesca, Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, (dettaglio, il volto di Cristo), National Gallery, Londra


Descrizione e stile



   
Gesù, in posizione frontale, sta ricevendo il battesimo da san Giovanni nel Giordano, mentre dal cielo è comparsa, in conformità col racconto evangelico (Matteo 3,16), la colomba dello Spirito Santo. A sinistra, accanto a un grosso albero dal fogliame fitto, assistono alla scena tre angeli. A destra, più in lontananza, un altro battezzando si sta spogliando, mentre sullo sfondo sta passando un gruppo di sacerdoti greci, uno dei quali indica stupefatto il cielo: si tratta probabilmente di un espediente per alludere al passo evangelico in cui si parla del "cielo spalancato" dal quale discese la colomba, un prodigio altrimenti difficile da rappresentare. Il gesto è posto in rilievo dall'"incroniciatura" del battezzando e del corpo di Giovanni, col braccio del Battista che appare come un prolungamento del gesto del sacerdote, e la sua gamba in parallelo.

I dignitari greci e l'uomo che si spoglia sono stati messi in relazione con una possibile interpretazione storica del dipinto, legato alle trattative di avvicinamento tra le Chiese ortodossa e latina. In particolare il Battesimo, secondo Marinescu (ripreso recentemente da Silvia Ronchey), deriverebbe dai perduti affreschi di Pisanello nella basilica di san Giovanni in Laterano, che celebravano, forse, l'alleanza tra Martino V e Manuele II di Bisanzio. Dell'uomo che si spoglia, assente in opere precedenti di ambito toscano, resterebbe traccia sia nei disegni di Pisanello al Louvre, che in alcuni schizzi della bottega di Baldassarre Peruzzi (Biblioteca Comunale di Siena) ripresi proprio dai perduti affreschi.

Lo sfondo è composto da un paesaggio collinare, con un piccolo borgo fortificato alle pendici: si tratta verosimilmente di Borgo San Sepolcro, figurata come nuova Gerusalemme. L'albero è un noce, probabile richiamo alla leggenda di fondazione della città. Entrambe queste raffigurazioni si richiamano infatti al mito di fondazione di Borgo San Sepolcro ad opera dei due santi pellegrini Egidio e Arcano ed esprimono, allo stesso tempo, il profondo inserimento di Piero della Francesca nel tessuto culturale cittadino, che proprio attorno ai decenni centrali del XV secolo recupera l'identità civica attorno all'idea di nuova Gerusalemme.


Stile

 

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, (dettaglio, il volto di Cristo)

Il dipinto è composto secondo una rigorosa costruzione geometrica tramite l'uso di corpi platonici, dei quali l'artista trattò nel De corporibus regularibus: un quadrato sormontato da un semicerchio; se dal lato superiore del quadrato si costruisce un triangolo equilatero, il vertice inferiore coincide con il piede di Cristo, mentre nell'incontro delle diagonali del quadrato si trova il suo ombelico. Al centro del triangolo si trovano le mani giunte di Cristo e sull'asse del dipinto si allineano, con esattezza geometrica la colomba, la mano con la coppa di Giovanni Battista e il corpo di Gesù stesso. La colomba si trova sul centro del semicerchio e le sue ali sono disposte lungo il diametro. L'asse mediano, che allude alla rivelazione di Gesù come Figlio di Dio, genera una partizione calibrata, ma non simmetrica in quanto l'albero a sinistra, che divide la tavola in rapporto aureo, ha maggior valore di cesura che non il gruppo centrale. Se nel quadrato si inscrive un pentagono, esso racchiude gran parte delle figure della composizione, con parallelismi tra i suoi lati ed altre linee di forza.

La "trasfigurazione" di Cristo come uomo e Dio è uno dei temi centrali del dipinto, come sottolinea l'isolamento sull'asse di Cristo, in posizione frontale, e della colomba, con gli altri personaggi disposti simmetricamente ai lati. Un indizio è la mano sinistra di Giovanni Battista, che non va oltre la sua veste, come bloccata da un impalpabile confine immaginario.

La composizione manifesta l'idea di appartenenza dei soggetti al tutto: la colomba dello Spirito Santo è accostabile alle nuvole sullo sfondo, Gesù è assimilabile al bianco tronco d'albero che ha accanto a sé. Entrambi sono infatti dello stesso colore, definito successivamente "polpa di marmo", che dà alla carne del Cristo un senso di freddezza e solidità. La sua figura ha inoltre un modellato anatomico saldo e naturalistico, derivato dall'esempio di Masaccio.

La rappresentazione del Battesimo abroga alcune leggi naturali: ad esempio il fiume Giordano si interrompe ai piedi di Cristo. Ciò è probabilmente dovuto alla credenza che Cristo, in quanto essere unico e inimitabile, non potesse essere sdoppiato, nemmeno dal riflesso dell'acqua. I riflessi quasi impercettibili sui malleoli delle figure centrali testimoniano comunque che essi si trovano nell'acqua. Molto originale per la pittura italiana dell'epoca è anche la disposizione del fiume, che sfocia in primo piano, perpendicolare allo sfondo e rivolto allo spettatore.


 

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, (dettaglio, Giovanni Battista)

Gli angeli

 
I tre angeli, vestiti di colori differenti, diversamente dalla norma iconografica non reggono i vestiti di Cristo, simbolo della veste della nuova vita dopo i quaranta giorni trascorsi nel deserto, a meno che la veste non sia da intendere come il drappo rosa sulla spalla dell'angelo di destra. Essi si tengono per mano, in segno di concordia: molti critici vedono in loro la celebrazione del Concilio tenutosi in quegli anni a Firenze per l'unificazione della chiesa occidentale con quella orientale. Tale simbolismo sembra essere testimoniato anche dalla presenza, subito dietro il neofita, di personaggi vestiti all'orientale.

L'angelo di destra guarda fuori dal dipinto rivolgendosi direttamente allo spettatore: è la figura chiamata "festaiuolo", cioè il narratore che nel teatro rinascimentale presentava e commentava le rappresentazioni e che in pittura aveva la funzione di richiamare l'attenzione dell'osservatore, per poi dirigerla, tramite lo sguardo degli altri due angeli, al Cristo che viene battezzato.


Luce e colore


Già in quest'opera sono evidenti i debiti con la scuola pittorica fiorentina, in particolare la solidità plastica di Masaccio e il colore luminoso dei "pittori di luce" quali Beato Angelico e Domenico Veneziano, sebbene il tutto sia reinterpretato in maniera personalissima

La luce zenitale annulla le ombre rendendo omogenea tutta la composizione. Le vesti dei dignitari e degli angeli sono delicatamente accordate, con un'alternarsi ritmico tra colori caldi e colori tenuemente freddi, come si ritrova anche negli affreschi della Leggenda della Vera Croce.


Lo sfondo

Il paesaggio fa capolino tra i gruppi delle figure. Vi si vedono una serie di colline in lontananza, descritte nei minimi dettagli. Esse non sfumano ancora in lontananza per effetto della foschia (come in opere successive di Piero influenzate dalla pittura fiamminga), ma il cielo è già sfumato con toni più chiari vicino all'orizzonte, un modo di dare profondità e luce al dipinto derivato dalle miniature francesi. Le nuvole tridimensionali, a forma di cilindri distesi e fortemente chiaroscurate, sono uno dei dettagli più tipici della pittura di Piero, che si ritrovano anche in altre opere.

Nello scorcio profondo delle colline l'occhio è guidato da alcuni elementi ricorrenti, come gli alberi, che permettono di stabilire le distanze reciproche. Manca però una visione unitaria, infatti lo spettatore non può cogliere appieno la spazialità (la città ad esempio appare troppo piccola e lontana), potenziando l'attenzione sul tema religioso in primo piano. Ciò dimostra come Piero sapesse ignorare le regole della costruzione spaziale prospettica quando il discorso figurato lo richiedesse.

In generale l'opera, come tipico dell'arte di Piero, è dominata da una visione pacata e unitaria, governata da leggi matematiche, dove non trova posto il moto né alcun elemento contingente; non di meno viene evitato lo schematismo, grazie all'infinita ricchezza dei dati naturali e della gamma di toni coloristici utilizzati.

   
   
Piero della Francesca, Battesimo di Cristo (dettaglio, Giovanni Battista), tempera su tavola, 167 x 116 cm, National Gallery, Londra
 
   


Piero della Francesca
Opere


Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico



   

* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
       Morte di Adamo, 390x747 cm
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
       Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
       Annunciazione, 329x193 cm
       Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
       Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
       Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
       Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
       Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
       Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
       Profeta Geremia, 245x165 cm
       Angelo, frammento, base 70 cm
       Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
       Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
       San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
       San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
       San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
       Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
       Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)


Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Piero della Francesca

Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007. ISBN 978-3-8331-3757-0

Attilio Brilli, Borgo San Sepolcro. Viaggio nella città di Piero, Città di Castello, Tibergraph Editrice, 1988.

Luca Madrignani (21-10-2007). Insurrezione e lotta armata a Sansepolcro. Patria Indipendente: pp. 25-27

Il Battesimo, che fu dipinto tra il 1448 e il 1450, entrò nella collezione della National Gallery nel 1861, quando fu ceduto dalla badia camaldolese di Borgo San Sepolcro.
'This panel was the central section of a polyptych. It may be one of Piero's earliest extant works. Side panels and a predella were painted in the early 1460s, by Matteo di Giovanni (active 1452; died 1495). The altarpiece was in the chapel of Saint John the Baptist in the Camaldolese abbey (now cathedral) of Piero's native town, Borgo Sansepolcro. The town, visible in the distance to the left of Christ, may be meant for Borgo Sansepolcro: the landscape certainly evokes the local area.
The dove symbolises the Holy Spirit. It is foreshortened to form a shape like the clouds. God the Father, the third member of the Trinity, may originally have been represented in a roundel above this panel.'
www.nationalgallery.org.uk


Bibliografia

Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007.

Pietro Allegretti, Piero della Francesca, collana I classici dell'arte, Milano, Rizzoli/Skira, 2003, pp. 90-91.

Silvia Ronchey, L'enigma di Piero, BUR, Milano 2006 ISBN 978-88-17-01638-4

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999.

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Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia

 

     
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Piazza della Santissima Annunziata
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Loggia del Bigallo, Firenze
         
The façade and the bell tower of
San Marco a Firenze
Piazza della Santissima Annunziata
a Firenze
Firenze, Duomo
         

 

   

Piero della Francesca, il cui vero nome è Piero di Benedetto de’ Franceschi, la data di nascita, sconosciuta, può essere posta fra il 1412 ed il 1420 a Borgo San Sepolcro (oggi Sansepolcro), nell’alta Valle Tiberina, ai confini tra Toscana e Umbria, in una famiglia di commercianti e tintori.
Non ci sono notizie sulla sua vita e quindi non si sa a che tipo di studi sia stato destinato.

La prima notizia ufficiale ci dice che nel 1439, esegue con il maestro Domenico Veneziano agli affreschi di Sant'Egidio. Si suppone pertanto, che Piero della Francesca, data anche l'età, conoscesse bene le tecniche pittoriche in uso dai pittori del suo tempo e dei Maestri del '300. Toscano di nascita e di carattere, Piero della Francesca, pur abitando ad Arezzo, viaggiò molto in tutta l’Italia centrale, lavorò a Ferrara alla corte degli Estensi, a Rimini dai Malatesta, a Urbino alla corte dei ed a Roma, per i pontefici Niccolò V e di Pio II.
Piero della Francesca nel 1442 si trova certamente al suo paese natale, dove concorre per la carica di Consigliere Popolare.

Nel 1445 il pittore firma un contratto con la Confraternita della Misericordia che gli commissiona un polittico da realizzare in tre anni.
Piero della Francesca, chiamato dalle corti più ricche, colte e raffinate d’Italia, eseguirà il bellissimo polittico della Madonna della Misericordia, ma impiegherà ben quindici anni per finirlo.
Nel 1451 Piero della Francesca è alla corte di Rimini, dove, nel già famoso Tempio Malatestiano, realizza l'affresco di Sigismondo Malatesta. L'anno seguente si reca ad Arezzo, su richiesta della famiglia Bacci. Dopo la morte del pittore Bicci di Lorenzo, la sua presenza è necessaria per portare a compimento gli affreschi del coro di San Francesco.
Pochi anni dopo è ad Urbino, per attendere alla tavola con "La Flagellazione". La datazione di quest'opera ha dato rilevanti problemi ed oscilla tra il 1445 e il 1459-60. Nel frattempo, a Perugia affresca una tavola del polittico di Sant'Antonio.
In tutti i lavori di Piero della Francesca si notano l'estrema attenzione all'organizzazione prospettica, la semplificazione geometrica dei volumi, l'uso razionale dei toni di passaggi da un colore ed un'altra per evitare forti contrasti.

L'affresco "La Madonna del Parto" è un'opera della di più di due metri di lato, conservato nella Cappella del Cimitero di Monterchi (Ar) e dipinta nel 1460.
Piero della Francesca realizzò questa stupenda opera in sole sette giornate di lavoro, usando colori naturali come ad esempio lo splendido e costoso blu oltremare, ottenuto dalla macinazione del lapislazzulo, estratto nelle miniere dell'Afghanistan e venduto dalla Repubblica di Venezia.

La luce che illumina i quadri di Piero della Francesca, non sembra di natura fisica ma assolutamente spirituale ed irradia dal viso e dal corpo dei soggetti raffigurati.

Degli anni trascorsi da Piero della Francesca alla corte dei Montefeltro a Urbino, ci sono rimasti alcuni lavori celeberrimi, fra i quali: la “Flagellazione di Cristo”, una piccola tavoletta ancora oggi a Palazzo Ducale, realizzata nel 1465, la “Pala Montefeltro”, dipinta per la chiesa di San Bernardino a Urbino e considerata il dipinto-simbolo della pittura italiana del Quattrocento per ambientazione, architettura, con l'uovo che pende sullo sfondo, oggetto di mille supposizioni ed interpretazione degli studiosi, e Il doppio ritratto dei Duchi i cui ritratti si stagliano sul paesaggio delle colline del Montefeltro mostrando dettagli come alberi, specchi d’acqua e piccole imbarcazioni.

 


Piero della Francesca - Particolare del Polittico della Misericordia 1445-1460
Fra i viaggi di lavoro di Piero della Francesca c'è anche Roma, dove esegue affreschi in Vaticano per papa Nicolò V e poi per il sucessore Pio II. Di questi lavori non resta traccia, demoliti per far posto a quelli eseguiti in seguito da Raffaello.
Di Piero della Francesca a Roma rimane la volta della cappella di San Michele.
Dal 1475 in poi la attività di Piero della Francesca sembra arrestarsi. Secondo Vasari la causa è una malattia agli occhi, ma è probabile che il pittore si sia dedicato alla scrittura, lasciando ai posteri tre libri scientifici: "De corporibus regolaribus", "Trattato d'abaco" e "De prospectiva pingendi" summadei suogli studi teorici, iniziati a Roma vent'anni prima, quando aveva copiato ed illustrato il trattato di Archimede sulla spirale.

Piero della Francesca muore il 12 ottobre del 1492, nel suo paese natale.
Questo articolo è basato sull'articolo Battesimo di Cristo (Piero della Francesca) dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
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