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La Madonna di Senigallia [1] è un dipinto, olio su carta riportata su tavola di noce[2] (61x53,5 cm), realizzato dal pittore Piero della Francesca e conservato nella Galleria Nazionale delle Marche. La datazione è molto incerta, oscillante tra il 1470 e il 1485, e il nome dell'opera deriva dalla collocazione più antica conosciuta, la chiesa di Santa Maria delle Grazie di Senigallia.
Storia
L'opera presenta numerose affinità formali e stilistiche con la Pala di Brera (databile al 1472 circa), perciò viene spesso ipotizzato che le due tavole siano state dipinte a breve distanza l'una dall'altra e magari commissionate entrambe da Federico da Montefeltro. La Madonna di Senigallia in particolare venne forse fatta dipingere in occasione del matrimonio di Giovanna, figlia di Federico, con Giovanni della Rovere, signore di Senigallia, celebrato pro-forma nel 1474 (poiché la sposa era giovanissima) e di nuovo nel 1478.
La pala comunque non poteva trovarsi originariamente nella chiesa francescana senigalliese, poiché questa venne costruita solo dopo il 1491, su disegno di Baccio Pontelli. Un'iscrizione sul retro, dalla grafia settecentesca, riporta la dicitura "Giovanni da Udine dipinse", che farebbe pensare a un'annotazione collezionistica privata, considerato lo sforzo attributivo, per cui non è da escludere che l'opera pervenne nella chiesa in epoca molto tarda. Il dipinto venne musealizzato nel 1917, dopo che nel 1915, quando un bombardamento austro-ungarico colpì Senigallia, si decise per motivi di sicurezza di trasportarlo al Palazzo Ducale di Urbino[2].
L'opera venne trafugata dalla sua nuova sede il 6 febbraio del 1975, e recuperata poi a Locarno, in Svizzera, il 22 marzo dell'anno successivo. Con la Madonna di Senigallia venne rubata e recuperata anche la Flagellazione di Cristo, dello stesso autore. |
Descrizione e stile
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La scena mostra una Madonna stante col Bambino tra due angeli, all'interno di un'abitazione. Il taglio del dipinto è insolito e mostra i protagonisti come mezze figure, tagliate dal margine inferiore del dipinto. Il Bambino, in atto di benedire, tiene in mano una rosa bianca, simbolo della purezza della Vergine, mentre al collo ha una collana di perle rosse con un corallo, un simbolo arcaico di protezione degli infanti, che nel caso delle scene sacre acquistava anche una valore di premonizione della Passione per via del colore rosso-sangue.
Gli angeli, dalle tenui vesti di colore grigio e rosa salmone, sono fedelmente ripresi dalla Pala di Brera, tanto che alcuni ipotizzano l'intervento di allievi che copiarono le fisionomie dell'opera precedente.
Sullo sfondo si vede a destra un armadio a muro con mensole inquadrato da una cornice scolpita con una candelabra, come ne esistevano nel Palazzo Ducale di Urbino (sebbene non ne ritragga nessuna in particolare), mentre a sinistra si apre, alla maniera fiamminga, un altro ambiente da dove proviene un doppio raggio di sole tramite una finestra aperta, rifrangendosi sulla parete ombrosa non prima di aver illuminato il pulviscolo atmosferico lungo la traiettoria. La luce disegna poi riflessi sui rilievi della decorazione della nicchia, sulle piccole nature morte del cestello con il panno di lino e della scatola cilindrica d'avorio nell'armadio, e poi nei capelli, nelle vesti e nei gioielli dei quattro protagonisti. Marchi scrisse: "come in nessun'altra opera di Piero la luce vi svolge un ruolo fondante"[3]. La luce, che attraversa il vetro a rondelle senza romperlo, è anche una metafora del mistero dell'Incarnazione[4], che attraversa il corpo di Maria, nella concezione e nel parto, senza violarlo.
La mancanza di punti di appoggio tra le figure e lo spazio impedisce di determinare la distanza reciproca, facendo apparire i protagonisti vicinissimi allo spettatore.
Nonostante la ricchezza di analogie con la Pala di Brera, la Madonna di Senigallia ha un carattere molto diverso, più intimo, con l'allusione alla camera dal letto dell'Incarnazione (presente tradizionalmente nelle raffigurazioni dell'annunciazione). Di derivazione fiamminga sono anche l'uso del legno di noce al posto del consueto pioppo, la tecnica pittorica con un largo uso di leganti oleosi, nonché i delicati effetti materici nella pittura, come il velo sulla testa della Madonna, le luccicanti rotondità dei gioielli degli angeli e le pieghe plastiche e luminose dei panneggi.
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Piero della Francesca, Madonna di Senigallia (dettagli) |
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Piero della Francesca | Opere
Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico.
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* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
Morte di Adamo, 390x747 cm
Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
Annunciazione, 329x193 cm
Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
Profeta Geremia, 245x165 cm
Angelo, frammento, base 70 cm
Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)
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[1] Il Ministero dei Beni culturali usa la grafia Madonna di Sinigaglia [1]
[2] La Madonna di Senigallia in comune.senigallia.an.it. URL consultato il 16 giu 2010.
[3] Blasio (a cura di), cit., pag. 73.
[4] Presente negli scritti di sant'Anastasio. |
Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Piero della Francesca
Attilio Brilli, Borgo San Sepolcro. Viaggio nella città di Piero, Città di Castello, Tibergraph Editrice, 1988.
Luca Madrignani (21-10-2007). Insurrezione e lotta armata a Sansepolcro. Patria Indipendente: pp. 25-27
Dizionario Biografico degli Italiani | Piero della Francesca di R. Lightbown
Bibliografia
Pietro Allegretti, Piero della Francesca, collana "I classici dell'arte", Milano, Rizzoli/Skira, 2003, pp. 146-147.
Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007. ISBN 978-3-8331-3757-0
Silvia Blasio, Marche e Toscana, terre di grandi maestri tra Quattro e Seicento, Pacini Editore per Banca Toscana, Firenze 2007
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The façade and the bell tower of
San Marco a Firenze |
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Piazza della Santissima Annunziata
a Firenze |
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Firenze, Duomo |
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Completamente immersa nelle colline con lo sfondo del Montefeltro, racchiusa da mura cinquecentesche, Urbino con le sue costruzioni a mattoncini, ha mantenuto un aspetto urbanistico omogeneo dal lontano '400, quando era uno dei centri culturali più prestigiosi del Rinascimento. Il suo monumento più bello è il Palazzo Ducale, simbolo stesso della città e testimone di una aristocratica vita di corte. Voluto da Federico da Montefeltro, fu iniziato attorno la metà del XV secolo, con l’ausilio dei migliori architetti del tempo tra cui Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. Il Duca Federico fu un grande condottiero e mecenate, intrecciò rapporti di alleanza con le potenti Signorie dell’epoca e ricevette varie onorificenze...
I proventi delle condotte militari gli permisero di accrescere il suo stato e di edificarvi edifici militari, religiosi e civili nonché una splendida residenza ducale nella capitale del suo stato: Urbino. Luca Della Robbia, Domenico Rosselli, Baccio Pontelli, Giuliano da Maiano, Michele da Fiesole tutti assieme realizzarono un perfetto capolavoro dell'arte rinascimentale: dallo studiolo, al cortile d'onore, dalla biblioteca ai templi, ovunque soffitti stuccati, stipiti scolpiti, porte intarsiate, camini decorati.
Il Palazzo Ducale oltre ad essere un magnifico monumento e anche sede della Galleria Nazionale delle Marche in cui sono custoditi capolavori di Piero della Francesca, Paolo Uccello, Giusto di Gand, Luciano Laurana ("La città ideale"), Pedro Berruguete e "La Muta" di Raffaello. Quest’ultimo nato nel 1483, visse in un ambiente così colto e raffinato, figlio di Giovanni Santi pittore e letterato, che porterà sempre con se gli ideali del Rinascimento, appresi nella dotta corte dei Montefeltro.
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Urbino, Palazzo Ducale |
Questo articolo è basato sull'articolo Madonna di Senigallia dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
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