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Duccio di Buoninsegna, Maestà, Museo dell'Opera metropolitana del Duomo, Siena |
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Duccio di Buoninsegna | Maestà del Duomo di Siena
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La Maestà del Duomo di Siena era la pala d'altare della Cattedrale senese, dipinta tra il 1308 e il 1311 dall'iniziatore della scuola senese Duccio di Buoninsegna. [1] È il capolavoro dell'artista ed uno dei dipinti più importanti dell'arte pre-rinascimentale italiana.
In occasione della mostra Duccio. Alle origini della pittura senese, A.R.P.A.I. ha finanziato il restauro di tredici tavolette dipinte da Duccio di Buoninsegna nel 1308-1311 per la Maestà.[2]
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Storia
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L'opera si trova oggi collocata nel Museo dell'Opera Metropolitana, dopo essere stata esposta nel Duomo, anche se fra vari spostamenti, fino al 1878.
Ricostruzione virtuale del lato posteriore della Maestà.
L'opera andava a sostituire un'icona della Vergine particolarmente cara ai senesi, perché era legata alla vittoria della Battaglia di Montaperti (1260): con questa nuova grandiosa pala volevano omaggiare ancora maggiormente la loro protettrice, alla quale era dedicata anche la Cattedrale. Il 9 giugno 1311 venne posta nella Cattedrale, con una solenne processione alla quale parteciparono le massime autorità cittadine sia religiose che civili, che iniziò dallo studio del pittore e si concluse in Duomo. Un testimone scrisse:
« Ed il giorno che (la Maestà) fu portata nella cattedrale, tutte le botteghe rimasero chiuse e il vescovo guidò una lunga fila di preti e monaci in solenne processione. Erano accompagnati dagli ufficiali del comune e da tutta la gente; tutti i cittadini importanti di Siena circondavano la pala con i ceri nelle mani, e le donne e i bambini li seguivano umilmente. Accompagnarono la pala tra i suoni delle campane attraverso la Piazza del Campo fino all'interno della cattedrale con profondo rispetto per la preziosa pala. I poveri ricevettero molte elemosine e noi pregammo la Santa Madre di Dio, nostra patrona, affinché nella sua infinita misericordia preservasse la nostra città di Siena dalle sfortune, dai traditori e dai nemici. »
La pala d'altare rimase al suo posto fino al 1506. Per il mutato gusto in fatto d'arte sacra, nel 1771 venne trasferita alla chiesa di Sant'Ansano in località Castelvecchio di Siena, dove venne smontata per essere ripartita tra due altari e segata in più porzioni: in quell'occasione numerosi pannelli andarono perduti. Mentre i pannelli più grandi tornarono in Duomo nel 1795 e da lì vennero musealizzati nel 1878, molti altri, appartenenti soprattutto alle parti accessorie come le predelle e le cuspidi, vennero dispersi. La predella, fronte-retro, è la prima conosciuta nell'arte italiana.
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Lavanda dei piedi e Flagellazione, Museo dell'Opera del Duomo, Siena
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Descrizione
Il lato della Maestà e delle Storie della vita della Vergine
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Si tratta di una grande tavola (425 x 212 cm.) a due facce, anche se oggi si presenta tagliata lungo lo spessore secondo il discutibile intervento del 1711 che non mancò di creare alcuni danni. Il lato principale, quello originariamente rivolto ai fedeli, era dipinto con una monumentale Vergine con Bambino in trono, circondata da un'affollata teoria di santi e angeli su fondo oro. Tra questi si riconoscono inginocchiati in primo piano i quattro santi protettori di Siena (Sant'Ansano, San Savino, San Crescenzio e San Vittore), mentre ai due lati sono raffigurate le due sante protettrici in piedi (Sant'Agnese e Santa Caterina d'Alessandria), avvolte da manti con un panneggio di linee nervosamente spezzate, che ricordano i goticismi della Madonna Rucellai.
Altri quattro santi stanno in secondo piano (San Paolo e San Giovanni evangelista a sinistra, San Giovanni Battista e San Pietro a destra), mentre tutto intorno si dispone con rigida simmetria un appiattito coro di venti angeli alati. Più in alto altre figure di santi più piccoli a mezzo busto (gli altri dieci apostoli) sono opere di bottega.
La predella da questo lato presentava alcune storie dell'infanzia di Cristo, nelle quali la protagonista è Maria, alternate a figure di Profeti (Isaia, Ezechiele, Salomone, Malachia, Geremia, Osea). Queste le sette tavolette conservate:
* Annunciazione (Londra, National Gallery);
* Natività (Washington, National Gallery of Art);
* Adorazione dei Magi (Siena, Museo dell'Opera del Duomo);
* Presentazione al tempio (Siena, Museo dell'Opera del Duomo);
* Strage degli innocenti (Siena, Museo dell'Opera del Duomo);
* Fuga in Egitto (Siena, Museo dell'Opera del Duomo);
* Disputa con i dottori del tempio (Siena, Museo dell'Opera del Duomo).
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Accusa dei farisei
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Profeta Isaia, Natività e Profeta Ezechiele
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Nel coronamento trovavano posto invece alcune Storie della Vergine dopo la morte di Cristo, quasi tutte conservate a Siena:
* Annuncio della morte alla Vergine;
* Congedo di Maria da Giovanni;
* Congedo dagli apostoli;
* Incoronazione della Vergine (Budapest, Szépm?veszéti Múzeum);
* Dormitio Virginis;
* Funerali di Maria;
* Sepoltura di Maria.
A parte gli angeli, Duccio si sforzò di caratterizzare individualmente le fisionomie, raggiungendo il vertice nei volti delle divinità. La Madonna è seduta su un ampio e sfarzoso trono, che accenna ad una spazialità tridimensionale secondo le novità già praticate da Cimabue, ed è dipinta con una cromia morbida, che dà naturalezza al dolce incarnato. Anche il bambino esprime una profonda tenerezza, ma il suo corpo non sembra generare peso e le mani di Maria che lo reggono sono piuttosto innaturali. |
Il lato delle Storie di Cristo
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Sul retro della Maestà, destinato alla visione del clero, erano rappresentate 26 Storie della Passione e Resurrezione di Cristo, divise in formelle più piccole, uno dei più ampli cicli dedicati a questo tema in Italia. Le Storie cominciavano dalla predella, poi smembrata, nella quale erano rappresentati alcuni episodi della vita pubblica di Cristo, dei quali si sono conservati:
* Tentazione sul tempio (Siena, Museo dell'Opera del Duomo);
* Tentazione sul monte (New York, Frick Collection);
* Vocazione di Pietro e Andrea (Washington D.C., National Gallery);
* Nozze di Cana (Siena, Museo dell'Opera del Duomo);
* Incontro con la Samaritana (Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza);
* Guarigione del cieco nato (Londra, National Gallery);
* Trasfigurazione (Londra, National Gallery);
* Resurrezione di Lazzaro (Fort Worth, Texas, Kimbell Art Museum).
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Nella grande tavola principale il posto d'onore, al centro, è dato dalla Crocefissione, di larghezza maggiore e altezza doppia, come anche la formella doppia nell'angolo in basso a sinistra con l'Entrata a Gerusalemme (da dove inizia la lettura), dove forse il tiburio gotico che sporge dalle mura è una citazione fantasiosa della cupola del Duomo di Siena. Le scene si leggono dall'angolo sinistro procedendo nella fascia inferiore verso destra dal basso verso l'alto.
Dopo il pannello centrale (Preghiera nel Getsemani e Bacio di Giuda) la narrazione riprende nell'angolo in basso opposto, procedendo verso sinistra, sempre dal basso verso l'alto. Questo espediente, già usato da secoli, serve per convogliare la lettura verso la scena centrale della Crocefissione. La fascia superiore invece si legge da sinistra verso destra, sempre dal basso verso l'alto fino alla Crocefissione.
L'ultimo riquadro è più complesso: a sinistra in basso la Deposizione dalla Croce sovrastata dalla Sepoltura, poi si prosegue per due riquadri a sinistra, poi in basso, infine a destra dove è presente il Ritorno di Cristo che resuscita i morti e sconfigge il demonio.
In varie scene Duccio diede prova di essere aggiornato rispetto alle "prospettive" dei fondali architettonici di Giotto. Uno dei più notevoli esempi si ha nella scena di Gesù davanti al Sommo sacerdote, dove è rappresentato un edificio che continua nella formella inferiore, il Tradimento di Pietro, collegato da una verosimile scalinata con tanto di pianerottolo tra le due scene, ravvivato da un'elegante bifora. Lo spazio però per Duccio non è mai condizione sine qua non, anzi in talune scene deroga volontariamente alla raffigurazione spaziale per mettere in risalto particolari che gli premono, come la tavola apparecchiata nella scena dell' Ultima cena (troppo inclinata rispetto al soffitto) o come il gesto di Ponzio Pilato nella Flagellazione, che è in primo piano rispetto a una colonna nonostante i suoi piedi poggino su un piedistallo che è collocato dietro. Duccio non sembra quindi interessato a complicare eccessivamente le scene con regole spaziali assolute, anzi talvolta la narrazione è più efficace proprio in quelle scene dove un generico paesaggio roccioso tradizionale lo libera dalla costrizione della rappresentazione tridimensionale.
Disposizione delle scene secondo l'ordine di lettura:
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1. Entrata a Gerusalemme
3-2. Ultima cena e Lavanda dei piedi
5-4. Cristo si separa dagli apostoli e Tradimento di Giuda
7-6. Preghiera nel Getsemani e Bacio di Giuda
8-9. Cristo davanti a Pilato e Accusa dei farisei
11-10. Cristo davanti a Caifa e Cristo deriso
13-12. Tradimento di Pietro e Cristo davanti al Sommo sacerdote
15-14. Cristo torna da Ponzio Pilato e Cristo davanti a Erode
17-16. Flagellazione e Incoronazione di spine
19-18. Pilato si lava le mani e Via crucis
20. Crocefissione
22-21. Deposizione dalla croce e Sepoltura di Cristo
23-26. Le tre Marie al sepolcro e Viaggio di Cristo nel Regno dei morti
24-25. Cristo appare sulla via per Emmaus e Noli me tangere
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1. Entrata a Gerusalemme
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Maestà del Duomo di Siena, 1308-1311, Il lato delle Storie di Cristo, (dettaglio), tempera e oro su tavola, Siena, Museo dell'Opera metropolitana del Duomo
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Nel coronamento le Storie cristologiche si concludevano con episodi post mortem (tutti conservati a Siena; manca la tavoletta centrale, forse con una Ascensione):
* Apparizione a porte chiuse;
* Incredulità di Tommaso;
* Pentecoste;
* Apparizione sul lago di Tiberiade;
* Apparizione sul monte di Galilea;
* Apparizione alla cena degli apostoli.
Altri pannelli
La Maestà era decorata, oltre che da guglie, pinnacoli e altri elementi di carpenteria, anche da altri pannelli dipinti cuspidati, con busti di angeli; alcuni di questi sono stati riconosciuti in collezioni e musei stranieri:
* Angelo, South Hadley, Massachusetts, Mount Holyoke College Art Museum;
* Angelo, Philadelphia, Philadelphia Museum of Art
* Angelo, 's Heerenbergh, Paesi Bassi, Stichting Huis Bergh
* Angelo, già nella collezione Stoclet
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[1] Sulla vita del pittore senese sono rimasti alcuni documenti, tra cui la biografia scritta da Giorgio Vasari che ha tuttavia molte lacune (non si conoscono né parenti né eredi). La prima notizia su Duccio si registra nel 1278 per il compenso riscosso per la pittura di alcune casse di documenti dell’Ufficio della Biccherna, l’erario del Comune di Siena. In seguito Duccio dipinge, com’era uso a Siena, diverse tavolette (perdute) destinate a ornare le copertine dei registri annuali dell’erario. Al 1285 risale la Maestāper la Compagnia dei Laudesi in Santa Maria Novella a Firenze(ora alla Galleria degli Uffizi), per errore attribuita da Vasari a Cimabue: un dipinto imponente e prezioso, per il quale il pittore senese fa largo uso di lapislazzuli. Tra il 1285 e il 1288 Duccio disegna la grande vetrata per il Duomo di Siena e nel 1302 una Maestāper la Cappella dei Nove nel Palazzo Pubblico (perduta).
Č sopravvissuta invece la Maestā del Duomo di Siena (Museo dell’Opera): quest’opera,molto complessa, impegna il pittore per tre an.
[2] Il restauro è stato finanziato dall'A.R.P.A.I. (Associazione per il Restauro del Patrimonio Artistico Italiano).
In occasione della mostra Duccio. Alle origini della pittura senese, A.R.P.A.I. ha finanziato il restauro di una serie di opere di grande rilevanza: tredici tavolette dipinte da Duccio di Buoninsegna nel 1308-1311 per la Maestà, conservate nel Museo dell’Oprea del Duomo di Siena, e la grande Croce dipinta intorno al 1330 da Ugolino di Nerio per la Chiesa dei Servi di Siena. Il lavoro sulla Maestà ha concluso l’impresa iniziata dall’Istituto Centrale del Restauro fra gli anni cinquanta e i primi anni sessanta, sotto la guida di Cesare Brandi e Pasquale Rotondi.
La grande tavola per l’altar maggiore della cattedrale di Siena, dipinta su due facce e dotata di predella e coronamento, fu commissionata a Duccio dall’Opera del Duomo, come testimoniano alcuni documenti tra il 1308 e il 1311, dalla “Carta di pacti” sottoscritta tra il pittore e l’operaio Jacopo del fu Gilberto Mariscotti fino ai pagamenti per i suonatori che accompagnarono in processione il dipinto. Citiamo alcuni dei fatti salienti relativi alla storia conservativa della Maestà ad introduzione della presentazione del nostro restauro. Nel 1771 le due facce furono separate, con la distruzione delle cornici originali e causando gravi danni alle superfici dipinte, dopo ,una breve permanenza nella Casa dell’Opera, tornarono in cattedrale e furono collocate presso gli altari di Sant’Ansano e del Santissimo Sacramento. Le tavolette minori furono poste in sacrestia e, per alcune di esse, iniziò una dispersione che le portò sul mercato antiquario e infine in vari musei europei e americani. Dal 1878 le due tavole principali, insieme con i due coronamenti e alcuni scomparti delle predelle, si trovano al Museo dell’opera del Duomo, fondato nel 1870. Tra il 1952 e il 1958 ebbe luogo un importante restauro, diretto da Cesare Brandi presso l’I.C.R. di Roma e limitato alle parti principali, mentre nel 1964 si concluse un intervento su quattro tavole del coronamento anteriore. Nel giugno 2001 è iniziato un restauro del coronamento posteriore e delle predelle con pulitura e rimozione delle ridipinture, poi integrate con la stessa tecnica a tratteggio verticale già impiegata dagli operatori dell’I.C.R.
Dopo la “riscoperta” ottocentesca del capolavoro, con l’esposizione in museo, iniziò la fortuna critica del capolavoro di Duccio che lo ha consacrato come uno dei vertici della pittura italiana su tavola. Il problema più dibattuto è stato quello della ricostruzione dl complesso e della sua iconografia; ma sono stati affrontati anche i temi della relazione geometrica tra le misure delle varie parti del complesso, della data di esecuzione, dell’intervento degli aiuti, dei possibili modelli e della fortuna della pala presso altri artisti a Siena e fuori.
L’iconografia, alla cui definizione collaborò forse il domenicano Ruggero da Casole, vescovo di Siena dal 1307 al 1317, si inserisce in un programma di celebrazione della Vergine avviato con la vetrata dell’oculo nell’abside della stessa cattedrale e ampliato in seguito con l’esecuzione di alcune opere maggiori dei pittori senesi della prima metà del Trecento destinate agli altari della crociera.
Per predelle e coronamenti il tema iconografico si lega strettamente al problema della ricostruzione del complesso. Della faccia anteriore della predella, dedicata all’infanzia di Cristo, restano a Siena cinque scene e quattro figure di profeti, in cui i passi biblici riportati sui rotoli mettono in evidenza come l’Antico Testamento prefiguri il tema dell’incarnazione di Gesù; di quella posteriore, solo due storie. L’individuazione di altre tavolette in vari musei ha consentito di ricomporre in modo soddisfacente le predella anteriore, mentre per quella posteriore sono state rintracciate solo otto storie su nove. Per ogni faccia del coronamento restano sei scomparti, tutti alterati nelle dimensioni e nella forma (in origine a esagono regolare).
Sia le tavolette della predella che quelle del coronamento sono state ricavate da una serie contigua di assi subradiali disposte in orizzontale, probabilmente per facilitare il percorso di lettura seguendo la fibra legnosa. Lo spessore, però, risulta ben maggiore nelle storie della predella, che dovevano agganciarsi, come si vede da alcune incisioni retrostanti e dai chiodi rimasti sul retro di alcune tavole, a tre rompitratti di sostegno e di raccordo alla struttura, la scatola-altare che faceva da basamento; le tavole del coronamento, invece, erano incollate ed inchiodate su quelle poste in senso verticale su cui era dipinta la Maestà (recto).
Esso mantiene oggi lo spessore originale di un centimetro circa, lo stesso spessore nelle Storie della Passione poste in origine sul verso del dipinto.
Le tavole, dopo un primo strato di preparazione a base di gesso e colla, sono state completamente incamottate con una tela di lino alquanto compatta (per la predella anche nella cornice) e successivamente lavorate a più strati di gesso-colla; la pittura estremamente raffinata anche per l’uso di pigmenti preziosi e guidata da un disegno preparatorio a pennello intriso di carboncino, ha un legante proteico a base di caseina di latte di capra come è risultato dai saggi immunoenzimatici; la foglia metallica d’oro è stata fatta aderire su di uno strato di bolo armeno rosso-arancio, ed in alcuni casi si erano previsti eventuali debordamenti andando leggermente all’interno delle parti propriamente dipinte, altre decorazioni a foglia d’oro poste sulle vesti di Cristo e della Madonna a piccole lamelle di stile bizantino sono state fissate con colle a base di mecca. La probabile vernice originale della quale purtroppo non rimane traccia almeno nelle opere sulle quali siamo intervenuti, doveva essere composta principalmente dalla resina naturale sandracca secondo le analisi dell’I.C.R condotte per i restauri precedenti.
(...)
La celebrazione per la conclusione del restauro è avvenuta a Siena presso il Complesso di Santa Maria della Scala, Chiesa della Santissima Annunziata, Piazza del Duomo, il 3 Ottobre 2003.
[Note storiche tratte da: G. Ragionieri, in catalogo della mostra Duccio. Alle origini della pittura senese. Silvana Editoriale Spa, Milano 2003, pp. 203-218.
Note sul restauro tratte dalla relazione fornita da: Daniele Rossi] |
Bibliografia
Daniele Rossi, RELAZIONE sul RESTAURO Maestà di Duccio | www.arpai.org | pdf
Cesare Brandi, Il restauro della "Maesta" di Duccio, a cura del Ministero della Pubblica Istruzione, Istituto Centrale del Restauro. Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1959
Pier Paolo Donati, La Maesta di Duccio, (Forma e colore; 42), Sansoni, Firenze 1965
Enzo Carli, La Maesta di Duccio, IFI, Firenze 1982
Luciano Bellosi, Duccio. La Maestà, Milano 1998
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999.
Duccio. Alle origini della pittura senese. Silvana Editoriale Spa, Milano 2003
Duccio. Alle origini della pittura senese | www.duccio.siena.it
Art in Tuscany | Duccio di Buoninsegna
Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Duccio di Buoninsegna
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Museo dell’Opera del Duomo, Siena
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Costruita in stile romanico-gotico, la cattedrale di Santa Maria Assunta, Duomo di Siena, rappresenta una delle più belle e affascinanti chiese costruite in questo stile.
Il complesso del Duomo di Siena comprende una serie di monumenti tra i più significativi nel panorama artistico europeo. Il Duomo è strutturato a croce latina, con tre immense navate, ornato da un pavimento a commessi marmorei raffigurante le 17 sibille divise in tre gruppi: ioniche, italiche e orientali. La navata centrale è invece ornata da un davanzale sovrastante, con raffigurati i busti dei papi.
Il Battistero venne costruito tra il 1316 e il 1325 da Camaino di Crescentino, in stile gotico, è caratterizzato dalla facciata incompiuta nella parte superiore. Al suo interno potete ammirare la fonte battesimale esagonale realizzata in marmo, bronzo e smalto. La sala affrescata è divisa in 3 navate da 2 grandi colonne. Uno stupendo esemplare di arte gotica visitabile a pagamento.
Il Museo dell'Opera Metropolitana del Duomo di Siena si trova a fianco della Cattedrale, ospitato in quella che sarebbe dovuta essere la navata destra del Duomo Nuovo, secondo un progetto di ampliamento trecentesco mai portato a compimento.
Durante il percorso che si snoda intorno al complesso museale della Cattedrale verrete condotti all’interno della navata destra del Duomo Nuovo. Qui ha sede il Museo dell’Opera, uno dei più antichi musei privati istituiti in Italia. Viene fondato nel 1869 con il consenso del Ministero della Pubblica Istruzione, in un periodo estremamente fecondo di grandi realizzazioni. La sede è prestigiosa. La collezione è infatti conservata negli ambienti ricavati dalla chiusura delle prime tre campate della navata destra del cosiddetto “Duomo Nuovo”, la cui costruzione, iniziata nel 1339, venne interrotta dopo la peste del 1348.
La galleria raccoglie opere provenienti dal Duomo, tra le quali spiccano la gran parte della produzione artistica di Duccio di Buoninsegna, con il capolavoro assoluto della Maestà, che un tempo ornava l'altare maggiore della cattedrale, e la vetrata dedicata alla Vergine Assunta e che era posta in alto nell'abisde del Duomo. È rappresentato anche il periodo giovanile dell'artista con la piccola Madonna di Crevole, una delle prime opere pervenuteci dell'artista.
Facevano parte del corredo della cattedrale anche le sculture di Giovanni Pisano (tolte dalla facciata del Duomo), di Donatello (Madonna del Perdono), di Jacopo della Quercia, di Giovanni Duprè, ecc., oggi esposte al piano terra del museo.
Tra le opere pittoriche figurano lavori di Pietro e Ambrogio Lorenzetti, Gregorio di Cecco, Sano di Pietro, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi, Francesco di Valdambrino.
Orari
DUOMO
Aperto dal Lunedì al venerdì ore 9,00-17,00
Biglietteria, prenotazioni, tour guidati, informazioni
Call center +39 0577 286300 – email: opasiena@operalaboratori.com
MUDEO DELL’OPERA – CRIPTA – BATTISTERO
1 marzo – 14 giugno 9:30 – 19:30
15 giugno – 15 settembre 9.30 – 20:00
16 settembre – 2 novembre 9:30 – 19:30
3 novembre – 28 febbraio 10:00 – 17:00
CATTEDRALE
1 marzo – 14 giugno 10:30 – 19:30 domeniche e festivi 13:30 – 18:00
15 giugno – 15 settembre 10.30 – 20:00 domeniche e festivi 13:30 – 18:00
16 settembre – 1 novembre 10:30 – 19:30 domeniche e festivi 13:30 – 18:00
2 novembre – 28 febbraio 10:30 – 18:30 domeniche e festivi 13:30 – 17:30
ORATORIO SAN BERNARDINO E MDAS
1 marzo – 1 novembre 13:30 – 19:00
2 novembre – 28 febbraio aperto solo su prenotazione
Tutte le biglietterie chiuderanno 30 minuti prima l’orario di chiusura dei monumenti
Opa | L'Opera della Metropolitana di Siena | www.operaduomo.siena.it
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Museo dell’Opera del Duomo, Siena
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