L'Allegoria del colle della Sapienza è un mosaico pavimentale in opus sectile (commesso marmoreo) databile al 1505 e conservato nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Siena. Il rettore Alberto Aringhieri commissionò questa scena ricca di personaggi al Pinturicchio nel 1505, con l'esecuzione materiale di Paolo Mannucci. Pinturicchio, che venne pagato il 13 o il 15 marzo di quell'anno, stava lavorando contemporaneamente alla Libreria Piccolomini, coadiuvato pare dal giovane Raffaello.
Storia
La decorazione del pavimento del Duomo di Siena fu un'impresa lunga e straordinaria, che dall'ultimo ventennio del Quattrocento venne rinnovata su iniziativa dell'Operaio del Duomo e cavaliere di Rodi Alberto Aringhieri. Egli stesso commissionò a Pinturicchio, allora attivo in varie imprese nel Duomo, la pittura di un cartone per una Storia della Fortuna, che venne pagato il 13 marzo 1505. La trasposizione in marmi venne curata da Paolo Mannucci, ma la versione oggi visibile è in parte frutto di estese sostituzioni e rifacimenti effettuati nel 1859 sotto la direzione di Luigi Mussini.
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Descrizione e stile
Il tema generale dei mosaici pavimentali era l'unione del sapere filosofico antico, testimoniato dalle Sibille, con quello cristiano.
Dall'imbarcazione sembrano essere appena approdati su un'isola una serie di personaggi, i dieci sapienti, che affrontano un'ascesa accidentata dai simboli delle difficoltà dei vizi e dei peccati: le serpi dell'invidia, la donnola della frode, la tartaruga della lentezza dell'accidia.
Più in alto, su un altipiano fiorito, li attende la Quiete tra i filosofi Socrate, pronto a ricevere la palma dalla vittoria, e il cinico Cratete, che dispregia la ricchezza rovesciando in mare un cesto pieno di gioielli. Il filosofo può infatti passare una vita sana e frugale rinunciando ai beni terreni. Tutt'attorno il mare si presenta tempestoso. Il messaggio dell'allegoria, di per sé già chiaro (la virtù si può raggiungere ma con fatica) è chiarito anche dal cartiglio sopra la Sapienza: huc properate viri: salebrosum scandite montem pulchra laboris erunt premia palma quies.
Grazie all'uso dei marmi colorati e dei solchi graffiti riempiti di pece furono trasposti con verosimile fedeltà i particolari minuti e naturalistici del disegno di Pinturicchio, sebbene il colore nero del cielo sia frutto del restauro ottocentesco.
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