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Giorgio Vasari, Fra Giovanni da Fiesole
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Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri

Fra Giovanni da Fiesole

   
   
FRA' GIOVANNI DA FIESOLE [FRA ANGELICO]
Pittor Fiorentino

 
Certamente chi lavora opere ecclesiastiche e sante, doverrebbe egli ancora del continovo essere ecclesiastico e santo, perché si vede che, quando elle sono operate da persone che poco credino e manco stimino la religione, fanno spesso cadere in mente appetiti disonesti e voglie lascive; onde nasce il biasimo dell'opre nel disonesto, e la lode nell'artificio e nella virtú. Ma io non vo' già che alcuni s'ingannino, interpretando il devoto per goffo et inetto, come fanno certi che, veggendo pitture dove sia una figura o di femmina o di giovane, un poco piú vaga e piú bella | e piú adorna d'ordinario, le pigliano e giudicano subito per lascive. Né si avveggano che non solo dannano il buon giudizio del pittore, il quale tiene de' santi e sante che son celesti, e tanto piú belle della natura mortale quanto avanza il cielo la terrena bellezza dell'opere nostre, ma ancora scuoprono l'animo loro essere infetto e corrotto, cavando male e voglie non oneste di quello; che se e' fussino amatori della onestà come in quel loro zelo sciocco voglion mostrare, eglino ne caverebbono desiderio del cielo e laude del sommo Iddio, da 'l quale perfettissimo e bellissimo nasce ogni bellezza delle creature sue. Veramente fu fra' Giovanni santissimo e semplice ne' suoi costumi, e questo solo faccia segno della bontà sua, percioché volendo una matina Papa Nicolò V dargli desinare, si faceva conscienzia mangiar de la carne, senza licenza del priore, non pensando alla autorità del pontefice. Schifò tutte le azzioni del mondo, e pura e santamente vivendo, fu de' poveri tanto amico, quanto pensò che l'anima sua avesse a essere del cielo. Egli tenne del continuo in esercizio il corpo occupato nella pittura, né mai volle lavorar cose altro che di santi. Potette esser ricco, e non se ne curò, anzi diceva la vera ricchezza essere il contentarsi di poco. Possette comandare a molti, e lo schifò, dicendo esser men fatica e manco errore ubbidire altrui. Puotè aver dignità ne' frati e fuori, e non le stimò, dicendo la maggior dignità è cercar fuggire lo inferno et accostarsi al paradiso. Era umanissimo e molto sobrio, e castamente vivendo, da i lacci del mondo si sciolse, usando dire spesso che chi faceva questa arte aveva di bisogno di quiete, e di vivere senza pensieri, e d'attendere all'anima, e chi fa cose di Cristo, con Cristo debbe star sempre. Dicesi che non fu mai veduto in collera tra' | frati, il che grandissima cosa mi pare a credere, e che sempre sogghignando semplicemente ammoniva gli amici. E con amorevolezza a ognuno che ricercava opre da·llui, diceva che ne facesse esser contento il priore, et egli sempre farebbe cosa che gli fosse in piacere. I suoi ragionamenti erano umilissimi e bassi, e l'opre sue furono sempre tenute bellissime et eccellenti. Fu chiamato al secolo Guido detto Guidolino; poi frate di San Marco di Fiorenza, fu nominato frate Giovanni Angelico de' frati predicatori. Costui fu nelle sue opere molto facile e devoto; et invero si può dire che i santi non abbino aria piú modesta da santi che quegli che da esso furono lavorati. Fu costui al secolo pittore e miniatore, et in San Marco di Fiorenza sono alcuni libri miniati di sua mano; e perché era di conscienza e quieto, per sodisfazzione dell'anima sua si ridusse a la religione, per vivere piú onesto, con bonissimo animo di lasciare il mondo in tutto e per tutto.

Lavorò in fresco cose assai, et in tavola similmente; e nella cappella della Nunziata di Fiorenza dipinse l'armario dell'argenterie che in detta cappella sono, e condusse infinito numero di storie di figurine piccole con somma diligenza. A San Domenico da Fiesole sono alcune sue tavole, ma una Nunziata fra l'altre, che nella predella dello altare ha storie piccole di San Domenico e della Nostra Donna, che diligentissime e bellissime sono; cosí l'arco sopra la porta di essa chiesa. In Fiorenza fece a Cosimo de' Medici la tavola dell'altar maggiore di San Marco, et in fresco il capitolo di detti frati, pagato da Cosimo, e sopra ogni porta nel chiostro mezze figure et un Crocifisso, et in tutte le celle de' frati una storia del Testamento Nuovo per ciascuna. Fece in Santa Trinita nella sagrestia una tavola d'un Deposto di Croce, nella quale usò gran | diligenza, et è delle piú belle cose che facesse mai; et una altra tavola, a San Francesco fuor della porta a San Miniato, d'una Nunziata. In Santa Maria Novella fece il cereo pasquale dipinto di storie piccole et altri reliquieri con istorie di figure da tenere sull'altare. Et in Badia sopra una porta del chiostro, un San Benedetto che accenna silenzio. Fece ancora a' Linaiuoli una tavola, la quale è nell'Arte loro. Dipinse a Cortona uno archetto sopra la porta della chiesa del convento loro, similmente la tavola della chiesa. Ad Orvieto cominciò una volta con certi profeti, in duomo alla cappella della Madonna; la quale fu poi finita da Luca da Cortona. Fece medesimamente alla Compagnia del Tempio in Fiorenza una tavola d'un Cristo morto; e negli Agnoli di Fiorenza un Paradiso et un Inferno di figure piccole. Et in Santa Maria Nuova al tramezzo della chiesa si vede ancora una tavola sua.

 
   
   
Fra Angelico, Trasfigurazione (cella 6), 1440-42, fresco, 181 x 152 cm, affresco, Museo nazionale di San Marco, Firenze

Per questi tanti lavori si divulgò per la Italia molto altamente la fama di questo maestro, giudicato da tutti non manco santo che eccellente. Avendo egli in consuetudine di non ritoccare o racconciare alcuna sua dipintura, ma lasciarle sempre in quel modo che erano venute la prima volta, per credere (secondo che egli diceva) che cosí fusse la volontà di Dio. Dicono alcuni che fra Giovanni non arebbe preso i pennelli se prima non avesse fatto orazione. Non fece mai Crocifisso, che e' non si bagnasse le gote di lagrime. Onde certamente si conosce nelle attitudini delle figure sue, la bontà del grande animo suo nella religion cristiana. Perciò sentí la fama sua Papa Niccola V e mandato per lui, et a Roma condottolo, gli fece fare la cappella del palazzo, dove il papa ode la messa, con un Deposto di Croce e con istorie bellissime di San Lorenzo, dove ritrasse Papa Niccola di naturale. Fece ancora nella Minerva la tavola dello altar mag|giore con una Nunziata, che ora è locata allato alla cappella grande a canto un muro. E la cappella del Sagramento in palazzo per detto papa, ruinata al tempo di Papa Paulo III per drizzarvi le scale; cosa molto eccellente nella maniera sua. E perché al papa pareva persona di santissima vita, quieto e modesto, et aveva respetto et amore alla sua bontà, vacando in quel tempo l'Arcivescovado di Fiorenza, ordinò che fra' Giovanni ne fusse investito, parendogli ch'egli piú d'ogni altro degno ne dovessi essere. Intendendo ciò, il frate supplicò a Sua Santità che provvedesse d'uno altro, percioché egli non era buono a governar popoli; ma che nella religione avevano un frate amorevole de' poveri, il quale era persona santa, dottissima e di grandissimo governo, il quale amava egli quanto se stesso. Per il che se e' piacesse a Sua Santità di darlo a questo tale, lo riputerebbe propriamente, come se e' fusse collocato nella stessa persona sua. Il papa, sentendo questo, gli fece la grazia liberamente; e cosí fu fatto Arcivescovo di Fiorenza frate Antonio dello ordine de' predicatori, che da Papa Adriano VI fu poi canonizzato ne' tempi nostri. Era fra' Giovanni tanto continovo nella arte, che e' lavorò infinite cose, le quali si sono smarrite, e pure tuttavia se ne ritruova qualcuna in diversi luoghi. Aiutò sempre i poveri de le sue fatiche, né mai abbandonò la religione. Morí di anni lxviiii nel mcccclv. E lasciò suoi discepoli Benozzo Fiorentino, che imitò sempre la sua maniera; Zanobi Strozzi, che fece quadri e tavole per tutta Fiorenza per le case de' cittadini, e particularmente una tavola posta oggi nel tramezzo di Santa Maria Nuova allato a quella di fra' Giovanni; Gentile da Fabbriano, e parimente Domenico di Michelino, il quale in Santo Apolina|re fece la tavola a lo altare di San Zanobi, e nel convento degli Agnoli un Giudizio con infinito numero di figure. Fu sepolto fra' Giovanni da' frati suoi nella Minerva di Roma, lungo la entrata del fianco presso alla sagrestia, in un sepolcro di marmo tondo, dove si vede intagliato questo epitaffio:

NON MIHI SIT LAVDI QVOD ERAM VELVT ALTER APELLES

SED QVOD LVCRA TVIS OMNIA CHRISTE DABAM

ALTERA NAM TERRIS OPERA EXTANT ALTERA COELO.

VRBS ME IOANNEM FLOS TVLIT AETHRVRIAE.


Opere


Pala di Fiesole, 1424-1425


Fra Angelico, Pala di Fiesole, 1424-1425, tempera su tavola, con sfondo ridipinto da Lorenzo di Credi, chiesa di San Domenico, Fiesole.
 
 

Annunciazione di Cortona, 1430 circa


Fra Angelico, Annunciazione di Cortona, 1430 circa, tempera su tavola, Museo diocesano, Cortona

 

 

Giudizio Universale, 1431 circa


Fra Angelico, Giudizio Universale, 1431 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze

 

 
Fra Angelico, Giudizio Universale, L'Inferno, 1431 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze

 

 

Deposizione dalla Croce, 1432 circa


Fra Angelico, Deposizione dalla Croce, 1432 circa (?), tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze

 

Coronation of the Virgin, c. 1434-1345


Fra Angelico, Coronation of the Virgin, c. 1434-1345, tempera on panel, 213 x 211 cm, Paris, Musee du Louvre

 

Affreschi nel convento di San Marco, 1438-1446


Fra Angelico, Sacra Conversazione, c. 1443, affresco, 195 x 273 cm, Convento di San Marco, Firenze

 
Fra Angelico, Annunciazione (cella 3), 1440-42, affresco, 176 x 148 cm, Convento di San Marco, Firenze

 
Fra Angelico, Incoronazione della Vergine (cella 9), 1440-42, affresco, 171 x 151 cm, Convento di San Marco, Firenze

 

 

Cappella Niccolina, 1446-1448 circa



Fra Angelico, Consacrazione di san Lorenzo come diacono, Cappella Niccolina, Roma, 1447–1449, affresco, Cappella Niccolina, Roma

 
Fra Angelico, Consacrazione di san Lorenzo come diacono, Cappella Niccolina, Roma, 1447–1449, affresco, Cappella Niccolina, Roma

 

 

Armadio degli Argenti, 1451-1453



Fra Angelico, Armadio degli Argenti, 1451-1453, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze

 

 

Armadio degli Argenti, Visione di Ezechiele, 1451-1453


Fra Angelico, Armadio degli Argenti, Visione di Ezechiele, 1451-1453, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze

 
 
   


Art in Tuscany | Italian Renaissance painting

Arte in Toscana | Fra Angelico | Pittore fiorentino

Art in Tuscany | Giorgio Vasari | Lives of the Most Excellent Painters, Sculptors, and Architects | Fra Angelico

Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, Giorgio Vasari, 1550 | Fonte del testo
Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri. Nell'edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino - Firenze 1550
A cura di Luciano Bellosi e Aldo Rossi
Presentazione di Giovanni Previtali
Giulio Einaudi Editore. Torino 1986
Collana: I Millenni
ISBN 88-065-9659-4
Wikisource contiene opere originali di o su Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori


Podere Santa Pia, un’oasi di pace immersa nel verde delle colline della Maremma, è un’antica struttura completamente ristrutturata cercando di mantenere inalterate le stupende caratteristiche dell’immobile originario.
Sulle splendide e verdeggianti colline dell’alta Maremma, a 300 mt sul livello del mare, sorge il paese di Cinigiano. Qui si trova Podere Santa Pia, una casa vacanze accogliente, spaziosa e confortevole per gruppi da 2 a 13 persone.
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Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia

     
Podere Santa Pia
 
Podere Santa Pia, giardino
 
La Maremma e Monte Christo
         


Santa Trinita a Firenze
Piazza della Santissima Annunziata
a Firenze
Choistro dello Scalzo, Firenze
         
San Marco a Firenze
Siena, Piaza del Campo
Firenze, Duomo
         
Giorgio Vasari (Arezzo, 30 luglio 1511 – Firenze, 27 giugno 1574) è stato un pittore, architetto e storico dell'arte italiano. Fu fortemente influenzato da Michelangelo e da Andrea del Sarto.

La sua formazione artistica fu composita, basata sul primo manierismo, su Michelangelo, su Raffaello e sulla cultura veneta. Come architetto fu la figura chiave delle iniziative promosse da Cosimo I de' Medici, contribuendo, grazie anche alla protezione di Sforza Almeni, a grandi cantieri a Firenze e in Toscana, tra cui spiccano la costruzione degli Uffizi, la ristrutturazione di Palazzo Vecchio e molto altro.
La fama maggiore del Vasari oggi è legata al trattato delle Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, pubblicato nel 1550 e riedito con aggiunte nel 1568. L'opera, preceduta da un'introduzione di natura tecnica e storico-critica sulle tre arti maggiori (architettura, scultura e pittura) è una vera e propria pietra miliare della storiografia artistica, punto di partenza tutt'oggi imprescindibile per lo studio della vita e delle opere dei più di 160 artisti descritti.

La prima edizione, pubblicata a Firenze dall'editore ducale Lorenzo Torrentino nel 1550 e dedicata al granduca Cosimo I de' Medici, includeva un prezioso trattato sui metodi tecnici impiegati nelle varie arti. Fu in parte riscritto e arricchito nel 1568, con l'aggiunta di xilografie di ritratti degli artisti, taluni ipotetici. La prima edizione si presentava più corposa e più artistica della seconda edizione giuntina. Quest'ultima, con l'aggiunta di integrazioni e di correzioni, risulta più piatta, ma è anche quella che ha riscosso più successo e diffusione, con le sue 18 edizioni italiane ed 8 traduzioni straniere, a fronte di una sola edizione dell'opera originaria.
Un proemio introduce ognuna delle tre parti. Descrive vite ed opere degli artisti da Cimabue in poi, sostenendo che solo gli artisti fiorentini hanno fatto rinascere l'arte dal buio del Medioevo, talvolta esponendo idee per partito preso. Si può comunque dire che Vasari con quest'opera è stato l'iniziatore della critica artistica e molti artisti toscani devono la loro celebrità internazionale all'opera di valorizzazione e divulgazione da lui iniziata, molto prima che si cominciassero a studiare altre scuole, seppur altrettanto importanti (come la scuola romana del Duecento, la pittura dell'Italia settentrionale del Quattro e Cinquecento), ma tutt'oggi sconosciute al pubblico non specializzato.

Come primo storico dell'arte italiana iniziò il genere, tuttora in voga, dell'enciclopedia di biografie artistiche. Vasari coniò il termine "Rinascita", sebbene una consapevolezza del fenomeno artistico che stava avvenendo era già nell'aria sin dai tempi di Leon Battista Alberti.
 

La copertina de "Le Vite"