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Antonello da Messina, Portrait of a Man
Antonello da Messina, Ritratto di giovane, 1474 circa, olio su tavola di pioppo, 32x26 cm, Berlino, Staatliche Museen


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Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)

Antonello da Messina

   
   
VITA D’ANTONELLO DA MESSINA PITTORE

Quando io considero meco medesimo le diverse qualità de’ benefizii et utili, che hanno fatto all’arte della pittura molti maestri che hanno seguitato questa seconda maniera, non posso, mediante le loro operazioni, se non chiamarli veramente industriosi et eccellenti, avendo eglino massimamente cercato di ridurre in miglior grado la pittura, senza pensare a disagio o spesa o ad alcun loro interesso particolare. Seguitandosi adunque di adoperare in su le tavole et in sulle tele non altro colorito che a tempera, il qual modo fu cominciato da Cimabue l’anno 1250 nello stare egli con que’ Greci e seguitato poi da Giotto e dagl’altri de’ quali si è insino a qui ragionato, si andava continuando il medesimo modo di fare, se ben conoscevano gl’artefici che nelle pitture a tempera mancavano l’opere d’una certa morbidezza e vivacità, che arebbe potuto arrecare, trovandola, più grazia al disegno, vaghezza al colorito e maggior facilità nell’unire i colori insieme, avendo eglino sempre usato di tratteggiare l’opere loro per punta solamente di pennello. Ma se bene molti avevano sofisticando cercato di tal cosa, non però aveva niuno trovato modo che buono fusse; né usando vernice liquida o altra sorte di colori mescolati nelle tempere. E fra molti, che cotali cose o altre simili provarono, ma invano, furono Alesso Baldovinetti, Pissello e molti altri, a niuno de’ quali non riuscirono l’opere di quella bellezza e bontà, che si erano imaginato. E quando anco avessino quello che cercavano trovato, mancava loro il modo di fare che le figure in tavola posassino come quelle che si fanno in muro, et il modo ancora di poterle lavare, senza che se n’andasse il colore, e che elle reggessino nell’essere maneggiate, ad ogni percossa. Delle quali cose, ragunandosi buon numero d’artefici avevano senza frutto molte volte disputato. Questo medesimo disiderio avevano molti elevati ingegni, che attendevano alla pittura fuor d’Italia, cioè i pittori tutti di Francia, Spagna, Alemagna e d’altre privincie. Avvenne dunque, stando le cose in questi termini, che lavorando in Fiandra Giovanni da Bruggia, pittore in quelle parti molto stimato per la buona pratica che si aveva nel mestiero acquistato, che si mise a provare diverse sorti di colori, e come quello che si dilettava dell’archimia, a far di molti olii per far vernici et altre cose, secondo i cervelli degl’uomini sofistichi come egli era. Ora, avendo una volta fra l’altre durato grandissima fatica in dipignere una tavola, poi che l’ebbe con molta diligenza condotta a fine, le diede la vernice e la mise a seccarsi al sole, come si costuma: ma, o perché il caldo fusse violento, o forse mal commesso il legname o male stagionato, la detta tavola si aperse in sulle commettiture di mala sorte. Laonde, veduto Giovanni il nocumento che le aveva fatto il caldo del sole, deliberò di far sì che mai più gli farebbe il sole così gran danno nelle sue opere. E così recatosi non meno a noia la vernice che il lavorare a tempera, cominciò a pensare di trovar modo di fare una sorte di vernice che seccasse all’ombra, senza mettere al sole le sue pitture. Onde, poi che ebbe molte cose sperimentate, e pure e mescolate insieme, alla fine trovò che l’olio di seme di lino e quello delle noci, fra tanti che n’aveva provati, erano più seccativi di tutti gl’altri. Questi dunque, bolliti con altre sue misture, gli fecero la vernice che egli, anzi tutti i pittori del mondo avevano lungamente disiderato. Dopo fatto sperienza di molte altre cose, vide che il mescolare i colori con queste sorti d’olii dava loro una tempera molto forte, e che, secca, non solo non temeva l’acqua altrimenti, ma accendeva il colore tanto forte che gli dava lustro da per sé senza vernice, e quello che più gli parve mirabile fu che si univa meglio che la tempera infinitamente. Per cotale invenzione rallegrandosi molto Giovanni, sì come era ben ragionevole, diede principio a molti lavori, e n’empié tutte quelle parti con incredibile piacere de’ popoli e utile suo grandissimo, il quale aiutato di giorno in giorno dalla sperienza andò facendo sempre cose maggiori e migliori. Sparsa non molto dopo la fama dell’invenzione di Giovanni, non solo per la Fiandra, ma per l’Italia e molte altre parti del mondo, mise in disiderio grandissimo gl’artefici di sapere in che modo egli desse all’opere sua tanta perfezzione. I quali artefici, perché vedevano l’opere e non sapevano quello che egli si adoperasse, erano costretti a celebrarlo e dargli lode immortali, et in un medesimo tempo virtuosamente invidiarlo; e massimamente che egli per un tempo non volle da niuno esser veduto lavorare né insegnare a nessuno il segreto. Ma divenuto vecchio, ne fece grazia finalmente a Ruggieri da Bruggia suo creato, e Ruggieri ad Ausse suo discepolo, et agl’altri de’ quali si parlò dove si ragiona del colorire a olio nelle cose di pittura; ma con tutto ciò, se bene i mercanti ne facevano incetta e ne mandavano per tutto il mondo a prìncipi e gran personaggi con loro molto utile, la cosa non usciva di Fiandra; et ancora che cotali pitture avessino in sé quell’odore acuto che loro davano i colori e gli olii mescolati insieme, e particularmente quando erano nuove, onde pareva che fusse possibile conoscergli, non però si trovò mai nello spazio di molti anni. Ma essendo da alcuni Fiorentini che negoziavano in Fiandra et in Napoli, mandata a re Alfonso Primo di Napoli una tavola con molte figure, lavorata a olio da Giovanni, la quale per la bellezza delle figure e per la nuova invenzione del colorito, fu a quel re carissima, concorsero quanti pittori erano in quel regno per vederla, e da tutti fu sommamente lodata. Ora, avendo un Antonello da Messina, persona di buono e desto ingegno et accorto molto e pratico nel suo mestiero, atteso molti anni al disegno in Roma, si era prima ritirato in Palermo e quivi lavorato molti anni, et in ultimo a Messina sua patria, dove aveva con l’opere confirmata la buona openione che aveva il paese suo della virtù che aveva di benissimo dipignere. Costui dunque, andando una volta per sue bisogne di Sicilia a Napoli, intese che al detto re Alfonso era venuta di Fiandra la sopra detta tavola di mano di Giovanni da Bruggia, dipinta a olio, per sì fatta maniera che si poteva lavare, reggeva ad ogni percossa et aveva in sé tutta perfezzione; per che, fatta opera di vederla, ebbono tanta forza in lui la vivacità de’ colori e la bellezza et unione di quel dipinto, che, messo da parte ogni altro negozio e pensiero, se n’andò in Fiandra. Et in Bruggia pervenuto prese dimestichezza grandissima col detto Giovanni, facendogli presente di molti disegni alla maniera italiana e d’altre cose; talmente che per questo, per l’osservanza d’Antonello e per trovarsi esso Giovanni già vecchio, si contentò che Antonello vedesse l’ordine del suo colorire a olio; onde egli non si partì di quel luogo che ebbe benissimo appreso quel modo di colorire, che tanto disiderava. Né dopo molto, essendo Giovanni morto, Antonello se ne tornò di Fiandra per riveder la sua patria, e per far l’Italia partecipe di così utile, bello e commodo segreto. E stato pochi mesi a Messina, se n’andò a Vinezia dove, per essere persona molto dedita a’ piaceri e tutta venerea, si risolvé abitar sempre, e quivi finire la sua vita dove aveva trovato un modo di vivere a punto secondo il suo gusto. Per che messo mano a lavorare, vi fece molti quadri a olio, secondo che in Fiandra aveva imparato, che sono sparsi per le case de’ gentiluomini di quella città, i quali per la novità di quel lavoro vi furono stimati assai. Molti ancora ne fece, che furono mandati in diversi luoghi; alla fine, avendosi egli quivi acquistato fama e gran nome, gli fu fatta allogazione d’una tavola che andava in S. Cassano, parrocchia di quella città, la qual tavola fu da Antonello con ogni suo saper e senza risparmio di tempo, lavorata. E finita, per la novità di quel colorire e per la bellezza delle figure, avendole fatte con buon disegno, fu comendata molto e tenuta in pregio grandissimo; et inteso poi il nuovo segreto, che egli aveva in quella città, di Fiandra portato, fu sempre amato e carezzato da que’ magnifici gentiluomini, quanto durò la sua vita. Fra i pittori che allora erano in credito in Vinezia era tenuto molto eccellente un maestro Domenico. Costui, arrivato Antonello in Venezia, gli fece tutte quelle carezze e cortesie che maggiori si possono fare a un carissimo e dolce amico, per lo che Antonello, che non volle esser vinto di cortesia da maestro Domenico, dopo non molti mesi gl’insegnò il secreto e modo di colorire a olio. Della qual cortesia et amorevolezza straordinaria, niun’altra gli sarebbe potuta esser più cara, e certo a ragione, poiché per quella, sì come imaginato si era, fu poi sempre nella patria molto onorato. E certo coloro sono ingannati in digrosso che pensano, essendo avarissimi anco di quelle cose che loro non costano, dovere essere da ognuno per i loro begli occhi, come si dice, serviti. Le cortesie di maestro Domenico Viniziano cavarono di mano d’Antonello quello che aveva con sue tante fatiche e sudori procacciatosi, e quello che forse per grossa somma di danari non averebbe a niuno altro conceduto. Ma perché di maestro Domenico si dirà quanto fia tempo, quello che lavorasse in Firenze et a cui fusse liberale di quello che aveva da altri cortesemente ricevuto, dico che Antonello, dopo la tavola di S. Cassano, fece molti quadri e ritratti a molti gentiluomini viniziani; e Messer Bernardo Vecchietti fiorentino ha di sua mano in uno stesso quadro S. Francesco e S. Domenico, molto belli. Quando poi gl’erano state allogate dalla Signoria alcune storie in palazzo, le quali non avevano voluto concedere a Francesco di Monsignore veronese, ancora che molto fusse stato favorito dal duca di Mantoa, egli si ammalò di mal di punta, e si morì d’anni 49 senza avere pur messo mano all’opera. Fu dagl’artefici nell’essequie molto onorato, per il dono fatto all’arte della nuova maniera di colorire, come testifica questo epitaffio:

D. O. M. Antonius pictor, praecipuum Messanae suae, et Siciliae totius ornamentum, hac humo contegitur. Non solum suis picturis, in quibus singulare Artificium et Venustas fuit, sed et quod coloribus oleo miscendis splendorem et perpetuitatem primus Italicae picturae contulit, summo semper artificum studio celebratus.

Rincrebbe la morte d’Antonello a molti suoi amici, e particolarmente ad Andrea Riccio scultore, che in Vinezia nella corte del palazzo della Signoria lavorò di marmo le due statue che si veggiono ignude di Adamo e Eva, che sono tenute belle. Tale fu la fine d’Antonello, al quale deono certamente gl’artefici nostri avere non meno obligazione dell’avere portato in Italia il modo di colorire a olio, che a Giovanni da Bruggia d’averlo trovato in Fiandra, avendo l’uno e l’altro beneficato et arricchito quest’arte; perché, mediante questa invenzione sono venuti di poi sì eccellenti gl’artefici, che hanno potuto far quasi vive le loro figure. La qual cosa tanto più debbe essere in pregio, quanto manco si trova scrittore alcuno che questa maniera di colorire assegni agl’antichi. E se si potesse sapere che ella non fusse stata veramente appresso di loro, avanzarebbe pure questo secolo l’eccellenze dell’antico in questa perfezzione; ma perché, sì come non si dice cosa che non sia stata altra volta detta, così forse non si fa cosa che forse non sia stata fatta, me la passerò senza dir altro. E lodando sommamente coloro che oltre al disegno aggiungono sempre all’arte qualche cosa, attenderò a scrivere degl’altri.

FINE DELLA VITA D’ANTONELLO DA MESSINA

 



Antonello da Messina, Ritratto d'uomo (forse autoritratto), 1475 ca., Londra, National Gallery

Antonello da Messina, Virgin Annunciate, c. 1476, Palazzo Abatellis, Palermo
Annunziata, Palermo, Palazzo Abatellis


Antonello da Messina, Cristo alla colonna, 1475-1479, olio su tavola, 29,8 x 21 cm, Parigi, Musée du Louvre


Il San Girolamo nello studio

Antonello da Messina, L'Annunciazione, Museo Nazionale di Siracusa

 

   
   
     
     

Ritratto d'uomo, 1473-1474

Ritratto d'uomo, 1473-1474 circa, olio su tavola di pioppo, 35,5x25,5 cm, Londra, National Gallery

     

L'Annunciazione

Antonello da Messina, L'Annunciazione, Museo Nazionale di Siracusa
     
     

San Girolamo nello studio

San Girolamo nello studio, 1474-1475 circa, olio su tavola di tiglio, 45,7x36,2 cm, Londra, National Gallery

     

Ecce Homo, 1475

Ecce Homo, 1475 circa, olio su tavola di rovere, 43x32,4 cm, Piacenza, Galleria del Collegio Alberoni

     

Annunziata di Palermo, 1476 circa

Antonello da Messina, Annunziata di Palermo, 1476 circa, tempera e olio su tavola, 45 x 34,5 cm,
Palermo, Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, c. 1476

Imagini Antonello di Messina

 

   
 
   
Opere di Antonello da Messina


   
La datazione delle opere di Antonello è molto discussa e di diverse interpretazioni.

* Virgo advocata, 1452 circa, olio su tavola, 57x39 cm, Como, Pinacoteca civica
* Vergine leggente, 1460-1462 circa, tempera e olio su tavola, 38,7x26 cm, Venezia, collezione Mino Forti
* San Girolamo penitente, 1460-1465 circa, tecnica mista su tavola, 39,9x30 cm, Reggio Calabria, Pinacoteca Civica
* Visita dei tre angeli ad Abramo, 1460-1465 circa, tecnica mista su tavola, 21,4x29,3 cm, Reggio Calabria, Pinacoteca Civica
* Vergine leggente, 1461 circa, olio su tavola, 43x34,5 cm, Baltimora, Walters Art Museum
* Crocifissione, 1463-1465 circa, tempera su tavola, 39x23,5 cm, Sibiu, Muzeul National Brukenthal
* Madonna col Bambino e un francescano, (recto), Cristo in pietà (verso), 1465-1470 circa, tempera su tavola, 16x11,9 cm, Messina, Museo regionale
* Ritratto d'uomo, 1465-1470 circa, tempera su tavola di noce, 27x20 cm, Pavia, Pinacoteca Malaspina
* Salvator mundi, 1465-1475 circa, olio su tavola, 38,7x29,8 cm, Londra, National Gallery
* Ecce Homo (recto); San Girolamo penitente (verso), 1470 circa, tempera su tavola, 19,5x14 cm, New York, Collezione privata
* Ecce Homo, 1470 circa, olio su tavola, 40x33 cm, Genova, Galleria nazionale di Palazzo Spinola
* Madonna Salting, 1470 circa, olio su tavola, 43,2x34,3 cm, Londra, National Gallery
* Ritratto d'ignoto marinaio, 1470-1472 circa, olio su tavola di noce, 30,5x26,3 cm, Cefalù, Museo Mandralisca
* Polittico dei Dottori della Chiesa, 1470-1475 circa, olio su tavola, sembrato
o Madonna col Bambino e angeli reggicorona, 114,8x54,5 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi
o San Giovanni Evangelista, 114,3x38,5 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi
o San Benedetto, 105x43,5 cm, Milano, Castello Sforzesco, Pinacoteca del Castello Sforzesco
o Sant'Agostino, olio su tavola trasportata su tela, 46,5x35,5 cm, Palermo, Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis
o San Girolamo, olio su tavola trasportata su tela, 35,7x31 cm, Palermo, Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis
o San Gregorio Magno, olio su tavola trasportata su tela, 45,5x35,5 cm, Palermo, Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis
* Ritratto di giovane, 1472-1473 circa, olio su tavola, 27x20,6 cm, New York, Metropolitan Museum of Art
* Polittico di San Gregorio, 1473 circa, tempera grassa su tavola, Messina, Museo regionale
* Ritratto d'uomo, 1473-1474 circa, olio su tavola di pioppo, 35,5x25,5 cm, Londra, National Gallery
* Ritratto di giovane, 1474 circa, olio su tavola di noce, 31,5x26,7 cm, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art
* Ecce Homo, 1474, olio su tavola, 36,7x28,8 cm, già Castello di Radoszewnica, collezione Ostrowski
* Ritratto di giovane, 1474 circa, olio su tavola di pioppo, 32x26 cm, Berlino, Staatliche Museen
* Ritratto d'uomo, 1474 circa, olio su tavola, 31,5x26 cm, Vienna, collezione Schwarzenberg
* Annunciazione, 1474-1475 circa, olio su tavola di noce, 180x180 cm, Siracusa, Galleria regionale di Palazzo Bellomo
* San Girolamo nello studio, 1474-1475 circa, olio su tavola di tiglio, 45,7x36,2 cm, Londra, National Gallery
* Madonna col Bambino e benedicente e un francescano in adorazione (recto) e Cristo in pietà (verso), olio su tavola, 165x11,9 cm, Messina, Museo regionale
* Ecce Homo, 1475 circa, tempera e olio su tavola di pioppo, 42,5x30,5 cm, New York, Metropolitan Museum of Art
* Crocifissione, 1475 circa, olio su tavola, 52,5x42,5 cm, Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten
* Crocifisso tra la Vergine dolente e san Giovanni, 1475, tempera su tavola, 41,9x25,4 cm, Londra, National Gallery
* Ecce Homo, 1475 circa, olio su tavola di rovere, 43x32,4 cm, Piacenza, Galleria del Collegio Alberoni
* Ritratto d'uomo (Il condottiero), 1475 circa, olio su tavola di pioppo, 36,4x30 cm, Parigi, Musée du Louvre
* Ritratto d'uomo (Michele Vianello?), 1475-1476, tempera e olio su tavola, 30x24 cm, Roma, Galleria Borghese
* Ritratto di giovane, 1475-1476 circa, olio su tavoletta incollata su compensato, 27,5x21 cm, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza
* Pala di San Cassiano (Madonna col Bambino tra i santi Nicola di Bari, Lucia, Orsola e Domenico), 1475-1476 circa, olio su tavola, 115x65 (parete centrale), 55,9x35 cm (parete laterale sinistra), 56,8x35,6 cm (parete laterale destra), Vienna, Kunsthistorisches Museum
* Vergine Annunziata, 1475-1476, olio su tavola di noce, 42,5x32,8 cm, Monaco di Baviera, Alte Pinakothek
* Cristo morto sostenuto da tre angeli, 1475-1476 circa, olio su tavola di pioppo, 145x85 cm, Venezia, Museo Correr
* Cristo in pietà e un angelo, 1475-1478 circa, olio su tavola di pioppo, 74x51 cm, Madrid, Museo del Prado
* Cristo alla colonna, 1475-1479, olio su tavola, 29,8x21 cm, Parigi, Musée du Louvre
* Annunziata di Palermo, 1476 circa, tempera e olio su tavola, 45x34,5 cm, Palermo, Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis
* Ritratto Trivulzio, 1476, olio su tavola di pioppo, 37,4x29,5 cm, Torino, Museo Civico d'Arte Antica di Torino
* San Sebastiano, 1476-1477, olio su tavola trasportata su tela, 171x85,5 cm, Dresda, Gemäldegalerie
* Madonna Benson, 1477-1479 circa, tempera e olio su tavola, 58,9x43,7 cm, Washington, National Gallery of Art
* Ritratto di giovane, 1478 circa, olio su tavola di noce, 20,4x14,5 cm, Berlino, Staatliche Museen

 
Crocifissione (dettaglio), 1475 circa, olio su tavola, 52,5x42,5 cm, Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten
 


Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, Giorgio Vasari, 1550 | Fonte del testo
Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri. Nell'edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino - Firenze 1550
A cura di Luciano Bellosi e Aldo Rossi
Presentazione di Giovanni Previtali
Giulio Einaudi Editore. Torino 1986
Collana: I Millenni
ISBN 88-065-9659-4
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Podere Santa Pia, un’oasi di pace immersa nel verde delle colline della Maremma, è un’antica struttura completamente ristrutturata cercando di mantenere inalterate le stupende caratteristiche dell’immobile originario.
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Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia

     
Podere Santa Pia
 
Podere Santa Pia, giardino
 
La Maremma e Monte Christo, vista dal terrazza Podere Santa Pia
         


Santa Trinita a Firenze
Piazza della Santissima Annunziata
a Firenze
Choistro dello Scalzo, Firenze
         
Siena, Duomo
Piazza della Santissima Annunziata
a Firenze
Firenze, Duomo
         
Giorgio Vasari (Arezzo, 30 luglio 1511 – Firenze, 27 giugno 1574) è stato un pittore, architetto e storico dell'arte italiano. Fu fortemente influenzato da Michelangelo e da Andrea del Sarto.

La sua formazione artistica fu composita, basata sul primo manierismo, su Michelangelo, su Raffaello e sulla cultura veneta. Come architetto fu la figura chiave delle iniziative promosse da Cosimo I de' Medici, contribuendo, grazie anche alla protezione di Sforza Almeni, a grandi cantieri a Firenze e in Toscana, tra cui spiccano la costruzione degli Uffizi, la ristrutturazione di Palazzo Vecchio e molto altro.
La fama maggiore del Vasari oggi è legata al trattato delle Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, pubblicato nel 1550 e riedito con aggiunte nel 1568. L'opera, preceduta da un'introduzione di natura tecnica e storico-critica sulle tre arti maggiori (architettura, scultura e pittura) è una vera e propria pietra miliare della storiografia artistica, punto di partenza tutt'oggi imprescindibile per lo studio della vita e delle opere dei più di 160 artisti descritti.

La prima edizione, pubblicata a Firenze dall'editore ducale Lorenzo Torrentino nel 1550 e dedicata al granduca Cosimo I de' Medici, includeva un prezioso trattato sui metodi tecnici impiegati nelle varie arti. Fu in parte riscritto e arricchito nel 1568, con l'aggiunta di xilografie di ritratti degli artisti, taluni ipotetici. La prima edizione si presentava più corposa e più artistica della seconda edizione giuntina. Quest'ultima, con l'aggiunta di integrazioni e di correzioni, risulta più piatta, ma è anche quella che ha riscosso più successo e diffusione, con le sue 18 edizioni italiane ed 8 traduzioni straniere, a fronte di una sola edizione dell'opera originaria.
Un proemio introduce ognuna delle tre parti. Descrive vite ed opere degli artisti da Cimabue in poi, sostenendo che solo gli artisti fiorentini hanno fatto rinascere l'arte dal buio del Medioevo, talvolta esponendo idee per partito preso. Si può comunque dire che Vasari con quest'opera è stato l'iniziatore della critica artistica e molti artisti toscani devono la loro celebrità internazionale all'opera di valorizzazione e divulgazione da lui iniziata, molto prima che si cominciassero a studiare altre scuole, seppur altrettanto importanti (come la scuola romana del Duecento, la pittura dell'Italia settentrionale del Quattro e Cinquecento), ma tutt'oggi sconosciute al pubblico non specializzato.

Come primo storico dell'arte italiana iniziò il genere, tuttora in voga, dell'enciclopedia di biografie artistiche. Vasari coniò il termine "Rinascita", sebbene una consapevolezza del fenomeno artistico che stava avvenendo era già nell'aria sin dai tempi di Leon Battista Alberti.
 

La copertina de "Le Vite"