|
|
Il contratto per la realizzazione dell'opera venne siglato nell'agosto del 1474 tra Antonello e il sacerdote Giuliano Maniuni di Palazzolo Acreide, destinata alla chiesa di Santa Maria Annunziata. Dell'opera si persero in seguito le tracce, finché venne ritrovata nel 1897 da Enrico Mauceri, incaricato dal Museo Archeologico di Siracusa di compilare un catalogo delle opere d'arte della provincia.
Nel 1902 venne ritrovato il documento di allocazione del dipinto e da allora l'identificazione e l'attribuzione al pittore messinese sono state unanimi. Il quadro è in uno stato di conservazione mediocre, per via delle numerose lacune dove i colori si scrostarono, che vennero malamente riempite con colla di farina. Fortunatamente tali lacune non riguardano alcuni dei brani più belli del dipinto, quali i volti di Maria e dell'Angelo e i paesaggi.
Dopo l'esposizione antologica su Antonello tenutasi alle Scuderie del Quirinale nel 2006, l'opera è stata affidata all'Istituto superiore per la conservazione ed il restauro di Roma, che ha eseguito un lungo e paziente lavoro di reintegro delle lacune, almeno quelle legate a particolari secondari dello sfondo e dei personaggi, migliorando notevolmente la leggibilità dell'opera. Il restauro è stato oggetto di una mostra a Siracusa nel 2009, in cui venivano presentate le tecniche ma non l'opera restaurata, che è stata poi reinserita, a fine di quell'anno, nel percorso espositivo dell'appena riaperto museo siracusano.
|
|
L'Annunciazione (dettaglio, Il volto della Vergine), Museo Nazionale di Siracusa
|
L’Annunciazione della chiesa di Santa Maria Annunziata di Palazzolo Acreide
|
|
|
|
Antonello da Messina, L'Annunciazione (dettaglio), cm. 180 x 180 cm, Museo Nazionale di Siracusa
|
Descrizione e stile
|
|
|
La scena è ambientata in una stanza descritta attentamente, con un soffitto a travi dove si trova un architrave decorato da cartocci e rosette, retto da due colonne che separano anche idealmente la metà destra (della Vergine) da quella sinistra (dell'Angelo). Sulla parete si sfondo si trovano due finestre più una terza in un'altra stanza che si intravede a destra, secondo un'iconografia derivata dall'arte fiamminga che prevede più fonti di luce e aperture spaziali sul paesaggio anche nel caso di interni. Fine è la descrizione degli oggetti e degli arredi della stanza, dal letto della Vergine nella stanza in secondo piano, allo scranno-leggio su cui è inginocchiata fino al vaso da fiori con decorazione azzurra su fondo bianco in primo piano, oggi molto danneggiato. Notevole è il merletto bianco su cui è poggiato il libro, allusione alle Sacre Scritture che si avverano con l'atto di accettazione di Maria.
Maria, dalla tipica fisionomia del pittore siciliano, è rappresentata in ginocchio mentre riceve l'annuncio con le braccia incrociate sul petto e la raggiunge la colomba dello Spirito Santo, inviata da Dio attraverso la finestra aperta. È vestita col tipico manto azzurro, che copre una veste di tinta rossa. L'angelo, che reca in mano il tradizionale giglio, ma che è curiosamente nascosto dalla colonna, benedice la Vergine. La sua veste è un ricco damasco decorato, che accentua il volume quasi geometrico del suo corpo, secondo uno stile più tipicamente italiano. Il viso, incorniciato da lunghi capelli biondi, è adornato da un diadema cuspidato azzurro, dove brillano alcune perle e un rubino, tipiche notazioni di "lustro" alla fiamminga.
In basso si intravede anche la figura di un devoto, il sacerdote citato nel documento notarile.
L'impianto prospettico e luminoso rimanda alle opere di Piero della Francesca, ma gli effetti lenticolari e la tecnica derivano dall'arte fiamminga, in particolare dalla lezione di Jan van Eyck e altri, che Antonello ebbe modo di conoscere durante la sua formazione a Napoli e grazie ai traffici navali del porto di Messina.
[2]
|
|
L'Annunciazione (dettaglio, Il volto dell'Angelo), Museo Nazionale di Siracusa |
|
|
|
|
|
|
|
[1] Antonello da Messina (Messina - 1430 circa, 1479)
La vicenda biografica di Antonello da Messina è stata oggetto, nel corso dei secoli, di ricostruzioni biografiche contraddittorie e talora piuttosto fantasiose. Molte le ragioni di una così complicata vicenda critica: a una complessiva scarsezza di materiale documentario, infatti, si affianca la singolare concentrazione cronologica dei dipinti rimasti. Se quasi nulla è pervenuto dei primi due decenni di attività del pittore, che possiamo ipotizzare al lavoro dal 1450, una gran mèsse di opere si concentra invece negli anni Settanta, e in particolare nell’ultimo lustro di vita dell’artista, contribuendo a sbilanciare l’approccio critico nei suoi confronti.
Il percorso artistico di Antonello, nato plausibilmente attorno al 1431, prende avvio nel vivace clima culturale della corte aragonese di Napoli, allora una delle culle della civiltà del Mediterraneo e città ove operava il pittore Colantonio, nella cui bottega il messinese avrà appreso i primi rudimenti dell’arte, attento ai molteplici stimoli offerti da un ambiente in cui si trovavano opere catalane e provenzali, oltre che capolavori nordici come, ad esempio, lo straordinario Trittico Lomellini di Jan Van Eyck.
L’esordio di Antonello è segnato da testi quali la Madonna Salting o l’enigmatico Ritratto d’uomo di Cefalù cui seguono, solo per citare gli esempi più significativi, negli anni 1473-1474 e con esiti già compiutamente maturi, l’Annunciazione di Siracusa, dall’articolata impaginazione spaziale gestita con completa padronanza degli effetti luministici, e il Polittico di San Gregorio, commissionato per la chiesa del convento di monache benedettine di Santa Maria extra moenia, rivoluzionario nella resa psicologica dei personaggi che lo popolano.
Ma è il soggiorno veneziano, datato 1475-1476, a segnare un definitivo punto di non-ritorno per la carriera artistica del siciliano e per la storia dell’arte italiana del Quattrocento. E’ l’incontro tra l’arte di Antonello e l’ambiente figurativo veneziano, rappresentato in primis da Giovanni Bellini, a creare le premesse di capolavori assoluti con ritratti quali il cosiddetto Condottiero del Louvre o i ritratti virili conservati alla National Gallery di Londra e alla Galleria Borghese di Roma, ove le caratteristiche tipicamente fiamminghe della posa di tre quarti, il diaframma del parapetto a segnare la separazione tra effigiato e spettatore, il trompe-l’oeil del cartellino, il fondo scuro, si coniugano a una resa del dato psicologico inedita e rivoluzionaria per acutezza di penetrazione.
Immediatamente riconosciuto nella sue capacità dalla città lagunare, Antonello ricevette commissioni di prestigio: tra tutte quella per la Pala di San Cassiano, realizzata nel 1476 per il patrizio Pietro Bon, opera da subito celeberrima per la fastosa profusione di dettagli preziosi e realizzata in diretto colloquio con le coeve opere belliniane.
Il soggiorno veneziano, breve ma ritmato da un’incalzante serie di stupefacenti capolavori, vede lo sviluppo del tema dell’Ecce Homo, opere di fortissima intensità emotiva a commuovere lo spettatore con particolari di realismo sofferto umanizzando il tormento del Cristo; la tavoletta con San Girolamo nello studio, dallo sbalorditivo impianto spaziale e inedita ambientazione, uno studiolo rinascimentale nella navata semibuia di una chiesa; le tavolette votive delle Crocifissioni di Anversa e di Londra. In un crescendo di novità formali e di coinvolgimento dello spettatore a livelli prima mai ipotizzati, si giunge infine all’Annunciata di Palermo ove una fanciulla, chiusa nel proprio manto, ieratica e consapevole del ruolo nella storia dell’umanità, congela il tempo nel gesto sospeso della mano e presupponendo in chi guarda il ruolo dell’angelo annunciante. Al 1476 risalgono il Salvator Mundi di Londra, prossimo all’Annunciata per virtuosismo spaziale nella resa delle mani, e il cosiddetto Ritratto Trivulzio di Torino, altissimo risultato nella caratterizzazione dei ritratti antonelliani, catturando lo spettatore con uno sguardo ipnotico di maliziosa sfida.
A chiudere il percorso artistico del pittore siciliano sono infine due eccezionali opere: il San Sebastiano di Dresda, commissionato in occasione di un’epidemia di peste, prova suprema di maestria prospettica nella resa del paesaggio urbano di Venezia, e la Pietà del Prado, probabilmente realizzata una volta tornato in patria, come suggerisce lo sfondo, in cui si scorgono edifici realmente esistenti a Messina.
Il 14 febbraio del 1479 Antonello fa testamento; due mesi dopo egli risulta defunto, ponendo così termine a una carriera artistica di straordinaria rilevanza, entro cui si condensarono con inedita coerenza e intensità, come raggi solari sotto l’effetto di una lente convergente, le diverse matrici culturali che si intrecciavano nel Mediterraneo in quell’epoca di splendore che fu il XV secolo.
[Source: Antonello da Messina | Alle Scuderie del Quirinale di Roma, dal 18 marzo al 25 giugno 2006 | Una mostra che raccoglie per la prima volta i capolavori del grande Maestro del Quattrocento e getta nuova luce sulla biografia e le opere | www.mostraantonellodamessina.it]
|
|
Antonello da Messina, Ritratto d'uomo (forse autoritratto), 1475 ca., Londra, National Gallery |
[2] Agosto 1474. L’horabilis magister Antonius de Anthonio stipula un contratto con il sacerdote Iuliano Maniuni de terra Palacioli per la realizzazione di un quadro raffigurante l’immagine dell’Annunciazione con la vergine Maria, l’angelo Gabriele ac Dey patris. Si tratta dell’Annunciazione della chiesa di Santa Maria Annunziata di Palazzolo Acreide, dipinta da Antonello da Messina nel periodo compreso tra il settembre e il novembre 1474, e ritrovata nel 1897 da Enrico Mauceri (1869-1966), incaricato dal Museo Archeologico di Siracusa di redigere un catalogo delle opere d’arte della provincia.
Nel 1902 Gaetano La Corte Cailler rintraccia nell’Archivio di Stato di Messina, in un volume del notaio Antonino Mangianti, il documento di allocazione del dipinto. Da quel momento l’identificazione dell’Annunciazione della chiesa di Palazzolo con l’opera cui fa riferimento il documento notarile confermerà l’attribuzione del dipinto ad Antonello.
L’Annunciazione della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, assieme al Polittico di S. Gregorio di Messina, è da ritenersi tra le opere più importanti eseguite da Antonello prima del suo soggiorno veneziano (1475 - 1476).
Su questo dipinto hanno scritto i più importanti storici dell’arte, ma oggi a descriverlo sono le semplici parole di colui che lo ha trovato, riconosciuto e salvato, restituendolo alla comunità: Enrico Mauceri.
[…] La scena si svolge entro un ampio salone bene arredato, con soffitto a travate e con larghe finestre attraverso le quali appare la campagna. Sul davanti sono dipinte di color grigio-cenere due grandi colonne con ricchi capitelli che sorreggono un architrave decorato di cartocci e di rosette intermedie. La Vergine, ispirata dal vero, col labbro superiore alquanto prominente ed il viso scarno, piegata sulle ginocchia e con le mani incrociate sul petto, esprime una dolce, soave modestia.
Ella è ornata di ricco nimbo d’oro di forma conciliare ed indossa un abito di broccato di tinta rossa e mantello celeste. Dinanzi a lei è posto un leggio decorato a traforo con su disteso un tovagliolo merlettato e sopra, un libro aperto. Ai piedi del leggio bel vaso da fiori con motivi floreali azzurri su fondo bianco, e sulla stessa linea, accanto alla colonna dimezzata, figurina di devoto (attraverso il documento notarile identificato poi con il committente, Giuliano Maniuni, n.d.r.). L’Angelo con le ali iridescenti, riccamente vestito con mantello di broccato purpureo dal bavero azzurro e con nimbo d’oro, eguale a quello della Vergine, si piega per dare il celeste annunzio con la destra levata ed una palma nella sinistra e con la bocca dischiusa nell’atto di pronunciare le fatidiche parole. Il suo viso bellissimo è incorniciato di lunghi capelli biondi, adorni sulla fronte di diadema azzurro a forma di cuspide in cima, con perline ed un rubino, legato alla nuca mediante un nastrino dello stesso colore. Il quadro disgraziatamente ha molto sofferto, e, in epoca moderna, numerose lacune prodotte dallo scrostamento dei colori furono riempite di colla di farina. Non pertanto, le figure nobilissime, d’un colorito vivo come di smalto, son salve (E. Mauceri, Su alcuni dipinti del Museo Archeologico di Siracusa, in Bollettino d’Arte, giugno 1908, pp. 1-6).
[Fonte: Galleria Regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa | Museo Regionale Bellomo - Siracusa | www.regione.sicilia.it] |
|
L'Annunciazione (dettaglio, Leggio di Maria), Museo Nazionale di Siracusa |
Bibliografia
Eugenio Battisti, Antonello, il teatro sacro, gli spazi, la donna (Il labirinto), Editrice Novecento Palermo. ISBN 88-373-0021-2
Stefano Zuffi, La pittura italiana, Mondadori 1998. ISBN 88-04-45057-6
Simonetta Nava, La pittura del Rinascimento, Rizzoli 1999. ISBN 88-17-86148-0
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0
Art in Tuscany | Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Antonello da Messina
Antonello da Messina | Alle Scuderie del Quirinale di Roma, dal 18 marzo al 25 giugno 2006 | Una mostra che raccoglie per la prima volta i capolavori del grande Maestro del Quattrocento e getta nuova luce sulla biografia e le opere | www.mostraantonellodamessina.it
Le Scuderie del Quirinale hanno riunito per la prima volta quasi tutte le opere di Antonello da Messina, uno dei grandi maestri del Quattrocento italiano, in una mostra-evento di portata straordinaria che si è conclusa il 25 giugno 2006.
Da Londra, da Washington, da New York, da Parigi, da Vienna, da Dresda, da Anversa, da tutti i principali musei del mondo, dalla Sicilia e da tutta Italia sono giunte a Roma le Madonne, gli straordinari Ritratti, le Crocifissioni, il famosissimo San Girolamo nel suo studio e tutte le preziosissime tavole che hanno creato la leggenda di questo grandissimo pittore siciliano.
La mostra si propone di ricostruire compiutamente la figura di Antonello, anche attraverso l'esame delle tematiche da lui sviluppate: dalla serie delle "Annunciate" ai celeberrimi "Ecce homo", alle "Crocifissioni", sino all'altissima poesia dei volti.
Fonte: sito sull'Annunciazione e il suo restauro
|
|
.
Il meglio della Maremma | Case Vacanze | Podere Santa Pia
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Podere Santa Pia |
|
Pienza |
|
Le Crete Senesi, nelle vicinanze di Podere Santa Pia |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Montalcino |
|
San Gimignano |
|
Sansepolcro |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Roccalbegna |
|
Pitigliano
|
|
Tramonto in Maremma |
|
Podere Santa Pia, situata sulle splendide colline del valle d'Ombrone nel cuore della Maremma
|
|
|
|
|
|
La Galleria Regionale della Sicilia è composta dal quattrocentesco Palazzo Abatellis, sede espositiva delle collezioni del museo e dall'attigua ala settecentesca, che ospita i laboratori di restauro e gli uffici amministrativi; a questi due nuclei si è aggiunto l'Oratorio dei Bianchi, che accoglierà presto le collezioni di scultura settecentesca.
Palazzo Abatellis sorge nel cuore del quartiere della Kalsa, in prossimità dell'antico porto della Cala;
la sua fondazione risale al 1495, quando Francesco Abatellis o Patella, maestro portulano del Regno ne affida la costruzione a Matteo Carnelivari, architetto siciliano originario della Val di Noto, ma ampiamente attivo a Palermo.
Come nel vicino Palazzo Ajutamicristo, anche qui l'architetto tenta una sintesi tra la tradizione costruttiva gotico-ispanizzante e lo spirito rinascimentale che permea le varie parti del palazzo, concepito per fasce orizzontali.
Il complesso a due piani si sviluppa intorno ad un ampio atrio caratterizzato sul lato occidentale da un doppio loggiato e da una scala esterna che conduce al piano nobile.
Il fronte principale è dominato dall'elaborato portale d'ingresso e, sull'angolo nord occidentale, dall'alta torre merlata.
Morto senza eredi Francesco Patella, l'edificio diviene nel 1527 convento delle benedettine dell'attigua chiesa di Santa Maria della Pietà, indi monastero delle domenicane che lo adattano alle esigenze della clausura.
I gravi danni inferti dai bombardamenti del '43 sollecitano il restauro dell'intero complesso, eletto a nuova sede della Galleria Nazionale della Sicilia e aperto al pubblico il 23 giugno 1954.
Il nuovo ordinamento delle collezioni viene curato dall'allora Soprintendente Giorgio Vigni, il quale affida all'architetto veneziano Carlo Scarpa l'allestimento museografico che ha reso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis uno dei musei più noti in tutto il mondo.
Museo Regionale Abatellis - Home Page | www.regione.sicilia.it |
Questo articolo è basato sulgli articoli Antonello da Messina e L'Annunciata di Palermo dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Antonello da Messina e Annunciation by Antonello da Messina. |
|
|