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Andrea del Castagno, Madonna di casa Pazzi, 1443, affresco staccato, Ubicazione Uffizi, Firenze
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Andrea del Castagno | Madonna di casa Pazzi

   
   

La Madonna di casa Pazzi è un affresco staccato (290 x 212 cm) di Andrea del Castagno, datato al 1443 e conservato nella Collezione Contini Bonacossi agli Uffizi di Firenze.

L'affresco proviene dall'altare della cappella al castello del Trebbio presso Pontassieve, all'epoca posseduto da Andrea de' Pazzi. Venne staccato nel XIX secolo e il Salmi si lamentò che nello sguancio dell'arcata era stata lasciata "una ghirlanda di testine angeliche" che completava la composizione: evidenti sono infatti i danni nella parte superiore, soprattutto a destra.
L'opera viene collocata al 1443, appena dopo il rientro dell'artista a Firenze dopo il soggiorno a Venezia, come suggerisce l'analisi stilistica e anche la presenza dei due gemelli: a quella data infatti Andrea de' Pazzi aveva due figli gemelli all'incirca di quell'età, chiamati Niccolò e Oretta e nati nel 1437.
Spencer invece attribuisce l'opera a un assistente di Andrea del Castagno e la data al 1445 o oltre.

Descrizione e stile

L'opera è una sacra conversazione, con la Madonna col Bambino su un trono circondata da due angeli, i santi Giovanni Battista e Girolamo e, alle estremità, due fanciulli maschio e femmina che portano rispettivamente un vaso di fiori e una ghirlanda.
Colpisce lo sfondo composto da un sontuoso drappo con arabeschi dorati, tenuto su da due angeli che volano quasi a testa in giù. La ricchezza di questo tipo di ornamentazione risale sicuramente all'ambiente veneziano, all'epoca ancora influenzato dalla tradizione bizantina.
Il volto della Vergine ricorda le opere dell'Angelico, soprattutto la pala di San Marco (1438-1439), con la quale ha alcuni elementi in comune, come il tappeto.
Nel medaglione sopra la Vergine doveva trovarsi una tavola o un bassorilievo, magari uno stemma, o una finestra.
 
Andrea del Castagno, Madonna di casa Pazzi, 1443, affresco staccato, Ubicazione Uffizi, Firenze
   
   

Andrea di Bartolo, detto Andrea del Castagno, nacque a Castagno Mugello nel 1419 circa.
Ci è ignota la sua iniziale formazione, ma sappiamo che si trasferì a Firenze dove fu influenzato dall'arte di Masaccio, e Donatello.
Il pittore realizzò le sue opere più importanti nel refettorio del convento delle benedettine di Santa Apollonia. I primi affreschi che eseguì tra il 1445 il 1450 comprendono le scene della Resurrezione, della Crocifissione e della Deposizione collegate da un fondo rappresentante un paesaggio.
Nei gli stessi anni eseguì anche un affresco nella lunetta del chiostro rappresentante Cristo nel sepolcro tra due angeli. Sempre nel 1450 dipinse il grande affresco del refettorio di Santa Apollonia che rappresenta L'ultima cena ; la scena è rappresentata in un interno rivestito di marmi policromi, le figure si dispongono intorno al tavolo in ordine simmetrico e sono caratterizzate da un modellato duro e da un forte stacco degli colori.
Della sua produzione tarda fanno parte le figure del Salvatore e di San Giuliano e il monumento a equestre a Niccolò di Tolentino che si trova in Santa Maria del Fiore a Firenze accanto a quello di Giovanni Acuto di Paolo Uccello. Evidenti sono le differenze tra le due opere, il dipinto di Andrea del Castagno ha un plasticismo più vivo e linee di contorno più ondulate che danno maggiore animazione all' insieme. L'artista morì, a Firenze, di peste nel 1457.

 

Il Cenacolo di Sant'Apollonia, Firenze

 

 
 
   

[1] Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004.
   


Madonna di casa Pazzi | Una scheda di catalogo | www.polomuseale.firenze.it
L'affresco si trovava originariamente sopra l'altare della cappella del castello di Trebbio, nel 1427 di proprietà di Andrea dei Pazzi: una volta staccato il Salmi lamenta che vi sia rimasta 'una ghirlanda di testine angeliche nella sguancio di una arcata che iscriveva la composizione'. La datazione al 1443, accettata dalla critica più recente, è giustificata dall'età dei due gemelli di casa Pazzi, Niccolò e Oretta, nati nel 1437, nonchè le evidenti suggesitioni assorbite dall'artista nel soggiorno veneziano del 1442, dove si impegnò alla volta della cappella di San Tarasio nella chiesa di San Zaccaria, collaborando con un certo Francesco da Faenza. Le addolcite sembianze del volto della Vergine sembrano essere ispirate dall'Angelico tanto più che, sempre secondo il Salmi, il pittore sembra riecheggiare il maestro domenicano nello strutturare la composizione contro un drappo riccamente istoriato, come lo stesso Angelico aveva fatto nella sua celebre pala di San Marco databile al 1438-39. Lo Spencer invece suggerisce di attribuire il dipinto ad un assistente o seguace di Andrea del Castagno e di datarlo ben oltre il 1445, forse addirittura dopo la morte di Andrea.

Art in Tuscany | Giorgio Vasari | Lives of the Most Excellent Painters, Sculptors, and Architects | Andrea del Castagno






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Castello del Trebbio | Nell'antico feudo di Monte di Croce, posseso prima dei conti Guidi e poi del Vescovo di Firenze, la famiglia dei Pazzi costruì il Castello del Trebbio, sicuramente ampliando una più antica e modesta fortificazione alto medievale. Fra il XII° e il XIV° secolo i Pazzi acquisirono il controllo o la proprietà di tutti i terreni circostanti e fecero del Trebbio la loro roccaforte principale nel cuore del contado. Nel quattrocento il castello divenne luogo di riunione di dotti umanisti e fu impreziosito da un loggiato rinascimentale con colonne di pietra serena e pregevoli opere d'arte, come un affresco di Andrea del Castagno che un tempo ornava la cappella e che adesso è conservato nella Collezione Contini Bonacossi agli Uffizi di Firenze. Al XVI secolo risale l'aggiunta delle finestre protette da inferriate.
L'impianto del fortilizio è rettangolare, articolato attorno al cortile al quale si accede esclusivamente da una porta protetta da una torre aperta al centro della cortina muraria del fronte rivolto a valle, alle cui estremità sorgono due quadrate torri. Parte della cortina muraria e delle torri sono ancora dotate di apparato a sporgere sorretto da bei beccatelli in pietra e dalla merlatura realizzata in mattoni. La leggenda vuole che qui sia stata ordita nel 1478 la congiura contro i Medici che portò all'uccisione di Giuliano, fratello di Lorenzo. Fallita la sommossa il castello venne confiscato dalla Repubblica. L'insieme è stato restaurato nel secolo scorso, oggi è proprietà privata ed ospita un'azienda agrituristica.

 


Castello del Trebbio

 

 

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