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Pietro Perugino, Pala di Vallombrosa, (dettaglio, San Michele, patrono della chiesa di Vallombrosa),
1500, olio su tavola, Galleria dell'Accademia, Firenze
Travel guide for Tuscany
       
   

Pietro Perugino | La Pala di Vallombrosa

   
   

La Pala di Vallombrosa è un dipinto a olio su tavola (415x246 cm il pannello centrale) di Pietro Perugino, datato 1500 e conservato nella Galleria dell'Accademia a Firenze.
Il dipinto venne commissionato al Perugino per l'altare maggiore dell'abbazia di Vallombrosa nei dintorni di Firenze nel 1498 e consegnato entro il luglio 1500. Con la soppressione napoleonica del 1510 la pala venne trasportata a Parigi nell'antenato del Museo del Louvre, ma con la Restaurazione, nel 1817, fu riportata in Italia, venendo destinata alla Galleria fiorentina.

La forma originaria della pala e le vicende della committenza sono testimoniate dalla biografia di don Biagio Milanesi (1445-1523), abate di Vallombrosa e generale dell'Ordine dal 1480, scritta da don Bernardo del Serra all'inizio del XVI secolo.

La critica si espresse in maniera contrastante sull'opera: Adolfo Venturi la considerò un'opera di scarsa originalità, con uno schema simile a molte altre opere peruginesche, mentre Cavalcaselle vi lesse un influsso del giovane Raffaello che avrebbe provocato un "ringiovanimento" nell'arte del maestro; Becherucci addirittura ipotizzò che le figure di san Benedetto, san Michele e alcuni angeli fossero di mano dell'illustre allievo. In ogni caso la luminosità e la chiarezza degli incarnati avvicina l'opera ad altre uscite dalla bottega fiorentina di Perugino in quegli anni, quali il Compianto della Galleria Palatina e la Pietà agli Uffizi.

Quanto alla fortuna della pala, si può citare l'opera Incoronazione della Vergine e i santi Benedetto, Mercuriale, Giovanni Gualberto e Bernardo Uberti di Baldassarre Carrari, che direttamente le si ispira.

 

   
   

Descrizione e stile


La pala era originariamente dotata di una struttura a tabernacolo che comprendeva anche una perduta predella, della quale si conoscono i soli due pannelli agli estremi, con i ritratti alla base di quelli che dovevano essere i pilastri, di Biagio Milanesi e del monaco Baldassarre, opere di grande intensità ritrattistica, oggi agli Uffizi.
I santi sono stati identificati – da sinistra – in Giovanni Guadalberto (o Gualberto), fondatore dell'ordine vallombrosano ed edificatore dell'omonimo monastero; Bernardo degli Uberti, monaco vallombrosano (più tardi divenuto cardinale); Benedetto, promotore della regola dell'ordine vallombrosano; l'arcangelo Michele, patrono della chiesa di Vallombrosa. Sotto, si legge: "PETRVS PERVSINVS PINXIT AD MCCCCC".

Le condizioni di conservazione non sono ottimali. Lo schema diviso in due registri principali, uno celeste e uno terreno con i santi, completamente staccato dal primo, deriva dal prototipo della perduta Assunzione di Perugino nella Cappella Sistina, poi replicata in numerose altre tavole. Maria sta ascendendo in cielo entro una mandorla di cherubini, con angeli disposti simmetricamente ai lati che aiutano questa miracolosa dipartita: due volanti in basso e quattro musicanti fermi su una fascia di nuvole accanto a Maria. La mandorla si interrompe cuirosamente sul bordo superiore della tela, dove inizia la lunetta in cui si trova il Dio Padre entro un nimbo dorato, a cui guarda estasiata la Vergine, circondato da altri angeli e cherubini. La mandorla un tempo si univa al nimbo divino, ma trattandosi di una ridipintura è stata eliminato il tratto superiore durante un restauro.

Perugino ricorse a schemi e disegni già sperimentati in altre opere, disegnando con sicurezza con la sua tecnica già ormai consolidata, fatta da schemi misurati e piacevoli, un uso del colore brillante ma sfumato con dolcezza, un'attenzione ai particolari decorativi, come si coglie soprattutto nell'elegante armatura e nello scudo "all'antica" di san Michele.

In basso assistono alla scena quattro santi immersi in un dolce paesaggio di colline sfumate in lontananza: da sinistra Bernardo degli Uberti, Giovanni Gualberto, Benedetto e Michele arcangelo.

 
Pietro Perugino, Pala di Vallombrosa (dettaglio, Bernardo degli Uberti), 1500, olio su tavola, Galleria dell'Accademia, Firenze


San Bernardo degli Uberti, noto anche come San Bernardo di Parma (Firenze, 1060 circa – Parma, 4 dicembre 1133), è stato un cardinale e vescovo cattolico italiano. Di nobile famiglia fiorentina, era stato un monaco benedettino della congregazione vallombrosana (della quale fu anche abate generale). È venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Era figlio di Bruno e Ligarda (forse parente del cardinale Pietro Aldobrandini), nascendo così da una delle più illustri famiglie fiorentine dell'epoca, i degli Uberti.°


Il Ritratto del monaco Baldassarre


Il Ritratto del monaco Baldassarre è un dipinto a olio su tavola (26x27 cm) di Pietro Perugino, datato 1500 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Il personaggio raffigurato, il monaco Baldassarre, fu sindaco e procuratore dell'Abbazia di Vallombrosa nel 1500.

l pannello faceva originariamente della Pala di Vallombrosa, dove decorava probabilmente la base del pilastrino sinistro, all'altezza della perduta predella. Il dipinto venne commissionato al Perugino per l'altare maggiore dell'abbazia di Vallombrosa nei dintorni di Firenze nel 1498 e consegnato entro il luglio 1500. Con la soppressione napoleonica del 1810 la pala venne trasportata a Parigi nell'antenato del Museo del Louvre, ma con la Restaurazione, nel 1817, fu riportata in Italia, ormai senza più predella.


Descrizione e stile

Il monaco ritratto è Biagio Milanesi (1445-1523), committente dell'opera nonché abate di Vallombrosa e Generale dei Vallombrosani dal 1480. Egli è raffigurato di profilo su fondo scuro, guardante in alto a destra verso la scena dell'Assunzione, che si svolge al centro della pala.

Il monaco ritratto è un certo Baldassarre, committente dell'opera assieme all'abate Biagio Milanesi, sindaco e procuratore dell'Abbazia di Vallombrosa nel 1500. Egli è raffigurato di profilo su fondo scuro, guardante in alto a sinistra, verso la scena dell'Assunzione, che si svolge al centro della pala.

Il ritratto mostra una notevole intensità, con una forte individuazione fisionomica data da alcuni particolari come il naso pronunciato, le labbra sottili, il piccolo mento, la chierica ritratta con grande verosimiglianza, la fronte increspata per il naturale gesto di alzare le sopracciglia per guardare verso l'alto.

In alto e a sinistra si legge l'iscrizione dedicata alla Vergine in lettere dorate: "D. Balthasar Monaco / S[ervo] Tvo Svccvrre".

 

 

Il Ritratto di Biagio Milanesi


Il Ritratto di Biagio Milanesi è un dipinto a olio su tavola (28x26 cm) di Pietro Perugino, datato 1500 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Anche questa tavoletta faceva parte del basamento della pala ora all'Accademia con l'"Assunzione di Maria con angeli, santi e l'Eterno", firmata e datata 1500. Il personaggio raffigurato, Biagio Milanesi, fu abate del monastero di Vallombrosa e generale dell'Ordine nel 1480.

Il ritratto mostra una notevole intensità, con una forte individuazione fisionomica data da alcuni particolari come il mento pronunciato, il naso affilato, la testa rasata per la condizione monacale, la fronte increspata per il naturale gesto di alzare le sopracciglia per guardare verso l'alto. Si tratta di un tipico esempio di come il Perugino, nel campo del ritratto, fosse capace di grande intensità fisiognomica e psicologica, a differenza di quando creava personaggi di fantasia, idealizzati e vacui.

In alto e a destra si legge l'iscrizione dedicata alla Vergine in lettere dorate: "Blasio Gen. Servo Tvo / Svccvrre".

 
   
   

[1] Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come Il Perugino o come Pietro Perugino (Città della Pieve 1450 circa – Fontignano 1523). Fu un pittore italiano e svolse una attività soprattutto in Umbria, Marche, Firenze e Roma, inviò le sue opere a Lucca, Cremona, Venezia, Bologna, Ferrara, Milano e Mantova.
Fuse insieme la luce e la monumentalità di Piero della Francesca con il naturalismo e i modi lineari di Andrea del Verrocchio, filtrandoli attraverso i modi gentili della pittura umbra.


Biografia

Nacque nel 1450 circa a Città della Pieve. La sua formazione, dopo un primo contatto con la realtà artistica perugina, avvenne, secondo quanto scrive Giorgio Vasari, con lo studio delle maggiori opere di Piero della Francesca, disseminate fra Umbria, Marche e Toscana.
Nel 1472 si iscrisse alla Compagnia di san Luca a Firenze e iniziò la frequentazione della bottega del Verrocchio.
Datate al 1473 sono le otto tavolette, provenienti dall'Oratorio di San Bernardino, che formavano, a gruppi di quattro, le ante laterali di una nicchia con una statua del Santo. Esse vennero realizzate a più mani, ma si può riconoscere comunque l'intervento del Perugino in due tavolette, le migliori qualitativamente: quella col Miracolo del bambino nato morto e quella con San Bernardino risana una fanciulla. In esse l'architettura monumentale e decorata prevale sulle piccole figure umane, e la luce tersa e nitidissima deriva da Piero della Francesca.
Del 1475 circa è l'Adorazione dei Magi, conservata alla Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria dei Servi, legata quest'ultima alla famiglia Baglioni, in essa tende a fondere insieme sia il linguaggio di Piero della Francesca, riducendolo a modi più accattivanti e colloquiali sia il linearismo del Verocchio, depurandolo dei suoi tratti nervosi ed espressionistici.
Datato al 1476 è l'affresco staccato, oggi nella Pinacoteca Comunale di Deruta, con il Padre Eterno con i santi Rocco e Romano.
Nel 1478 lavora agli affreschi della chiesa parrocchiale di Cerqueto, nei pressi di Perugia, ora rimangono solo frammenti, nel San Sebastiano, all'uso della linea, appreso a Firenze unisce un'illuminazione tersa, derivata da Piero della Francesca.
A questa fase appartengono varie 'Vergini' disseminate in numerosi musei europei molte delle quali per lungo tempo in passato erano state attribuite al Verrocchio. In tutte si individua una mescolanza delle influenze a lui trasmesse dai suoi due maestri.

Lavora a Roma dal 1478, dove dipinge l'abside della cappella del coro della Basilica vaticana per papa Sisto IV, opera distrutta.
Nel 1481, viene chiamato sempre dal pontefice ad affrescare la finta pala d’altare nella parete di fondo della Capella Sistina, con l'Assunta e il papa inginocchiato come committente, opera distrutta per far posto al Giudizio Universale di Michelangelo insieme ad altri suoi due riquadri sulla stessa parete, la Nascita e il Ritrovamento di Mosè e la Natività di Cristo. Da questo momento fino al 1483 partecipa alla decorazione di tutta la Cappella accanto a Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, artisti fiorentini chiamati da Sisto IV, per le Storie di Cristo; sulla parete destra realizza la Consegna delle chiavi, lasciando al suo collaboratore il Pinturicchio la realizzazione delle scene con il Viaggio di Mosè in Egitto e il Battesimo di Cristo. Per queste opere i pittori si attennero a comuni convenzioni rappresentative in modo da far risultare il lavoro omogeneo, quali una comune scala dimensionale, una comune struttura ritmica e una comune rappresentazione paesaggistica; utilizzarono inoltre, accanto ad un'unica gamma cromatica, le rifiniture in oro in modo da far risplendere le pitture con i bagliori delle torce e delle candele. Successivamente, con l'allontanamento del Perugino, fu Luca Signorelli a prenderne il posto. Nell'affresco con la consegna gli apostoli e una folla di personaggi sono ai lati del gruppo centrale costituito dal Cristo che consegna le due chiavi a san Pietro inginocchiato. La scena è inserita in una grande piazza con un tempio a pianta centrale al centro, simbolo dell'ebraismo, e due archi di trionfo ai lati, simbolo del paganesimo e ripresi dall'arco di Costantino; in secondo piano sono rappresentati gli episodi del pagamento del tributo, a sinistra e a destra della tentata lapidazione di Cristo, a cui si riferisce l'iscrizione sovrastante: "CONTURBATIO IESU CHRISTI LEGISLATORIS". Si crede di riconoscere nel personaggio sulla destra in primo piano e con il berretto nero l'autoritratto del Perugino.

Nel 1485 per il gran prestigio di cui godeva fu nominato cittadino onorario di Perugia da cui il suo soprannome. La sua attività fu frenetica nell'ultimo periodo della sua vita, tanto che aprì due botteghe sia a Firenze che a Perugia. Le sue composizioni pacate e solenni, ottennero un grande successo, in quanto rispondevano nel modo più adeguato alle pratiche di visualizzazione interiore dei manuali di orazione, diffusissimi alla fine del quattrocento, questi richiedevano come supporto immagini con figure e luoghi non troppo caratterizzati, per permettere al devoto di dare lui un volto e un luogo preciso alla scena sacra che visualizzava internamente; questo portò il Perugino a costruite figure con espressioni indefinite inserite su sfondi paesaggistici allo stesso modo indefiniti, risultato accentuato dall'uso di una gamma cromatica ricca ma soffusa.

Per la città di Firenze eseguì, nel 1493, la Madonna che appare a San Bernardo, conservata a Monaco alla Alte Pinakothek; nel 1494 il ritratto di Francesco delle Opere, ora agli Uffizi; nel 1495 o nel 1500 la tavoletta con Apollo e Dafni, conservata al Louvre. Quest'ultima nasce dal clima culturale della corte neoplatonica creatosi attorno al Magnifico, dove l'arte si distacca dalla vita civica e ripiega su temi mitologici e allegorici, fruibili solo da un pubblico di specialisti. La tavoletta in passato è stata identificata come un Apollo e Marsia, ma più probabilmente si tratta di Dafni, che in greco vuol dire Lauro, e sarebbe quindi un'allusione al nome del committente Lorenzo e alla sua vocazione alla arti e alla musica patrocinate da Apollo. Le figure, immerse in un paesaggio di pacata armonia, sono dolcemente tornite, e se l'Apollo si rifà all'Hermes di Prassitele, Dafni si rifà all'Ares di Lisippo. Nel 1495 realizza il Compianto su Cristo Morto, ora a Palazzo Pitti; tra il 1495 e il 1496 la Crocifissione ad affresco nella chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi; nel 1500 la Pala di Vallombrosa, ora agli Uffizi, e tra il 1505 e il 1507 il polittico dell'Annunziata ora alla Galleria dell'Accademia di Firenze.

Per Perugia eseguì, tra la fine del 1495 e il 1496, la Pala dei Decemviri, detta così perché realizzata su commissione dai Decemviri di Perugia per la cappella del Palazzo Pubblico. La cimasa con Cristo nel sepolcro si trova alla Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia. Nella tavola, al centro, è la Madonna col Bambino in trono con ai lati i santi Lorenzo, Ludovico di Tolosa, Ercolano e Costanzo. Nel 1496 completa il Polittico di San Pietro, opera smembrata nel 1591, in seguito alla distruzione della chiesa: al centro era l' Ascensione con la Vergine, gli Apostoli e Angeli; come cimasa Dio in gloria, nella predella le tavole con l' Adorazione dei Magi, il Battesimo di Cristo, la Resurrezione e due pannelli con i Santi protettori di Perugia. Infine, sulle basi delle colonne che fiancheggiavano l' Ascensione erano collocati sei pannelli con Santi benedettini tra cui san Benedetto, santa Flavia e san Placido, queste ultime tre tavolette conservate ai Musei Vaticani; nel 1498 lavorò alla decorazione della Sala dell'Udienza nel Collegio del Cambio a Perugia, ciclo terminato nel 1500 con largo intervento di aiuti. Il tema del ciclo è la concordanza fra sapienza pagana e sapienza cristiana, tema elaborato dall'umanista Francesco Maturanzio. Sulle pareti sono raffigurati la Trasfigurazione, la Natività, l'Eterno tra angeli sopra un gruppo con profeti e sibille, La Prudenza e la Giustizia sopra sei savi antichi e La Fortezza e la Temperanza sopra sei eroi antichi, nella volta tra tondi dispone allegorie dei pianeti tra decorazioni a grottesche, tra il 1510 e il 1520 il Polittico di Sant'Agostino e tra il 1503 e il 1504 lo Sposalizio della Vergine per la cappella del Sant'Anello in Duomo. Di questi anni è l'amicizia che intrattiene col giovane pittore Raffaello Sanzio.

Per Isabella Gonzaga, realizza la Lotta tra Amore e Castità nel 1505, tavola per lo studiolo della marchesa nel Castello di San Giorgio a Mantova.
Del 1508 è la decorazione della volta della stanza dell'Incendio di Borgo in Vaticano, commissionata da papa Giulio II, nei quattro tondi sono inseriti la Santissima Trinità, il Creatore in trono tra angeli e cherubini, Cristo come Sol Iustitiae e Cristo tentato dal demonio, Cristo tra la Misericordia e la Giustizia.
A partire da questa data lavora a Perugia e nei dintorni con un progressivo impoverimento dello stile, e ripetendo le sue composizioni di maggior successo.

Morì nel 1523 a Fontignano (Comune di Perugia).


Bibliografia

AA.VV., Galleria dell'Accademia, Giunti, Firenze 1999

Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Florence, 2004

Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Scala, Florence, 2004

Pierluigi De Vecchi, Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milan, 1999

Stefano Zuffi, Il Quattrocento, Electa, Milan, 2004


Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Pietro Perugino

Arte in Toscana | Pietro Perugino

Arte in Toscana | Pietro Perugino in Firenze

Ritratto di Biagio Milanesi | La scheda ufficiale di catalogo

Ritratto del monaco Baldassarre | La scheda ufficiale di catalogo

Bernardo degli Uberti e il suo tempo | Abate, Cardinale e Vescovo
Per poter comprendere l’importanza dell’azione di San Bernardo degli Uberti occorre considerare sia il modo in cui si è realizzata la sua vocazione religiosa sia il momento particolarmente difficile in cui visse ed operò.
Quando scelse di diventare un uomo di Dio, Bernardo optò per una scelta radicale ed estremamente significativa: entrò infatti in un monastero della congregazione vallombrosana che era la punta più avanzata della riforma gregoriana in Toscana, anzi, come sostiene il Miccoli, in Toscana fu lo sforzo dei vallombrosani che trionfò sulle stesse perplessità ed incertezze di Roma.
Era un monachesimo giovane che non vedeva il monastero come un isola di pace lontano dai tumulti del mondo, ma faceva di esso una base per una attività continuamente proiettata all’esterno.


 
Pietro Perugino, Self-portrait, 1497-1500, Collegio del Cambio, Perugia.
Pietro Perugino, autoritratto dall'affresco del Collegio del Cambio a Perugia, 1497–1500,
Collegio del Cambio, Perugia


La Galleria dell'Accademia

 
La Galleria dell'Accademia è situata dove un tempo sorgevano i conventi di San Matteo e quello di San Niccolò di Cafaggio tra piazza Santissima Annunziata e via Ricasoli.

La Galleria dell'Accademia è famosa nel mondo grazie alla presenza di sculture di Michelangelo: i Prigioni, il San Matteo e in particolare il celebre David di Michelangelo.

Nella Galleria dell'Accademia sono raccolte importanti opere d’arte provenienti dall’Accademia del Disegno, dall’Accademia di Belle Arti e da conventi soppressi. Le opere sono costituite da dipinti eseguiti dai maggiori maestri operanti a Firenze a partire dalla seconda metà del XIII Secolo fino alla fine del XVI Secolo.
Tra i più famosi scultori che con le loro opere arricchiscono la Galleria dell'Accademia citiamo Lorenzo Bartolini e Luigi Pampaloni.

La Galleria dell’Accademia fu fondata per volontà del Granduca Leopoldo di Lorena, che ne decretò la costituzione nel 1784 per ospitare una raccolta di dipinti antichi, moderni e di sculture al fine di facilitare la conoscenza e lo studio ai giovani allievi della vicina Accademia di Belle Arti.
La sede venne ricavata in parte dall’antico edificio appartenuto un tempo all’ospedale di San Matteo, cui si aggiunsero altri ambienti adiacenti dall'ex convento di San Niccolò in Cafaggio.

La consistenza delle collezioni è alquanto variata nel corso dell’Ottocento e del Novecento sia a causa di successivi accrescimenti dovuti all’ingresso di opere provenienti dai conventi soppressi sia per prestiti o restituzioni ad altre Gallerie fiorentine e specialmente agli Uffizi.

Nel 1873 fu trasferito alla Galleria dell’Accademia, dalla sua collocazione originale in piazza Signoria, il David di Michelangelo che venne poi collocato al fondo di una monumentale tribuna appositamente costruita dall’arch. De Fabris.
Successivamente, ai primi del Novecento, gli furono accostate, in una successione imponente, altre opere di Michelangelo Buonarroti: il San Matteo, i quattro Prigioni, la Pietà di Palestrina.

GALLERIA DELL’ACCADEMIA | Florence | Galleria dell'Accademia
Via Ricasoli, 58-60
Orari di apertura: da martedì a domenica h 8.15-18.50

Autobus / Bus C, 1, 11, 17, 32

 



Il meglio della Maremma | Case Vacanze | Podere Santa Pia

     
Pienza

Podere Santa Pia
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Century-old olive trees, between Podere Santa Pia and Cinigiano
         

 

 
Roccalbegna
Sansepolcro

Orvieto
         
Vini in Toscana
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Tramonto in Maremma

 

La Casa Vacanze Podere Santa Pia è situata in una posizione panoramica di eccezionale bellezza, nel cuore della Maremma Toscana.

         
La Maremma




 
La Maremma è situata nella parte meridionale della Toscana e nella parte settentrionale del Lazio; i suoi confini sono di difficile definizione ma può essere suddivisa in tre aree distine: la Maremma Livornese o Maremma Pisana, la Maremma Grossetana e la Maremma laziale.

La prima area comprende una parte della provincia di Livorno ed una parte della provincia di Pisa; parte dall'area di Rosignano Marittima e Piombino, comprende le aree della Val di Cecina e della Val di Cornia ed arriva fino alle colline Metallifere.

L'area della Maremma Grossetana comprende una grossa parte della provincia di Grosseto ed è forse la più bella per paesaggi e storia; inizia nella zona del Golfo di Follonica ed arriva fino all'Argentario comprendendo anche la valle dell'Ombrone, le colline Metallifere Grossetane, l'area del Tufo e le colline dell'Albegna e del Fiora. Tra le principali località turistiche di quest'are della Maremma ricordiamo Grosseto, Follonica, Castiglione della Pescaia, Orbetello, Massa Marittima, Scarlino, il promontorio di Punta Ala, Roccastrada, Magliano in Toscana, i Monti dell'Uccellina, Manciano, Ansedonia e Capalbio.

La maremma è una delle principali mete turistiche per tutti coloro che amano le aree inesplorate e le vacanze a diretto contatto con la natura. Nell'area della Maremma possiamo individuare delle località che ci preme descrivere brevemente perchè per le loro caratteristiche territoriali meritano una visita da parte di tutti coloro che visitano la Toscana.

L'Amiata è il principale monte della Maremma (alto 1738 metri) ed è un vulcano oramai spento; la vegetazione che lo contraddistingue è molto fitta e sia d'estate che d'inverno attira molti turisti che amano sia gli sport invernali che il trekking. Dalla vetta del monte è possibile ammirare un bellissimo panorama sulle colline della Maremma ed il Lago di Bolsena.

Bagni San Filippo è una piccola stazione termale in provincia di Siena, nel comune di Castiglione d'Orcia, a 524 metri di altezza, immersa nel verde dei boschi del Monte Amiata. Le acque carbonato calciche che scaturiscono da varie sorgenti, riversandosi nel torrente Rondinaia, erano gia note ai romani, grandi estimatori dei bagni termali come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici.

Pitigliano è situata nell'area del tufo ed è caratterizzata da un antico borgo; molte sono le tracce degli Etruschi, dei Romani, degli Aldobrandeschi e dei medici presenti nel paese e soprattutto consigliamo di arrivare in cima al borgo e di godersi il bellissimo panorama.
Sovana è forse il borgo più bello dell'area del tufo in Maremma. Racchiuso entro delle mura fortificate e caratterizzato da un castello dismesse nel borgo di Sovana è possibile visitare due bellissime ed antiche chiese e tutti i piccoli negozi con prodotti artigianali, tutti realizzati con mattoni di tufo. Visto che siete in zona consigliamo una visita anche al borgo medievale di Sorano, poco distante da quello di Sorana.

 

 


Cala Violina

 


Bagno San Filippo

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