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Pietro Perugino, Francesco delle Opere, 1494, oil on panel, 52 x 44 cm, Florence, Galleria degli Uffizi
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Pietro Perugino | Ritratto di Francesco delle Opere


   
   

Il Ritratto di Francesco delle Opere è un dipinto a olio su tavola (52x44 cm) di Pietro Perugino, databile al 1494 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

La prima menzione del dipinto è nell'inventario delle opere del cardinale Leopoldo de' Medici, come opera di "Raffaello seconda maniera". Nel XIX secolo venne attribuita al Perugino e a Jacopo Francia, poi di nuovo al Perugino da Antonio Ramirez de Montalvo, che scoprì una scritta sul retro del dipinto, decifrandone tra l'altro solo una parte. Oggi essa è stata letta come: "1494 DI LVGLIO PIETRO PERVGINO PINSE FRANC[ESC]O DEL LOPRE PEYNAGA".

Per molto tempo venne anche considerato un autoritratto dell'artista, infatti quando nel 1883 pervenne agli Uffizi fu esposto nella galleria degli autoritratti del Corridoio Vasariano. L'opera proveniva da Pitti, dove era arrivata nel 1799 dalla Gaurdaroba Medicea. Solo nel 1881 fu finalmente letta correttamente l'iscrizione riconoscendo l'effigiato in Francesco delle Opere (m. 1516), intagliatore di gemme e amico del Perugino, nonché fratello del più celebre Giovanni delle Opere, detto Giovanni delle Corniole.

   
   

La figura di Francesco delle Opere, benestante artigiano fiorentino della fine del XV secolo, è ritratta di tre quarti voltato a sinistra, con una berretta nere che tiene una fitta copigliatura riccioluta, una mantella dello stesso colore, una veste rossa aperta sul davanti e tenuta da lacci e una camicia bianca come sottoveste. In mano tiene un rotolo di carta da cui sporge il cartiglio "Timete Devm", inizio di una celebre predica di Savonarola che illumina sul contesto religioso e storico in cui l'opera venne prodotta. Le mani sono appoggiare su un ipotetico parapetto che coincide col bordo inferiore del dipinto, riprendendo l'esempio di pittori framminghi dell'epoca, come l'Uomo con la lettera di Hans Memling.

Il personaggio è caratterizzato da una sottile vena psicologica, malinconica e assorta, in cui sono evidenziate le caratteristiche di rigore morale e di fermezza del carattere, anche per via della posa appena impettita. Nei ritratti Perugino era solito abbandonare la vena dolce e idealizzata delle opere religiose, indagando a fondo la fiosionomia; anche in questo caso molti dettagli sono resi con grande cura millimetrica, dimostrando ancora una volta l'influenza fiamminga. Il gioco di luci e ombre è reso con un tratteggio sottilissimo a punta di pennello.

Anche lo sfondo ha alcuni elementi in comune con quello dell'opera di Memling, come la città fortificata con alte torri coronate a punta, sulla sinistra. Le dolci colline, prive di asperità, sono punteggiate da alberelli esili e frondosi tipici della scuola umbra, e sfuma in lontananza secondo le regole della prospettiva aerea, che dilata a dismisura la profondità della veduta. Come tipico di quegli anni lo sfondo è reso più interessante dalla presenza di un lago, le cui acque azzurrine si intonano alla perfezione col verde delle colline e il celeste del cielo e delle montagne lontane, velate dalla foschia.

 
 
   
   
[1] 'Pietro Vanucci detto il Perugino nacque a città della Pieve nel 1448-1450.
Molto probabilmente a Firenze frequentò la scuola del Verrocchio si inspirò all'arte del Pollaiolo, di Botticelli e di Leonardo, nonché di Piero della Francesca del quale imita le composizioni prospettiche e spaziali ben definite. Della sua prima produzione resta ben poco, incerta è la paternità a lui attribuita delle otto Storie di San Bernardino, alla Galleria Nazionale di Perugia.
Nel 1478 fu chiamato a Roma da Papa Eugenio IV per decorare la cappella della Concezione che oggi è andata perduta; nel 1481 gli viene affidata la decorazione della cappella Sistina.
In questa cappella eseguì vari affreschi avvalendosi dell'aiuto dei suoi allievi lavorandovi in un periodo che va dal 1481 al 1483. Qui dipinse quello che è considerato il suo capolavoro: La consegna delle chiavi nel quale adotta un grandioso schema compositivo e una equilibrata solennità classica che fu da modello anche a Raffaello nel suo dipinto Lo sposalizio della Vergine. Il centro della composizione è rappresentato dal tempio che si staglia sullo sfondo e dal quale si irradiano le linee della pavimentazione, in primo piano vi sono numerosi personaggi, tra le quali figura lo stesso pittore, disposti in una composizione che ben si armonizza con lo sfondo del tempietto.
La fama che l'artista raggiunge negli anni successivi è enorme, infatti fu chiamato nelle piu grandi città d'Italia.
Caratterizzano la pittura del maestro lo schema compositivo del loggiato su grossi pilastri e un tipo di personaggio femminile dal viso ovale con espressione serena e sorridente come per esempio nella Madonna con il Bambino di Washington. Altre opere sono: La visione di San Bernardo, la Pietà e la Madonna e Santi che si trovano agli Uffizi e il Polittico Albani. Degli ultimi dieci anni del secolo sono: Compianto sul Cristo morto, la Pala dei Decemviri che si trovano alla Pinacoteca Vaticana, la Crocifissione murale di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze, i Polittici di Fano.
Il pittore morì a Fontignano nel 1523.'
[Pietro Vannucci detto il Perugino vita e opere: arte del rinascimento artisti | www.umbriaearte.it]
[2] Giovanni delle Corniole è stato un incisore di gemme (Pisa 1470 circa - Firenze 1516). Fece parte della commissione (1503) che doveva giudicare della collocazione del David di Michelangelo. Sicuramente di lui ci rimangono: un intaglio in corniola col ritratto del Savonarola e uno in agata col ritratto di Lorenzo il Magnifico (Firenze, palazzo Pitti, museo degli Argenti).
l più antico intagliatore di pietre dure fiorentino è Benedetto Peruzzi, citato da Scipione Ammirato nelle Istorie Fiorentine (lib. XIV), e che nel 1379 dimorava a Padova, ma è noto che anche nelle botteghe degli orafi di Firenze si formarono grandi personaggi come Ghiberti, Brunelleschi, Donatello, Verrocchio, Pollaiolo e Iacopo della Quercia. Poi si fa il nome di Giovanni delle Corniole, figlio di Lorenzo di Pietro delle Opere, probabilmente pisano, 1470, che al tempo di Lorenzo il Magnifico, fece un celebre ritratto del Savonarola tuttora esistente nella dattilioteca di Firenze in Palazzo Pitti e di cui parla estesamente anche Giorgio Vasari.

Fonte: Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004 ISBN 88-8117-099-X
AA.VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Scala Group, Roma 2003.


La scheda ufficiale di catalogo | www.polomuseale.firenze.it
Notizie storico critiche | Il dipinto apparteneva alla collezione del card. Leopoldo e figura nell'inventario della sua eredita' come opera di "Raffaello seconda maniera", venne attribuito nell'Ottocento al Perugino ed a Jacopo Francia, ed infine di nuovo al Perugino, quando Antonio Ramirez de Montalvo scopri' la scritta a tergo e ne decifro' solo la prima parte. Venne a lungo considerato come autoritratto del Perugino.

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Pietro Perugino, Self-portrait, 1497-1500, Collegio del Cambio, Perugia.
Pietro Perugino, autoritratto dall'affresco del Collegio del Cambio a Perugia, 1497–1500,
Collegio del Cambio, Perugia


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Le sue raccolte di dipinti del Trecento e del Rinascimento contengono alcuni capolavori assoluti dell'arte come La Primavera e la Venere del Botticelli, opere del giovane Leonardo da Vinci, la Madonna del Cardellino ed il Ritratto di papa Leone X con due cardinali di Raffaello e di Michelangelo il Tondo Don.
Tra gli artisti presenti anche Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio. Importanti sono anche le raccolte di pittori tedeschi, olandesi e fiamminghi come Dürer, Rembrandt, Rubens.
Nel complesso vasariano sono ospitate altre importanti collezioni: la Contini Bonacossi e il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
La Galleria degli Uffizi è situata all'ultimo piano del grande edificio costruito tra nella metà del XVI secolo su progetto di Giorgio Vasari. Il Palazzo, iniziato da Giorgio Vasari nel 1560, fu concepito da Cosimo I de' Medici come sede degli uffici ("uffizi") amministrativi di Stato.
Il Corridoio Vasariano, realizzato dal Vasari nel 1565, collega l'edificio degli Uffizi con Palazzo Vecchio e con Palazzo Pitti. Vi sono esposte importanti raccolte di dipinti del '600 e la collezione degli Autoritratti.

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Orari di apertura: da martedì a domenica h 8.15-18.50

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