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E N G
Masolino da Panicale, The Temptation, 1426-27, fresco, 208 x 88 cm, Cappella Brancacci, Santa Maria del Carmine, Florence

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Masolino da Panicale (b. 1383, Panicale, d. 1447, Firenze)

   
   
Tommaso di Cristoforo Fini, noto come Masolino da Panicale (Panicale,1383 – Firenze, 1440 ca.), è stato un pittore italiano.
Per molti anni è stato considerato il maestro di Masaccio, del quale era effettivamente più anziano, mentre oggi la critica è sostanzialmente orientata a credere che il loro rapporto fosse basato su una semplice collaborazione professionale.

Gli esordi

   
   

I primi quarant'anni della sua vita restano un mistero; Anche il luogo di nascita è oggetto di discussioni. Vasari identifica il luogo natale con Panicale in Valdelsa; altri studiosi ritengono che si tratti di Panicale ai Renacci presso San Giovanni Valdarno e che quindi Masolino sia stato conterraneo di Masaccio; del tutto inattendibile invece che si tratti di Panicale in Umbria.[1]
Per quanto riguarda la sua formazione si è parlato di un apprendistato nella bottega di Gherardo Starnina e di una successiva frequentazione di quella di Lorenzo Ghiberti nei primi anni del Quattrocento, ma di fatto la prima notizia certa sul suo conto è del 1422, anno in cui, stabilendosi a Firenze, prende in affitto una casa.
L'anno successivo, poi, nel gennaio 1423, si immatricola nell'Arte dei Medici e Speziali che fungeva anche da corporazione dei pittori. Masaccio vi si era iscritto un anno prima, nel 1422.
È di quella data la Madonna col Bambino o Madonna Boni-Carnesecchi (probabilmente ricordo di un matrimonio tra le due famiglie: alla base vi sono gli stemmi delle due famiglie e la data 1423), che oggi è conservata a Brema. L'opera è ancora molto legata agli schemi tardo gotici, ma vi si nota la ricerca di una gestialità più naturale, tratta dal quotidiano (come la posa scherzosa del Bambino) e un interesse verso una resa volumetrica più semplice e solida (come nella monumentale figura della Madonna o nelle gambe del Bambino).
Del tutto legata al gotico è invece un'altra Madonna dell'Umiltà oggi agli Uffizi, che studi recenti datano a un periodo anteriore al 1423, prima di un qualsiasi contatto con Masaccio, dalla quale si dimostrerebbe la primitiva adesione del pittore allo stile elegante e stilizzato di Lorenzo Monaco.


L'Annunciazione


Annunciazione, tempera su tavola, 1423-1424, National Gallery of Art, Washington D.C.


L'opera venne dipinta per l'altare della cappella Guardini sulla parete sinistra della chiesa di San Niccolò Oltrarno a Firenze. Non è chiaro se l'opera sia stata dipinta prima o dopo la Cappella Brancacci (dove Masolino lavorò nel 1424-1425) e ciò è legato alla complessa questione della capacità di Masolino di usufruire della prospettiva, che alcuni ritengono conquista ed altri invece attribuiscono sempre a un intervento diretto del collaboratore Masaccio.
L'Annunciazione di Masolino è un'importante opera di passaggio dall'iconografia trecentesca del tema (improntata massimamente da Simone Martini nell'Annunciazione degli Uffizi) all'iconografia quattrocentesca e, quindi, rinascimentale. Masolino ambientò la scena, invece che in un mistico fondo oro, in una stanza con gli elementi dell'arredo e dell'architettura ben compiti, anche se non rinunciò a un richiamo alla tradizionale separazione in pannelli, tramite la giustapposizione della colonna centrale, che spartisce in due la scena. Ben calibrato è il gioco di archi, che spinge lo sguardo dello spettatore in profondità fino alla porta socchiusa, grazie a un uso equilibrato della prospettiva, che arriva a far vedere l'ornamentazione dei soffitti. L'effetto è però più decorativo che realistico e non mancano incertezze, come proprio il raccordo della colonna, che alla base si trova in primissimo piano e al capitello invece sembra più arretrata. I due protagonisti non sembrano così abitare lo spazio, ma appaiono semplicemente giustapposti in primo piano ad esso. L'angelo è abbigliato sontuosamente e tiene le braccia incrociate in segno di reverenza alla Vergine. Essa è seduta in un trono ed ha in mano il tradizionale attributo del libro, simbolo delle Scritture che si avverano. Con un gesto eloquente sembra accettare con remissione l'incarico affidatole dal Signore, mentre una luce divina le illumina la testa dal soffitto. La sua figura è di elegante aristocraticità, con un manto che crea un panneggio dalle linee articolare e mosse, in linea col gusto gotico internazionale. Tipica di Masolino è la mano con le dita affusolate, che si appoggia eterea e senza sforzo alcuno, elegante ma irreale. L'effetto generale dell'opera è quello di una scena delicata e ornamentale, con preziosi accordi cromatici estremamente curati.[2]

Arte in Toscana | Masolino da Panicale | L'Annunciazione, 1423-1424


 

Arcangelo Gabriele, tempera su tavola, 1430 circa, National Gallery of Art, Washington D.C.

A Empoli (1424)


   
Masolino è documentato a Empoli nel 1424, senza Masaccio, per quanto ne sappiamo. Eseguì un vasto ciclo di affreschi nella chiesa di Santo Stefano, del quale restano solo pochi frammenti (Sant'Ivo e i pupilli e Vergine col Bambino). Per il battistero della Collegiata affrescò inoltre un Cristo in pietà, oggi nel Museo della collegiata di Sant'Andrea e la chiesa di Santo Stefano. Quest'ultima opera si caratterizza per la spiccata solidità fisica delle figure, in particolare del torso nudo di Cristo, che si erge da un sarcofago classicheggiante creato in prospettiva centrale, con il punto di fuga al centro del petto del Salvatore. La gestualità dei dolenti inoltre cerca di superare gli stereotipi tradizionali, verso una resa più naturale dei sentimenti.
Probabilmente a quest'epoca Masolino era assistito da Francesco d'Antonio, artista minore uscito dall'orbita di Lorenzo Monaco, che ricorre spesso nei documenti con Masolino dal 1422 al 1424.

Arte in Toscana | Masolino da Panicale | Cristo in pietà, Museo della Collegiata di Sant'Andrea, Empoli




 
Masolino da Panicale, Cristo in pietà (dettaglio), affresco staccato, 1424, Museo della Collegiata di Sant'Andrea, Empol Masolino da Panicale, Cristo in pietà (dettaglio), affresco staccato, 1424, Museo della Collegiata di Sant'Andrea, Empoli

La collaborazione con Masaccio

   
Masaccio e Masolino da Panicale, La Madonna col Bambino e sant'Anna (detail), 1424, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze


Affermatosi come uno dei migliori pittori presenti a Firenze in quegli anni, Masolino continuò a ricevere commissioni apparentemente senza soluzione di continuità, e dovette verosimilmente ricorrere ad aiuti per far fronte alle richieste. Fu in questo periodo che dovette iniziare la collaborazione con Masaccio, il quale non ricevette commissioni indipendenti, per quanto si sia oggi a conoscenza, fino al 1426.

Secondo i più recenti studi la sua collaborazione con Masaccio iniziò a Firenze nella cappella di Paolo di Berto Carnesecchi in Santa Maria Maggiore. Masolino e Masaccio operarono sul quasi completamente perduto Trittico Carnesecchi.

È ipotizzabile che il tramite del sodalizio tra i due pittori sia stato lo stesso Paolo Carnesecchi, ricco mercante ed influente uomo politico: Paolo era stato infatti in diverse occasioni console dell'Arte dei Medici e degli Speziali a cui erano immatricolati sia Masaccio che Masolino e quindi doveva conoscere entrambi. La Madonna di Brema datata 1423 ci dice che Masolino aveva già probabilmente lavorato per i Carnesecchi; inoltre le capacità di Masaccio non potevano essere sconosciute a Paolo. Masaccio infatti era autore del trittico di San Giovenale cioè di un'opera esposta nei dintorni di Cascia dove i Carnesecchi avevano consistenti possessi già dai primi anni del Trecento.

Probabilmente Masolino chiese al giovane collega di continuare a lavorare insieme, molto probabilmente a causa della sua imminente partenza per l'Ungheria, dove infatti si recò nel settembre 1425, al seguito del condottiero fiorentino Pippo Spano e quindi per evitare di incorrere nel pagamento delle penali per il mancato rispetto dei termini di consegna di opere già precedentemente concordate con i suoi committenti.

I due pittori eseguirono la Sant'Anna Metterza, quest'ultima oggi agli Uffizi; il centro focale di questo dipinto, almeno secondo le intenzioni di Masolino avrebbe dovuto essere la figura della Sant'Anna, ma l'intervento di Masaccio lo spostarono inevitabilmente sulla Madonna col Bambino, così solida, plastica e ben proporzionata da rompere l'unità formale della tavola secondo le impostazioni originarie. Forse risale al 1423-1424 anche la Pala Colonna, che significherebbe un primo viaggio a Roma dei due artisti al seguito di Martino V[2].

Arte in Toscana | Masaccio e Masolino da Panicale | Sant'Anna metterza

 


Sant'Anna metterza (di Masolino sono lo sfondo, quattro angeli e sant'Anna)

La Cappella Brancacci nella chiesa del Carmine


   
Masolino da Panicale, Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita (dettaglio), dopo il restauro, 1426-27, affresco, 208 x 88 cm, Cappella Brancacci, Santa Maria del Carmine, Florence


 
« [Masolino] è artista sereno, amico della Grazia, narratore non possente ma piacevole e semplice »
(Pietro Toesca, Masolino da Panicale, Bergamo 1908, p. 27)

   
Poco prima della partenza di Masolino venne avviata anche la decorazione della Cappella Brancacci (1424-28) nella chiesa del Carmine; gli interventi di restauro eseguiti sugli affreschi hanno permesso di stabilire che i due artisti si spartirono equamente le scene da dipingere.[1]

Sul pilastro sinistro della cappella Masolino dipinse la Tentazione di Adamo ed Eva; le figure allungate ma solo astrattamente belle, con i corpi di Adamo ed Eva candidamente nudi e sensuali che appaiono come sospesi nel tempo e nello spazio, dimostrano chiaramente il divario stilistico tra i due pittori (esattamente sul pilastro di fronte si trova la famosa Cacciata dei Progenitori dall'Eden di Masaccio).

Sulla parete sinistra accanto all'altare si trova la Predica di san Pietro; la scena si ricollega strutturalmente a quella del Pagamento del Tributo, come si può rilevare dallo sfondo delle montagne che appare quasi come un prolungamento del paesaggio eseguito da Masaccio sull'altra parete. È quindi probabile che i due pittori abbiano concordato di invertirsi le parti e perciò il resto dell'episodio sia da attribuire interamente a Masolino (la stessa linea di continuità nello sfondo infatti non è riscontrabile nella scena del Battesimo dei Neofiti a destra della finestra eseguita invece da Masaccio). L'affresco venne dunque iniziato da Masaccio e Masolino vi inserì il gruppo di personaggi che circondano san Pietro; di straordinaria bellezza sono le figure della monaca inginocchiata e quelle dei carmelitani in piedi anche se in generale appaiono tutte profondamente caratterizzate psicologicamente.

La scena più famosa eseguita da Masolino è la Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita, posta sulla parete destra in alto dal lato diametralmente opposto a quella del Tributo; in essa vengono rappresentati due fatti distinti nello stesso luogo, collegati tra loro dai due personaggi elegantemente vestiti al centro. L'ambientazione cittadina, con i palazzi e le figure sullo sfondo (come la madre che trascina il bambino che fa i capricci) colloca l'episodio sacro in quella che avrebbe davvero potuto essere una piazza fiorentina dell'epoca, di cui viene descritta la realtà quotidiana. Per molto tempo si era creduto che questo scorcio architettonico fosse stato dipinto da Masaccio, proprio per conferire maggiore unità formale all'impianto costruttivo, ma il restauro ha invece definitivamente escluso il suo intervento, riattribuendo l'intera scena a Masolino; gli edifici in primo piano sono raffigurati secondo le moderne regole prospettiche (tanto che sul muro si trova ancora il chiodo fissato per segnare le linee di fuga tramite cordicelle) e visto che il Tributo è proprio sul lato opposto, si può addirittura arrivare a pensare che l'impostazione dei due episodi sia stata unitamente concepita dai due artisti.

Dopo la partenza di Masolino per l'Ungheria, avvenuta nel settembre del 1425, Masaccio rimase da solo a lavorare alla Brancacci ed il ciclo non venne mai portato a termine; già agli inizi del 1426, infatti, egli stipulò un nuovo contratto con la chiesa del Carmine di Pisa per l'esecuzione di un polittico, il cui pagamento è registrato il 26 dicembre dello stesso anno.[1]


Arte in Toscana | Masaccio e Masolino da Panicale | La Cappella Brancacci
 


The Brancacci Chapel

Masolino da Panicale, Tentazione di Adamo ed Eva, dopo il restauro

     
Masolino da Panicale, Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita, prima il restauro1426-27, affresco,
Cappella Brancacci, Santa Maria del Carmine, Firenze


 
Schema della cappella


Il tema della decorazione a affresco è quello della historia salutis, cioè la storia della salvezza dell'uomo, dal peccato originale all'intervento di Pietro, quale diretto erede di Cristo e fondatore della Chiesa romana. Le fonti del complesso sono la Genesi, i Vangeli, gli Atti degli Apostoli e la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze. Pietro è sempre riconoscibile, negli affreschi di ciascuna mano, per l'abito verde scuro con il mantello arancione e per la tipica capigliatura corta e bianca, corredata da barba.

La cappella era originariamente organizzata su tre registri, coperti da volta a crociera dove nelle vele si trovavano i quattro Evangelisti di Masolino, oggi sostituiti dalla cupola con gli affreschi di Vincenzo Meucci. Le lunette, pure perdute, raffiguravano, secondo la testimonianza di Vasari, la Vocazione di Pietro e Andrea e la Navicella, probabilmente di Masolino.

Sulla parete di fondo si trovavano il Pianto di Pietro dopo il triplice rinnegamento o Pentimento di Pietro (ritrovata la sinopia) attribuito Masaccio e il Pasci i miei agnelli di Masolino (ritrovata la sinopia).


Il ciclo di affreschi, con l'eccezione dei primi due, racconta la storia di San Pietro, come segue:

Tentazione di Adamo ed Eva (Masolino)

Cacciata dal Paradiso Terrestre (Masaccio)

Pagamento del tributo (Masaccio)

Healing of the Cripple and Raising of Tabitha (Masolino)

St Peter Preaching (Masolino)

San Pietro risana gli infermi con la sua ombra (Masaccio)

Distribuzione delle elemosine e morte di Anania (Masaccio)

Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra (Masaccio e Filippino Lippi)

Disputa di Simon Mago e crocifissione di san Pietro (Filippino Lippi)

San Pietro in carcere visitato da san Paolo (Filippino Lippi)

Liberazione di san Pietro dal carcere (Filippino Lippi)

 

 

Masolino da Panicale, Predica di san Pietro
Masolino da Panicale, Predica di san Pietro

Il viaggio in Ungheria


Nel settembre 1425 Masolino partì dunque per l'Ungheria, dove si trovavano già vari fiorentini, facilitati dalla presenza di Pippo Spano, che era divenuto il condottiero preferito del re. L'attività in Ungheria di Masolino è praticamente sconosciuta.

Masolino da Panicale, La Fondazione della basilica di Santa Maria Maggiore, Museo di Capodimonte, Napoli



Nel 1427 egli rientrò sicuramente in Italia e nel 1428 è a Roma, dove gli era stato commissionato il Polittico di Santa Maria Maggiore o Pala Colonna (1427-1428); decise perciò di richiamare nuovamente con sè Masaccio per lavorare insieme a quest'opera che dovette però completare da solo per l'improvvisa morte dell'amico, avvenuta proprio nell'estate di quell'anno. Il polittico venne smembrato nei secoli successivi ed alcuni suoi pezzi sono ancora oggi dispersi, mentre conosciamo i sei pannelli principali che lo componevano sul lato anteriore e su quello posteriore, attualmente conservati presso diversi musei.


Gli affreschi in San Clemente

Masaccio fece dunque in tempo a dipingere solo lo scomparto laterale sinistro del lato anteriore del polittico, mentre tutto il resto è opera di Masolino; queste due figure sono in pratica l'unica testimonianza certa della sua attività a Roma.

A Roma Masolino lavorò per il cardinale Branda Castiglione, che gli affidò la decorazione degli affreschi della Cappella di Santa Caterina d'Alessandria (1427-30), nella basilica di San Clemente. L'opera viene in genere riferita unicamente a Masolino, anche se si è recentemente ipotizzato un intervento di Masaccio nella sinopia della Crocifissione, relativamente a due figure di cavalieri sulla sinistra, anche se viste le condizioni disastrate dell'opera appare per il momento molto difficile pronunciarsi in merito con certezza. Nel 1428 Masaccio moriva a Roma, appena ventiseienne.

 

La Fondazione della basilica di Santa Maria Maggiore, Napoli

A Castiglione Olona


Masolino da Panicale, Il Battesimo di Cristo


Masolino sopravvisse a Masaccio per oltre un decennio; dopo aver concluso i cicli di affreschi a Roma nel 1435, viaggiò molto, diffondendo la cultura rinascimentale con uno stile però mediato: alla tenera episodicità del gotico internazionale, a cui rimase sempre fedele, aggiunse una salda costruzione spaziale spesso con ricorso a nuovi schemi prospettici, che resero le innovazioni più comprensibili e assimilabili per gli altri artisti. In questo senso la sua figura di mediatore e diffusore dello stile rinascimentale fu fondamentale e paragonabile alle figure di Lorenzo Ghiberti in scultura e Michelozzo in architettura. Soprattutto in zone saldamente legate alla cultura gotica, come Siena o l'Italia settentrionale, Masolino aprì la strada alle novità.

Per il cardinale Branda si trasferì a Castiglione Olona, nei pressi di Varese, dove affrescò il suo palazzo (con vari soggetti tra cui spicca un Paesaggio montano, tra i primi esempi di veduta autonoma), il Battistero (Storie del Battista) e la collegiata (Storie della Vergine). Tra i suoi collaboratori ci furono Paolo Schiavo e il Vecchietta. Il ciclo di san Giovanni Battista è quello più noto e studiato, e riproduce uno schema nella disposizione delle scene che ricalca quello della Cappella Brancacci, con le scene che si svolgono in un paesaggio continuo e unificato, aperto entro un'intelaiatura architettonica illusionistica che abbraccia il ciclo. In scene come il Banchetto di Erode la spazialità prospettica è così evidenziata con uno scorcio lunghissimo da apparire quasi un manifesto della propria originalità rispetto alla scuola locale. Spesso gli affreschi erano decorati anche da particolari a rilievo tramite l'appliocazione di pastiglia e di dorature, oggi in larga parte perduti.
L'intervento di Masolino nella Collegiata di Castiglione è immediatamente successivo agli affreschi del Battistero. L'opera del maestro è limitata agli episodi della vita della Vergine decorati nella volta dell'abside poligonale. Gli affreschi delle pareti sottostanti con le "storie dei martiri Lorenzo e Stefano" sono attribuiti a Paolo Schiavo ed al Vecchietta, giunti a Castiglione in aiuto al maestro. [3]

Arte in Toscana | Masolino da Panicale | Il Banchetto di Erode

Arte in Toscana | Masolino da Panicale | L'Opera di Masolino da Panicale a Castiglione Olona




Fortuna critica

 


Affrescho nel Battistero

Nessuna delle fonti antiche, nemmeno l'attento Vasari, indica la durata e l'importanza della collaborazione tra Masolino e Masaccio. Il maestro di Panicale subì nelle epoche successive il peso schiacciante dell'illustre collega, venendo per lo più indicato semplicemente come il secondo pittore che aveva lavorato alla Cappella Brancacci. Già nella seconda edizione delle Vite (1568) Vasari attribuì i migliori lavori di Masolino a Masaccio, e questa visione "pan-masaccesca" durò fino al XX secolo. Nel 1746-1748 nessuno si oppose alla distruzione degli affreschi di Masolino sul soffitto e sulle lunette della cappella Brancacci per costruire l'attuale volta con gli affreschi mediocri di Vincenzo Meucci[3]. Fu solo con gli studi del 1940 di Roberto Longhi (Fatti di Masolino e Masaccio) che si operò una sistematica divisione tra le opere e gli apporti dei due artisti. Se ormai è chiara la distinzione tra le diverse mani anche nelle stesse opere, alcuni punti della biografia di Masolino restano oscuri, come i suoi spostamenti prima del 1423 o i suoi rapporti, se esistettero, con Donatello e Brunelleschi.

Gradualmente l'opera di Masolino ha riconosciuto una continua rivalutazione, che ha tenuto conto dell'altissima qualità della sua pittura. Attribuzioni che davano come altalenanti le scelte di Masolino tra il Rinascimento e il Gotico internazionale sono oggi state chiarite da studi come quelli di Miklos Boskovits, e non escludono più la partecipazione di Masolino alle novità del Rinascimento fiorentino, del quale è innegabile comunque la sua opera di mediatore e diffusore in Italia settentrionale.


Opere principali di Masolino


Masolino da Panicale, Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita, 1426-27, affresco, Cappella Brancacci, Santa Maria del Carmine, Firenze


Annunciazione, collegiata di San Michele Arcangelo, Panicale
Madonna dell'Umiltà, tempera su tavola, ante 1423, Galleria degli Uffizi, Firenze
Madonna Boni-Carnesecchi, tempera su tavola, 1423, Kunsthalle, Brema.
Trittico Carnesecchi, tempera su tavola, 1423-1424 circa, con Masaccio
    Madonna col Bambino, già nella chiesa di Santa Maria a Novoli, trafugata nel 1923 e mai ritrovata
    San Giuliano, Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte, Firenze
    Scomparto di predella con Storie di San Giuliano (forse non pertinente al polittico), Museo Ingres, Montauban
Annunciazione, tempera su tavola, 1423-1424, National Gallery of Art, Washington D.C.
Pala Colonna, tecnica mista su tavola, 1423 o 1428 circa
    Fondazione di Santa Maria Maggiore, Masolino, Museo di Capodimonte, Napoli
    Assunzione della Vergine (144x76 cm), Masolino, Museo di Capodimonte, Napoli
    Santi Gregorio Magno e Mattia (126,3x59,1 cm), Masolino, National Gallery, Londra
    Santi Girolamo e Giovanni Battista (114x55 cm), Masaccio, National Gallery, Londra
    Santi Giovanni Evangelista e Martino (114,3x54,3 cm), Masolino, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia
    Santi Paolo e Pietro, Masolino, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia
    Predella: il Transito della Vergine e la Crocifissione, entrambi alla Pinacoteca Vaticana.
Cristo in pietà, affresco staccato, 1424, Museo della Collegiata di Sant'Andrea, Empoli
Sant'Ivo e i pupilli, affresco, 1424, chiesa di Santo Stefano, Empoli
Vergine col Bambino, affresco, 1424, chiesa di Santo Stefano, Empoli
Sant'Anna Metterza, con Masaccio, tempera su tavola, 1424-1425, Galleria degli Uffizi, Firenze
Cappella Brancacci, ciclo di affreschi in collaborazione con Masaccio, 1424
    Chiamata dei santi Pietro e Andrea, perduto
    Navicella degli Apostoli, perduto
    Pasce oves meas, conservata solo la sinopia
    Volta con raffigurazione degli Evangelisti, perduta
    Tentazione di Adamo ed Eva
    Pagamento del tributo, di Masaccio, la testa di Cristo pare sia di Masolino
    Predica di san Pietro
    Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita
    Testine
Storie di Santa Caterina d'Alessandria, affreschi, 1428, basilica di San Clemente, Cappella di Santa Caterina, Roma
Arcangelo Gabriele, tempera su tavola, 1430 circa, National Gallery of Art, Washington D.C.;
Madonna annunciata, tempera su tavola, 1430 circa, National Gallery of Art, Washington D.C.;
Madonna dell'Umiltà, tempera su tavola, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
Paesaggio ungherese, affreschi, 1435 circa, Palazzo Branda Castiglioni, Castiglione Olona
Storie della Vergine, affreschi, 1435 circa, Collegiata di Castiglione Olona
Storie del Battista , affreschi, 1435 circa, Battistero di Castiglione Olona
    Banchetto di Erode
 
   
   
[1] Brancacci Chapel | www.museumsinflorence.com
La chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze domina l'omonima piazza nel quartiere di Oltrarno. È famosa per ospitare il ciclo di affreschi della Cappella Brancacci, opera fondamentale dell'arte rinascimentale, decorata da Masaccio e Masolino (e in seguito completata da Filippino Lippi).
La chiesa dedicata alla Beata Vergine del Carmelo sorse nel 1268 come parte di un convento carmelitano ancora oggi esistente; di quell'epoca restano visibili solo alcuni resti romanico-gotici sui fianchi. Il complesso fu ampliato una prima volta nel 1328, quando il Comune concesse ai frati l'uso del terreno adiacente la quinta cerchia di mura, e poi nel 1464, con l'aggiunta della sala del capitolo e del refettorio. I lavori ebbero termine nel 1476.
Come molte altre chiese fiorentine subì dei rinnovamenti fra il Cinque e il Seicento ma fu soprattutto il devastante incendio del 1771 che, dopo aver distrutto quasi completamente l'interno, richiese un completo rifacimento, del quale vennero incaricati gli architetti Giuseppe Ruggieri, autore del progetto, e Giulio Mannaioni, responsabile del cantiere. Venne completata, a parte la facciata, tra il 1775 e il 1782.
L'incendio non aveva investito l'antica sagrestia, né la cappella Corsini, né, fortunatamente, la Cappella Brancacci.
[2] Fonte: Annunciazione di Masolino da Panicale - Descrizione dell'opera e mostre in corso | www.arte.it/opera/annunciazione
[3] Castiglione Olona, piccolo paese nella provincia di Varese, ricco di testimonianze storico artistiche, in quanto anticamente sede di un feudo appartenuto alla nobile famiglia dei Castiglioni.
Fondato, secondo la tradizione dal generale romano Stilicone nel 401 d.C., Castiglione Olona rimase per lungo tempo solo un avamposto militare. Nel 1208, tuttavia, quando la Chiesa Milanese decise di donare la proprietà a Corrado Castiglioni, esso divenne un vero e proprio borgo.

Ma fu soltanto grazie al Cardinale Branda Castiglioni, celebre discendente di quest’ultimo, che il paese si arricchì di monumenti religiosi, acquistando fama anche a livello artistico e culturale.

Tra le commissioni più importanti del Cardinale vi è sicuramente la decorazione degli interni della chiesa e del battistero dedicato a San Giovanni, affidate al toscano Masolino da Panicale intorno al 1435.



 

Tentazione di Adamo ed Eva,  prima il restauro
Tentazione di Adamo ed Eva,
prima il restauro

Bibliografia


Mario Carniani, Santa Maria del Carmine e la Cappella Brancacci, Firenze, Becocci Editore

Ornella Casazza, Masaccio e la Cappella Brancacci, 1990, Firenze, Edizioni Scala

C. B. Strehlke e C. Frosinini (a cura di), The Panel Paintings of Masolino and Masaccio. The Role of Technique, con contributi di Roberto Bellucci, Jill

Dunkerton, Dillian Gordon, e Mark Tucker, 5 Continents, Milano 2002

John T. Spike, Masaccio, Rizzoli libri illustrati, Milano 2002 ISBN 88-7423-007-9

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0

Boskovits, Miklós, David Alan Brown, et al. Italian Paintings of the Fifteenth Century. The Systematic Catalogue of the National Gallery of Art. Washington, 2003

Bora, Fiaccadori, Negri, Nova, I luoghi dell’arte III, Mondadori, 2003.

Art in Tuscany | Art in Tuscany | Giorgio Vasari | Lives of the Most Excellent Painters, Sculptors, and Architects

 



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