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Duccio di Buoninsegna, Madonna di Crevole (dettaglio), 1283-1284, tempera e oro su tavola, Museo dell’Opera del Duomo, Siena
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Duccio di Buoninsegna | La Madonna di Crevole

   
   

La Madonna di Crevole è un dipinto a tempera e oro su tavola (89x60 cm) di Duccio di Buoninsegna, databile al 1283-1284 circa. [1] Proveniente dalla Pieve di Santa Cecilia a Crevole, è oggi conservato nel Museo dell'Opera metropolitana del Duomo di Siena. È una delle prime opere di Duccio di Buoninsegna, molto studiata per capire le origini della pittura del capostipite della pittura senese e i suoi rapporti con il maestro Cimabue.

   
   

Sulla base di una serie di indizi Vittorio Lusini afferma che la tavola fu realizzata per la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Montepescini a Murlo (Siena) per poi passare all'Eremo agostiniano di Montespecchio (Siena). Con la soppressione dell'eremo e il trasferimento dei monaci nel XVII secolo, la tavola fu trasportata presso la Pieve di Santa Cecilia a Crevole (Siena), dove si trasferirono anche gli stessi monaci di Montespecchio. In tempi recenti fu trasferita al Museo dell'Opera metropolitana del Duomo di Siena in cui si trova ancora oggi. Fu restaurata nel 1929-1930. Lo stato di conservazione è più che soddisfacente.

L’opera non è firmata dall'artista, né esistono documenti scritti che aiutano nell'attribuzione. Tuttavia gli esperti la attribuiscono, senza pareri discordi, al giovane Duccio.

Per quanto riguarda gli elementi che hanno portato alla sua datazione, la tavola non contiene nessuna delle novità gotiche riscontrabili nella Madonna Rucellai (1285), ma il volto della Madonna e del Bambino sono già caratterizzati da una dolcezza e raffinatezza figurativa che sono ancora assenti nella primissima opera di Duccio, ovvero la Madonna Gualino (1280-1283). La datazione più corretta sembra quindi essere agli anni intorno al 1283-1284.


Descrizione e stile


La tavola raffigura la Madonna con la testa reclinata a tre quarti ed un Bambino che allunga il braccio destro per toccare teneramente il velo della madre. Due piccoli angeli compaiono negli angoli superiori della tavola. La tavola è molto simile, nell'impostazione generale, alla Madonna esposta nel Museo di Santa Verdiana a Castelfiorentino (Firenze) ed attribuita a Cimabue (le due figura riportate a destra facilitano il confronto). Tale somiglianza suffraga la teoria, formulata anche sulla base di altri indizi ben più solidi, che il giovane Duccio di questi anni fosse un allievo del più anziano Cimabue.

Al di là di questa somiglianza, i volti della Madonna e del Bambino sono molto più delicati ed umanizzati nella tavola di Duccio. Il volto di Maria è più allungato e ha gli occhi più vicini tra loro, ma è anche la maggior delicatezza pittorica a fare la differenza (si confrontino le fossette sopra la bocca e i dorsi dei due nasi). Anche il volto di Gesù è più morbido e meno spigoloso, con un caratteristico naso a patatina. La velata trasparenza della sua veste e l’intimo gesto con il braccio destro verso la madre, ben diverso dallo sgarbato smanacciare di quello di Cimabue, contribuiscono a rendere la sua figura più delicata. Questa percettibili differenze mostrano il progressivo distacco dello stile di Duccio da quello di Cimabue in questi anni, distacco che appariva quasi impercettibile nella precedente Madonna Gualino di Duccio (1280-1283) di carattere decisamente cimabuesco. Un ulteriore distacco dal maestro Cimabue avverrà con la successiva Madonna Rucellai (1285) dove Duccio introdurrà elementi gotici che mai caratterizzeranno invece l’opera di Cimabue.

Tornando alla Madonna di Crevole, le sfumature chiaroscurali dei volti hanno invece risultati analoghi a quelli raggiunti da Cimabue, anche se l’esecuzione basata sui sottili filamenti cimabueschi è qui di una finezza tale da far apparire una patinatura omogenea sulla pelle dei due personaggi. Se questa raffinatezza figurativa esalta l’opera di Duccio, ben diverso è il discorso se si valuta il panneggio, che appare qui meno curato. Se da una parte i manti di Maria sono identici, tale da far supporre che l'allievo Duccio sia intervenuto per dipingere anche quello di Cimabue, il confronto tra i panneggi di Gesù pone gli autori molto più in contrasto. Le numerosissime pieghe sono qui rese senza alcuna attenzione per la provenienza delle fonti di luce e conseguentemente la figura ha una minore rotondità volumetrica.

 


Duccio di Buoninsegna, Madonna di Crevole, Museo dell’Opera del Duomo, Siena



Come nella Madonna Gualino dello stesso Duccio, gli angeli negli angoli superiori della tavola sono minuscoli, sproporzionatamente piccoli e senza corrispondenza spaziale rispetto alle due figure centrali. Ben diverso era il discorso per gli angeli di Cimabue, quando presenti, come nella Maestà del Louvre del 1280 circa. La ricerca di un’adeguata volumetria delle figure e di una profondità spaziale non erano ancora caratteristiche di Duccio. Ma è piuttosto la sua dolcezza figurativa che stava emergendo in questi anni. Duccio stava ancora seguendo gli insegnamenti del maestro, ma il suo stile andava ormai diversificandosi, acquisendo una raffinatezza unica nel panorama artistico del tempo e che contraddistinguerà sempre Duccio rispetto ai suoi contemporanei.
 
   

[1] Biografia di Duccio di Buoninsegna (1255 ca - 1319 ca)
Le prime documentazioni relative alla vita del grande pittore senese risalgono al 1278. Si tratta d'una annotazione di pagamento di 40 soldi per la pittura di dodici casse, destinate alla custodia di documenti dell'Ufficio della Biccherna del Comune di Siena, di cui purtroppo nulla è rimasto.
La presenza di Duccio su un documento di pagamento, incombenza da artigiano più che da artista ben affermato, potrebbe essere segno di giovane età. In realtà, l'accreditata parentela con un tal Bonaventura (suo fratello), padre del pittore Segna, fissa la data di nascita di Duccio tra il 1255 e il 1260.
Nato da un Buoninsegna che abitava nel popolo di San Donato, Duccio dà ulteriore notizia di sé tramite altri due pagamenti: nel 1279, per una copertina di registro della Biccherna; nel 1280, per una salata multa di 100 lire, inflittagli in seguito ad un reato di cui si ignora l'entità. Di pochi anni più tardi è la prima commissione importante: il 15 aprile 1285, la Compagnia dei Laudesi di Santa Maria Novella in Firenze gli affida il compito di dipingere una grande tavola. Nel mese d'ottobre dello stesso anno, il pittore è di nuovo a Siena e lavora per 8 soldi ad un'altra copertina di registro della Biccherna. Lo stesso lavoro gli viene commissionato e pagato nelle annate 1286-91-92-94-95, quando Duccio è già affermato artista.
E' notizia del 1295, infatti, la sua presenza sul luogo dove sarebbe sorta la Fonte Nuova d'Ovile. Egli qui svolge ruolo di Maestro d'arte e consigliere, insieme con Giovanni Pisano ed altri artisti di valore. La sua fama di pittore si unisce a quella di cittadino turbolento, dedito alla stregoneria, che gli causa una multa nel 1302. Il 4 dicembre dello stesso anno riceve 48 lire dal Comune per una tavola con predella per l'altare della cappella interna del Palazzo Pubblico. A questa ricca commissione, fanno seguito un cospicuo numero di multe. Segno del carattere ribelle dell'artista, molte di queste pene pecuniarie si riferiscono a debiti contratti e non pagati. Nel 1295, l'artista è condannato per essersi rifiutato di prestare giuramento agli ordini del Capitano del Popolo.
Nel 1302, gli viene inflitta una pena per aver disertato la guerra in Maremma. Nonostante i debiti e le multe da pagare, Duccio risulta possessore, nel 1304, di una vigna in località Castagneto, vicino Siena, segno di un certo benessere. Tale condizione economica va ulteriormente migliorando dopo la data del 9 ottobre 1308, quando gli viene commissionata la Maestà.
Conclusa nel 1311, realizzata per il Duomo di Siena, l'opera è trasportata con cerimonia solenne nella Cattedrale il 9 giugno. Stando a ciò che racconta il cronista Agnolo di Tura, in tale occasione sono ancora da concludersi la predella e il coronamento. La commissione illustre frutta a Duccio ben 3000 fiorini d'oro; eppure, l'8 giugno del 1313, egli risulta ancora oberato da molti debiti. Fino al 1318, il pittore vive in San Quirico, presso Porta Stalloreggi, dove ha bottega; muore forse alla fine di quest'anno, o nei primi sei mesi di quello successivo. Un documento firmato dai figli, che rinunciano all'eredità paterna, lo darebbe ancora in vita nel 1319. Alla sua morte, Duccio lascia la moglie Taviana e sette figli, di cui almeno due divengono pittori.
[Fonte: Rai International | Duccio di Buoninsegna: Biografia]


Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini, Luciano Bellosi, Michel Laclotte, Duccio, Silvana Editore, Milano 2003.

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Museo dell’Opera del Duomo, Siena

   
Il complesso del Duomo di Siena comprende una serie di monumenti tra i più significativi nel panorama artistico europeo. La Cattedrale ne rappresenta senza dubbio il fulcro dal quale si diparte ogni ulteriore approfondimento, ma sono parte determinante del complesso anche la Cripta, il Battistero e il Museo dell'Opera inseriti nella stessa ampia mole costituita dal "Duomo Vecchio" e dal "Duomo Nuovo". Un itinerario memorabile alla scoperta di se e delle verità della fede attraverso la cultura e l'arte, risultato di oltre un millennio di storia occidentale.
Il Museo dell'Opera Metropolitana del Duomo di Siena si trova a fianco della Cattedrale, ospitato in quella che sarebbe dovuta essere la navata destra del Duomo Nuovo, secondo un progetto di ampliamento trecentesco mai portato a compimento.

Durante il percorso che si snoda intorno al complesso museale della Cattedrale verrete condotti all’interno della navata destra del Duomo Nuovo. Qui ha sede il Museo dell’Opera, uno dei più antichi musei privati istituiti in Italia. Viene fondato nel 1869 con il consenso del Ministero della Pubblica Istruzione, in un periodo estremamente fecondo di grandi realizzazioni. La sede è prestigiosa. La collezione è infatti conservata negli ambienti ricavati dalla chiusura delle prime tre campate della navata destra del cosiddetto “Duomo Nuovo”, la cui costruzione, iniziata nel 1339, venne interrotta dopo la peste del 1348.

La galleria raccoglie opere provenienti dal Duomo, tra le quali spiccano la gran parte della produzione artistica di Duccio di Buoninsegna, con il capolavoro assoluto della Maestà, che un tempo ornava l'altare maggiore della cattedrale, e la vetrata dedicata alla Vergine Assunta e che era posta in alto nell'abisde del Duomo. È rappresentato anche il periodo giovanile dell'artista con la piccola Madonna di Crevole, una delle prime opere pervenuteci dell'artista.

Facevano parte del corredo della cattedrale anche le sculture di Giovanni Pisano (tolte dalla facciata del Duomo), di Donatello (Madonna del Perdono), di Jacopo della Quercia, di Giovanni Duprè, ecc., oggi esposte al piano terra del museo.

Tra le opere pittoriche figurano lavori di Pietro e Ambrogio Lorenzetti, Gregorio di Cecco, Sano di Pietro, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi, Francesco di Valdambrino.

Orari

DUOMO
Aperto dal Lunedì al venerdì ore 9,00-17,00
Biglietteria, prenotazioni, tour guidati, informazioni
Call center +39 0577 286300 – email: opasiena@operalaboratori.com

MUDEO DELL’OPERA – CRIPTA – BATTISTERO
1 marzo – 14 giugno 9:30 – 19:30
15 giugno – 15 settembre 9.30 – 20:00
16 settembre – 2 novembre 9:30 – 19:30
3 novembre – 28 febbraio 10:00 – 17:00

CATTEDRALE
1 marzo – 14 giugno 10:30 – 19:30 domeniche e festivi 13:30 – 18:00
15 giugno – 15 settembre 10.30 – 20:00 domeniche e festivi 13:30 – 18:00
16 settembre – 1 novembre 10:30 – 19:30 domeniche e festivi 13:30 – 18:00
2 novembre – 28 febbraio 10:30 – 18:30 domeniche e festivi 13:30 – 17:30

ORATORIO SAN BERNARDINO E MDAS
1 marzo – 1 novembre 13:30 – 19:00
2 novembre – 28 febbraio aperto solo su prenotazione

Tutte le biglietterie chiuderanno 30 minuti prima l’orario di chiusura dei monumenti


Opa | L'Opera della Metropolitana di Siena | www.operaduomo.siena.it

 

 
Museo dell'Opera del Duomo, Siena
Museo dell’Opera del Duomo, Siena

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