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Antonello da Messina, Salvator mundi, 1465-1475 circa, olio su tavola, 38,7×29,8 cm, Londra, National Gallery
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Antonello da Messina (1430–1479), Salvator mundi, 1465-1475 circa, olio su tavola, 38,7×29,8 cm, Londra, National Gallery


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Antonello da Messina (1430–1479)

Salvator mundi, 1465-1475 circa, olio su tavola, 38,7×29,8 cm, Londra, National Gallery


   
   

Il Salvator mundi è la sua prima opera firmata e datata: Mille simo quatricentessimo sexstage/simo quinto viije Indi Antonellus / Messaneus me pinxit. In quest'opera l'iconografia è ripresa dai fiamminghi e in special modo da Petrus Christus. Nella prima stesura la veste del Cristo era più accollata e la mano benedicente parallela alla superficie, e successivamente Antonello rielaborò la composizione, abbassando la piega dello scollo e spostando in avanti la mano benedicente in modo da accentuare le valenze spaziali della composizione.

 

Antonello da Messina 062

Antonello da Messina (1430–1479), Salvator mundi (dettaglio), 1465-1475 circa, olio su tavola, 38,7×29,8 cm, Londra, National Gallery (room 62, Venice and the Veneto 1450-1500; 2nd floor Sainsbury wing)

 

   
   
         
Poco oltre la metà del Quattrocento emerge improvvisamente a Messina, in una situazione resa più singolare dalla mancanza di una apprezzabile tradizione locale, uno dei grandi protagonisti della storia della pittura occidentale, Antonello da Messina.
Per circa un quarto di secolo i documenti testimoniano della sua presenza e della sua attività nell'importante scalo commerciale isolano favorito dalla recente espansione aragonese nel Mediterraneo, dalla sponda spagnola a quella dell'Italia meridionale.
Ha a Messina una bottega a carattere prevalentemente familiare, l'unica di prestigio al suo tempo fra Napoli e Palermo, che estende in tempi rapidi il suo monopolio dalla città alla vicina costa calabra e a tutta la fascia orientale della Sicilia fino a Noto con lavori che non consentono concorrenza e che, dopo la sua morte, si chiederà ancora ai suoi discendenti di copiare o di tenere presente come modelli esemplari.
Ne escono soprattutto gonfaloni per confraternite, altari per chiese e conventi, chiusi gli uni e gli altri in un fastoso apparato di cornici intagliate e dorate, ma anche ritratti di straordinaria novità, la cui fama arriverà a Venezia come a Milano: opere che si impongono ai nostri occhi come l'eccezionale propaggine meridionale della grande ondata di cultura pittorica fiamminga dilatata nel secondo quarto del Quattrocento per tutta l'Europa e come momento altissimo del suo incontro con la cultura prospettica dell'Italia centrale.[1]
         

[1] Fiorella Sricchia Santoro (dal catalogo della "Mostra permanente delle riproduzioni delle opere di Antonello")
 
   
         
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