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Lippo Vanni, The Betrothal of the Virgin, 1360s, fresco, San Leonardo al Lago, Siena
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Lippo Vanni (Lippo di Vanni)
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Lippo Vanni, come suo fratello Andrea Vanni non era solo un artista, ma anche un politico che ricoprì diverse posizioni nel governo di Siena, e fece parte del Consiglio dei Dodici.
Il suo nome apparve per la prima volta nei documenti d'archivio nel 1344 quando lo Spedale di Santa Maria della Scala gli commissionò la miniatura di un libro dei canti.
Lippo Vanni crebbe nella tradizione artistica senese di inizio Trecento e nelle sue opere mostra una forte influenza di Lippo Memmi, Simone Martini, i fratelli Lorenzetti e Niccolò di Ser Sozzo.
Le prime sue opere furono quasi esclusivamente miniature di manoscritti. Le opere che gli vengono attribuite per gli anni 1350-1360 sono la Madonna col Bambino (conservata oggi a Perugia nella Galleria Nazionale dell'Umbria), le miniature del manoscritto Chorales del Seminario (Pontificio Seminario Regionale Pio XII), l'Antifonar (Duomo di Siena) e l'affresco "Madonna con Bambino e quattro santi" nella cappella Martinozzi della Basilica di San Francesco, che venne eseguito come se fosse un polittico dell'altare con una cornice in legno dorato, la predella e altri dettagli.
Nel 1358 Lippo Vanni per la Chiesa dei Santi Domenico e Sisto a Roma, dipinse un trittico raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra i Ss. Domenico e Aurea (centro) e scene del martirio della santa (sportelli).. In essa egli rappresentò la Madonna con il Bambino, i Santi Domenico e Sisto e gli angeli[1]. Ai piedi della Madonna dipinta la progenitrice della specie umana Eva con un serpente tentatore. Nel quadro c'è la firma dell'artista e la data esatta: «LIPPUS VANNIS DE SENIS ME PINXIT SUB AD VCCCLVIII».
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Negli anni 1360-70 decorò un arco trionfale del coro e affrescò le "Scene della vita di Maria", "Santi" e "virtù" nell'eremo di San Leonardo al Lago a Monteriggioni. Insieme a Antonio Veneziano realizzò degli affreschi all'interno del Duomo di Siena (1369-70). Durante questo periodo dipinse il trittico-reliquiario "Santi Domenico, Pietro Martire e San Tommaso d'Aquino" (1372-74), che ora è conservato nel Museo Pio Cristiano del Vaticano. Un altro trittico-reliquiario, "Madonna con Bambino e Santi", che realizzò nel 1374-1375 è nella Galleria Walters a Baltimora. Nel 1372 dipinse presso la Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena un grande affresco raffigurante la « Battaglia della Val di Chiana» dove si ricorda la vittoria dell'esercito senese, comandato Giordano Orsini, sulla Compagnia del Cappelletto, comandata da Niccolò da Montefeltro, nella battaglia svoltasi in Val di Chiana nel 1363. Nel 1372 dipinse un affresco dell'Annunciazione nella chiesa di San Domenico a Siena.
Lippo Vanni lavorò quasi esclusivamente nei dintorni di Siena anche se ci sono testimonianze di suoi lavori a Napoli con il fratello. Fu un artista piuttosto conservatore, preservado la tradizione senese.
La Battaglia della Val di Chiana
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Copertina del Biccherna: L'offerta del Tributo di Lippo Vanni, ca. 1364, Museum of Fine Arts, Boston |
Nella Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena, sulla parete davanti alle finestre, nella parte alta, sono raffigurate la "Battaglia della Val di Chiana" ad opera di Lippo Vanni ( 1363 ) e la "Battaglia del Poggio Imperiale" contro i fiorentini, dipinta da Giovanni di Cristofano Ghini e da Francesco d' Andrea.
La spettacolare, dettagliatissima Battaglia di Val di Chiana, nella quale vinsero le truppe senesi affiancate da quelle di Francesco Orsini contro gli armati bretoni della Compagnia del Cappello, guidate dal condottiero Niccolò di Montefeltro, e di fianco il protettore di questa, S. Paolo, circondato dalle sette Virtù (, sala del Mappamondo).
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Lippo Vanni, Battaglia della Val di Chiana 1363, c. 1364, affresco, Palazzo Pubblico, Siena
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Il capitano della compagnia del Cappello, Niccolò da Montefeltro, non prendendo molto sul serio i Senesi - che in fondo non avevano mai reagito in passato - o fidando troppo sulle proprie forze, accettò battaglia in campo aperto, ma fu miseramente sconfitto e fatto prigioniero. L'azione avvenne nel mese di ottobre dello stesso anno e si svolse tra Sinalunga e Torrita. Le cronache riportano di lunghe file di prigionieri che, a sera, furono condotte dentro le mura di Asinalonga. In considerazione dell'asprezza dello scontro e della durata - si parla di tutta la giornata - i prigionieri furono sicuramente portati nel castello più vicino e quindi la battaglia, o quanto meno la fase finale della stessa, deve essere avvenuta proprio nei pressi dell'Amorosa.
L'incarico di celebrare l'importante evento fu affidato al pittore Lippo Vanni, il quale ci ha tramandato l'immagine di una Valdichiana senese con un'agricoltura ricca, con molte case coloniche con i relativi orti, i pagliai, gli alberi da frutto, tutto incredibilmente intatto e pulito, malgrado l'infuriare della battaglia, grazie alla presenza rassicurante ed alla protezione dei castelli ubicati in posizione strategica intorno alla valle.
La descrizione della battaglia, sebbene disegnata in un unico quadro, è divisa in tre parti abbastanza distinte con progressione da sinistra a destra: le truppe con le insegne della compagnia del Terzo di Camollia escono da Porta Pispini a Siena, sono affiancate da quelle di Francesco Orsini contraddistinte dalle insegne a bande e da una rosa (per descrivere in modo ancor più esplicito la provenienza un capitano ha sul giaco la scritta “S.P.Q.R.”). Nella seconda fase l'attacco è guidato dai comandanti: sui loro cimieri le insegne della rosa degli Orsini e dell'ala araldica di Ugo dell'Ala assoldato da Siena. Nella terza fase, con un passaggio appena percettibile, la descrizione della disfatta della Compagnia del Cappello.[2]
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La "Battaglia della Val di Chiana" ad opera di Lippo Vanni nella Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena
Affresco di Lippo Vanni La battaglia della Valdichiana: particolare de L'Amorosa
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In tale affresco, l’Amorosa viene dipinta come il castello o borgo fortificato ai piedi del quale si concluse tale battaglia.
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La vita della Vergine
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A una decina di chilometri da Siena, sulle pendici di un colle, fra boschi di lecci e di quercie, sorge l’antico eremo agostiniano di San Leonardo al Lago. Luogo tra i più suggestivi e nascosti, ha una storia antichissima che si intreccia con quella del vicino e più noto Eremo di San Salvatore a Lecceto; questo ricorda, nel proprio nome, la boscosità del luogo ancor più fitta nei tempi antichi. Il nome di San Leonardo invece deriva da un lago o palude prosciugato nel XVIII secolo.
Nel 1516 una disposizione di papa Leone X stabilì la separazione di San Leonardo al Lago da San Salvatore di Lecceto e questo causò nei secoli successivi una progressiva riduzione nel numero e nell’ importanza della comunità monastica.
Nel 1370 circa il vano absidale della chiesa fu decorata con affreschi dal pittore senese Lippo Vanni. Il ciclo che sviluppa episodi della vita della Vergine (Presentazione al Tempio, Annunciazione e Sposalizio), “Sant’Agostino in preghiera” e “San leonardo” e scene dei miracoli, sulla parete esterna, oltre a teorie di “Sante” lungo le pareti e nel sottarco, e “angeli musicanti” negli spicchi della volta a crociera, costituisce uno dei più interessanti testi dell’arte senese del Trecento.[3]
La pittura di Lippo, apprezzabile soprattutto per il bel colore puro e per il sicuro e chiaro comporre, documenta lo sviluppo di una raffinata corrente artistica «metropolitana» in Siena nel periodo posteriore ai Lorenzetti. |
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Sposalizio di Maria Vergine, San Leonardo al Lago, Monteriggioni, 1360
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[1] Fonte: Monteriggioni - Eremo di san Leonardo al Lago | www.sbap-si.beniculturali.it
[2] Fonte:www.amorosa.it/it/nota2
Molto importante è la presenza dell'Amorosa nel grande affresco celebrativo della “battaglia di Valdichiana” del 1363 nella sala del Mappamondo nel Palazzo Pubblico di Siena. Interessante non tanto perché ci lascia intravedere la struttura del nostro borgo, sicuramente di larga fantasia, quanto perché attesta la sua caratteristica di castrum - confermata peraltro successivamente da altre notizie - ossia di villaggio munito di una cinta muraria ed altre strutture atte alla difesa. Se non si fosse trattato, infatti, di un luogo con caratteristiche difensive evidenti, non avrebbe trovato posto in un impianto scenografico celebrativo, a carattere strettamente militare, voluto dallo Stato.
In quel periodo era al potere il Monte dei Dodici, a detta degli storici il peggiore di tutti i governi senesi. Questo era formato dai rappresentanti della classe dei piccoli commercianti, e succedeva a quel Monte dei Nove (dell'alta borghesia) che governò per oltre settant'anni, commettendo sicuramente molti errori, alcuni dei quali pesavano ora sul nuovo governo, ma portando indubbiamente un diffuso benessere.
Il rovesciamento dei Nove avvenne subito dopo la grande peste del 1348 che, favorita da due anni consecutivi di carestia durissima, ridusse la città ed il contado in condizioni pietose. La ripresa economica si ebbe quasi subito, quella demografica stentò non poco ma poi - comunque - si risolse positivamente. Il problema più grave, creato peraltro dal precedente governo e uno dei motivi della sua rovinosa caduta, e cioè la mancanza nei Senesi del senso dello Stato e del sacrificio per il bene comune, fu completamente ignorato. L'obiettivo fu uno solo: arricchirsi.
In questo clima il fenomeno delle compagnie di ventura, presente in tutta la penisola, trovò nel senese un terreno molto fertile. I Dodici pensarono che il modo migliore per tenere lontane le Compagnie, fosse quello di pagarle. Ma pagata la prima arrivò la seconda e, man mano la voce si diffondeva, il problema diventava di sempre più difficile soluzione. Agli inizi del 1363 entrò nel territorio senese la compagnia bretone detta “del Cappello” che, al soldo di Firenze, concentrò le proprie azioni sui territori di confine provocando notevoli danni. Vista la scarsa reazione di Siena, spinse le proprie scorrerie fin sotto le mura della città e questa - forse - fu la molla che fece scattare la reazione del Governo che, anziché pagare, questa volta fece armare un esercito.
Arte in Toscana | Fattoria l'Amorosa | Sinalunga
[3] Fonte: Monteriggioni - Eremo di san Leonardo al Lago | www.sbap-si.beniculturali.it/index
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Il numero 4 della rivista Torrita: Storia, Arte, Paesaggio è interamente dedicato alla battaglia della Val di Chiana, in occasione dei 650 anni dall’evento bellico occorso il 7 ottobre del 1363. | www.torritastoriaartepaesaggio.wordpress.com/
Art in Tuscany | Sienese Biccherna Covers | Biccherne Senesi
Bibliografia
Michael Bryan, Dictionary of Painters and Engravers, Biographical and Critical (Volume II L-Z), a cura di Walter Armstrong, Robert Edmund Graves, London, George Bell and Sons, 1889.
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Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia
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