Piero della Francesca

Giorgio Vasari | Le vite | Piero della Francesca


Opere in ordine cronologico


Polittico della Misericordia

Battesimo di Cristo

San Girolamo penitente


San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi,


Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo

Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta,

Storie della Vera Croce
       Morte di Adamo
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con        la Regina di Saba
       Sollevamento del legno della Croce
       Annunciazione
       Vittoria di Costantino su Massenzio
       Tortura dell'ebreo
       Ritrovamento e verifica della vera Croce
       Battaglia di Eraclio e Cosroè
       Profeta Geremia
       Angelo

Maria Maddalena

Polittico di Sant'Agostino


San Giuliano

Madonna del parto

Resurrezione

San Ludovico di Tolosa

Polittico di Sant'Antonio

Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza

Pala di Brera

Flagellazione di Cristo

Ercole

Madonna di Senigallia

Natività

Madonna col Bambino e quattro angeli






 





 
Arte in Toscana
             
 
Piero della Francesca, Sogno di Costantino, c. 1455, fresco, 329 x 190 cm, Basilica di San Francesco, Arezzo
 
       
   

Piero della Francesca | Storie della Vera Croce, il Sogno di Costantino

   
   

Il Sogno di Costantino è un affresco (329x190 cm) di Piero della Francesca e aiuti, facente parte delle Storie della Vera Croce nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo, databile al 1458-1466. L'affresco fu probabilmente dipinto nella seconda parte dei lavori, dopo i contatti con la cultura fiamminga e Roma, dalla quale Piero sviluppò un ancora più forte senso della luce. Il sogno di Costantino è una delle più convincenti scene notturne dipinte fino ad allora nell'arte europea e rimase pressoché insuperato, in quanto a effetti drammatici, fino all'epoca di Caravaggio.


Descrizione e stile

Rispetto alle scene precedenti (il Sollevamento della Croce per la sepoltura, ambientata ai tempi di Salomone, e l'Annunciazione) è stato fatto un notevole salto temporale in avanti. La profezia della Regina di Saba si è infatti nel frattempo avverata, Gesù è stato crocifisso sul legno da lei indicato, il regno dei Giudei è stato dissolto e Gerusalemme distrutta. Si arriva così al IV secolo, quando l'imperatore romano Costantino sta per scontrarsi nella battaglia decisiva contro il suo rivale Massenzio. Ecco che di notte, nel suo accampamento, un angelo gli porta in sogno la rivelazione della Croce (In hoc signo vinces), con la quale sconfiggerà l'avversario (scena successiva della Battaglia di Ponte Milvio); in seguito all'evento prodigioso, secondo la tradizione, Costantino poi concesse la libertà di culto ai cristiani (editto di Milano, 313) ed i suoi successori avrebbero poi fatto del Cristianesimo la religione di Stato (editto di Tessalonica, 380).

La scena è ambientata alle prime luci dell'alba nell'accampamento romano, con la tenda dell'imperatore in primo piano, vegliata da due guardie. Essa è aperta e ci lascia vedere il protagonista addormentato, mentre un altro personaggio veglia sul suo sonno seduto ed appoggiato al letto. È forse una guardia del corpo ed il suo legame con l'imperatore è suggerito anche dai colori alternati della sua veste (bianco/rosso) che sono gli stessi del lenzuolo e le coperte del letto imperiale. Il ruolo di questa figura non è pienamente chiarito e forse si tratta più che altro di uno stratagemma compositivo: egli, guardando verso lo spettatore, richiama la sua attenzione (figura del "festaiuolo", come veniva chiamata allora), per poi direzionarne lo sguardo, tramite le linee di forza dei suoi arti, verso la lancia della guardia in penombra, la quale indica a sua volta l'angelo. L'angelo, che appare di spalle con una suggestiva illuminazione in controluce, reca in mano una piccola croce, simbolo della Vera Croce, che fa cenno di porgere all'imperatore addormentato. A fianco di Costantino il soldato tende la mazza verso il braccio dell'uomo vestito di bianco, chiudendo così la composizione in un circolo continuo.

Vera protagonista della scena è la luce, che sembra emanare dalla croce stessa, accendendo la tenda e il giaciglio imperiale, lasciando invece in ombra i soldati e lo sfondo. Si tratta di una luce "mistica", come si trova in altre opere di Piero (quali la Flagellazione): si tratta infatti di un passaggio tra l'"ombra" del paganesimo e la "luce" della ragione cristiana, che trasfigura l'apparizione come un evento essenzialmente luminoso.

La scena ha come pendant l'Annunciazione che si trova a sinistra della finestra: in entrambi i casi si trova infatti un messo divino che porta un messaggio che decide le sorti dei protagonisti e dell'umanità intera.

Nel cielo le stelle ricreano, in maniera speculare e con qualche approssimazione, la situazione astrale nell'anniversario della data del sogno.

Roberto Longhi


 


Piero della Francesca, Sogno di Costantino, c. 1455, fresco, 329 x 190 cm, Basilica di San Francesco, Arezzo

 

   
   

'Taciute così [ ... ] le vicende del sacro legno ai tempi di Cristo, Piero ne riprende la storia trecent'anni più tardi, immaginando la scena del famosissimo "Sogno di Costantino", e offrendoci in essa la pittura forse più inaspettata di ogni tempo Italiano: un'opera dove il fiabesco notturnale del gotico collima col classicismo antico, col luminismo su-univo del Caravaggio, con quello magico del Rernbrandt, e, persino, con la pesatura pulviscolare del Seurat. [ ... ]
Che la visione divenisse sublimemente sognata e miracolosa all'impenno re, agli astanti della scena perfettamente invisibile, a noi spettatori superbamente fenomenica come uno squarcio di plenilunio, ecco quel che Piero si propone, se non erriamo, nell'occupar di pittura quel breve spazio di muro.
Immagina dunque una gran tenda campale a padiglione conico, sostenuta al centro da un albero rotondo; di quel modello, insomma, che ancora oggi dura nelle nostre campagne ad uso di ballo popolare. La mancanza di definizione nel "costume storico" di questa tenda è ciò che rende a noi il senso sommamente poetico di una perenne storicità: si pensa alle tende Argive, al sonno di Annibale prima di Canne, a quello d'un gran Crociato in Asia. Sfilano dietro quella, come montagne in un acrocoro, le tende degli altri capitani sono le stelle guardinghe della notte umbra. Fu spalancata la tenda dell'imperatore per il caldo della notte estiva: e subito un gran lume piove dall'alto, a strapiombo, scrutando da presso, come un occhio di luna. Si scialba il rosso padiglione come il dosso pelato di un vulcano, le ombre si appiattano sotto il ciglio delle pieghe cannulate, e il bruno imperatore in bianca berretta, fuor della bianca rimboccatura, accoglie reverente sono le ciglia suggellate l”'annunzio" luminoso. Il cameriere bianco, seduto sull'imbasamento del letto, apre gli cechi trasognando, e quel lume, fluendo dall'alto, va deponendosi sulla berretta, sulle braccia, sui ginocchi, come la neve illibata su: simulacri seduti: e va egualmente imbiancando gli elmi e gli spallacci dei due guardiani, per arrestarsi poi sul Il mite dell'ombra, proprio come la neve si allinea lungo la traccia segnata dal riparo delle gronde e dei tetti. Contro quel gran chiarore, indicatrice inconscia dell'angelo, capovoltosi oltre la resa dell'ala spiegata, la lancia nera ciel primo pretori ano, e la mazza dell'altro ad attraversare macchinalmente il candore del lettuccio imperiale. Un tale composto di mistica bellezza favoleggiata, di calmo epos e di storica gravità, di miracolo e di naturale, di ritmo perspicuo e di bella sintesi di forma e di colore non si vide altrove nell'arte nostrana né di certo nella forestiera, giammai.' (R. Longhi, Piero della Francesca, 1927)

 

Piero della Francesca, Sogno di Costantino (dettaglio), c. 1455, fresco, 329 x 190 cm, Basilica di San Francesco, Arezzo

 
   

Imagine

Piero della Francesca
(Sansepolcro, 1416-1417 circa – Sansepolcro, 12 ottobre 1492)

Tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, fu un esponente della seconda generazione di pittori-umanisti. Le sue opere sono mirabilmente sospese tra arte, geometria e un complesso sistema di lettura a più livelli, dove confluiscono complesse questioni teologiche, filosofiche e d'attualità. Riuscì ad armonizzare, nella vita quanto nelle opere, i valori intellettuali e spirituali del suo tempo, condensando molteplici influssi e mediando tra tradizione e modernità, tra religiosità e nuove affermazioni dell'Umanesimo, tra razionalità ed estetica.




Piero della Francesca | Opere


Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico
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* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
       Morte di Adamo, 390x747 cm
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
       Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
       Annunciazione, 329x193 cm
       Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
       Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
       Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
       Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
       Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
       Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
       Profeta Geremia, 245x165 cm
       Angelo, frammento, base 70 cm
       Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
       Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
       San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
       San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
       San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
       Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
       Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)

[1] Gli studiosi tendono generalmente ad ammettere, sulla base di chiare considerazioni stilistiche, che Piero della Francesca sia subentrato nel progetto già nel 1452: infatti molte raffigurazioni del ciclo evidenziano similitudini con l'affresco di Rimini (Sigismondo e il Malatesta), opera datata 1451. Molte sono le ipotesi avanzate sulle ragioni che indussero la committenza a valersi di Piero, tra le quali la più veritiera potrebbe essere quella che Bicci di Lorenzo, avendo collaborato alle decorazioni di Sant'Egidio a Firenze (1439) con Domenico Veneziano, presso il quale si trovavano altri pittori – tra cui l'artista di Borgo San Sepolcro – abbia fatto le sue considerazioni e quindi suggeritone il nome ai committenti. Per quanto riguarda chi avesse stabilito la tematica, non sussistono prove chiare per stabilire se venne richiesta dalla committenza o suggerita da specialisti di tali programmi, oppure una scelta degli stessi artisti, Bicci di Lorenzo e/o Piero della Francesca. Il ciclo venne esposto da lacopo da Varazze (altre fonti: Iacopo da Varagine), vescovo di Genova, del quale risultano altre pubblicazioni letterarie di vari altri cicli pittorici – soprattutto quelli delle chiese francescane – assai in voga durante tutto il il corso del Medioevo. Per quanto riguarda la conclusione dei lavori, gli studiosi propendono generalmente al 1459 (anno in cui si documenta la presenza del maestro a Roma per le decorazioni nei palazzi vaticani); ma è altrsì possibile, da un interpretazione di un documento datato 1466 in cui si commissionava a Piero la dipintura di uno stendardo, che la realizzazione degli affreschi si fosse protratta fino a tale data: il 20 dicembre di quell'anno, infatti, i confratelli della Nunziata di Arezzo commissionarono a Piero la dipintura di tale stendardo (purtroppo andato perduto) dichiarando che l'artista era il solo in grado di "fare l'opera più bella che si possa", dopo aver "praticato a Firenze e qui ........ (sicuro riferimento alle Storie della cera Croce)". A dire il vero quest'ultimo documento attesta solamente che nel 1466 i lavori erano certamente terminati, e nulla più.  

Piero della Francesca, Sogno di Costantino, c. 1455, dettaglio

[2] Nell’iconografia, specie orientale, Sant’Elena è raffigurata spesso insieme al figlio l’imperatore Costantino e ambedue posti ai lati della Croce. Perché il grande merito di Elena fu il ritrovamento della Vera Croce e di Costantino il merito di aver data libertà di culto ai cristiani, che per trecento anni erano stati perseguitati ed uccisi a causa della loro fede. Di Elena i dati biografici sono scarsi, nacque verso la metà del III secolo forse a Drepamim in Bitinia, cittadina a cui fu dato il nome di Elenopoli da parte di Costantino, in onore della madre. Elena discendeva da umile famiglia e secondo s. Ambrogio, esercitava l’ufficio di ‘stabularia’ cioè locandiera con stalla per gli animali e qui conobbe Costanzo Cloro ufficiale romano, che la sposò nonostante lei fosse di grado sociale inferiore, diventando così moglie ‘morganatica’. Nel 280 ca. a Naisso in Serbia, partorì Costantino che allevò con amore; ma nel 293 il marito Costanzo divenne ‘cesare’ e per ragioni di Stato dovette sposare Teodora, figliastra dell’imperatore Massimiano Erculeo; Elena Flavia fu allontanata dalla corte e umilmente rimase nell’ombra. Il figlio Costantino venne allevato alla corte di Diocleziano (243-313) per essere educato ad un futuro di prestigio; in virtù del nuovo sistema politico della tetrarchia, nel 305 Costanzo Cloro divenne imperatore e Costantino lo seguì in Britannia nella campagna di guerra contro i Pitti; nel 306 alla morte del padre, acclamato dai soldati ne assunse il titolo e il comando. Divenuto imperatore, Costantino richiamò presso di sé Elena sua madre, dandole il titolo di ‘Augusta’, la ricoprì di onori, dandole libero accesso al tesoro imperiale, facendo incidere il suo nome e la sua immagine sulle monete.
Di queste prerogative Elena Flavia Augusta ne fece buon uso, beneficò generosamente persone di ogni ceto e intere città, la sua bontà arrivava in soccorso dei poveri con vesti e denaro; fece liberare molti condannati dalle carceri o dalle miniere e anche dall’esilio. Fu donna di splendida fede e quanto abbia influito sul figlio, nell’emanazione nel 313 dell’editto di Milano che riconosceva libertà di culto al cristianesimo, non ci è dato sapere. Ci sono due ipotesi storiche, una di Eusebio che affermava che Elena sia stata convertita al cristianesimo dal figlio Costantino e l’altra di s. Ambrogio che affermava il contrario; certamente deve essere stato così, perché Costantino ricevé il battesimo solo in punto di morte nel 337. Ad ogni modo Elena visse esemplarmente la sua fede, nell’attuare le virtù cristiane e nel praticare le buone opere; partecipava umilmente alle funzioni religiose, a volte mischiandosi in abiti modesti tra la folla dei fedeli; spesso invitava i poveri a pranzo nel suo palazzo, servendoli con le proprie mani.

 

Sant'Elena
, dettaglio dal ciclo di affreschi della "Leggenda della santa Croce" nel coro della Basilica di San Francesco ad Arezzo.
Tenne un atteggiamento prudente, quando ci fu la tragedia familiare di Costantino, il quale nel 326 fece uccidere il figlio Crispo avuto da Minervina, su istigazione della matrigna Fausta e poi la stessa sua moglie Fausta, sospettata di attentare al suo onore. E forse proprio per questi foschi episodi che coinvolgevano il figlio Costantino, a 78 anni nel 326, Elena intraprese un pellegrinaggio penitenziale ai Luoghi Santi di Palestina. Qui si adoperò per la costruzione delle Basiliche della Natività a Betlemme e dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi, che Costantino poi ornò splendidamente.
La tradizione narra che Elena, salita sul Golgota per purificare quel sacro luogo dagli edifici pagani fatti costruire dai romani, scoprì la vera Croce di Cristo, perché il cadavere di un uomo messo a giacere su di essa ritornò miracolosamente in vita. Questo episodio leggendario è stato raffigurato da tanti artisti, ma i più noti sono i dipinti nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme di Roma e nel famoso ciclo di S. Francesco ad Arezzo di Piero della Francesca.
Insieme alla Croce furono ritrovati anche tre chiodi, i quali furono donati al figlio Costantino, forgiandone uno nel morso del suo cavallo e un altro incastonato all’interno della famosa Corona Ferrea, conservata nel duomo di Monza.
L’intento di Elena era quello di consigliare al figlio la moderazione ed indicargli che non c’è sovrano terreno che non sia sottoposto a Cristo; inoltre avrebbe indotto Costantino a costruire la Basilica dell’Anastatis, cioè della Resurrezione.
Elena morì a circa 80 anni, assistita dal figlio, verso il 329 in un luogo non identificato.

 


Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Piero della Francesca

Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007.

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Le Opere di Piero della Francesca | Itinerario Sansepolcro Monterchi Arezzo

 

   

Piero Della Francescaè sicuramente uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, nato nel 1416 a Sansepolcro, in questa zona ha lasciato stupende testimonianze della sua attività artistica. L’itinerario alla scoperta delle opere di Piero della Francesca, nella provincia di Arezzo, si snoda tra la Valtiberina, toccando le località di Sansepolcro e Monterchi, borgo natìo della madre Monna Romana, e la città di Arezzo.

Arezzo

* Leggenda della Vera Croce, Cappella Bacci, Basilica di San Francesco
* Santa Maria Maddalena, Duomo

Arezzo sorge su una collina nella Toscana orientale a ridosso dell'Appennino Tosco-Romagnolo. Come testimonia l'architettura stessa della città, vanta un'origine antichissima che l'ha vista essere una delle maggiori città etrusche e successivamente una strategica città romana. La parte più elevata della città conserva uno spiccato aspetto medievale, dominata dalla Cattedrale e dalla Fortezza Medicea. La Cattedrale, che presenta nel suo aspetto tratti gotici, custodisce pregevoli opere d'arte tra le quali la Maddalena di Piero della Francesca e le vetrate istoriate di Guillaume de Marcillat. Al centro della città Piazza Grande dispiega una vera antologia di stili architettonici. Accanto alle torri medievali, si ergono l'imponente Loggiato Vasariano, una delle più interessanti opere architettoniche rinascimentali; il Palazzo della Fraternita dei Laici, bell'esempio di sintesi di architettura gotica e rinascimentale e l'abside della Pieve di Santa Maria. Piazza Grande, il penultimo sabato di giugno e la prima domenica di settembre, diventa lo scenario della Giostra del Saracino, torneo cavalleresco di origini medioevali. La stessa piazza e gran parte del centro storico ospitano, ogni prima domenica del mese ed il sabato precedente, la Fiera Antiquaria. La cappella Bacci nella Basilica di San Francesco accoglie lo straordinario ciclo di affreschi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca, una delle più alte testimonianze della pittura rinascimentale italiana. Nella Basilica di San Domenico, semplice costruzione a navata unica, si conserva la croce dipinta di Cimabue, opera giovanile dell'artista. Molte altre chiese e palazzi testimoniano con la loro bellezza e la loro originalità stilistica la civiltà aretina e la sua importanza nelle varie epoche storiche. Ricordiamo tra queste la Badia delle Sante Flora e Lucilla, la Chiesa della Santissima Annunziata, edifici come Palazzo Pretorio e Palazzo dei Priori, e a qualche minuto fuori le mura della città, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Pieve romanica di Sant'Eugenia al Bagnoro. I musei della città offrono ai visitatori la possibilità di ammirare una varietà di beni di inestimabile valore artistico: il Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate, il Museo Statale d'Arte Medioevale e Moderna, il Museo e Casa Vasari, la Casa Museo Ivan Bruschi.

[Fonte: www.mostrapierodellafrancesca.it]


 

Cappella Maggiore di San Francesco ad Arezzo

 

 

 

 

Lyrics to "Constantine's Dream" song by Patti Smith

I dreamed a dream of St. Francis who kneeled and prayed
For the birds and the beasts and all human kind
All through the night I felt drawn in by him
And I heard him call like a distant hymn

I retreated from the silence of my room
Stepping down the ancient stones washed with dawn
And entered the basilica that bore his name
Seeing his effigy I bowed my head

And my racing heart, I gave to him
I kneeled and prayed and sleep
That I could not find in the night
I found through him

I saw before me the world of his world
The bright fields, the birds in abundance
All of nature of which he sang singing of him
All the beauty that surrounded him as he walked

His nature that was nature itself and I heard him
I heard him speak and the birds sang sweetly
And the wolves licked his feet
But I could not give myself to him

I felt another call from the basilica itself
The call of art, the call of man
And the beauty of the material drew me away

And I awoke and beheld upon the wall
The dream of Constantine
The handiwork of Piero della Francesca
Who had stood where I stood

And with his brush stroke
The legend of the true cross
And he envisioned Constantine
Advancing to greet the enemy

And as he was passing the river
An unaccustomed fear gripped his bowels
An anticipation so overwhelming
That it manifested in waves

All through the night the dream drew toward him
As an advancing crusade
He slept in his tent on the battlefield
While his men stood guard

And an angel awoke him
Constantine within his dream awoke
And his men saw a light pass over the face
Of the king, the troubled king

And the angel came and showed to him
The sign of the true cross in heaven
And upon it was written
"In this sign shall thou conquer"

In the distance, the tents of his army were lit by moonlight
But another kind of radiance lit the face of Constantine
And in the morning light the artist seeing his work was done
Saw it was good in this sign shall thou conquer

He let his brush drop and passed into a sleep of his own
And he dreamed of Constantine
Carrying him into battle in his right hand
An immaculate undefiled and simple white cross

Piero della Francesca, as his brush stroked the wall
Filled with the torpor and fell into a dream of his own
From the geometry of his heart, he mapped it out
He saw the king rise, fitted with armor set upon a white horse

An immaculate cross in his right hand
He advanced toward the enemy and the symmetry
The perfection of his mathematics
Caused the scattering of the enemy agitated, broken

They fled and Piero dela Francesca, waking, cried out
All is art, all is future, oh Lord, let me die on the back of adventure
With a brush and an eye full of light
As he advanced in age the light was shorn from him

His eyes, blinded, he layed upon his bed
On an october morning, 1492 whispering
Oh Lord, let me die on the back of adventure
Oh Lord, let me die on the back of adventure, oh

And a world away, the world away
On three great ships, adventure itself as if to answer
Pulling into the new world
And as far as his eyes could see, no longer blind

All of nature, unspoiled, beautiful, beautiful
Such a manner it would have lifted
The heart of St. Francis into the realm of universal love
Columbus set foot on the new world

He witnessed beauty unspoiled
All of the delights given by God as if in Eden itself
As if Eden had opened up her heart to him
And opened her dress and all of her fruit, gave to him

And Columbus so overwhelmed
Fell into a sleep of his own
All the world in his sleep, all of the beauty
All of the beauty entwined with the future

The 21st century advancing like the angel
Advancing like the angel
That had come to Constantine
Constantine and history

Oh, this is your cross to bear
Oh Lord, oh Lord, let me deliver
Hallowed adventure
To all mankind in the future

Oh art, cried the painter
Oh art, oh art, cried the angel
Art, the great material gift of man
Art that hath denied the hungered pleas of St. Francis

Oh thou, artist, all shall crumble in the dust
Oh thou, navigator, the terrible end of man
This is your gift to mankind
This is your cross to bear

Then Columbus saw all of nature aflame
The apocalyptic night
And the dream of the troubled king
Dissolved into light

 

 

Santa Trinita a Firenze
Arezzo
Sansepolcro
         
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