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Andrea Mantegna, Orazione nell'orto, 1458-60 circa, The National Gallery, Trafalgar Square, Londra
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Andrea Mantegna, Giovanni Bellini | Orazione nell'orto
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Andrea Mantegna nasce a Isola del Canturo nel 1431 o 1432. Non si hanno notizie certe sulla sua infanzia, sappiamo che dovette trasferirsi giovanissimo a causa delle difficili condizioni familiari (verso i dieci/undici anni) a Padova, dove compì la propria formazione artistica nella bottega di Francesco Squarcione. Nel 1448 Mantegna riuscì a uscire dalla bottega (si pensa che lo Squarcione sfruttasse i giovani artisti di bottega per ogni tipo di lavoro, anche le faccende domestiche) per prendere parte giovanissimo alla decorazione della cappella Ovetari agli Eremitani a Padova dove, accanto a Nicolò Pezzolo, mise a punto, per la prima volta, il proprio linguaggio espressivo, frutto soprattutto dell’appassionato studio dei modelli antichi, conosciuti e studiati nella bottega dello Squarcione, sia per il tramite degli antiquari che frequentavano l’ambiente padovano. Nel 1453 Mantegna sposò Nicolosia, figlia del pittore Jacopo Bellini e sorella di Giovanni, con il quale Mantegna avviò un rapporto che si tradusse in una notevole vicinanza stilistica e formale.
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Orazione nell'orto (Mantegna Londra) |
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Orazione nell'orto (Mantegna Tours) |
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Giovanni Bellini (Londra) |
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L'Orazione nell'orto è un dipinto databile al 1455 circa e conservato nella National Gallery di Londra. Non si conoscono le circostanze della creazione del piccolo dipinto, che viene in genere posto a ridosso dell'Orazione nell'orto della predella della Pala di San Zeno (1457-1459, oggi a Tours) e dell'Orazione nell'orto di Giovanni Bellini (1459), con la quale ha più di un'analogia compositiva. Non c'è concordia tra gli storici dell'arte su quale sia l'esatta cronologia delle tre opere: se quella di Bellini viene in genere considerata come l'ultima, alcuni pongono come modello iniziale la tavola di Tours, altri quella di Londra.
In ogni caso il modello originario pare essere un disegno di Jacopo Bellini, contenuto nell'album di Londra.
Il dipinto contiene probabilmente anche riferimenti al Concilio di Mantova che stava per svolgersi in quegli anni: gli apostoli dormono nel Getsemani mentre Gerusalemme è raffigurata come Costantinopoli, sui cui campanili cui brilla la luna crescente, simbolo della presa da parte degli Ottomani [1].
Gesù sta pregando nel Getsemani, rappresentato come un arido paesaggio roccioso dove il Salvatore è in ginocchio su uno sperone rialzato, che assomiglia a un altare. Davanti a lui sono apparsi alcuni angeli che gli preannunciano il destino mostrandogli gli strumenti della Passione.
In basso stanno tre apostoli addormentati (Pietro, Giacomo e Giovanni), mentre sullo sfondo stanno arrivando i soldati ad arrestare Cristo, guidati da Giuda, che indica loro la via esplicitamente distendendo il braccio. In lontananza si vede la città ideale di Gerusalemme (con monumenti della Roma antica), all'ombra di due aspri picchi rocciosi. La firma dell'artista si trova sulla roccia vicino alla testa di Giovanni.
La scena si svolge in un'atmosfera cupa e crepuscolare, che accentua con i contrasti cromatici la drammaticità dell'evento. Cristo ad esempio è vestito di scuro, isolandolo rispetto agli apostoli vestiti di colori sgargianti, quasi a prefigurarne l'ineluttabile dramma. Anche l'albero secco e l'avvoltoio sono presagi sinistri, mentre i germogli e il pellicano (che si credeva nutrisse i propri figli strappandosi le proprie carni, sacrificandosi insomma come il Cristo) sono simboli di speranza per il futuro.
L'Orazione nell'orto, conservato nel Musée des Beaux-Arts di Tours, faceva originariamente parte della predella della Pala di San Zeno, con la Resurrezione, nello stesso museo, e la Crocifissione, al Louvre.
La Pala di San Zeno è un dipinto, custodita nella collocazione originaria sull'altare maggiore della basilica di San Zeno a Verona. Si tratta della prima pala pienamente rinascimentale dipinta in Italia settentrionale.[1]
L'opera venne commissionata da Gregorio Correr, abate della chiesa, prima del 1457, realizzata a Padova nella bottega dell'artista e inviata a Verona nel 1459. Dei progressi nella realizzazione della pala si parla nei carteggi tra Mantegna e il marchese di Mantova Ludovico Gonzaga, il quale era in attesa del trasferimento dell'artista nella sua città per ricoprire la prestigiosa carica di pittore di corte. Mantegna continuò a riscuotere pagamenti per la pala fino al gennaio 1460.
Molto attento fu lo studio della collocazione definitiva dell'opera, con le direttrici prospettiche tracciate sulla base di quelle del coro della chiesa viste dalla navata e la luce da destra, che coincideva con quella che entrava da una finestra fatta aprire su richiesta esplicita del pittore.
Nel 1797, durante le soppressioni napoleoniche, la pala venne requisita e inviata a Parigi nel Museo Napoleone, futuro Louvre. Durante le restituzioni della Restaurazione (1815), si riuscì a recuperare i tre pannelli principali e la cornice, ma la predella rimase in Francia, dove si trova tutt'ora. Oggi in loco si vede una copia moderna della predella, opera di Paolino Caliari, discendente di Paolo Veronese.
La predella
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Andrea Mantegna, Predella della Pala di San Zeno, Orazione nell'orto, 1457-1459, Tours, Musée des Beaux-arts
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La predella è composta da tre scene:
Orazione nell'orto, 70x92 cm, Tours, Musée des Beaux-Arts.
Crocifissione, 67x93 cm, Parigi, Musée du Louvre.
Resurrezione di Cristo, 70x92 cm, Tours, Musée des Beaux-Arts
Nell'Orazione il paesaggio è pietrificato e desertico, quasi artificiale nella modellazione delle rocce; Gesù prega su una roccia simile ad un altare, sulla destra. Sullo sfondo si vede una Gerusalemme ideale, i cui edifici ricordano Roma e Venezia.
La Crocifissione mostra la comprensione delle opere di Donatello, con la profonda penetrazione psicologica dei personaggi (si pensi allo straziante dolore di Maria) e con l'effetto di rappresentazione casuale della vita sotto i nostri occhi, con la presenza di comparse come i due personaggi dimezzati in primo piano, che sembrano colti di sorpresa nel loro passaggio casuale.
Nella Resurrezione l'abbigliamento all'antica dei soldati è molto curato e dimostra la volontà di Mantegna di ricreare con precisione l'ambientazione nel mondo classico, con un approccio organico che travalica la semplice citazione erudita ma decontestualizzata delle opere del suo maestro Squarcione. |
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L'Orazione nell'orto di Giovanni Bellini
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Giovanni Bellini, Orazione nell'orto, 1465 circa, The National Gallery, Trafalgar Square, Londra
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L'Orazione nell'orto di Giovanni Bellini, realizzato nel 1459, è conservato nella National Gallery di Londra.
Non si conoscono le circostanze della creazione del dipinto, che derivò da una composizione di Andrea Mantegna, della quale si conoscono due versioni: l'Orazione nell'orto della predella della Pala di San Zeno (1457-1459, oggi a Tours) e quella della National Gallery di Londra (1455 circa). A sua volta pare che il modello originario sia un disegno di Jacopo Bellini, contenuto nell'album di Londra.
Il dipinto raffigura Gesù inginocchiato in preghiera su uno sperone rialzato del monte degli Ulivi, che assomiglia a un altare, mentre sotto di lui stanno tre discepoli addormentati (Pietro, Giacomo e Giovanni). Gesù si rivolge in cielo a un angelo che gli appare reggendo il calice eucaristico, prefigurazione della Passione.
Rispetto al modello di Mantegna, l'opera di Bellini è tutta giocata sullo sviluppo coloristico e su toni più tenui e morbidi. Le rocce sono più levigate, il paesaggio si perde in dolci colline digradanti all'orizzonte, perdendo ogni artificiosità e attenendosi maggiormente al vero. La luce dell'aurora, che illuminando le nubi si fa strada nel lontano orizzonte, non è la sola fonte luminosa del dipinto: è presente un'altra calda luce dorata che investe dal dorso il Cristo. Sapiente è l'uso dei colori caldi per i primi piani e dei colori freddi per i piani successivi, che sfondano in lontananza lo spazio dipinto.
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La preghiera nel Getsemani è un momento evangelico prima dell'arresto di Gesù. In arte questo soggetto viene di solito intitolato Orazione nell'orto. Orazione nell'orto (Botticelli); Orazione nell'orto (Giovanni Bellini); Orazione nell'orto (Carpaccio); Orazione nell'orto (Mantegna Londra); Orazione nell'orto (Mantegna Tours) e L'Orazione nell'orto (Savona) di Anton Maria Maragliano.
L' arresto di Gesù è un episodio della Passione di Gesù, descritto nei quattro Vangeli (Matteo 26,47-56; Marco 14,43-52,15; Luca 22,47-53 e Giovanni Gv18,1-11). È l'episodio che segue l'Ultima cena — con l'istituzione dell'eucaristia — e dà inizio alla Passione vera e propria, conclusasi il pomeriggio del giorno seguente con la morte in croce di Gesù.
Dopo l'Ultima Cena (svoltasi nel cosiddetto Cenacolo), Gesù e i discepoli vanno al Getsemani, un giardino collocato sul limitare della valle del Cedron (che gli studiosi ritengono essere un oliveto). Una volta che sono giunti là, Gesù lascia il gruppo degli Apostoli per pregare in disparte.
[1] ^ J. H. Whitfield, "Mantegna and Constantinople" The Burlington Magazine 119 No. 886 (January 1977), p. 41.
[2] Giovanni Bellini (Venezia ca 1430-1516), noto anche con il nome di Giambellino, è uno dei principali innovatori della pittura veneziana, introducendo nell’ambiente lagunare le novità dell’arte rinascimentale. Figlio del pittore Jacopo, costituisce, insieme al fratello Gentile, la più importante famiglia di pittori di Venezia, tra l’altro imparentata anche con Andrea Mantenga che sposò una sorella di Giovanni Bellini.
Andrea Mantegna (1431-1506) è stato uno dei principali artisti rinascimentali attivi nel nord Italia, contribuendo a diffondere il nuovo stile soprattutto nell’area lombardo-veneta. Nativo di Padova, nella città veneta ebbe la sua prima formazione nella bottega del pittore Francesco Squarcione. Lo Squarcione era un singolare personaggio appassionato di archeologia classica: nella sua bottega il Mantegna ebbe modo sicuramente di maturare una conoscenza dell’arte antica indispensabile alla sua formazione di artista rinascimentale. Ma nella città veneta non mancavano le occasioni al Mantegna di conoscere la grande arte fiorentina, quali la cappella degli Scrovegni di Giotto o le opere di Donatello, Filippo Lippi e Paolo Uccello, che sicuramente fornirono spunti notevoli alla sua maturazione stilistica.
A Padova Andrea Mantegna realizzò nei suoi anni giovanili un fondamentale ciclo di affreschi per la cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani, affreschi distrutti nel 1944. Già in questi affreschi si ritrovavano alcune delle indicazioni principali della sua ricerca artistica: usare la prospettiva, non per dare semplicemente la misura esatta dello spazio rappresentato, ma per creare uno spazio illusionistico di rappresentazione. Mantegna è stato in effetti uno dei primi ad intuire che con la prospettiva si può dilatare lo spazio visivo di uno spazio architettonico, creando quell’effetto illusionistico chiamato in genere «trompe l’oeil».
L’uso della prospettiva per la creazione di uno spazio illusionistico ha attraversato tutto il Rinascimento, da Leonardo a Correggio o a Paolo Veronese, per divenire in seguito uno dei grandi punti di forza dello stile barocco nel XVII secolo. Esempio mirabile dovuto a Mantegna sono stati gli affreschi per la «Camera degli Sposi» realizzati nel Palazzo Ducale Mantova tra il 1472 e il 1474. In Mantegna la creazione dello spazio illusorio si avvale soprattutto di una tecnica: lo scorcio dal basso. Questa tecnica, come abbiamo visto, era già presente in Masaccio, ma fu il Mantegna a condurre una serie di esperimenti e ricerche, così da far divenire lo scorcio dal basso la grande novità della sua pittura e il maggior insegnamento che egli ha trasmesso ai pittori delle generazioni successive.
La sua attività si è svolta a Padova fino al 1460. In questo periodo realizzò il «Polittico di san Luca», conservato nella Pinacoteca di Brera, il «San Sebastiano» del Kunsthistorisches Museum di Vienna e l’«Orazione nell’orto» della National Gallery di Londra. Nel 1460 si trasferì a Mantova chiamato alla corte dei Gonzaga a sostituire Pisanello, morto qualche anno prima. In questo periodo egli intensificò i suoi contatti con l’ambiente veneziano anche perché, qualche anno prima, aveva sposato la sorella del pittore Giovanni Bellini. Il contatto tra i due artisti fu sicuramente di reciproca influenza: Mantegna da Bellini prese l’intensità cromatica, mentre il veneziano, grazie al Mantegna, entrò in contatto con il Rinascimento fiorentino importando questa nuova visione stilistica a Venezia, città che fino al Quattrocento inoltrato era rimasta ancora legata allo stile bizantino.
A Mantova ha realizzato una notevole serie di capolavori, a cominciare dalla «Morte della Vergine», oggi al Prado di Madrid, il San Giorgio conservato all’Accademia di Venezia, per proseguire con la «Camera degli Sposi» già citata. Agli ultimi anni della sua attività appartengono nove tele con i «Trionfi di Cesare», oggi ad Hampton Court, il «Cristo sul sarcofago» di Copenaghen, il «San Sebastiano» del Louvre, e soprattutto il «Compianto sul Cristo morto» conservato a Brera, celeberrima tela dove, grazie alla sua padronanza dello scorcio dal basso, creò una inedita ed originalissima rappresentazione della scena.
Il padre era stato allievo di Gentile da Fabriano e nella sua pittura sono chiaramente ravvisabili gli elementi stilistici tardo gotici che, del resto, sono presenti in quasi tutta la pittura veneta del tempo. Giovanni Bellini partendo da questi elementi tordo gotici, riesce a fare una sintesi originale con il senso della spazialità rinascimentale appreso dal Mantenga. Ma il risultato al quale perviene è decisamente originale e alla base della futura pittura veneziana del Cinquecento. Ciò che lui ottiene è una pittura in cui il colore e la luce creano un effetto di spazialità nuovo, senza far ricorso alle architetture in prospettiva né alle sfumature leonardesche. Semplicemente i piani si staccano tra loro perché hanno un diverso grado di luminosità. Figure chiare su sfondi scuri o viceversa, in modo che l’occhio è naturalmente portato a percepire ciò che è avanti o indietro per il semplice fatto che cambia il tono del colore. Da questa svolta stilistica dell’arte di Giovanni Bellini ha inizio la grande pittura veneziana, una pittura fatta di colore e di luce, che verrà poi proseguita da Giorgione e da Tiziano. [Storia dell'arte, dal Gotico al Barocco | www.francescomorante.it]
Bibliografia
Ettore Camesasca, Mantegna, in AA.VV., Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2007. ISBN 888117099X
Tatjana Pauli, Mantegna, serie Art Book, Leonardo Arte, Milano 2001.
Mariolina Olivari, Giovanni Bellini, in AA.VV., Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2007. ISBN 88-8117-099-X
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Andrea Mantegna | Orazione nell'orto (Mantegna Londra) | Scheda nel sito ufficiale del museo
Giovanni Bellini | Orazione nell'orto (Giovanni Bellini) | Scheda nel sito ufficiale del museo
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Andrea Mantegna
Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Andrea Mantegna
Mantegna exhibition at Musée du Louvre, Hall Napoléon | From September 26, 2008 to January 5, 2009 | www.mini-site.louvre.fr/mantegna
The French collections, starting with that of the Louvre, house a noteworthy ensemble of Mantegna's works which were completed by some exceptional loans, from all over the world.
Andrea Mantegna and Giovanni Bellini
National Gallery website | The Agony in the Garden
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