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Le ultime opere ad Avignone
Tra i maggiori pittori del tardo gotico, il senese Simone Martini si trasferì ad Avignone nella seconda metà degli anni Trenta.
Ad Avignone Simone Martini eseguì anche degli affreschi per la Cattedrale di Notre Dame de Doms, su commissione del Cardinale Jacopo Stefaneschi. Di questi rimangono gli affreschi staccati di due lunette di portali e le corrispondenti sinopie, raffiguranti rispettivamente Cristo Benedicente tra Angeli e la Madonna dell'Umiltà tra Angeli e il Cardinale Stefaneschi. Tali opere, risalenti al 1336-1340 circa, si trovano oggi al Palazzo dei Papi di Avignone. Tra questi affreschi c'era anche quello di San Giorgio e il Drago, oggi perduto, ma che viene descritto dalle fonti come splendido.
Ad Avignone Simone conobbe il poeta Francesco Petrarca. Leggenda vuole che proprio il Martini abbia ritratto Laura, come celebrano i versi dei sonetti LXXVII e LXXVIII del Petrarca stesso. L'opera è oggi perduta (alcuni pensano comunque che i versi si possano riferire invece a Simone da Cremona, miniatore attivo a Napoli dal 1335 circa, ma è più probabile l'ipotesi del Martini.
Oltre a ciò Simone miniò per l'amico letterato, nel 1338 o poco dopo, anche il frontespizio di un codice con le opere di Virgilio commentate da Servio (Biblioteca Ambrosiana, Milano). In questa fine rappresentazione Servio, il commentatore di Virgilio, scosta la tenda per mostrare il sommo poeta, mentre nella scena sono presenti un pastore, un contadino e un soldato, come metafora dei temi pastorali, bucolici ed epici cantati nell'opera. Petrarca gli commissionò la fastosa miniatura che orna il frontespizio del Virgilio Ambrosiano, raffigurante un'allegoria delle tre opere virgiliane e del commento di Servio. I sonetti 77 e 78 del Canzoniere, inoltre, hanno per tema un ritratto di Laura che Petrarca si sarebbe fatto eseguire dall'artista e che viene ricordato in un passo del Secretum, ma del quale non è rimasta traccia. Simone morì nel 1344.
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Il Frontespizio del Commento di Servio a Virgilio è una pagina miniata da Simone Martini per Francesco Petrarca nel 1340. Fa parte del Ms. S.P. 10/27 (già A. 49 inf.) conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano.
L'opera testimonia l'amicizia nata tra i due artisti alla corte di Benedetto XII ad Avignone: secondo l'interpretazione di una poesia del Petrarca, Simone avrebbe dipinto un ritratto di Laura (sonetti LXXVII e LXXVIII del Canzoniere). Anche se alcuni pensano che i versi si possano riferire invece a Simone da Cremona, miniatore attivo a Napoli dal 1335 circa, è più probabile l'ipotesi del Martini, anche per la relazione documentata dalla miniatura del Commento.
I versi recitano:
« Ma certo il mio Simon fu in paradiso,
Onde questa gentil donna si parte;
Ivi la vide e la ritrasse in carte,
Per far fede quaggiù del suo bel viso »
(Il Canzoniere, Per mirar Policleto a prova fiso)
La pagina miniata mostra, con dovizia di dettagli naturalistici e con uno stile raffinato dalle tinte tenui tipiche dell'artista, il commentatore latino Servio, che scosta una tenda semitrasparente per mostrare il sommo poeta sdraiato mentre sembra trarre l'ispirazione guardando il cielo, con penna e libro in mano. L'atto di scostare la tenda è una chiara metafora della divulgazione del commentatore. Assistono alla scena un soldato, un pastore e un contadino, che alludono ai temi epici, pastorali, bucolici cantati nell'opera del poeta. |
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Simone Martini, Frontespizio del Commento di Servio a Virgilio, 1338, frontespizio miniato di libro ad uso privato, Biblioteca Ambrosiana, Milano |
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[1] Simone Martini nasce a Siena, o secondo alcuni a San Gimignano, nel 1284. In molti critici suppongono che egli fosse allievo del pittore Duccio di Buoninsegna; la sua opera degli esordi risente, infatti, degli stilemi artistici dell'artista. Esordisce nel 1313 con un’importante commissione del governo senese: la Maestà per la sala del Mappamondo di Palazzo pubblico. L’opera, di squisito gusto cortese, è eseguita con tecnica pittorica raffinatissima, con largo impiego di materiali preziosi e della punzonatura. Nel 1314 inizia il ciclo di affreschi con le Storie di san Martino, nell’omonima cappella della basilica inferiore di San Francesco ad Assisi.
Nel 1317 viene chiamato a Napoli da Roberto d’Angiò, che lo nomina cavaliere e gli commissiona una tavola celebrativa, oggi a Capodimonte. All’artista, ormai pienamente affermato e con propria bottega, viene richiesto nel 1320 un polittico per la chiesa di Santa Caterina a Pisa e un altro, oggi smembrato, per San Domenico di Orvieto. Tornato a Siena, realizza probabilmente l’affresco con Guidoriccio da Fogliano, immagine araldica di un cavaliere da fiaba immerso in un paesaggio di scarna suggestione. Nella pala con il Beato Agostino Novello e quattro miracoli Simone torna al racconto colorito e semplice della pittura di devozione.
Nel 1333 esegue, con l’aiuto del cognato Lippo Memmi, il Trittico dell’Annunciazione oggi agli Uffizi. Intorno al 1340 si trasferisce ad Avignone, alla corte di papa Benedetto XII, dove esegue affreschi quasi completamente perduti per la chiesa di Notre- Dame des Doms, e il Polittico della Passione caratterizzato da un linguaggio fortemente drammatico. Martini è il primo artista a portare oltralpe gli stilemi artistici italiani. In tal senso la sua presenza in Francia è di fondamentale importanza per aver contribuito alla nascita di un gotico internazionale, che si diffonde grazie all'opera dei miniatori. Martini è anch'egli miniatore, se ne conserva infatti, il frontespizio di un manoscritto di Virgilio con note di Petrarca.
Il pittore muore ad Avignone nel 1344.
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Giorgio Vasari, Simone Martini |
Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Simone Martini
Arte in Toscana
| Simone Martini
Bibliografia essenziale
Pierluigi Leone de Castris, Simone Martini: catalogo completo dei dipinti , Firenze, c1989.
Marco Pierini, Simone Martini, Silvana Editore, Milano 2002.
Pierluigi Leone de Castris, Simone Martini, Federico Motta Editore, Milano 2003.
Luciano Bellosi, Il pittore oltremontano di Assisi. Il gotico a Siena e la formazione di Simone Martini, Gangemi Editore, Roma 2004.
Piero Torriti, Simone Martini, Giunti Editore, Firenze 2006.
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La Maremma Toscana, terra ricca di testimonianze artistiche, celebre per i suggestivi paesaggi ed i numerosi ed illustri personaggi a cui ha dato i natali, ma anche realtà ancora poco conosciuta al grande pubblico. Il suo fascino è nel paesaggio costellato di meravigliosi ed incantevoli borghi antichi, di appartati centri fortificati e solari località di pianura, di piccole e preziose chiese e di grande basiliche. La Maremma è l'area più a sud della Toscana. Dante ne individuava i confini tra Cecina (Livorno) e Tarquinia (Viterbo). La Maremma toscana fu tradizionalmente distinta in Maremma Pisana (o Volterrana) e in Maremma Senese (poi Grossetana).
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Le piu' belle case vacanza nella Maremma Toscana | Podere Santa Pia
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Podere Santa Pia |
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Podere Santa Pia, giardino |
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Podere Santa Pia |
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Sovicille |
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Orbetello, Molino Spagnolo |
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Val d'Orcia" tra Montalcino Pienza e San Quirico d’Orcia. |
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Wood burning pizza oven in
Podere Santa Pia |
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Siena, Piazza del Campo |
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Podere Santa Pia, con una vista mozzafiato sulla valle dell'Ombronea, fino al mare e l'isola Montecristo
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Francesco Petrarca
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Ad Avignone Simone conobbe il poeta Francesco Petrarca. Petrarca gli commissionò la fastosa miniatura che orna il frontespizio del Virgilio Ambrosiano, raffigurante un'allegoria delle tre opere virgiliane e del commento di Servio. I sonetti 77 e 78 del Canzoniere, inoltre, hanno per tema un ritratto di Laura che Petrarca si sarebbe fatto eseguire dall'artista e che viene ricordato in un passo del Secretum, ma del quale non è rimasta traccia. Simone morì nel 1344.
Nato ad Arezzo il 20 Luglio 1304, fanciullo, dovette seguire il padre Ser Petracco, notaio fiorentino bandito da Firenze per le sue idee politiche, ad Avignone, allora sede pontificia. Presso la vicina università di Montpellier inizio, su richiesta del padre, lo studio delle materie giuridiche che prosegui presso l'università di Bologna. Presso quest'ultima università ebbe tra i suoi professori di Legge quello che sarebbe divenuto un suo futuro maestro di poesia: Cino da Pistoia. Ben presto si accorse però che le materie giuridiche non erano fatte per lui e abbandonate quelle discipline si appassionò allo studio di Cicerone e dei poeti antichi . A Bologna tra gli studi e i divertimenti che Francesco non disdegnava coltivò numerose amicizie tra cui quella con il principe romano Giacomo Colonna.
Nel 1326 la morte del padre richiamò Francesco, unitamente al fratello Gherardo, ad Avignone dove i due fratelli constatarono che l'eredità del padre non gli avrebbe consentito di vivere ancora per molto senza trovarsi una sistemazione. Il fratello Gherardo entrò più tardi nell' ordine minore dei certosini e forse anche Francesco abbracciò tale ordine. Il ritorno ad Avignone venne caratterizzato dall'incontro di Francesco con quella che sarebbe divenuta l'ispiratrice di tutte le sue liriche d'amore. Era il Venerdì Santo del 1327 quando il poeta vide nella chiesa di Santa Chiara Laura la donna che amerà per tutta la vita. L'amore di Francesco per Laura, già sposata da due anni con Ugo de Sade, fu unico e prosegui anche dopo la sua morte che avvenne, a causa della peste, nel 1348.
Nel 1330, come cappellano, entrò al servizio della famiglia Colonna. L'occupazione gli diede l'occasione di viaggiare per la Francia, le Fiandre e la Germania. Venne accolto dai Signori che allora dominavano le città italiane conoscendo tra i più illustri letterati e poeti del tempo. Durante questi viaggi, da relazioni superficiali, gli nacquero i due figli Giovanni (1337) e Francesca (1343).
Il 1 Settembre del 1340 mentre si trovava in ritiro a Valchiria, a poche miglia da Avignone, venne, informato da parte del Senato Romano e dell'Ateneo di Parigi dell' offerta a essere incoronato Poeta. Scelse, forse per vanità, l'invito di Roma e dopo essere stato esaminato solennemente, per tre giorni, a Napoli dal re Roberto d'Angiò, nel giorno di Pasqua del 1341 venne cinto dalla corona di Poeta in Campidoglio.
Dal 1353 visse in Italia a Milano e in seguito a Venezia e Padova per stabilirsi infine ad Arquà, sui colli Euganei, dove morì il 19 Luglio 1374.
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Andrea del Castagno, Francesco Petrarca, Ciclo degli uomini e donne illustri, 1448-1451, affreschi staccati, già a villa Carducci di Legnaia, Galleria degli Uffizi, Firenze |
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