L'opera proviene dal monastero di Santa Margherita a Prato, dove il Lippi fu cappellano dal 1455 ed ebbe l'occasione di conoscere Lucrezia Buti, che fu sua modella e amante. L'opera venne musealizzata nel 1858.
Un recente restauro ha fatto scoprire i dettagli della tecnica, basata su più stesure a intervalli diversi, prova di un probabile completamento e rifinitura da parte della bottega pratese del maestro alcuni anni dopo il suo intervento.
Descrizione e stile
L'episodio raccontato dalla pala è quello della Madonna che dà il Sacro Cingolo - la sua cintura - a san Tommaso, reliquia che dopo vari passaggi, secondo la tradizione, arrivò a Prato dove è tuttora conservata nella cattedrale.
Al centro la Maria, incoronata, seduta su un trono celeste di nubi e racchiusa in una mandorla sostenuta da due angeli, sta dando la sua cintola a san Tommaso, che la accetta incredulo. Assistono alla scena quattro santi e due committenti: a sinistra san Gregorio Magno e la titolare del monastero santa Margherita (forse un ritratto di Lucrezia Buti), che presenta alla Vergine la committente suor Bartolommea dei Bovacchiesi; a destra sant'Agostino, fondatore degli Agostiniani al cui ordine appartenevano le monache, e l'Angelo che tiene per mano Tobiolo.
Nell'opera prevale un gusto per la linea di contorno elegante e raffinata, che venne studiata e ripresa da Sandro Botticelli facendone uno dei marchi di fabbrica dell'arte fiorentina. In particolare si nota nei profili "dolci" di santa Margherita e dell'Angelo. Il tappeto vegetale rivela una notevole cura del dettaglio.
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Filippo Lippi, Madonna della Cintola (particolare), Museo di Palazzo Pretorio (da Santa Margherita), Prato
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