Taddeo Gaddi, Formelle dell'armadio della sacrestia di Santa Croce, Resurrezione del fanciullo, 35 x 31 cm, Staatliche Museen, Berlino

   
 

Taddeo Gaddi | Formelle dell'armadio della sacrestia di Santa Croce

 
 

Taddeo Gaddi, figlio del pittore Gaddo di Zenobi, si formò nella bottega di Giotto in cui rimase dal 1313 al 1337. Secondo Vasari, fu il migliore allievo del maestro nonché uno dei più capaci artisti fiorentini della prima metà del secolo. La sua impresa più famosa è il ciclo con le Storie della Vergine della Cappella Baroncelli nella Basilica di Santa Croce (1328-1338). Al pittore sono attribuite anche le Formelle dell'armadio della sacrestia della stessa chiesa (1335-1340) raffiguranti Storie di Cristo e di San Francesco, oggi divise tra la Galleria dell'Accademia di Firenze, Monaco di Baviera e Berlino.

Le Formelle dell'armadio della sacrestia di Santa Croce sono una serie di ventotto dipinti a tempera e oro su tavola (circa 35x30 cm ciascuna formella, tranne le prime e le ultime delle due serie, misuranti 35x25 cm circa, e le due semilunette di 67x76 cm ciascuna) di Taddeo Gaddi, databili al 1335-1340 circa e conservati in massima parte nella Galleria dell'Accademia a Firenze. Esse riproducono le Storie di Gesù (tredici formelle a quadrilobo), le Storie di san Francesco (tredici quadrilobi) e due semilunette con Ascensione e Annunciazione.


Storia

La formelle decoravano sicuramente un arredo ligneo nella sacrestia di Santa Croce a Firenze, forse un armadio per reliquie. La prima citazione dell'armadio risale al Cinquecento (Anonimo Magliabechiano e Vasari), e poi in altre fonti successive fino al 1810, quando, con la soppressione napoleonica del convento francescano, le ante furono trasferite nei depositi del Convento di San Marco. Da qui, nel 1814, arrivarono ormai smembrate alla Galleria dell'Accademia, dove erano esposte in ambienti separati. Secondo i documenti dell'epoca, lo smembramento avvenne proprio a San Marco tra il 1812 e il 1813, quando vennero rimosse le "prospere", cioè gli stalli lignei. A quell'epoca risalgono anche le attuali cornici lignee dorate.

Quattro dipinti, immessi sul mercato antiquario, sono oggi in Germania, alla Gemäldegalerie di Berlino (Pentecoste e Resurrezione del fanciullo) e all'Alte Pinakothek di Monaco (Prova del Fuoco, la Morte del cavaliere di Celano).

Per quanto riguarda l'attribuzione, l'anonimo Magliabechiano le riferisce a Giotto, seguito da tutte le fonti successive (Vasari, Borghini, Baldinucci), fino al Richa, che ne ricostruì anche la disposizione su due file: una superiore con Storie di Cristo e una inferiore con Storie di san Francesco. I primi a mettere in dubbio l'attribuzione a Giotto furono Cavalcaselle e Crowe, che parlarono di opere di bottega facendo per la prima volta il nome di Taddeo Gaddi. Tra questi due nomi oscillò la critica successiva, finché Sirén, che per primo mise in relazione le formelle con le due semilunette, ribadì l'attribuzione a Taddeo, orientando in linea di massima la critica Novecentesca, oggi sostanzialmente concorde.

 
 

La datazione viene di solito avvicinata agli affreschi della Cappella Baroncelli (1335-1340 circa), ai quali l'artista avrebbe lavorato contemporaneamente, mentre alcuni, come Longhi e la Marcucci, hanno piuttosto optato per la metà del secolo. Più recentemente Boskovits, Neri Lusanna, Labriola, Tartuferi hanno evidenziato le affinità con il tabernacolo del 1334 e gli affreschi in San Miniato al Monte, dello stesso periodo. Più isolate le proposte per una datazione al quinto decennio (Tatrai, Ferretti) o addirittura al sesto (Conti). Chiodo, studiando anche i particolari dell'abbigliamento, ribadì una datazione tra il 1335 e il 1340, che finora resta la più plausibile.


Descrizione e stile

Le storie sono così composte:

Storie di Cristo
Visitazione
Natività di Cristo
Adorazione dei Magi
Presentazione di Gesù al Tempio
Disputa di Gesù con i dottori del Tempio
Battesimo di Cristo
Trasfigurazione
Ultima cena
Crocifissione di Cristo con la Madonna e san Giovanni evangelista
Resurrezione di Cristo
Apparizione di Cristo risorto alle pie donne
Incredulità di san Tommaso
Pentecoste (nella Gemäldegalerie di Berlino)

Storie di san Francesco
San Francesco d'Assisi rinuncia ai beni del padre
Papa Innocenzo III vede in sogno san Francesco d'Assisi sostenere la basilica Lateranense
Papa Innocenzo III approva la Regola francescana
Apparizione di san Francesco d'Assisi sul carro di fuoco
Prova del Fuoco (nell'Alte Pinakothek di Monaco)
Presepe di Greccio
Morte del cavaliere di Celano (nell'Alte Pinakothek di Monaco)
San Francesco d'Assisi predica davanti a papa Onorio III
San Francesco d'Assisi appare al Capitolo di Arles
San Francesco d'Assisi riceve le stimmate
Morte di san Francesco d'Assisi
Resurrezione del fanciullo (nella Gemäldegalerie di Berlino)
Martirio dei francescani a Ceuta

L'originaria distribuzione dei pannelli non è chiara. La prima ipotesi è che coprissero le ante di un armadio, all'esterno e forse anche all'interno. Secondo Boskovits la disposizione su un armadio sarebbe frutto di un reimpiego: osservando altro mobilio dell'epoca, ha ipotizzato che le formelle si trovassero in origine sulla spalliera di un bancone da sagrestia, su due file di undici, con le lunette e i quattro pannelli più stretti lungo i fianchi. Secondo la Chiodo, la collocazione originaria era in una zona dedicata alla riunione dei frati, magari l'antica sala capitolare, sostituita nel Quattrocento dalla Cappella Pazzi, o il coro: le formelle avrebbero quindi potuto decorare degli stalli lignei su cui si sedevano i frati, verso i quali gli exempla di Francesco e di Gesù sarebbero stati particolarmente adatti.

In generale le scenette mostrano una notevole vitalità narrativa, presente anche in altre opere dell'artista. L'Apparizione sul carro di fuoco mostra una rarissima scena notturna, che ricorda quella che è ritenuta la prima conosciuta dell'arte italiana, proprio di Taddeo, negli affreschi della Cappella Baroncelli.

 


Crocifissione


Adorazione dei Magi


Stimmate di san Francesco


Taddeo Gaddi, Formelle dell'armadio della sacrestia di Santa Croce, Pentecoste, 35 x 31 cm, Staatliche Museen, Berlino


 
 
Agnolo Gaddi, presunto ritratto del padre negli affreschi della cappella maggiore di Santa Croce, Firenze.   Santa croce, int., cappella maggiore, agnolo gaddi e bottega, affreschi 04 ritratto di taddeo gaddi

 

 

   

Bibliografia

AA.VV., Galleria dell'Accademia, Giunti, Firenze 1999. ISBN 8809048806

Taddeo Gaddi, figlio del pittore Gaddo Gaddi, nacque a Firenze intorno al 1300. Secondo quanto riportato da Cennino Cennini nel suo trattato " Libro dell'Arte", Taddeo fu il figlioccio di Giotto e si sarebbe formato artisticamente nella sua bottega di Firenze dove lavorò per 24 anni. La sua prima importante opera compiuta autonomamente databile tra il 1332 e il 1338 sono gli affreschi con le Storie della Vergine nella cappella Baroncelli in Santa Croce a Firenze, per la quale lo stesso Giotto dipinse la tavola d'altare con l'Incoronazione della Vergine. Taddeo instaurò con i frati francescani di Santa Croce un rapporto assai proficuo sotto il profilo professionale con altre prestigiose commissioni tra le quali ricordiamo le formelle realizzate per il reliquario della sacrestia, oggi distribuite tra la Galleria dell'Accademia a Firenze e il Museo di Berlino, e la decorazione nel refettorio del convento. Dopo la morte di Giotto, Taddeo divenne uno dei più prestigiosi pittori di Firenze e la sua fama lo portò a lavorare anche al di fuori della città: nel 1342 realizza i grandi affreschi con le Storie di Giobbe nel Camposanto monumentale a Pisa; nel 1355 la Madonna con Bambino in Trono per l'abbazia di San Lucchese a Poggibonsi, oggi conservata negli Uffizi . Se l'influenza del suo maestro rimane evidente in tutte le sue opere, tuttavia Taddeo sviluppa un suo stile pittorico originale in particolare con le sua ricerca delle varie sfumature di luce. La sua "Apparizione dell'Angelo ai pastori" ( 1338) viene considerata dalla critica il primo esempio di luce notturna nella pittura occidentale. Alla morte di Taddeo probabilmente nel 1366, la sua bottega verrà portata avanti dai figli Giovanni e Agnolo Gaddi, anch'essi pittori di larga fama.

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