Grandissimo veramente credo che sia il contento di coloro che si avicinano al sommo grado della scienza in che si affaticano; e coloro parimente che oltre al diletto e piacere che sentono virtuosamente operando, godono qualche frutto delle loro fatiche, vivono vita senza dubbio quieta e felicissima. E se per caso avviene che uno nel corso felice della sua vita, caminando alla perfezzione d’una qualche scienza o arte, sia dalla morte sopravenuto, non rimane del tutto spenta la memoria di lui se si sarà, per conseguire il vero fine dell’arte sua, lodevolmente affaticato. Laonde dee ciascuno quanto può fatigare per conseguire la perfezzione, perché se ben è nel mezzo del corso impedito, si loda in lui, se non l’opere che non ha potuto finire, almeno l’ottima intenzione et il sollecito studio, che in quel poco che rimane è conosciuto. Masolino da Panicale di Valdelsa, il quale fu discepolo di Lorenzo di Bartoluccio Ghiberti e nella sua fanciullezza bonissimo orefice e nel lavoro delle porte il miglior rinettatore che Lorenzo avesse, fu nel fare i panni delle figure molto destro e valente, e nel rinettare ebbe molto buona maniera et intelligenza. Onde nel cesellare fece con più destrezza alcune ammaccature morbidamente, così nelle membra umane come ne’ panni. Diedesi costui alla pittura d’età d’anni XIX, et in quella si esercitò poi sempre, imparando il colorire da Gherardo dello Starnina. Et andatosene a Roma per studiare, mentre che vi dimorò, fece la sala di casa Orsina Vecchia in Monte Giordano; poi, per un male che l’aria gli faceva alla testa, tornatosi a Fiorenza, fece nel Carmine allato alla cappella del Crocifisso la figura del S. Pietro che vi si vede ancora. La quale essendo dagli artefici lodata, fu cagione che gli allogarono in detta chiesa la capella de’ Brancacci con le storie di S. Pietro, della quale con gran studio condusse a fine una parte, come nella volta dove sono i quattro Vangelisti e dove Cristo toglie dalle reti Andrea e Piero; e dopo il suo piangere il peccato fatto, quando lo negò, et appresso la sua predicazione per convertire i popoli. Fecevi il tempestoso naufragio degli Apostoli, e quando San Piero libera dal male Petronilla sua figliuola. E nella medesima storia fece quando egli e Giovanni vanno al tempio, dove innanzi al portico è quel povero infermo che gli chiede la limosina, al quale non potendo dare né oro, né argento, col segno della croce lo libera. Son fatte le figure per tutta quell’opera con molta buona grazia, e dato loro grandezza nella maniera, morbidezza et unione nel colorire e rilievo e forza nel disegno. La quale opera fu stimata molto per la novità sua e per l’osservanza di molte parti che erono totalmente fuori della maniera di Giotto. Le quali storie, sopragiunto dalla morte, lasciò imperfette. Fu persona Masolino di bonissimo ingegno, e molto unito e facile nelle sue pitture, le quali con diligenza e con grand’amore a fine si veggono condotte. Questo studio e questa volontà d’affaticarsi ch’era in lui del continovo, gli generò una cattiva complessione di corpo, la quale innanzi al tempo gli terminò la vita e troppo acerbo lo tolse al mondo. Morì Masolino giovane d’età d’anni 37, troncando l’aspettazione che i popoli avevano concetta di lui. Furono le pitture sue circa l’anno 1440. E Paulo Schiavo, che in Fiorenza in sul canto de’ Gori fece la Nostra Donna con le figure che scortano i piedi in su la cornice, si ingegnò molto di seguir la maniera di Masolino, l’opere del quale avendo io molte volte considerato, truovo la maniera sua molto variata da quella di coloro che furono inanzi a lui, avendo egli aggiunto maestà alle figure e fatto il panneggiare morbido e con belle falde di pieghe. Sono anco le teste delle sue figure molto migliori che l’altre fatte inanzi, avendo egli trovato un poco meglio il girare degl’occhi, e nei corpi molte altre belle parti, e perché egli cominciò a intender bene l’ombre et i lumi; per ché lavorava di rilievo, fece benissimo molti scorti difficili, come si vede in quel povero che chiede la limosina a San Piero, il quale ha la gamba che manda indietro tanto accordata con le linee de’ dintorni nel disegno e l’ombre nel colorito, che pare che ella veramente buchi quel muro. Cominciò similmente Masolino a fare ne’ volti delle femine l’arie più dolci et ai giovani gl’abiti più leggiadri, che non avevano fatto gl’artefici vecchi; et anco tirò di prospettiva ragionevolmente. Ma quello in che valse più che in tutte l’altre cose fu nel colorire in fresco, perché egli ciò fece tanto bene, che le pitture sue sono sfumate et unite con tanta grazia, che le carni hanno quella maggiore morbidezza che si può imaginare. Onde se avesse avuto l’intera perfezzione del disegno, come arebbe forse avuto se fusse stato di più lunga vita, si sarebbe costui potuto annoverare fra i migliori, perché sono l’opere sue condotte con buona grazia, hanno grandezza nella maniera, morbidezza et unione nel colorito, et assai rilievo e forza nel disegno, se bene non è in tutte le parti perfetto.
FINE DELLA VITA DI MASOLINO
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